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giovedì 26 novembre 2015

Epidemia di tumori alla tiroide a Fukushima o effetto screening camuffato? La seconda.

A distanza di quattro anni e mezzo dal tremendo terremoto e tsunami del Tohoku orientale, non poteva mancare il solito genio che se ne esce con lo studio che tutti gli attivisti anti-nuke del mondo si aspettano in questi casi: la prova, spacciata per inconfutabile, dell’aumento dell’incidenza di un qualche tumore nell’area contaminata dalla povera centrale di Fukushima.

Ed eccolo qui infatti, un bel caso-controllo basato sui dati misurati da uno screening alla tiroide su 298.577 bambini e ragazzi dell’area (fino ai 19 anni) confrontato con la media nazionale giapponese e successivamente con la media di un’area specifica nella prefettura di Fukushima. Lo studio, guidato dall’epidemiologo Toshihide Tsuda, è disponibile in licenza Creative Common, e la metodologia ed i  risultati sono riassunti già nell’abstract per facilità di lettura: il risultato è un’incidenza enormemente più elevata (fino a 30 volte) di tumori alla tiroide nei bambini provenienti dalle aree irraggiate rispetto alla media nazionale. Non solo, già nell’abstract gli autori mettono le mani avanti, chiarendo bene che l’aumento è di tale entità da far sembrare improbabile si tratti di un semplice effetto-screening (Intendendo per “effetto-screening” il fatto che lo screening a tappeto possa evidenziare anche casi limite che sarebbero passati del tutto inosservati altrimenti).

Siamo sicuri? Ragioniamo un attimo.  Esiste un modello molto accurato per descrivere il danno genetico causato dalle radiazioni ionizzantialla materia vivente, supportato da una valanga di dati non dissimili da quelli presentati nello studio in questione. Il modello prevederebbe che, date le dosi realisticamente assorbite dai ragazzi a causa dell’incidente alla centrale, non ci sia alcun incremento statistico dell’incidenza di tumori alla tiroide rispetto al normale. Dunque come si spiega il risultato dello studio di Tsuda?

Potrebbero esserci di mezzo altri agenti cancerogeni? In fondo, la micidiale combinazione di terremoto e tsunami ha determinato ben più della semplice crisi termica alla centrale, con conseguente rilascio di isotopi radioattivi: sappiamo bene che aria, terra ed acqua sono state gravemente contaminate da ogni sorta di materiale, dal petrolio ed i suoi derivati a sostanze chimiche di ogni genere, da polveri e particolati più o meno sottili a ossidi di azoto e zolfo sollevati dai numerosi incendi. Potrebbe essere quella la ragione dell’incremento osservato?

Tutto può essere, ma in questo caso c’è un elemento piuttosto interessante da considerare: il nostro studio mette a confronto i dati di una scansione accurata a tappeto sui bambini di Fukshima, capace di diagnosticare anche il più piccolo nodulo del tutto asinotmatico, con i dati generici per il Giappone intero, che sono normalmente ottenuti catalogando la gente che si presenta dal medico con i sintomi di un tumore alla tiroide in stato acuto. E se si trattasse davvero semplicemente di effetto-screening? Ma è possibile che ciò possa spiegare una differenza di ben trenta volte?

Un’indizio ci arriva da un altro studio, poi seguito da un follow-up, condotto da Naomi Hayashida (Università di Nagasaki) sulle prefetture di Aomori, Nagasaki and Yamanashi, fuori dall’area contaminata. Il fatto interessante è che lo studio è stato condotto con lo stesso criterio dello studio di Tsuda, ovvero la scansione ad ultrasuoni a tappeto; il risultato è (ma su un campione molto più modesto di soli 4.365 bambini fino ai 18 anni) che l’incidenza di tumore alla tiroide misurata con gli ultrasuoni è circa 38 volte la media nazionale giapponese, cioè leggermente di più della differenza rilevata da Tsuda!

