venerdì 21 dicembre 2012

Il decalogo dello sbufalatore nucleare

(C) Risonanza.net

Dopo due anni e mezzo di esperienza  accumulata nel cacciare e sbufalare (cioé sbugiardare, smentire commentando e svergognando) le principali bufale, mistificazioni e decontestualizzazioni che si trovano in rete sul tema nucleare, ho pensato di fornire ai lettori il metodo che utilizzo per questa attivitá.  Spero in tal modo di chiarire bene qual é la filosofia del blog oltreché fornire al lettore uno strumento per capire da solo se una affermazione é plausibile oppure é probabilmente una bufala o una mistificazione.



Ed ecco le dieci regole che uso per verificare e contestualizzare una notizia e scrivere il commento:

1.       Andare alla fonte della notizia. Se un quotidiano linka un’agenzia di stampa che a sua volta cita una fonte diversa, non fermarsi alla prima fonte della notizia ma andare fino in fondo.

2.       Cercare riscontri sui siti ufficiali (IAEA.org, il sito dell’agenzia di sicurezza nucleare locale, gli enti governativi, i siti delle aziende coinvolte, ecc) che spieghino meglio, diano un contesto e precisino bene cosa é successo e come.

3.       Cercare spiegazioni sul funzionamento del fenomeno o apparecchiatura in questione. Anche Wikipedia va benissimo se si ha giá familiaritá e una conoscenza di base dell’argomento, altrimenti conviene contattare un esperto.

4.       Prendersi del tempo per capire e riflettere!!! Nessuno é un genio e prima di capire e interiorizzare qualcosa che non si sapeva occorre lasciarlo sedimentare un attimo e rimuginarci un po’ su.

5.       Se si ha il dubbio che i dati su cui si lavora non siano corretti, cercare fonti piú affidabili. Al limite, affidarsi a chi mostra palesemente un’opinione contraria alla propria. Esempio: si trovano dati sulla contaminazione del suolo a Fukushima sul sito della Nisa, l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare. Saranno affidabili o taroccati? Proviamo a compararli con quelli di Greenpeace, laddove il luogo e le modalitá di misurazione coincidono. Se concordano, si tratta di una buona verifica della fonte ufficiale. Se non concordano, si indaga oltre (v. Punto 7).

6.       Segnarsi sempre tutti i link che si utilizzano ed includerli sempre nel testo che si pubblicherá. In questo modo, il lettore potrá sempre risalire alla fonte e verificare che il blogger non sta raccontando frottole (oppure correggere una svista eventuale, che puó sempre capitare).

7.       Non avere paura di andare contro le proprie convinzioni! Scoprire che si é sempre sbagliato a pensarla in un certo modo apre la mente e aiuta a cercare la veritá. Quando succede, é importante anche delimitare bene il proprio errore, allontanando la tentazione di buttare tutto a mare.

8.       Scrivere un commento di getto. Poi rileggerlo cercando di immedesimarsi in un lettore completamente a digiuno sull’argomento. Se occorre, cambiarlo completamente. Poi rileggerlo ancora, e cosí via, finché non sará tutto assolutamente chiaro a chi legge, arricchito di tutte le fonti necessarie per dimostrare la tesi.

9.       Leggere davvero le fonti citate, per intero e con calma! Linkare una fonte non letta a dovere é causa di errori gravi e, data la metodologia, chiunque potrá sbugiardarvi a pieno diritto!

10.   Ultimo, ma non per importanza, mantenere sempre il rispetto dovuto per le persone, anche se manifestano idee che non coincidono con i fatti. In altre parole, utilizzando un termine calcistico, intervenire sempre sulla palla (cioé sull’idea sbagliata) e mai sul giocatore (tutti possiamo sbagliare).

