venerdì 21 dicembre 2012

Il decalogo dello sbufalatore nucleare

(C) Risonanza.net

Dopo due anni e mezzo di esperienza  accumulata nel cacciare e sbufalare (cioé sbugiardare, smentire commentando e svergognando) le principali bufale, mistificazioni e decontestualizzazioni che si trovano in rete sul tema nucleare, ho pensato di fornire ai lettori il metodo che utilizzo per questa attivitá.  Spero in tal modo di chiarire bene qual é la filosofia del blog oltreché fornire al lettore uno strumento per capire da solo se una affermazione é plausibile oppure é probabilmente una bufala o una mistificazione.



Ed ecco le dieci regole che uso per verificare e contestualizzare una notizia e scrivere il commento:

1.       Andare alla fonte della notizia. Se un quotidiano linka un’agenzia di stampa che a sua volta cita una fonte diversa, non fermarsi alla prima fonte della notizia ma andare fino in fondo.

2.       Cercare riscontri sui siti ufficiali (IAEA.org, il sito dell’agenzia di sicurezza nucleare locale, gli enti governativi, i siti delle aziende coinvolte, ecc) che spieghino meglio, diano un contesto e precisino bene cosa é successo e come.

3.       Cercare spiegazioni sul funzionamento del fenomeno o apparecchiatura in questione. Anche Wikipedia va benissimo se si ha giá familiaritá e una conoscenza di base dell’argomento, altrimenti conviene contattare un esperto.

4.       Prendersi del tempo per capire e riflettere!!! Nessuno é un genio e prima di capire e interiorizzare qualcosa che non si sapeva occorre lasciarlo sedimentare un attimo e rimuginarci un po’ su.

5.       Se si ha il dubbio che i dati su cui si lavora non siano corretti, cercare fonti piú affidabili. Al limite, affidarsi a chi mostra palesemente un’opinione contraria alla propria. Esempio: si trovano dati sulla contaminazione del suolo a Fukushima sul sito della Nisa, l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Saranno affidabili o taroccati? Proviamo a compararli con quelli di Greenpeace, laddove il luogo e le modalitá di misurazione coincidono. Se concordano, si tratta di una buona verifica della fonte ufficiale. Se non concordano, si indaga oltre (v. Punto 7).

6.       Segnarsi sempre tutti i link che si utilizzano ed includerli sempre nel testo che si pubblicherá. In questo modo, il lettore potrá sempre risalire alla fonte e verificare che il blogger non sta raccontando frottole (oppure correggere una svista eventuale, che puó sempre capitare).

7.       Non avere paura di andare contro le proprie convinzioni! Scoprire che si é sempre sbagliato a pensarla in un certo modo apre la mente e aiuta a cercare la veritá. Quando succede, é importante anche delimitare bene il proprio errore, allontanando la tentazione di buttare tutto a mare.

8.       Scrivere un commento di getto. Poi rileggerlo cercando di immedesimarsi in un lettore completamente a digiuno sull’argomento. Se occorre, cambiarlo completamente. Poi rileggerlo ancora, e cosí via, finché non sará tutto assolutamente chiaro a chi legge, arricchito di tutte le fonti necessarie per dimostrare la tesi.

9.       Leggere davvero le fonti citate, per intero e con calma! Linkare una fonte non letta a dovere é causa di errori gravi e, data la metodologia, chiunque potrá sbugiardarvi a pieno diritto!

10.   Ultimo, ma non per importanza, mantenere sempre il rispetto dovuto per le persone, anche se manifestano idee che non coincidono con i fatti. In altre parole, utilizzando un termine calcistico, intervenire sempre sulla palla (cioé sull’idea sbagliata) e mai sul giocatore (tutti possiamo sbagliare).

Spero di avervi incuriosito e interessato, naturalmente sono aperto a commenti e suggerimenti.  Sappiate che presto comparirá una pagina a parte per mantenere sempre a portata di click questo importante decalogo.

giovedì 20 dicembre 2012

Fukushame, la vergogna dá spettacolo


Qualche mese fa, apprendevo dal Fatto quotidiano dell’uscita in Italia di un documentario dal titolo emblematico. Fukushame (qui il link alla pagina ufficiale), insieme al gemello Enter Fukushima, vanta di raccontare le “vergogne giapponesi” legate all’incidente nucleare omonimo. Vergogne, dice il Fatto, quali  “Limiti di esposizione alle radiazioni alzati di 20 volte per risarcire meno famiglie, fusioni del nocciolo taciute, migliaia di animali abbandonati e costretti a morire di fame e stenti”.

A detta degli stessi autori, Enter Fukushima é un “docu-movie adrenalinico di 18 minuti che riassume il percorso nella zona proibita nelle sue tappe fondamentali, con qualche concessione alla fiction cinematografica.Qualche concessione alla fiction cinematografica? In altre parole prendete Quark, togliete ció che non é spettacolare (e non fa propaganda per le opinioni dei registi) e sostituitelo con un po’ di finzione cinematografica tanto per trasformare la realtá in un’immagine coerente con le proprie idee. Strepitoso.

Ma dopo arriva Fukushame, che é invece un “documentario” (niente film stavolta) “che ripropone quanto visto in "Enter Fukushima" ma approfondendo le tematiche più dolorose con interviste a personaggi noti, persone comuni e personaggi del luogo, con aggiunte delle riflessioni dello stesso autore”. Naturalmente, essendo l’autore assolutamente imparziale (tanto che non manca di aggiungere la sua partecipazione alla manifestazione antinuclearista a Tokio del 19 settembre 2011), ha avuto cura di scegliere bene le persone intervistate perché tirassero acqua al suo mulino. Nel film troviamo il parere di grandi esperti di nucleare quali “Seiichi Nakate, esponente del Network "Save the children from radiations"” e “Maya Murofushi,animalista e famosa top model”. La conclusione non puó allora che essere “Ci si interroga sui perché di scelte sbagliate ed imposte ad un popolo ormai disilluso.

Tra i miei tanti difetti, c’é quello di non credere alle immagini ma ai fatti. La realtá infatti é spietatamente sincera e cruda, mentre la maggior parte della gente sembra pensare di poterla piegare alle proprie opinioni o ridurre a una questione di punti di vista. Ecco perché non mi piacciono i filmati costruiti per vendere opinioni.

Allora non posso proprio fare a meno di notare che l’immagine drammatica del contatore geiger appoggiato sull’erba mostra in quel punto un valore di 4,95 (c’é anche nel trailer, tenuto in mano da un signore in tuta e segna lo stesso valore). 4,95...che cosa? Si tratta di un geiger della Terra-P molto semplice che, con una rapida googlata, fornisce quasi sicuramente una stima della dose media in mSv/h.
4,95 microSievert/ora dunque, che come sappiamo sono circa 43 mSv/anno, coerenti con il 48 mSv/y medio registrato a Chernobyl. Sí, ma quanto é pericoloso quel livello di radioattivitá? Secondo l’ultimo studio del MIT, dal titolo emblematico, semplicemente zero. Nessun effetto negativo, né immediato né a lungo termine, in perfetta coerenza con la sensazione di molti addetti ai lavori (medici, radioprotezionisti e ingegneri) che i meccanismi biologici di riparazione cellulare permettano, per basse dosi, di contrastare efficacemente il danno DNA cellulare.

Ma allora “l’ansia, che cresce con l’aumentare dei beep del contatore geiger, unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne”? Cos’é, fa parte delle concessioni alla fiction cinematografica? Allo stesso modo delle fusioni del nocciolo “taciute” (ci sono giornalisti che le davano per certe sui giornali italiani prima ancora che il nocciolo fondesse veramente!)?

Immagini e opinioni contro la realtá. L'immagine ci parla di complotti e di stermini di massa, la teoria smentisce. E i dati concordano con la teoria anziché con le opinioni, guarda un po'. E non crediate che non lo sappiano: altrimenti perché questi signori sono tanto coraggiosi da rischiare la pelle per fare un reportage all’interno della zona contaminata? Non sará che qualcuno gli ha detto che per qualche ora di esposizione non corrono rischi reali? Qualcuno come Greenpeace che poi sostiene, in barba alla coerenza, che non esiste soglia minima al danno da radiazione (la famosa teoria LNT, creata dalla tanto vituperata UNSCEAR come strumento cautelativo e abusata comunemente per diffondere previsioni catastrofistiche in barba ai fatti)?