Non basta: uno studio sui risultati delle autopsie effettuate sui giapponesi ci conferma che moltissimi di essi, circa l’11 %, possiede a fine vita almeno un tumore alla tiroide, nell’1% circa dei casi di dimensioni considerevoli (>5mm, la soglia degli studi di Tsuda e Hayashida). A conti fatti, questo sembrerebbe confermare che il tumore alla tiroide ha un’incidenza elevatissima ma, essendo quasi sempre asintomatico, in molti casi non viene semplicemente diagnosticato e non fa statistica.  Dunque il fatto che una diagnosi accurata, a tappeto, metta in mostra molti più tumori di quelli che entrano nella statistica medica, addirittura trenta volte di più, avrebbe più che senso!
A questo punto però viene da chiedersi: se ci sono forti indizi che invitano a ritenere che l’incremento osservato da Tsuda, analogamente a quello di Hayashida, sia dovuto unicamente a effetto-screening, allora come mai il primo si premura di scrivere addirittura nell’abstract che “no, ma non può essere effetto-screening”, oltretutto basando l’affermazione unicamente sull’entità del fenomeno osservato? Alla luce di quanto detto, suona molto come una delle più classiche scuse non richieste, che fanno invariabilmente rima con “accuse manifeste”...

Una volta di più, esaminare i dati con distacco è la chiave per rimanere obiettivi; certo che, dopo anni di terrorismo mediatico sui fantomatici effetti delle radiazioni ionizzanti in piccole dosi, pochi hanno ancora il coraggio di abbandonare il gregge di pecoroni ed aprire la propria mente alla complessità della realtà. È indubbiamente molto più facile cavalcare l’onda della radiofobia mettendo insieme quattro dati dai connotati preoccupanti, liquidando il dettaglio che non quadra con un’argomentazione ridicola. Tanto, chi vuoi che ci faccia caso?

Concludo segnalando, per chi mastica un minimo di inglese, questo bell’articolo di The Breakthrough, che riprende tutta la faccenda spiegandola nei minimi dettagli e con dovizia di argomentazioni e fonti.

lunedì 11 maggio 2015

Tozzi e il medioevo nucleare


La Stampa di oggi (11 maggio 2015) riporta un articolo a firma Mario Tozzi, naturalista e noto fan delle fonti rinnovabili ad ogni costo. Il titolo lascia ben sperare: “Tutto esaurito per le ex centrali nucleari che aprono al pubblico”.
Vuoi vedere che qualcuno si è finalmente deciso a cogliere l’occasione della presenza di centrali nucleari spente ormai da lungo tempo sul nostro territorio per fare un minimo di divulgazione scientifica/tecnica su queste macchine così complesse e affascinanti?

Certo, affidare a Mario Tozzi l’incarico di commentare la notizia è più o meno come chiedere a Salvini di commentare la realizzazione di un nuovo campo Rom. Ed infatti, fin dalle prime righe il prode Tozzi tenta di gettare polvere negli occhi con argomentazioni ben oltre il limite dell’insostenibilità.

L’Italia non utilizza energia nucleare autoprodotta ormai dal 1987, anno di chiusura delle quattro centrali (Caorso, Garigliano, Latina e Trino) che avevano operato sul nostro territorio dagli Anni Sessanta.

Ehm...non proprio: nell’87 è passato il referendum per l’abrogazione degli incentivi alla produzione nucleare; le centrali atomiche in funzione sono state poi spente progressivamente, man mano che esaurivano la carica di combustibile, nel corso degli anni successivi. C’è stato addirittura un breve periodo (pochi anni) nei quali l’Italia aveva già deciso di rinunciare all’energia atomica, ma godeva ancora dei suoi benefici.