Spero di avervi incuriosito e interessato, naturalmente sono aperto a commenti e suggerimenti.  Sappiate che presto comparirá una pagina a parte per mantenere sempre a portata di click questo importante decalogo.

giovedì 20 dicembre 2012

Fukushame, la vergogna dá spettacolo


Qualche mese fa, apprendevo dal Fatto quotidiano dell’uscita in Italia di un documentario dal titolo emblematico. Fukushame (qui il link alla pagina ufficiale), insieme al gemello Enter Fukushima, vanta di raccontare le “vergogne giapponesi” legate all’incidente nucleare omonimo. Vergogne, dice il Fatto, quali  “Limiti di esposizione alle radiazioni alzati di 20 volte per risarcire meno famiglie, fusioni del nocciolo taciute, migliaia di animali abbandonati e costretti a morire di fame e stenti”.

A detta degli stessi autori, Enter Fukushima é un “docu-movie adrenalinico di 18 minuti che riassume il percorso nella zona proibita nelle sue tappe fondamentali, con qualche concessione alla fiction cinematografica.Qualche concessione alla fiction cinematografica? In altre parole prendete Quark, togliete ció che non é spettacolare (e non fa propaganda per le opinioni dei registi) e sostituitelo con un po’ di finzione cinematografica tanto per trasformare la realtá in un’immagine coerente con le proprie idee. Strepitoso.

Ma dopo arriva Fukushame, che é invece un “documentario” (niente film stavolta) “che ripropone quanto visto in "Enter Fukushima" ma approfondendo le tematiche più dolorose con interviste a personaggi noti, persone comuni e personaggi del luogo, con aggiunte delle riflessioni dello stesso autore”. Naturalmente, essendo l’autore assolutamente imparziale (tanto che non manca di aggiungere la sua partecipazione alla manifestazione antinuclearista a Tokio del 19 settembre 2011), ha avuto cura di scegliere bene le persone intervistate perché tirassero acqua al suo mulino. Nel film troviamo il parere di grandi esperti di nucleare quali “Seiichi Nakate, esponente del Network "Save the children from radiations"” e “Maya Murofushi,animalista e famosa top model”. La conclusione non puó allora che essere “Ci si interroga sui perché di scelte sbagliate ed imposte ad un popolo ormai disilluso.

Tra i miei tanti difetti, c’é quello di non credere alle immagini ma ai fatti. La realtá infatti é spietatamente sincera e cruda, mentre la maggior parte della gente sembra pensare di poterla piegare alle proprie opinioni o ridurre a una questione di punti di vista. Ecco perché non mi piacciono i filmati costruiti per vendere opinioni.

Allora non posso proprio fare a meno di notare che l’immagine drammatica del contatore geiger appoggiato sull’erba mostra in quel punto un valore di 4,95 (c’é anche nel trailer, tenuto in mano da un signore in tuta e segna lo stesso valore). 4,95...che cosa? Si tratta di un geiger della Terra-P molto semplice che, con una rapida googlata, fornisce quasi sicuramente una stima della dose media in mSv/h.
4,95 microSievert/ora dunque, che come sappiamo sono circa 43 mSv/anno, coerenti con il 48 mSv/y medio registrato a Chernobyl. Sí, ma quanto é pericoloso quel livello di radioattivitá? Secondo l’ultimo studio del MIT, dal titolo emblematico, semplicemente zero. Nessun effetto negativo, né immediato né a lungo termine, in perfetta coerenza con la sensazione di molti addetti ai lavori (medici, radioprotezionisti e ingegneri) che i meccanismi biologici di riparazione cellulare permettano, per basse dosi, di contrastare efficacemente il danno DNA cellulare.

Ma allora “l’ansia, che cresce con l’aumentare dei beep del contatore geiger, unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne”? Cos’é, fa parte delle concessioni alla fiction cinematografica? Allo stesso modo delle fusioni del nocciolo “taciute” (ci sono giornalisti che le davano per certe sui giornali italiani prima ancora che il nocciolo fondesse veramente!)?

Immagini e opinioni contro la realtá. L'immagine ci parla di complotti e di stermini di massa, la teoria smentisce. E i dati concordano con la teoria anziché con le opinioni, guarda un po'. E non crediate che non lo sappiano: altrimenti perché questi signori sono tanto coraggiosi da rischiare la pelle per fare un reportage all’interno della zona contaminata? Non sará che qualcuno gli ha detto che per qualche ora di esposizione non corrono rischi reali? Qualcuno come Greenpeace che poi sostiene, in barba alla coerenza, che non esiste soglia minima al danno da radiazione (la famosa teoria LNT, creata dalla tanto vituperata UNSCEAR come strumento cautelativo e abusata comunemente per diffondere previsioni catastrofistiche in barba ai fatti)?