Giá immagino come andrá a finire: sará come per le previsioni sulle conseguenze dell'incidente di Chernobyl, che secondo Greenpeace doveva comportare milioni di morti. La realtá dei fatti ha poi dimostrato che cosí non é stato. Solo che, invece di accettare la realtá, chi ha interesse a portare avanti un'immagine catastrofica del nucleare ha continuato e continua a citare quei dati, giá smentiti piú volte, salvo poi buttarsi sul complottismo e sostenere che sono i dati ufficiali ad essere taroccati!

Nella civiltá dell’immagine, ció che un'immagine bolla come pericoloso inevitabilmente lo diventa davvero agli occhi delle masse. Va bene cosí, a me basta sperare che, ogni tanto, qualcuno abbia ancora voglia di andare oltre le idee preconcette e ragionare, invece di allinearsi al gregge e ripetere luoghi comuni all’infinito. 

martedì 18 dicembre 2012

Fumus nuclearis


Il blog di Mario Agostinelli sul Fatto Quotidiano pubblicava il 10 dicembre scorso un simpatico articolo, fulgido esempio di fumus persecutionis a danno di Sogin. L’articolo é semplicemente inconsistente, una paginata di frasi campate per aria senza alcuna base che “parrebbero” suggerire chissá quale mistero diabolico dietro la gestione della Sogin, che peró non viene mai accusata direttamente di qualsivoglia violazione di legge o anche solo del buon senso. Un brano per tutti tanto per rendere l’idea:
 “Sono innumerevoli i reattori ormai al limite di longevità prevista, e di conseguenza, sono sempre maggiori le quantità di combustibile, scorie e infrastrutture da decontaminare e ritrattare in sede locale e nelle sedi convenzionate a livello internazionale. Si tratta di operazioni costosissime, che spesso non avvengono in trasparenza, che sono coperte da accordi internazionali semisegreti, da trasporti scortati dai militari, da creazione di depositi temporanei fuori norma ma comunque inaccessibili a controlli pubblici.
Accordi internazionali semisegreti? Ma sono segreti, cioé non comunicati ai non addetti ai lavori (e allora come fate voi a saperlo?) oppure sono pubblici, tanto da essere liberamente pubblicati sul Fatto Quotidiano?
Depositi temporanei inaccessibili a controlli pubblici? Ma se persino alcune trasmissioni TV li hanno visitati?
E le scorte militari? Quelle sono lí per legge, per la tutela contro eventuali assalti volti a rubare materiale fissile o scorie da parte di gente che ne vuole fare degli esplosivi.
Ah, l’inconfondibile odore della fuffa complottista!
Parliamo di un problema che riguarda l’intera filiera mondiale, ma che assume contorni di massimo allarme per il nucleare italiano. Qui riparto da un articolo apparso recentemente su questo giornale online per allargare possibilmente l’attenzione e il dibattito sul caso Sogin.
Ah, ecco allora andiamo a vedere che cosa dice l’articolo citato. E qui si ride.
La Sogin, la società di Stato incaricata di smantellare gli impianti nucleari dismessi, a 12 anni dalla sua costituzione ha realizzato circa il 12% del lavoro per il quale è stata istituita, peraltro pagato a caro prezzo dai contribuenti. Oltre alla gestione problematica a dir poco delle vecchie centrali nucleari, come gli impianti di Saluggia e Caorso, la società partecipata al 100 per cento dal ministero del Tesoro, in circa 10 anni avrebbe infatti speso la considerevole somma di quasi 1,7 miliardi di euro, a fronte di un avanzamento dei lavori di smantellamento dell’1% all’anno.
Storie di ordinaria inefficienza pubblica. Quali saranno le ragioni di questi ritardi: sará colpa della Sogin o di ritardi da parte delle istituzioni nell’autorizzare lo smantellamento, o cosa altro? Proviamo a leggere oltre.
Gran parte delle attività svolte hanno peraltro riguardato attività riconducibili alla realizzazione-ristrutturazione di alcuni depositi temporanei di rifiuti radioattivi e alla demolizione di vecchi fabbricati. L’individuazione di un’area e la successiva realizzazione del deposito nazionale definitivo dei rifiuti radioattivi sarebbero dovute avvenire qualche anno fa. “Secondo una legge del 2003 – spiega un tecnico nucleare che preferisce mantenere l’anonimato – Sogin avrebbe già dovuto completare tale deposito entro la fine del 2008 ma, ad oggi, dopo altri 4 anni, nonostante tale compito gli sia stato nuovamente assegnato, attraverso uno specifico decreto del 2010, non c’è ancora neanche una vaga idea di dove localizzarlo”.
Mi permetto di contraddirvi. Un’idea, tutt’altro che vaga (anzi, un vero e proprio progetto!) ce l’hanno dal Novembre 2003: si tratta della ridente frazione di Terzo Cavone, nel comune di Scanzano Jonico (qui il link wikipedia, scritto coi piedi ma pur sempre corretto nella data). Il problema é che la destinazione del sito é stata cancellata causa proteste enormi! E poi? Poi i vari governi non hanno piú portato avanti questo o altri siti. Allora, sará colpa della Sogin? 

Peraltro trovo divertente che gente che molto probabilmente faceva parte di chi protestava allora si diletti adesso ad accusare la Sogin di non aver trovato un sito. Evviva la coerenza.

Eviterei di proseguire con le altre accuse, fondate su vaghi proclami, lanciate sulla gestione dell’azienda. Non ci interessa, qui si affrontano le questioni tecniche.
Ed eccone una. Dopo aver parlato male della gestione del personale all’impianto di Casaccia, vicino a Roma, compare la seguente:
E pensare che a Casaccia gli incidenti nucleari non sono mancati: solo nel 2006 ne sono avvenuti ben quattro in 11 mesi, tutti, per fortuna, senza gravi conseguenze.”
Quattro incidenti in undici mesi senza gravi conseguenze non possono essere fortuna. Semmai, sono un grande successo delle misure di prevenzione e sicurezza dell’impianto, evidentemente ben progettato. Oppure, quei quattro “incidenti” erano soltanto problemi minori, tipo un tubo intasato o un filtro malmesso, eccetto naturalmente quello citato di seguito:
Il 30 settembre 2006, il più grave. “A causa del malfunzionamento dell’apparato antincendio – dichiara ancora il tecnico – una quarantina di bombole hanno scaricato anidride carbonica dentro l’impianto ‘Plutonio’ provocando un enorme aumento di pressione. Sono saltate un paio di porte metalliche di sicurezza, ma poteva andare molto peggio se uno delle decine di contenitori di materiali radioattivi avesse registrato una perdita. Si tratta di plutonio un’emissione all’esterno avrebbe fatto scattare l’emergenza anche per la popolazione circostante.
Ah certamente, ma non é successo. E pensare che se un meteorite enorme avesse colpito proprio in quel momento il centro e fosse stato composto da plutonio, poteva verificarsi un’esplosione nucleare. E se proprio in quell’istante il rettore di una scuola locale avesse deciso di portare tutte le sue classi a visitare l’impianto, tutti sarebbero stati contaminati gravemente dal plutonio! E se...

E se mia nonna avesse avuto le ruote, io sarei un autobus. Dietrologia, sport nazionale del popolo italiano.
 “Per evitare che un incidente simile si ripeta, l’impianto antincendio è stato modificato da Ansaldo Nucleare, poco dopo esclusa da tutti o quasi i lavori Sogin, sempre per motivi sconosciuti”.
“Motivi sconosciuti”? Poco prima si parla di una certa Monsud, azienda concorrente di Ansaldo ma priva di esperienza che  l’avrebbe soppiantata in molti appalti. Non sará che offriva gli stessi servizi ma, non avendo molta esperienza, a prezzi piú bassi? Il che é evidentemente indice di qualcosa di losco, secondo il Fatto, salvo poi alzare la voce e protestare perché in Italia non esiste reale concorrenza in molti settori. Che dire?

lunedì 26 novembre 2012

Il mondo dei Fessen(heim)


Qualche giorno fa, tra una manifestazione e l’altra dei verdi contro il carbone ho scovato un articolo dal titolo “Non dimentichiamo Fukushima!” sul sempreverde Fatto Quotidiano.