Ciononostante rimane fra le dieci massime potenze industriali del mondo, a dimostrazione che dell’energia dell’atomo si può fare a meno (come dimostra anche il caso Giappone, ormai da un anno e mezzo senza centrali nucleari funzionanti e non per questo ripiombato nel Medioevo)

Ma certo. Anche del frigorifero si può fare a meno, così come dell’automobile, dell’aereo, del computer e della televisione, e via dicendo. Ma a quale prezzo?
È perfettamente inutile, caro Tozzi, che cerchi di farci passare l’idea bislacca che l’Italia stia meglio, o quantomeno bene allo stesso modo, da quando ha abbandonato l’energia nucleare. Sappiamo tutti di avere bollette dell’elettricità tra le più alte d’Europa, sappiamo tutti di essere costretti a dipendere dalle importazioni di combustibili fossili dai paesi arabi e sappiamo tutti che l’aria del nostro bel paese è inquinata a livelli assurdi, anche (non solo) per colpa di quella scelta. E proporre di risolvere questa situazione disperata facendo man bassa di pale eoliche e pannelli solari serve solo a far contenti quelli che li vendono...è un po’ come notare l’intasamento delle autostrade a seguito di un divieto del trasporto ferroviario di merci e pensare di risolverlo invadendo le strade di biciclette. Efficacissimo, non c’è che dire.

Quanto poi al paragone con il Giappone di Shinzo Abe, all’affermazione “non per questo ripiombato nel Medioevo” viene da rispondere “beh, quasi!”: lo spegnimento forzato ed improvviso di tutta la sua capacità nucleare ha portato al Giappone gravissime carenze di energia, con impatti pesantissimi sia sulla produzione industriale che sulla vita di tutti i giorni.

Naturalmente, ciò è legato principalmente alla mancanza di qualcosa per rimpiazzare le centrali atomiche, e qui si torna al ragionamento di fondo che Tozzi sembra proprio non vedere: certamente si possono sostituire le centrali atomiche con centrali fossili (non con le fonti rinnovabili che, ripeto ancora, hanno un ruolo completamente diverso); il risultato però è semplicemente l’ottenimento della stessa quantità di energia a prezzo più alto, generando un miliardo di volte più inquinanti (NON sono numeri a caso, la proporzione è circa 1:1.000.000.000) e consumando altrettante volte più combustibile (con gran gioia di chi lo vende, evidentemente). È come rinunciare al frigorifero e tornare a mettere i cibi sotto sale: si conservano meno bene, meno a lungo e rimangono salatissimi, ma in teoria si potrebbe fare.

Il resto dell’articolo non è fortunatamente leggibile a meno di sottoscrivere un abbonamento (che non possiedo, e non farò certamente apposta per leggere le boiate di Tozzi...).

Al di là di Tozzi e delle sue idee, consiglio a tutti di visitare una di quelle centrali (io sono stato a Trino), per vedere di persona che cosa l’ingegno e la scienza umana (e italiana!) erano in grado di realizzare in quegli anni. Solo, preparatevi ad uscire di là con l’amaro in bocca, sapendo che tutto ciò è ormai, nel nostro paese, soltanto storia.

lunedì 4 agosto 2014

Pio D’Emilia e i suicidi in Giappone

Pio D’Emilia, sul Fatto Quotidiano, scriveva qualche giorno fa un articolo dal titolo “Fukushima, nella cittá del disastro nucleare 1500 suicidi da Aprile 2011”. Per la veritá, inizialmente il titolo era diverso ma si sa, chi vuol fare sensazionalismo raramente verifica i conti e si accorge che 1500 suicidi in tre anni NON sono affatto uno ogni dieci minuti...

Lasciamo perdere l’errore e fermiamoci al dato. Il Giappone ha in media un tasso di suicidi (fonte Wikipedia che punta alla WHO) di 21.4 per 100.000 abitanti per anno. Un’occhiata al dato sulla popolazione della prefettura di Fukushima parla di poco piú di due milioni di abitanti, dunque ci si aspettano normalmente circa 1300 suicidi in tre anni nella prefettura. D’accordo, il dato va preso con le pinze, é una semplice moltiplicazione a partire dal dato nazionale; dopo il dramma dello Tsunami, é piú che probabile che i suicidi siano particolarmente numerosi proprio in quell’area. Aiuterebbe sapere da dove D’Emilia ha ricavato il dato: una veloce ricerca trova in Reuters la probabile fonte.