Giá immagino come andrá a finire: sará come per le previsioni sulle conseguenze dell'incidente di Chernobyl, che secondo Greenpeace doveva comportare milioni di morti. La realtá dei fatti ha poi dimostrato che cosí non é stato. Solo che, invece di accettare la realtá, chi ha interesse a portare avanti un'immagine catastrofica del nucleare ha continuato e continua a citare quei dati, giá smentiti piú volte, salvo poi buttarsi sul complottismo e sostenere che sono i dati ufficiali ad essere taroccati!

Nella civiltá dell’immagine, ció che un'immagine bolla come pericoloso inevitabilmente lo diventa davvero agli occhi delle masse. Va bene cosí, a me basta sperare che, ogni tanto, qualcuno abbia ancora voglia di andare oltre le idee preconcette e ragionare, invece di allinearsi al gregge e ripetere luoghi comuni all’infinito. 

martedì 18 dicembre 2012

Fumus nuclearis


Il blog di Mario Agostinelli sul Fatto Quotidiano pubblicava il 10 dicembre scorso un simpatico articolo, fulgido esempio di fumus persecutionis a danno di Sogin. L’articolo é semplicemente inconsistente, una paginata di frasi campate per aria senza alcuna base che “parrebbero” suggerire chissá quale mistero diabolico dietro la gestione della Sogin, che peró non viene mai accusata direttamente di qualsivoglia violazione di legge o anche solo del buon senso. Un brano per tutti tanto per rendere l’idea:
 “Sono innumerevoli i reattori ormai al limite di longevità prevista, e di conseguenza, sono sempre maggiori le quantità di combustibile, scorie e infrastrutture da decontaminare e ritrattare in sede locale e nelle sedi convenzionate a livello internazionale. Si tratta di operazioni costosissime, che spesso non avvengono in trasparenza, che sono coperte da accordi internazionali semisegreti, da trasporti scortati dai militari, da creazione di depositi temporanei fuori norma ma comunque inaccessibili a controlli pubblici.
Accordi internazionali semisegreti? Ma sono segreti, cioé non comunicati ai non addetti ai lavori (e allora come fate voi a saperlo?) oppure sono pubblici, tanto da essere liberamente pubblicati sul Fatto Quotidiano?
Depositi temporanei inaccessibili a controlli pubblici? Ma se persino alcune trasmissioni TV li hanno visitati?
E le scorte militari? Quelle sono lí per legge, per la tutela contro eventuali assalti volti a rubare materiale fissile o scorie da parte di gente che ne vuole fare degli esplosivi.
Ah, l’inconfondibile odore della fuffa complottista!
Parliamo di un problema che riguarda l’intera filiera mondiale, ma che assume contorni di massimo allarme per il nucleare italiano. Qui riparto da un articolo apparso recentemente su questo giornale online per allargare possibilmente l’attenzione e il dibattito sul caso Sogin.
Ah, ecco allora andiamo a vedere che cosa dice l’articolo citato. E qui si ride.
La Sogin, la società di Stato incaricata di smantellare gli impianti nucleari dismessi, a 12 anni dalla sua costituzione ha realizzato circa il 12% del lavoro per il quale è stata istituita, peraltro pagato a caro prezzo dai contribuenti. Oltre alla gestione problematica a dir poco delle vecchie centrali nucleari, come gli impianti di Saluggia e Caorso, la società partecipata al 100 per cento dal ministero del Tesoro, in circa 10 anni avrebbe infatti speso la considerevole somma di quasi 1,7 miliardi di euro, a fronte di un avanzamento dei lavori di smantellamento dell’1% all’anno.
Storie di ordinaria inefficienza pubblica. Quali saranno le ragioni di questi ritardi: sará colpa della Sogin o di ritardi da parte delle istituzioni nell’autorizzare lo smantellamento, o cosa altro? Proviamo a leggere oltre.
Gran parte delle attività svolte hanno peraltro riguardato attività riconducibili alla realizzazione-ristrutturazione di alcuni depositi temporanei di rifiuti radioattivi e alla demolizione di vecchi fabbricati. L’individuazione di un’area e la successiva realizzazione del deposito nazionale definitivo dei rifiuti radioattivi sarebbero dovute avvenire qualche anno fa. “Secondo una legge del 2003 – spiega un tecnico nucleare che preferisce mantenere l’anonimato – Sogin avrebbe già dovuto completare tale deposito entro la fine del 2008 ma, ad oggi, dopo altri 4 anni, nonostante tale compito gli sia stato nuovamente assegnato, attraverso uno specifico decreto del 2010, non c’è ancora neanche una vaga idea di dove localizzarlo”.
Mi permetto di contraddirvi. Un’idea, tutt’altro che vaga (anzi, un vero e proprio progetto!) ce l’hanno dal Novembre 2003: si tratta della ridente frazione di Terzo Cavone, nel comune di Scanzano Jonico (qui il link wikipedia, scritto coi piedi ma pur sempre corretto nella data). Il problema é che la destinazione del sito é stata cancellata causa proteste enormi! E poi? Poi i vari governi non hanno piú portato avanti questo o altri siti. Allora, sará colpa della Sogin? 