Piccolo inciso sui verdi e il carbone: apparentemente, dopo aver eliminato il nucleare dall’Italia, i nostri prodi disinteressati difensori del verde pubblico si occupano ora di diffamare un po’ il carbone, altra fonte di guadagno per gente diversa da loro stessi. Interessante a tal proposito il commento che ho letto per caso su un blog: a forza di squalificare tutte le fonti energetiche convenienti, ció che non lo é [le fonti rinnovabili, secondo l'autore del commento] lo diventerá. Staremo a vedere come va a finire.

Tornando a Fukushima, l’articolo é un fulgido esempio di esaltazione di idee demagogiche, con scarso fondamento nei fatti. Riporto di seguito alcune citazioni e il relativo commento:
Per molti giapponesi la vita ha cambiato aspetto e significato dall’11 marzo 2011, ma non tanto e solo per i fenomeni sismici catastrofici e gli effetti inimmaginabili dello tsunami, quanto per i traumi assai più diffusi dovuti alla percezione del pericolo nucleare.
Ah beh, certamente. Cosa sono bazzeccole tipo 17000 morti e altrettanti feriti, intere cittá spazzate via dalla furia delle acque o chilometri di costa trasformati in un pantano di macerie? Un po’ di servizi dei media locali su potenziali ed aleatori rischi connessi alle radiazioni emesse da Fukushima ed é tutto dimenticato!
Come nel caso dell’ormai antica tragedia di Hiroshima, l’incontrollabile estensione nello spazio e nel tempo delle radiazioni ha sovrastato l’immediata constatazione della distruzione di case, strutture, opere.
Aspettavo da un po’ il paragone tra un incidente industriale accaduto a causa di una calamitá naturale e un bombardamento in tempo di guerra. Se Fukushima é simile a Hiroshima, allora cos’é Bhopal? Il Vietnam?
Nel post odierno voglio riportare la testimonianza originale inviata da Yukari Saito, una donna giapponese che da tempo cerca di far breccia nell’opinione pubblica mondiale,  tenuta all’oscuro dalle autorità del suo paese.
Eccola qui, la testimone di turno senza macchia e senza paura! Con una rapida googlata, si scopre che Yukari Saito é nativa di Kyoto ed era lá al momento degli eventi, ben lontana dalla zona colpita dal terremoto e tsunami del Marzo 2011. Naturalmente, oltre a essere una “prestigiosa giornalista e saggista giapponese” (secondo questa fonte) é anche una attivista dei diritti umani e antinuclearista. Mi sfugge come una prestigiosa giornalista e saggista possa essere “tenuta all’oscuro dalle autoritá del suo paese” (talmente all’oscuro che é famosa persino a 10000 km di distanza), ma non importa: la frase ha un tale sapore complottista che svolge benissimo la sua funzione.  Interessante il fatto che, sempre secondo l’ultima fonte citata, attualmente Yukari vive in Italia: probabilmente solo in questo curioso paese riesce a trovare pieno appoggio per le sue battaglie contro i mulini a vento. Sará, ma io resto freddo all’idea di fidarmi del parere di una giornalista antinuclearista che vive in Italia e ha sentito dei fatti dalla TV.

Ecco un chiaro esempio del potere assurdo dei mezzi di comunicazione: in quel giorno maledetto, decine di migliaia di persone sono morte. Altre migliaia hanno perso la loro casa, i loro cari,  i loro beni, tutto ció che avevano. Decine di fabbriche, raffinerie, stazioni di servizio, centri di stoccaggio e fabbriche di vernici, travolte dalla furia delle onde, hanno riversato nell’aria, nell’acqua e sul suolo tonnellate di materiali tossici, respirati, bevuti e mangiati da tutti subito e nei prossimi anni. Nessuna traccia di ció nella copertura mediatica mondiale, solo migliaia di scribacchini e imbrattacarte con gli occhi puntati su una sola fra le tante fonti di inquinamento tossico: la centrale di Fukushima. E via a parlare per anni di terrore nucleare, di incubo nucleare, di apocalisse.

Il risultato ha dell’incredibile: come previsto, i milioni di individui in tutto il mondo che hanno vissuto la catastrofe sui media ricordano oggi praticamente solo l’incidente di Fukushima. Ma, peggio ancora, persino una parte consistente della gente che ha subíto la tragedia, bombardata dai media, si trova oggi sovrapreoccupata per le radiazioni di Fukushima. Non una parola sul resto.
 Ed ecco, ancora una volta, le naturali conseguenze di questa distorsione della realtá: la gente comune ritiene che l’energia nucleare sia una delle cose piú pericolose che esistono, ne é spaventata a morte, sempre piú a ogni incidente anche se nei fatti le sue conseguenze sono limitatissime o nulle. Ed ecco che fioriscono comitati antinucleari, reti per l’uscita dal nucleare, referendari, attivisti e via dicendo, organizzazioni nelle quali i vari aizzapopolo trovano facile portare avanti i loro interessi nel nome dell’ambiente o di chissá qule altro ideale di comodo.

Un esempio é direttamente nell’articolo del Fatto:
 “La rete antinucleare europea, che si è costituita a Firenze il 9 novembre, ha inviato un messaggio alla piazza di Tokyo e ha deciso per il 9 marzo una manifestazione davanti al reattore francese di  Fussenheim, alla quale parteciperà anche una delegazione giapponese.
Credo si riferisca alla centrale nucleare di Fessenheim in Alsazia, vittima di un incendio recentemente e da sempre nel mirino dei fanatici ambientalisti perché piuttosto vetusta. Tra la saggista giapponese e il giornalista italiano, non so davvero chi é piú Fessenheim.

giovedì 25 ottobre 2012

OT: Inquisizione Aquilana


Il dubbio è una caratteristica della scienza.” (Societá Italiana di Fisica)

Nei giorni scorsi, si é conclusa la prima parte del processo a carico di sette membri autorevoli dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) di Roma. Il processo, per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose (La Stampa), riguarda le informazioni e dichiarazioni pubbliche fornite dagli stessi a fine Marzo 2009, quando la commissione grandi rischi fu chiamata ad analizzare la situazione dello sciame sismico in atto all’epoca in alcune parti dell’Abruzzo. Il giudice Marco Billi deve ancora fornire una spiegazione dettagliata della sentenza, tuttavia a quanto si legge i sette sono stati condannati a 6 anni di carcere, 7,8 milioni di Euro di risarcimento (piú le spese giudiziarie) e interdizione permanente da incarichi pubblici per aver (traduzione mia da BBC news) fornito informazioni inaccurate, incomplete e contraddittorie riguardo al pericolo associato allo sciame sismico che precedette il terremoto del 6 aprile 2009 (provided "inaccurate, incomplete and contradictory" information about the danger of the tremors felt ahead of 6 April 2009 quake).

In questo clima giá poco rassicurante intervengono i nostri prodi imbrattatori di carta da giornale del Fatto Quotidiano, spiegando in questo mirabolante articolo che “La scienza non c’entra”, i sismologi sono stati “condannati dalla politica”. Ottimo esempio di mistificazione della realtá ad uso politico: se infatti é vero che il capo d’accusa non é l’incapacitá di prevedere un terremoto (un nonsenso assoluto), esso non é peró nemmeno (come tentano di sostenere al Fatto) l’aver tranquillizzato la popolazione dando loro sicurezze che non esistevano. Casomai venisse il dubbio (a me é venuto), ecco qui uno degli articoli facente data 31marzo 2009 e riportante le dichiarazioni dei nostri scienziati.
© INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Ma quindi che cosa é successo? Vale la pena riassumerlo perché, é il caso di sottolinearlo, questa é l’Italia.
Dato il perdurare dello sciame sismico in Abruzzo (zone de L’Aquila e Sulmona in particolare), la popolazione comincia ad innervosirsi. Le autoritá, sindaco Massimiliano Cialente in primis, chiedono aiuto agli esperti che si riuniscono nella Commissione Grandi Rischi (CGR) per valutare se questo sciame rappresenti una minaccia per la popolazione in quanto precursore di una scossa piú forte, oppure no. Il parere degli scienziati é ovviamente negativo, ed essi producono un verbale tecnico di solo due pagine che evidenzia come non esiste una correlazione fisica tra lo sciame sismico in atto e la probabilitá di una scossa distruttiva (qui un bel commento dell’epoca alla faccenda da parte di Marco Cattaneo su Le Scienze, con link a parte della documentazione tecnica). La  CGR trasmette il risultato alle autoritá che si preparano ad agire di conseguenza, rassicurando la popolazione innervosita.