Si potrebbe tranquillamente sostenere che il pezzo struggente scritto dal giornalista si basa, numeri alla mano, su una bella bufala: non é vero che la cittá di Fukushima ha contato 1500 suicidi da Aprile 2011, non é vero (come si lascia intendere) che siano 1500 in piú rispetto al normale, non é vero, infine, che siano tutti dovuti all'incidente alla centrale atomica.

Forse dovrei andar giú pesante: un giornalista che sfrutta il giá grosso numero di suicidi, da sempre una piaga per il Giappone, lo gonfia ulteriormente usando un’improbabile statistica su tre anni e lascia intendere che sia il numero di suicidi in piú rispetto al normale merita giá una bella strigliata. Il fatto poi che nel titolo scriva allegramente “nella cittá” quando si tratta del dato per la prefettura (due ordini di grandezza in piú come popolazione) e arrivi a calpestare l’aritmetica piú elementare pur di spaventare con un dato allarmante, non puó che far scuotere la testa. A tutto questo, infine, si aggiunge l’immancabile “disastro nucleare”, che fa capire al lettore qual é il nobile fine che sta dietro tutto questo: lasciare intendere ai lettori che “l’incidente di Fukushima ha fatto 1500 vittime”. Bravo, complimenti.

Vorrei peró prendere spunto da questo episodio per far passare un messaggio un po’ diverso. Ebbene sí, sono convinto che, per quanto marginalmente, le conseguenze dei fatti del 2011 (non solo il terremoto e lo tsunami, veri disastri, ma anche l’evento nucleare conseguente) si facciano realmente sentire sulla popolazione giapponese, anche in termini di tasso di suicidi.

Partiamo dai fatti: a Marzo 2011, uno dei peggiori terremoti a memoria d’uomo, seguito da uno tsunami enorme, hanno devastato la costa del Giappone nord-orientale, radendo al suolo 5 Km di costa e lasciando 18.000 cadaveri sul terreno. Famiglie sono state spezzate, le loro case distrutte o danneggiate, le loro fabbriche e posti di lavoro rasi al suolo.

Non contenti di ció, i media alla ricerca del sensazionalismo a tutti i costi hanno condotto nei giorni successivi una campagna mediatica di terrore, mentre seguivano minuziosamente la lotta contro la fusione del nocciolo della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Battaglia che é stata persa: tre noccioli si sono fusi e la centrale ha rilasciato un po’ di elementi radioattivi nell’area circostante, innalzando il fondo naturale straordinariamente basso del Giappone fino a raggiungere quello del centro di Roma.

Tra la pressione dei media e l’assurda corsa all’esposizione minore possibile alle radiazioni (ALARA, As Low As Reasonably Achievable), le famiglie giapponesi giá in ginocchio a causa del disastro naturale si sono viste allontanare dalle proprie case, per proteggerle da radiazioni che in altre parti del mondo sono fondo naturale; il tutto mentre i media spargevano a piene mani terrore al limite della discriminazione razziale. Trovate ancora strano che il tasso di suicidi in Giappone sia aumentato da allora?

Vorrei lanciare un duplice appello al buonsenso. 
Il primo va agli enti regolatori per la sicurezza nucleare: smettetela di sovra-regolamentare gli incidenti nucleari! Abbiamo ormai capito che dosi croniche di radiazioni al di sotto di 100 mSv/anno non sono dannose per nulla, anzi probabilmente fanno addirittura bene (ma é da dimostrare sul campo). Anche se cosí non fosse, chiunque si definisca un esperto di sicurezza sa bene che ogni evacuazione comporta dei danni: sovente feriti, purtroppo a volte morti, ma sempre e comunque privazioni e oppressione, che portano spesso a depressione. É successo a Chernobyl, é successo a Fukushima...quante volte deve ancora succedere? Quante volte dovremo ancora vedere gente che non puó vivere a casa propria perché qualcuno ha deciso che il fondo naturale di Roma é pericoloso per i giapponesi?