Peraltro trovo divertente che gente che molto probabilmente faceva parte di chi protestava allora si diletti adesso ad accusare la Sogin di non aver trovato un sito. Evviva la coerenza.

Eviterei di proseguire con le altre accuse, fondate su vaghi proclami, lanciate sulla gestione dell’azienda. Non ci interessa, qui si affrontano le questioni tecniche.
Ed eccone una. Dopo aver parlato male della gestione del personale all’impianto di Casaccia, vicino a Roma, compare la seguente:
E pensare che a Casaccia gli incidenti nucleari non sono mancati: solo nel 2006 ne sono avvenuti ben quattro in 11 mesi, tutti, per fortuna, senza gravi conseguenze.”
Quattro incidenti in undici mesi senza gravi conseguenze non possono essere fortuna. Semmai, sono un grande successo delle misure di prevenzione e sicurezza dell’impianto, evidentemente ben progettato. Oppure, quei quattro “incidenti” erano soltanto problemi minori, tipo un tubo intasato o un filtro malmesso, eccetto naturalmente quello citato di seguito:
Il 30 settembre 2006, il più grave. “A causa del malfunzionamento dell’apparato antincendio – dichiara ancora il tecnico – una quarantina di bombole hanno scaricato anidride carbonica dentro l’impianto ‘Plutonio’ provocando un enorme aumento di pressione. Sono saltate un paio di porte metalliche di sicurezza, ma poteva andare molto peggio se uno delle decine di contenitori di materiali radioattivi avesse registrato una perdita. Si tratta di plutonio un’emissione all’esterno avrebbe fatto scattare l’emergenza anche per la popolazione circostante.
Ah certamente, ma non é successo. E pensare che se un meteorite enorme avesse colpito proprio in quel momento il centro e fosse stato composto da plutonio, poteva verificarsi un’esplosione nucleare. E se proprio in quell’istante il rettore di una scuola locale avesse deciso di portare tutte le sue classi a visitare l’impianto, tutti sarebbero stati contaminati gravemente dal plutonio! E se...

E se mia nonna avesse avuto le ruote, io sarei un autobus. Dietrologia, sport nazionale del popolo italiano.
 “Per evitare che un incidente simile si ripeta, l’impianto antincendio è stato modificato da Ansaldo Nucleare, poco dopo esclusa da tutti o quasi i lavori Sogin, sempre per motivi sconosciuti”.
“Motivi sconosciuti”? Poco prima si parla di una certa Monsud, azienda concorrente di Ansaldo ma priva di esperienza che  l’avrebbe soppiantata in molti appalti. Non sará che offriva gli stessi servizi ma, non avendo molta esperienza, a prezzi piú bassi? Il che é evidentemente indice di qualcosa di losco, secondo il Fatto, salvo poi alzare la voce e protestare perché in Italia non esiste reale concorrenza in molti settori. Che dire?