Fin qui, siamo quasi in un paese serio, ma il bello viene dopo:  nel frattempo spunta un tal Giampaolo Giuliani, astrofisico in visita al Gran Sasso, che si mette a sostenere pubblicamente di essere in grado di prevedere i terremoti rilevando i rilasci di Radon. Si tratta di un metodo promettente che la scienza ha giá analizzato, ma purtroppo scartato in quanto non affidabile; sulla base di tale metodo, Giuliani prevede un grosso terremoto nell’area di Sulmona  per il pomeriggio del 29 marzo (fonte: wikipedia, ma ci ricordiamo tutti) che poi non si verifica; per questa ragione egli riceve un avviso di garanzia per procurato allarme. Lo sciame sismico continua, la popolazione é sempre piú nervosa ma cerca di tranquillizzarsi, visto l’esito delle indagini da parte della commissione. Le autoritá, vista la pressione del caso Giuliani e le rassicurazioni dei sismologi, ostentano sicurezza. Pochi giorni piú tardi il 6 aprile arriva la scossa di Magnitudo locale 5.9 a L’Aquila, che provoca centinaia di morti e feriti, crolli e devastazione.

Ora che abbiamo ricontestualizzato l’evento, facciamo alcune considerazioni. Cominciamo dai sismologi: leggendo l’articolo sopra, mi pare evidente la loro posizione. Essi sostengono che “quella in atto nell’Aquilano é una frequenza sismica che non ha nulla di preoccupante”, fatto vero, visto che non esiste una correlazione nota tra lo sciame sismico e il terremoto successivo. A tutti gli effetti, é come se lo sciame non esistesse, ai fini del rischio sismico della zona.  Ancora piú inportante, essi sostengono che “non si conosce l’origine dello sciame, né é verosimile poterne stabilire la durata, tantomeno prevedere l’arrivo di scosse distruttive”. Oggi sappiamo che la scossa forte ci fu, ma in tanti altri casi analoghi precedenti non fu cosí (e viceversa), quindi che altro potevano dire i nostri sette geologi?

Ma, come evidenziato in piú punti, la sentenza non riguarda l’impossibilitá di prevedere i terremoti. Benissimo, e allora perché questi sette sismologi sono stati puniti cosí duramente? Per aver rassicurato la popolazione e in tal modo peggiorato il bilancio di vittime. Questa é la giustizia italiana, sibillina e dal sapore spiccatamente inquisitorio. Avete capito, cari e dotti scienziati? Le vostre parole, specie se decontestualizzate, potrebbero in qualche modo essere interpretate come una qualche forma di rassicurazione. Naturalmente, giornali e telegiornali riporteranno immediatamente, con la scusa di “semplificare” la scienza, la vostra affermazione rassicurante con un piú intuitivo “non ci sará nessun terremoto” (tanto é lo stesso, no?). Ancora peggio, visto che il terremoto poi c’é stato, voi sarete i responsabili per aver sbagliato a rassicurare la popolazione. La gente allora applaudirá alla sentenza contro di voi, Giuliani sará trasformato inspiegabilmente in eroe nazionale (basta vedere come La Stampa lo definisce “l’esperto che con le sue ricerche sul radon aveva studiato la serie di scosse a l’Aquila dando l’allarme prima della tragedia”) e tutte le sue previsioni errate e allarmistiche saranno dimenticate (ricordiamoci che aveva previsto un terremoto a Sulmona...e se l’avessero evacuata trasferendo gli abitanti per esempio nel capoluogo, L’Aquila?). Non solo, ma voi verrete imprigionati, condannati a pagare cifre improponibili e interdetti dal pubblico ufficio come perfetti inetti. Questa é l’Italia, affari vostri se cercate di fare gli scienziati qui.

Come nota conclusiva, vorrei evidenziare come tutto ció ha un’ulteriore ripercussione: dato che, come detto, lo sciame sismico é irrilevante ai fini della previsione del terremoto (e questa é scienza!), ne consegue che il terremoto é arrivato perché la zona é soggetta. Ecco allora il vero colpevole del disastro, che non a caso rimane insabbiato da questa condanna assurda: in una zona sismica, le costruzioni devono essere a norma sismica. Detto cosí é semplice (la situazione normativa é molto piú complessa, come si vede bene da questo documento INGV), ma la sostanza sta lí, non nelle parole interpretabili e sibilline degli esperti. Ora che la gente ha un capro espiatorio, staremo a vedere se qualcuno si ricorderá ancora di questo aspetto, l’unico rilevante. Il dito e la Luna, ancora una volta. Questa é l’Italia.

lunedì 15 ottobre 2012

Flash News assortite


Da piú di un mese, il tempo scarsissimo non mi consente di seguire degnamente le panzane che leggo sull’energia nucleare. Mi limito pertanto a un breve elenco delle migliori, in ordine sparso.

1. Il Fatto Quotidiano pubblicava un po’ di tempo fa uno dei soliti articoli deliranti ed auto-sbufalantisi sull’energia nucleare in Giappone. L’articolo é firmato da Andrea Bertaglio ed il titolo é giá un programma: “Il giappone rinuncerá al nucleare. Ma le scorie saranno seppellite”. Ma figuriamoci! Notevole anche la parte che dice “Il problema delle scorie radioattive è il peggior grattacapo per le nazioni nuclearizzate.” Ma neanche per sogno, a meno che problemi quali la crisi economica mondiale, le guerre e le conteste territoriali, le rivolte in medio oriente, il terrorismo ecc passino in secondo piano rispetto alla scelta di dove mettere quattro fusti ben chiusi di robaccia altamente radioattiva. Lo stesso Giappone ha in questo momento da gestire un contenzioso con la Cina su alcune isole ed i postumi del gigantesco terremoto e tsunami dell’anno scorso. Altro che peggior grattacapo.

2. Simpatica figuraccia dei solerti attivisti di Legambiente in questo articolo di La Stampa datato 21 Agosto. A forza di sparare accuse infondate, prima o poi qualcuno ha modo di provare che non é vero e far fare la figura del cioccolataio (o peggio...) a certi fanatici. Ben fatto.

3. A distanza di piú di un anno la radioattivitá nelle zone contaminate é fortunatamente scesa a livelli da fondo naturale a Tokio e a livelli paragonabili con il fondo naturale italiano (mediamente piú alto di quello giapponese) addirittura nella zona di esclusione di 20 km attorno alla centrale di Fukushima Dai-ichi. I reattori sono in arresto a freddo giá da Dicembre 2011 e a quanto pare si comincia ad autorizzare il ritorno alle proprie case per gli abitanti dell’area contaminata. Bene, era ora.

4. Il mitico Fatto Quotidiano, fucina di svariate panzane dall'aspetto vagamente scientifico, pubblica un bell’articolo su un’esperienza di produzione di energia tramite fotovoltaico. In sostanza, tra le varie contraddizioni, emerge che la protagonista dell’esperienza ha investito i suoi soldi in una cooperativa di produzione tramite fotovoltaico, con l’obiettivo di distribuire l’energia prodotta tra i soci. Non solo questo non é stato fatto (pare non sia possibile, a meno di avere un minimo di 6000 utenze da alimentare, fonte lo stesso articolo), ma non si sa nemmeno cosa stia succedendo all’energia prodotta; sta di fatto che l’autrice e i suoi soci sperano di “ammortizzare velocemente [la cifra investita]con nuove adesioni”. Che stupido, pensavo volessero sfruttare l’impianto e vendere energia...ah, giá non possono.

5. Altro articolo assurdo dal solerte Fatto, firmato Ugo Bardi, che si prodiga di dirci prima di tutto che forse ce la possiamo fare a sopravvivere a non si capisce quale immane catastrofe energetico-ambientale imminente (grazie, lo davo per scontato). Poi ci dice che peró per farlo con le fonti rinnovabili (scusate, “l’energia giusta”) dovremo fare dei grossi sacrifici. Grazie, Professor Bardi, io continuo a volerci mettere un po’ di nucleare in mezzo e lasciare a Lei i sacrifici, se proprio ci tiene a farli. La chiosa si perde in strambe affermazioni sulla tortura dei cani come metafora della nostra situazione...francamente lascerei perdere ogni commento ulteriore.