Il secondo appello al buonsenso é rivolto ai giornalisti e complottisti di ogni sorta, pronti a falsificare i dati pur di portare avanti la loro sacra lotta contro il demonio nucleare: ancora una volta, smettetela! Non state soltanto dando addosso a priori e discriminando gravemente un fonte di energia che potrebbe dare molto allo sviluppo sostenibile delle nazioni. State uccidendo delle persone. Ogni volta che una persona si suicida perché si sente vittima delle radiazioni e crede che morirá presto tra atroci sofferenze, voi siete corresponsabili.

Nessuno vi chiede di negare i fatti (ci mancherebbe!), ma inventarsi scandali inesistenti al solo scopo di screditare il nucleare é una strada pericolosa e non priva di conseguenze. Pensateci. 

lunedì 17 marzo 2014

Fukushima tre anni dopo

Unico-lab pubblicava qualche giorno fa un bel post dal titolo “Tre anni dopo Fukushima, in un’intervista particolare”. Si tratta di un'intervista che Toto, il principale autore del blog, fa a sé stesso a livello di bilancio dopo tre anni dal cosiddetto incidente di Fukushima.
Il formato dell’intervista é un po’ bizzarro, dato che si tratta di un’auto-intervista, ma tutto sommato si rivela, a mio parere, il modo migliore per chiarire alcune domande frequenti che i non addetti ai lavori si pongono spesso.
Comincio col dire che, a mio parere, il buon Toto é estremamente equilibrato e persino piú critico di quanto non lo sia io stesso. Ció detto, e riconoscendo l’importanza estrema del suo post, mi permetto tuttavia di fare un paio di commenti. Eccoli insieme a qualche estratto:
Tre anni fa un evento naturale dalla portata spropositata, la combinazione mortale di un terremoto e di uno tsunami, ha messo in luce la fragilità di molte opere dell'uomo, inclusa una tecnologia, quella nucleare, che era ritenuta dai suoi progettisti infallibile.
Mi permetto di suggerire un’interpretazione diversa. Non mi pare infatti che chi progetta centrali nucleari, o per meglio dire chi ne studia e garantisce la sicurezza, possa pensare che esse siano “infallibili”.
Il problema mi pare piuttosto che chi critica e contrasta l’uso dell’energia nucleare, spesso in realtá per interesse personale, punti il dito sulla sua fallibilitá, trascinando dietro di sé tutta la massa di persone che non hanno fiducia nelle istituzioni e nel lavoro degli altri.
Chi implementa i criteri di sicurezza in qualsiasi tecnologia moderna sa benissimo che qualsiasi cosa puó guastarsi; occorre quindi studiare come questa puó guastarsi e imporre soluzioni tecniche che non solo minimizzino la probabilitá che si verifichino guasti con impatto sulla sicurezza, ma anche che mitighino gli effetti di quei guasti quando essi si verificano.

Diró di piú: come identificato da Toto stesso un po’ in questa frase e un po’ oltre nel testo, Fukushima é in realtá un parziale successo della sicurezza nucleare! Un evento naturale che ha devastato qualsiasi altra tecnologia umana si trovasse d’innanzi, ha potuto pochissimo contro una centrale nucleare che si trovava completamente esposta ad esso. Certamente, quel pochissimo poteva essere nulla, e la causa di questo é da ricercarsi in negligenze umane che non possono essere ignorate. Ma la sostanza é che, ancora una volta, si punta il dito contro l’emergenza nucleare invece di considerarne il contesto.