6. Notevolissimo esempio di sparate ad uso e consumo mediatico: la decisione del governo giapponese, chiamato a scegliere tra tre possibili opzioni per il prosieguo dell’attivitá nucleare nel dopo Fukushima il 14 settembre scorso, ha scelto a sorpresa di uscire completamente dal nucleare, portandosi a zero nei prossimi anni. La scelta é durata ben quattro giorni. Tanto per sottolineare, é poi del 1 Ottobre la decisione di riprendere la costruzione del reattore di Ohma, prefettura di Aomori. Il populismo ha le gambe corte, ma raramente cosí piacevolmente corte.

7. É di pochi giorni fa la notizia che é giunta l’autorizzazione del governo italiano per lo smantellamento e la resa “a prato verde” del sito di Trino Vercellese.  Il costo totale dovrebbe essere di circa 234 milioni di Euro, generando 214000 tonnellate di rifiuti delle quali solo 2000 radiologicamente rilevanti (WNN). Peccato, l’avessero trasformata in un museo dell’energia nucleare italiana forse molta gente, visitandolo, avrebbe potuto rendersi conto di quali meraviglie tecnologiche eravamo in grado di fare. Almeno dovremmo avere tra un po' di anni (la data per ora é il 2024) il primo caso italiano di decommissioning, mettendo a tacere i soliti qualunquisti che affermano che non é mai stato fatto prima.

mercoledì 5 settembre 2012

Incidente a Fessenheim, due feriti lievi

Wnn e altre fonti riportano la notizia di un incidente nella centrale nucleare di Fessenheim, in Alsazia (Francia). Dalle ricostruzioni sembra che due operatori siano stati ustionati da vapore bollente che si è sprigionato da una vasca di acqua ossigenata, ustionando le mani dei due malcapitati. Ignoro perché tutte le fonti che ho trovato parlano di perossido di idrogeno che ha reagito con l'acqua ossigenata scatenando la nube, visto che il perossido di idrogeno mi risulta essere proprio acqua ossigenata....mah.

sabato 1 settembre 2012

Il Giappone decide sull’energia nucleare


La Stampa pubblica oggi un articolo intitolato “Il Giappone verso l’addio al nucleare”.  

A parte i toni dell’articolo, leggendolo nel dettaglio il titolo si sbufala da solo: secondo La Stampa, domani il governo giapponese dovrá decidere quale percentuale di contributo da nucleare utilizzare; certo, 0% é una percentuale, ma sinceramente la vedo difficile. Quello che mi interessa sottolineare in particolare é il fatto che, qualunque sia la quota nucleare decisa dal governo nipponico, questa sará con ogni probabilitá parecchio piú bassa di quella che ha avuto fino al 2011. Si parla infatti di un 20-25% al massimo, che potrebbe peró essere anche un 15% o meno, a tendere (fonte: l’articolo citato).

Mi rendo conto che il Giappone, per ragioni prettamente geografiche, si trova in seria difficoltá nell’utilizzo sia di fonti fossili che di fonti rinnovabili: a quanto mi risulta non ha grandi risorse naturali di gas o petrolio, che deve importare via nave, non ha in generale molta insolazione e viene frequentemente spazzata da uragani che precludono o sconsigliano l’uso massiccio delle pale eoliche; tuttavia puntare cosí tanto sulla fonte nucleare, presumo per ragioni di costi e facilitá di importazione delle piccole quantitá di combustibile necessarie per l’esercizio dei reattori, presenta grossi problemi in caso di gigantesche calamitá naturali (piuttosto frequenti nell’arcipelago nipponico), come si é ampiamente visto nel 2011.

Vedremo che decisione prenderá l’esecutivo.

Aggiornamento 2012-09-02
Colto da curiositá, sono appena andato a spulciare le news giapponesi alla ricerca della fatidica decisione. Non ho trovato novitá; in compenso ho trovato la versione giapponese dell'articolo di La Stampa (Kyodo news) che chiarisce tutto: oggi (domenica 2 agosto) il governo giapponese si riuniva per "studiare la politica energetica nucleare della nazione, incluse le probabili sfide nel caso in cui la nazione decida di ridurre a zero il proprio affidamento all'energia nucleare" (Traduzione mia di "study the country's nuclear energy policy, including likely challenges in the event that the country's reliance on nuclear power is reduced to zero"). In altre parole, una riunione tecnica per capire cosa succederebbe se una nazione con le caratteristiche sopra citate decidesse di cambiare radicalmente la propria principale fonte di approvvigionamento energetico.
Non dev'essere stata una buona giornata per il premier Noda; in ogni caso i nostri amici di La Stampa hanno come al solito travisato il significato della notizia: oggi non si é deciso nulla, solo esaminate le possibili conseguenze di una delle possibili scelte. Ecco perché non ho trovato riscontri sui risultati.
Mi aspetto come al solito che la cosa venga ignorata e, alla prossima riunione, ci venga propinata una fotocopia dell'articolo sopra citato. Solito giornalismo.

mercoledì 22 agosto 2012

OT: filosofia dei grandi sistemi. Ovvero, proviamo a non buttare via il bambino insieme all’acqua sporca.


L’altro giorno leggevo, complice l’ennesimo articolo assurdo sul Fatto Quotidiano, un simpatico mini-dibattito su Facebook sui massimi sistemi italiani, piccolo siparietto del modo di fare dibattito del nostro straordinario popolo.

L’autore del post dapprima premetteva di non essere esperto di economia, poi pontificava sull’auspicabilitá di fantomatiche economie a crescita negativa; auspicabili in quanto rispettose dell’ambiente e garanti di un ipotetico mondo perfetto in cui serve sempre meno energia invece che sempre di piú. Seguiva un match serrato tra “crescitisti” e “decrescitisti” con l’immancabile tendenza a buttarla in politica da entrambe le parti.

Cominciamo dai filosofi dei massimi sistemi, capaci di cavillare sulle nuvole di fumo in totale disarmonia con la realtá dei fatti. Il nostro sistema economico basa la propria esistenza e prosperitá sulla crescita; la spinta stessa a lavorare arriva dall’ambizione dell’Uomo a crescere ed ottenere sempre di piú. Questo sistema non é certamente perfetto ed ha i suoi bravi difetti: mette a dura prova, sempre di piú, la disponibilitá di risorse di questo pianeta, invoglia all’inquinamento senza ritegno e richiede intelligenza per potersi sposare con l’etica. Tuttavia, al momento é l’unico sistema che funzioni veramente e che permetta, se applicato con cervello, lo sviluppo e la prosperitá del genere umano. Porre dei limiti invalicabili a questo sistema é semplicemente impossibile, equivale a tarpare le ali al genere umano, eliminare ció che lo spinge e lo motiva a vivere. Secondo me, non sará mai applicabile, poiché l’Uomo per sua natura supera i propri limiti o muore nel tentativo.

Ma proviamo per un istante a considerare l’ipotesi di applicare seriamente il modello della decrescita all’economia reale. Uno dei tanti effetti di un sistema in decrescita sarebbe la sparizione della maggioranza delle professioni. Tanto per fare un esempio, un’azienda fa ricerca, progettazione, mantiene un’assistenza e un settore vendite solo ed esclusivamente perché il mercato chiede innovazione e miglioramento continuo. Se il mercato decresce, chiede sempre meno invece che sempre piú, dunque tutto ció non serve a nulla: si puó tranquillamente vendere lo stesso prodotto all’infinito, anzi se ne venderá sempre meno e si dará lavoro a sempre meno persone. Dunque disoccupazione crescente, soprattutto per chi é istruito e cerca un lavoro degno di quanto ha studiato.

L’Italia, dal canto suo, é un mirabile esempio di questo tipo di effetto: dagli anni ’80 del secolo scorso, durante i boom economici mondiali ha fatto crescite da pochi punti percentuali, mentre da ormai parecchi anni siamo sostanzialmente fermi. Dal 2009, con la crisi mondiale, il sistema Italia é in recessione, cioé in decrescita costante. Il bel risultato ce l’abbiamo tutti davanti agli occhi e corrisponde straordinariamente a quanto detto sopra: 36% (fonte La stampa di qualche mese fa) di disoccupazione giovanile, soprattutto nelle professioni qualificate, investimenti nulli e in massima parte negativi (cioé risparmi) da parte delle aziende, che tagliano per sopravvivere e in tal modo spingono ulteriormente per la decrescita. Zero investimenti anche nell’innovazione, che porterebbe anche una maggiore efficienza energetica, a tutto vantaggio per esempio dell’ecologia. É davvero questo il mondo perfetto, ecologico ed etico che questi signori propugnano?