Tutti gli studi internazionali fatti fino ad oggi dimostrano che i livelli radiazioni ricevuti dalla popolazione, sia direttamente, sia attraverso l'assunzione di cibo contaminato, sono estremamente bassi. E non stiamo parlando di chi era a Osaka o anche a Tokyo. La dose prodotta dall'incidente sommata al fondo naturale nelle regioni più colpite (molto basso) risulta essere inferiore al fondo naturale di molte città italiane. Sarà quindi estremamente difficile andare a discriminare quei pochi casi di insorgenza di cancro conseguenza dell'incidente rispetto alla grossa fetta della popolazione che, per altri motivi, è destinata ad ammalarsi.

Toto ha ragione: anche gli studi compiuti secondo la teoria LNT (uno per tutti qui) portano comunque a incidenze non significative rispetto al fondo naturale di radiazioni. E la ragione sta nella frase di Toto: i livelli di radioattivitá ambientale, sommati al rilascio di Fukushima, totalizzano comunque meno del fondo naturale di molte cittá per esempio italiane. Giova poi ricordare che la teoria LNT non é mai stata confermata sperimentalmente per dosi sotto 100 mSv / anno, anzi ci sono abbondanti indizi che suggerirebbero la sua fallacia per ratei di dose al di sotto di quella soglia (15 nations study, studi di laboratorio ma anche ció che é noto ad esempio sugli effetti di piccole dosi di raggi UV o una buona dose di buonsenso applicato alla salute dei piloti e hostess di linea, alle eclatanti affermazioni dei gestori di siti termali o gli studi sugli abitanti di posti come Guarapari o Ramsar). In ogni caso, ad oggi non esiste una conferma scientifica completa né della teoria senza soglia (LNT) né della cosiddetta teoria ormetica, percui é pratica comune considerare valido l’approccio conservativo della prima.

Purtroppo, dato che lo tsunami e il terremoto che hanno generato la crisi alla centrale nucleare hanno contemporaneamente polverizzato migliaia di altre strutture umane meno resistenti, incluse raffinerie, impianti chimici e ogni sorta di impianto a rischio rilevante, sicuramente il rilascio di tutte quelle sostanze cancerogene e tossiche avrá degli effetti a lungo termine, per quanto limitati di fronte ai 18000 morti dell’evento naturale. C’é da scommettere che, visto che si parla sempre e solo della centrale nucleare, anche quelle vittime finiranno per essere attribuite ad essa.

Eppure Fukushima ha fatto, fa e farà vittime (non necessariamente morti); la causa di queste vite infelici però non sono tanto i danni biologici delle radiazioni, ma le conseguenze psicologiche e biologiche della paura delle radiazioni e dello stress di vivere nel dubbio e nell'incertezza. La responsabilità di queste vite distrutte non è solo di chi ha progettato la centrale e di chi non ha controllato come questa venisse operata, ma anche di chi non si è preoccupato della formazione della popolazione e di chi ha generato paura con una cattiva informazione.[...]
E' mancata, e purtroppo continua a mancare, la corretta contestualizzazione del rischio.

Ancora una volta: bravissimo Toto! Questo messaggio é rivolto non solo a tutti gli spargitori di ansia gratuita (vero Arnie Gundersen, giusto per citarne uno?) e a chi ha fatto dell’esagerazione un’arma per ottenere i propri scopi commerciali (come i nostri pseudo-ambientalisti, o i produttori di docu-film di denuncia e show televisivi), ma anche e soprattutto a chi continua a dare voce e spazio sui giornali a questa gente al fine di alimentare la polemica e vendere di piú. Siete corresponsabili, cari miei, di tutto questo.

La lezione che dobbiamo imparare da Fukushima non è che il nucleare è cattivo e che tutte le centrali devono essere chiuse. [...]Da Fukushima dobbiamo imparare due lezioni importanti: la prima è che ognuno deve fare bene il suo lavoro, in particolare chi ha il compito di controllare che vengano rispettate le regole deve compiere il suo dovere fino in fondo [...]La seconda lezione è che uno può progettare e costruire la centrale più sicura al mondo, ma se la gente continuerà ad aver paura anche un incidente senza conseguenze dirette farà vivere male le comunità locali. Informazione e formazione del pubblico devono essere il punto di partenza per (ri)costruire  quel rapporto di fiducia che è venuto a mancare.