É affascinante vedere come molta gente si perda dietro il principio meraviglioso e luccicante del mondo perfettamente ecosostenibile e non si ponga nemmeno il problema di applicarlo alla realtá.

Altro discorso merita il capitalismo etico/responsabile. Ancora una volta, i filosofi dell’etica pontificano sul sistema da buttare via, il consumismo non puó essere etico né ecosostenibile per definizione, occorre ribaltare tutto, per fare cosa non é dato a sapere.
Personalmente, osservando la realtá che mi circonda, sono giunto a questa conclusione: il capitalismo puó benissimo essere ragionevolmente etico ed ecosostenibile, basta saperlo applicare con intelligenza. Il che rende piú competitivo il sistema, non meno.

Un esempio di etica: in molte aziende estere é il management a spingere per la “Health and Safety” e per la soddisfazione del lavoratore. Perché un lavoratore soddisfatto e in salute rende di piú. Non solo, ma un lavoratore formato dall’azienda (o da una nazione!), ed in essa integrato da anni, é una risorsa preziosa, da non lasciare andar via per insoddisfazione o scarsa remunerazione. Il lavoratore poi, va pagato a sufficienza per poter a sua volta consumare i beni prodotti o servizi dalla sua stessa azienda, il che garantisce un buon livello di benessere a lui e prosperitá all’azienda (questo lo diceva anche H. Ford un secolo fa). Solo intelligenza, senza bisogno di cambiamenti epocali nel sistema capitalistico. Senza contare che la corsa all’accaparramento delle risorse é in buona parte figlia del fatto che, in Italia, ció cui si ha semplicemente diritto raramente viene concesso senza dover urlare, dare spintoni e prevaricare altri.

Un esempio di ecosostenibilitá: in molte aziende, invece di fare proclami roboanti e slegati dalla realtá sulle fonti di energia da impiegare, ognuno fa quel che riesce per differenziare i rifiuti, ridurre gli sprechi di energia ed investire sulla ricerca per migliorare ulteriormente. Piccoli passi concreti, che i nostri filosofi della montagna sacra non riescono nemmeno a concepire, impegnati come sono a scannarsi sulla maniera piú utopisticamente adeguata per buttare via il bambino con l’acqua sporca.

Per concludere, il mio punto di vista sulla faccenda é questo: il capitalismo ha i suoi difetti, molto spesso originati dalla cecitá di chi vuole spingerlo all'estremo. Forse peró, invece di perdersi a filosofeggiare su sistemi economici ipotetici e mai provati, converrebbe fare passi concreti per migliorare questo. La parola ai commenti.

mercoledì 15 agosto 2012

The Butterfly effect: le ali di una farfalla scatenano un uragano mediatico a 10000 km di distanza

(C) Press TV

Numerose fonti (La Stampa, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, il Corriere, BBC news) riportano considerazioni piú o meno apocalittiche su uno studio scientifico condotto sulle farfalle in Giappone.  Cerchiamo di fare chiarezza.

A quanto si legge da un articolo scientifico a firma Joji M. Otaki et al, pubblicato il 9 Agosto su Nature, le farfalle blu note come Zizeeria maha (Lepidoptera, Lycaenidae) dell’area attorno a Fukushima hanno subito mutazioni nella forma e dimensione delle ali, nella lunghezza delle antenne e in altri tratti fisici a partire dallo scorso Marzo 2011. Secondo l’articolo, le farfalle in questione sono particolarmente adatte a rilevare mutamenti ambientali, tanto che il team del professor Otaki segue questa specie da oltre 10 anni con l’intento di monitorarne la reazione per esempio alla contaminazione da polline ogm.

L’indagine si é svolta in tre distinte fasi: la prima fase ha comportato la raccolta e la catalogazione di esemplari da vari siti nei dintorni dell’impianto nucleare di Fukushima (144 farfalle) ed il loro esame attento alla ricerca di malformazioni genetiche. Successivamente, questo campione é stato fatto accoppiare per esaminarne la prole alla ricerca degli stessi difetti. Poi, a distanza di sei mesi dalla prima raccolta, é stata effettuata una nuova raccolta di campioni dagli stessi siti (238 esemplari), per essere esaminati e confrontati con la seconda generazione ottenuta in vitro. Infine, per cercare di confermare la fonte ipotizzata delle malformazioni, un campione di farfalle proveniente da Okinawa é stato contaminato con Cesio 137, ricevendo una dose fino a 125 mSv a un rateo massimo di 0,32 mSv/h, mentre un altro campione é stato nutrito con cibo contaminato da Cesio proveniente dai dintorni della centrale.

I risultati paiono eloquenti: i campioni provenienti dalle regioni attorno alla centrale di Fukushima mostrano un tasso di malformazione del 12,4% per la prima nidiata, piú elevato del normale; inoltre, le generazioni successive, sia coltivate in vitro a Okinawa che raccolte durante la seconda fase dell’esperimento, mostrano un tasso di malformazione ancora maggiore (perdipiú superiore nei campioni prelevati in situ) e lo stesso tipo di difetti. Infine, la prole delle farfalle contaminate artificialmente con il Cesio ha mostrato tassi e modalitá di malformazione simili ai campioni prelevati vicino alla centrale.

La conclusione dell’articolo é pertanto che la contaminazione radioattiva prodotta dall’incidente di Fukushima Dai-ichi ha avuto un impatto sulla popolazione di farfalle Zizeeria Maha della zona circostante, provocando nel tempo veri e propri danni genetici. Sebbene l’autore sottolinei che occorrono altri studi anche soltanto per confermare questi risultati sulle farfalle, l’accuratezza dello studio e il rigore della metodologia applicata sembrano lasciare pochi dubbi.

E fin qui, il volo delle farfalle. Ora veniamo all’uragano tutto italiano.

Secondo il Fatto Quotidiano “La comunità scientifica è divisa. “Questi risultati dicono molte cose sulle conseguenze che l’esplosione potrebbe avere sugli abitanti di Fukushima””. Figuriamoci, gli autori dell’articolo sono cauti sulle sue implicazioni sulle farfalle e i nostri sagaci amici del Fatto parlano giá di conseguenze sull’Uomo. Scontata poi é la citazione, subito dopo, di uno studio dell’universitá di Stanford sulle conseguenze sull'Uomo della contaminazione a Fukushima: tra 15 e 1300 morti e tra 24 e 2500 casi di cancro. Basta un’occhiata all’abstract dell’articolo citato per confermare che queste sono proiezioni dei dati di rilascio basate sul solito modello LNT (Linear No Threshold). Lo stesso modello che la comunitá scientifica internazionale comincia a mettere seriamente in dubbio perché inadeguato a fare questo tipo di stime (per chi mastica l’inglese, suggerisco l’interessante analisi di questo blog sull’articolo citato dal Fatto).

Ancora migliore il Corriere, in grado di titolare “Dopo Fukushima, le farfalle non hanno piú le ali”(!??) E via con le bestialitá piú incredibili, come il “pugno radioattivo che di generazione in generazione fa crescere i casi di malformazioni genetiche”.

Repubblica invece riesce soltanto a scrivere la seguente perla, da leggersi tutta d’un fiato:” Ma i ricercatori giapponesi tranquillizzano la popolazione. Otaki tiene a precisare che è comunque presto per saltare ad altre conclusioni e che i risultati degli esperimenti sulle farfalle non possono essere applicati direttamente ad altre specie, soprattutto agli umani. [A capo]La ricerca porta comunque a pensare al futuro delle migliaia di persone contaminate dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo.” Ma non é un pelino contraddittoria in termini?

Lascio la parola ai commenti; da parte mia, lo studio rimane valido e interessante, ma sarei ben cauto prima di applicare i suoi risultati ad altre specie senza conferme sperimentali. Il tempo dirá se avevo ragione o torto.

martedì 7 agosto 2012

Il dito e la luna


Con questo post inauguro una nuova etichetta, ispirata al noto detto popolare che suona all'incirca “Quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito”.

Si tratta di una situazione molto comune nell’ambito nucleare, dove si arriva a definire Apocalisse un evento che sparge del materiale radioattivo nell’ambiente, “dimenticandosi” che esso é avvenuto a seguito di un disastro naturale epocale da oltre 17000 morti. Non nego che quel materiale radioattivo abbia avuto conseguenze gravi, quali l’evacuazione di una fetta consistente di popolazione (con tutti i problemi che comporta lasciare la propria casa di corsa e per molto tempo, specialmente a bambini e anziani), ma a mio avviso si sta veramente perdendo il senso della misura e del contesto.