Ho poco da aggiungere, se non un invito a tutti coloro che ancora spengono il cervello e si aggrappano ai luoghi comuni e agli slogan preconfezionati (spesso tra l’altro convinti di “pensare con la loro testa” e di “essersi informati” o “fare informazione”): aprite la mente, accostatevi a questo ed agli altri grandi temi del dibattito civile mettendo da parte ideologie e preconcetti e non escludete che quello che vi é stato sempre detto possa non essere vero! Solo la vostra intelligenza, e soprattutto l’ascolto costante e ragionato del parere degli esperti, potrá farvi arrivare alla veritá.

giovedì 5 dicembre 2013

La vera dimensione delle idiozie allarmiste su Fukushima


Va bene, adesso comincio a essere stufo. 
Stufo di vedere gente che linka sui social network le idiozie piú incredibili. Stufo di chiedergli “ma ci credi davvero?” e sentirmi rispondere “ah, non lo so...mi sto documentando”. 

E ancora piú stufo di sentire gente che dice “non ho tempo di leggere nel dettaglio, ma...guardate qui” (segue un link a qualcosa di talmente assurdo che non meriterebbe nemmeno di essere letto). 

Peggio ancora, di gente che interviene linkando un sito che cerca di smentire parte delle corbellerie complottiste, e il suo commento é “Scusate, solo per fare un pacato contraddittorio”.

Pacato contraddittorio? Qui c’é un problema strutturale di ragionamento logico: non solo non si fa distinzione tra corbellerie cosmiche e fatti plausibili (verificarli viene in un secondo momento), ma le corbellerie di cui sopra sono presentate usando argomentazioni palesemente fallaci (qui una breve galleria di mostri che ho messo assieme un po’ di tempo fa).

Ma come fate a credere a un elenco di pareri della serie “Secondo un professore in pensione che conosco, l’apocalisse nucleare sará presto su di noi” (principio di autoritá)? Ma non vi accorgete davvero di come chiunque possa prendervi in braccio facilmente scrivendo cose senza alcun senso pratico ma con un tono misterioso, alludendo a complotti e sedicenti esperti? Davvero non sentite ridere in lontananza?

Va bene, adesso ho deciso che sentirete ridere almeno il sottoscritto. Quello che segue é il commento, completo e spezzato in piú pagine per leggibilitá, di uno dei tanti siti che riportano piú o meno la stessa idiozia, tradotta in italiano. A quanto ho visto, la fonte iniziale sembra essere un blog noto come washingtonsblog.com. Buona lettura.

Grazie a mikirav e vittorio.75 per la segnalazione.

domenica 1 settembre 2013

Quasi due Sievert/ora nell'acqua di Fukushima. Cosa c'é di vero?

La Stampa, Repubblica, Il Fatto e il Corriere, tra gli altri, riportano notizie allarmanti sull'incremento del livello di radioattivitá dell'acqua fuoriuscita dai serbatoi a Fukushima. Ne avevamo parlato pochi giorni fa, ma che cosa é cambiato?

Semplicemente TEPCO (fonte: un comunicato stampa di TEPCO stessa) ha analizzato l'acqua contaminata con uno strumento piú sensibile, in grado di rilevare anche la radiazione beta (precedentemente non si riusciva, presumo avessero a disposizione soltanto qualche contatore geiger). Questo ha portato a scoprire un livello complessivo di radioattivitá pari a circa 1.800 mSv/h (1,8 Sv/h)!

Lasciamo perdere chi sostiene che il livello sia improvvisamente e magicamente aumentato di 18 volte (vero La Stampa, Corriere e Fatto?) e chi si inventa che il macchinario (macchinario?) utilizzato in precedenza non poteva rilevare piú di 100 mSv/h (vero, Repubblica?). La domanda che ci si pone é, al solito, quanto questi 1.800 mSv/h (picco massimo rilevato in un solo campione, ecc) sono pericolosi?