Un esempio di volo pindarico notevole é rappresentato da questo post sul Fatto Quotidiano, da parte dello stimato professor Zucchetti.
Provo a riassumere la tesi dell’articolo con un paio di frasi: fermiamo i treni di scorie radioattive che vanno dall’Italia alla Francia perché
1) le proteste della gente li bloccano per strada  e in tal caso i manifestanti ricevono una dose di radiazioni piccola ma comunque ingiustificata.
2) si dovrebbe trovare un sito adeguato per le nostre scorie invece di riprocessarle.

Notevole. É un po’ come dire: abroghiamo una legge perché se no il politico di turno fa lo sciopero della fame e sta male. E poco importa se la legge che abroghiamo non doveva essere abrogata perché ci serviva.  L’immagine é tutto ció che conta.

Fuor di metafora, quei treni ci permettono quantomeno di ridurre il volume delle scorie e rattoppare la disastrosa situazione di stoccaggio dei rifiuti radioattivi italiani. La soluzione al problema, cioé il sito definitivo, sarebbe anche stato individuato, peccato che la gente, al solo nominarlo, ha urlato e protestato fino a bloccare tutto (parlo di Scanzano Jonico). Magari non era il sito ideale, possiamo discuterne, ma era un sito. Invocarlo con indignazione subito dopo aver dato ragione incondizionata a chi blocca i treni per protesta suona quantomeno incoerente. Mi viene però il sospetto che sia piú comodo scrivere quello che la maggioranza della gente vuole sentirsi dire piuttosto di affrontare la realtá, specialmente sul “Fatto” che campa di abbonamenti e non di finanziamenti fissi.

Prendo atto. Nella civiltá dell’immagine, se una persona che “appare” dice che il nucleare é l’apocalisse o che dobbiamo fermare i treni di scorie radioattive, l’immagine negativa che ne dá é tutto ció che conta, l’unica cosa che fa presa sulle masse. Poco importa se l’immagine é distorta dagli interessi dei media o della politica. Forse in fondo é sempre stato cosí; l’unico mio rammarico é che quello che una volta era  “un’attivitá generalmente considerata come uno dei maggiori fattori del progresso economico e tecnologico” oggi é l’apocalisse da cui bisogna fuggire prima che sia troppo tardi. 

martedì 31 luglio 2012

L’energia nucleare approda nello spazio


Secondo WNN, la Nasa sta rivolgendo la sua attenzione verso l’uilizzo dell’energia nucleare per l’esplorazione spaziale. L’idea é di impiegare l’energia dell’atomo per produrre elettricitá nelle future basi spaziali sulla Luna o su Marte, dove l’impiego dei pannelli fotovoltaici come avviene nello spazio appare poco fattibile per via delle lunghe notti lunari (14 giorni terrestri di durata) e della distanza di Marte dal Sole.

Il macchinario progettato dalla Nasa é costituito da un piccolo reattore a fissione in grado di riscaldare un fluido misto di sodio e potassio liquidi. Il fluido refrigerante viene poi convogliato in due generatori Stirling complementari da 40KW elettrici ciascuno che sfruttano la differenza di temperatura tra il fluido e l’ambiente esterno per generare elettricitá. Data la mancanza di atmosfera, sulla Luna il rendimento di queste macchine sará portato all’estremo, mentre per la dissipazione del calore in eccesso saranno utilizzati grossi radiatori da circa 100 metri quadri di superficie. Un test effettuato dalla Nasa con un generatore da 2.3 KW fa pensare che il macchinario sia in grado di funzionare fino a 8 anni incustodito. Una prima previsione per la data di impiego é il 2020.

Anche il rover marziano Curiosity che atterrerá sulla superficie marziana fra qualche giorno presenta una novitá di carattere nucleare: invece del solito pannello fotovoltaico per alimentare i sistemi di bordo, il rover porta con sé un generatore a radioisotopi analogo a quelli presenti sulle sonde Viking degli anni ’70. Sfruttando il decadimento spontaneo di 4,8 Kg di ossido di Plutonio 238, il generatore é in grado di alimentare il rover con 2,7Kwh di energia al giorno (112.5 Watt di potenza) per una durata minima prevista di 14 anni.  

Anche la Cina prevede il lancio di una sonda a energia nucleare, la Chang 3, per l’esplorazione della Luna, con l’incarico di prelevare esemplari di roccia ed esaminare il suolo lunare con un radar. Il lancio é previsto nel 2013.

Ma il progetto piú ambizioso riguarda la Russia, alle prese con un nuovo modello di propulsore a energia nucleare per sostituire i razzi vettori convenzionali. In passato, c’era giá stato un tentativo da parte degli  Stati Uniti, che avevano progettato i razzi NERVA, poi accantonati per decisione dell’amministrazione Nixon nel 1972 (Fonte: Wikipedia). Questa volta peró i Russi puntano a un propulsore al plasma alimentato da un piccolo reattore nucleare raffreddato a gas per la produzione dell’elettricitá necessaria. Questo dovrebbe garantire, secondo il responsabile del Keldysh Research Centre Anatoly Koroteev, una spinta fino a 20 volte quella di un razzo convenzionale. Il collaudo é previsto per il 2018 e la parte nucleare é affidata alla Russa Rosatom. (WNN)

giovedì 14 giugno 2012

Piove, nucleare ladro


Courtesy of  Public domain pictures.net

Girando in rete per l’ennesimo sbufalamento, mi sono imbattutto in questo blog. La tesi é talmente assurda che mi ha messo di buonumore: in sostanza l’autore lancia l’ipotesi che il vapore emesso dalle torri di raffreddamento delle centrali nucleari non sia del tutto innocuo. Fin qui, niente di nuovo: ne ho sentite di cotte e di crude sull’argomento. Gente che sottolineava che la radioattivitá emessa dal vapore (che arriva da circuiti separati rispetto all’acqua che attraversa il reattore), pur essendo numericamente molto minore di quella dell’acqua di mare o del corpo umano, non é comunque pari a zero (grazie tante, si chiama fondo naturale). Altri che ipotizzavano impatti ambientali gravissimi a causa del calore smaltito in questo modo dalle centrali in atmosfera (o nelle acque di fiume, che per progetto non superano +1 grado centigrado di incremento termico a seguito del rilascio). Questa volta peró l’autore ha superato il limite del ridicolo, spingendosi oltre l’esilarante: dopo aver eseguito furiosi calcoli (disponibili in un foglio excel scaricabile), é riuscito a sommare l’ipotetico rilascio di vapore di tutte le centrali nucleari francesi, ottenendo un totale annuo. A questo punto, l’ovvia ipotesi é stata che tutte queste nuvole di vapore acqueo non si disperdessero ai quattro venti (cosa piú probabile per ammissione dello stesso autore del blog), ma che ci fosse l’ipotetica possibilitá che esse, per un gioco di venti, si concentrassero tutte in un punto, provocando ovviamente sfracelli, alluvioni ecc.
Ovvio, se devi dare addosso al nucleare mica puoi pensare che provochino una sana pioggerellina fertilizzante, devono per forza combinare un disastro, no? 
Da ultimo, come nella peggiore quartina di Nostradamus, il nostro eroe dei voli pindarici si prodiga in un nesso causale “inquietante”: “Queste ipotesi mi sembrano confermate dai dati statistici dei disastri alluvionali che negli ultimi decenni si stanno verificando nel Centro Europa. Il Sud della Francia, zona classificata storicamente come a bassa piovosità, sta paradossalmente soffrendo di fenomeni di auto-generazione temporalesca.” 


Ma c'é di piú! “Mi è lecito ancora ritenere che l'intensificarsi di queste precipitazioni nel Centro Europa, scaricando oltralpi la nuvolosità delle correnti provenienti dal Nord, riducano sensibilmente la piovosità in Val Padana, dove, nonostante i vari episodi di disastrose inondazioni, negli ultimi decenni si registra una siccità generalizzata dell’ordine del 20 %, soprattutto nel Veneto”. 
Fatemi capire: le nubi di pioggia (sic) generate dalle centrali nucleari “scaricherebbero” (mah!) le perturbazioni provenienti dal nord Europa, provocando siccitá in Italia?


Sono sbalordito da quello che riesce a fare l'ideologia col paraocchi. Spero che questo signore stia scherzando, altrimenti il consiglio che mi sento di dargli é di provare a cercare impiego come astrologo (sicuramente tutto ció fa curriculum!). A proposito, chissá se ha considerato l’influenza del transito di Venere sulla redistribuzione delle nubi sopra la Francia?

giovedì 19 aprile 2012

Kenioti e Italioti


Il Fatto Quotidiano pubblicava qualche giorno fa un articolo sull'adozione dell'energia nucleare da parte del Kenia. Secondo il Fatto, la nazione africana si doterá entro il 2022 di un primo impianto da 1000MW, seguito da altri che porteranno il Kenia al 19% di energia nucleare entro il 2031. 

Naturalmente, per il quotidiano indipendente “preoccupa le Nazioni Unite l’ultimo successo dell’industria atomica globale”. Se posso azzardare un’opinione, secondo me la cosa dovrebbe preoccuparci eccome, ma non nel senso che intende il Fatto: anche il Kenia, come altre nazioni non esattamente ai primi posti nel mondo quanto a industria, ci passa davanti sul piano tecnologico, realizzando ció che noi civilizzatissimi italici buttammo ben presto alle ortiche.

Secondo il Fatto "Dopo Stati Uniti, Bielorussia e Kazakistan, ora si punta sul Kenya per rallentare il declino dell’atomo avviato dall’Europa post-Fukushima". Vorrei precisare che il nucleare é talmente in declino che non passa quasi giorno senza che nuove centrali siano avviate (l'altro giorno era la volta di Qinshan in Cina), costruite o pianificate (in UK, Bulgaria,ecc) .

Ma c'é di piú. Pare addirittura che il presidente del Nuclear Electricity Project Committee, Mr Ochilo Ayacko, abbia affermato che le fonti idroelettrica e geotermica che approvvigionano il Kenya non sono né affidabili né sufficienti, e l’introduzione del nucleare nel mix energetico del suo Paese “viene dal bisogno di una maggiore sicurezza energetica” (il Fatto quotidiano).

Curioso, sembra che i Kenioti ritengano ancora importante farsi due conti in tasca prima di decidere su quali fonti energetiche investire. Non solo, sembrano addirittura considerare importante un massiccio investimento nel nucleare "fai-da-te", nonostante questa pessima idea gli porterá sicuramente un sacco di rogne quali posti di lavoro specializzati, cultura scientifica, corsi di studio di alto livello, oltre a un sacco di energia a basso costo.

"A tal proposito, il governo di Nairobi ha già stanziato 2,3 milioni di euro per un programma quindicinale di addestramento sul funzionamento degli impianti atomici, di cui beneficeranno i futuri impiegati delle centrali, giovani kenioti laureati in fisica, ingegneria o matematica", dice ancora il Fatto. 
Cosa? Dare ai giovani un lavoro che valga quello per cui hanno duramente studiato? Assurdo!
Per fortuna da noi certe idee sono troppo keniote per prendere piede: noi preferiamo continuare a trastullarci con le opinioni dei nostri sollevatori di polemiche professionisti mentre l'Italia perde terreno, competitivitá e giovani talenti. Kenioti mai, ma italioti sí eccome, ed orgogliosamente!

venerdì 6 aprile 2012

Incendio a Penly, nessuna conseguenza a parte lo spegnimento di emergenza

Ieri pomeriggio alle 12:30 si é verificata una perdita di olio refrigerante ad alta temperatura in una pompa dell’impianto di Penly, in Francia (WNN, Corriere). La perdita ha scatenato un incendio che é stato spento rapidamente dai sistemi antincendio della centrale e dall’intervento dei pompieri. Il reattore ha eseguito correttamente lo spegnimento di emergenza. ASN, l’autoritá francese per la sicurezza nucleare, spiega che il guasto ha portato a un incremento notevole delle normali perdite di acqua dalla pompa, che comunque sono state gestite interamente dal circuito di recupero.

Questa é bene spiegarla un attimo: tutte le pompe idrauliche devono ovviamente lavorare con la girante immersa in acqua. Alcune sono costruite per avere direttamente il motore immerso, altre invece tengono il motore all’asciutto e fanno uso di guarnizioni per separare la parte immersa dal resto del macchinario. Naturalmente, ci si aspetta che le guarnizioni abbiano delle perdite (non é facile sigillare perfettamente qualcosa che deve ruotare a una certa velocitá!), così le pompe di quel genere sono provviste di un circuito di recupero che raccoglie l’acqua che si infiltra e la reimmette nel circuito primario del reattore. Ricordo che si tratta del circuito che lambisce il combustibile nucleare, dunque quell’acqua ha una buona probabilitá di essere contaminata da elementi radioattivi e comunque é soggetta a bombardamento costante di neutroni ed in generale é debolmente radioattiva. Ecco perché il circuito di recupero é particolarmente robusto: quell’acqua non deve fuoriuscire nell’edificio reattore, contaminandolo.

Evidentemente, a seguito del guasto e dell’incendio, la guarnizione dev’essersi rovinata, cosicché la perdita di acqua é aumentata moltissimo; la buona notizia tuttavia é che il normale circuito di recupero sta gestendo con successo la perdita.

domenica 25 marzo 2012

Guasto di una pompa a Beznau

E' di venerdì sera la notizia (swissinfo, corriere) che l'impianto nucleare di Beznau, in Svizzera, ha dovuto eseguire uno spegnimento di emergenza a causa di un guasto a una pompa. Non ho trovato conferme sul sito IAEA nè su quello di Axpo, proprietaria dell'impianto, ma quest'ultimo pare poco aggiornato. Ad ogni modo, sembra non essere nulla di pericoloso: la pompa sarà sostituita e l'impianto verrà ispezionato dall'autorità svizzera per la sicurezza nucleare prima di riprendere il funzionamento.
Secondo quanto dichiarato da Axpo, l'impianto di Beznau è un PWR (Pressurised Water Reactor) da 730 MWe totali entrato in funzione alla fine del 1969.

sabato 24 marzo 2012

Tsunami, inquinamento ladro

Leggo con divertito interesse l’ardita tesi de “Il fatto Quotidiano” in questo articolo firmato Andrea Bertaglio. Il titolo, “Quanto ci costa il cambiamento climatico Nel 2011 spesi quasi 440 miliardi di dollari” è già un programma (oltre a mancare completamente di punteggiatura), ma la parte più divertente arriva con il sottotitolo: “Tra il budget speso c'è da mettere certamente lo tsunami in Giappone. L'aumento è dovuto alla maggiore densità della popolazione mondiale, nonché da infrastrutture più complesse e più costose”.

Interessante tesi: sicché lo tsunami in Giappone, provocato com’è noto dal grande terremoto del Tohoku orientale, sarebbe un fenomeno legato al Global Warming. Devo arguirne dunque che, secoli fa, un terremoto di tali proporzioni non ci sarebbe mai stato, dato che il Global Warming non c’era. Qui un piccolo esempio dei principali tsunami e terremoti avvenuti in passato.

Congratulazioni vivissime al Fatto: come sempre, dimostrano grande indipendenza di pensiero, al punto da riscrivere le leggi della fisica e della geologia. E naturalmente scagliarsi contro i cattivi che avvelenano l’ambiente provocando terremoti epici con tsunami allegato. Proprio vero: l’ignoranza e la presunzione vanno spesso a braccetto.

venerdì 17 febbraio 2012

Inghilterra e Francia siglano un accordo per nuove centrali

La centrale di Sellafield, in Cumbria (Regno Unito)
Foto: The guardian

É di oggi la notizia che durante il prossimo summit a Parigi, il premier inglese David Cameron e quello francese Nicolas Sarkózy sigleranno un accordo per la realizzazione di nuove centrali nucleari nel Regno Unito entro il 2025 (Fonte: BBC). Si tratta del primo piano del genere dal 1978.



Si parla di 8 siti possibili, tutti luoghi che ospitano gi
á centrali nucleari. Secondo il governo inglese, l’accordo porterá a nuove attivitá commerciali per piú di 500 milioni di sterline e la creazione di 1500 nuovi posti di lavoro. I reattori saranno probabilmente del tipo EPR, la cui parte nucleare sará fornita dalla francese Areva. Per la parte convenzionale, l’inglese Rolls Royce dovrebbe realizzare un nuovo stabilimento sul territorio nazionale inglese, ricevendo una commessa da 400 milioni di Sterline.