Risposta: dipende. Se qualcuno andasse a Fukushima e attingesse acqua a quella fonte per abbeverarsi, probabilmente il calcolo fatto dai vari giornalisti sarebbe realistico: 1,8 Sievert all'ora sono davvero tanti, una dose da effetti immediati, mediamente mortale dopo solo qualche ora di esposizione.
Essendo peró in grandissima maggioranza radiazioni beta, la dose dovrebbe diminuire a livelli molto bassi nel giro di poco spazio (i beta hanno una penetrazione nell'acqua, ad esempio, di soli 4 cm. Nei metalli e nei materiali piú densi molto meno), il che é coerente con il fatto che il precedente rilevamento con i geiger desse valori enormemente minori (il sensore del contatore geiger-müller tende ad auto-schermarsi dai beta, salvo se dotato di apposita finestrella di mica).

In parole povere: sí, i livelli di radiazione sono molto alti in quell'acqua ed occorrerá fare molta attenzione a che non si riversi in mare filtrando attraverso il terreno. No, per il momento non ci sono rischi nemmeno per gli operatori della centrale, a patto che indossino adeguate protezioni, grazie alla relativa facilitá con cui si schermano le radiazioni beta. No, il livello non é aumentato dagli ultimi rilevamenti, solo che non si era in grado di rilevarlo.


martedì 20 agosto 2013

Perdita di acqua a Fukushima. No, non nell’oceano.

(C) World Nuclear News
Molte fonti (La Stampa, Corriere, Repubblica e BBC News) riportano di una perdita di acqua contaminata dall’impianto di Fukushima Daiichi, scoperta ieri (lunedí). Tutte le fonti citate riportano che l’evento é stato classificato come livello 1 della scala INES (International Nuclear Event Scale), corrispondente a un impatto sulla sola strategia di protezione (impatto sul pubblico o sull’ambiente sostanzialmente nullo).
Secondo WNN ieri mattina alle 9:50 (presumo ora locale giapponese) un operaio in ricognizione di routine si é imbattuto in una perdita di acqua da una valvola di drenaggio di uno degli sbarramenti che circondano le cisterne di acqua contaminata. Una ispezione dei livelli dell’acqua nelle cisterne ha confermato i primi sospetti: il livello di una delle cisterne risultava inferiore di circa 3 metri, corrispondenti a una perdita di 300 metri cubi di acqua con i livelli di contaminazione indicati sopra.

Sempre secondo WNN la valvola in questione é stata chiusa immediatamente e la cisterna danneggiata svuotata dell’acqua rimanente che é stata trasferita nelle altre cisterne. TEPCO ha poi raccolto l’acqua accumulata in superficie e cominciato il trattamento del suolo contaminato, sostituendolo con sacchi di sabbia. Non si ritiene che l’acqua abbia raggiunto nessuna falda acquifera o men che meno il mare (guardando la foto d’insieme su BBC pare abbastanza chiaro il motivo: le cisterne stanno a circa 100 metri dal mare, a monte dei reattori stessi). Fin qui i fatti.

Naturalmente poi La Stampa produce una perla mirabile con la frase “Il becquerel misura l’energia radioattiva sprigionata da una fonte”, frase prontamente e beceramente copiata dalla mitica Repubblica e dalla quale si evince chiaramente che chi ha scritto l’articolo non capisce un tubo di radioattivitá (e non si informa prima di sparare cavolate, ci mancherebbe!). Il Becquerel misura il numero di particelle (o radiazioni, é lo stesso) emessa al secondo da un isotopo radioattivo, percui 80 milioni di Bq/litro d’acqua significano 80 milioni di particelle al secondo per litro d’acqua contaminata (80.000 Bq per Kg). Indipendentemente dall’energia. E smettetela di guardare troppo Star Trek.

Sempre Repubblica, che insieme al Corriere sosteneva anche che lo sversamento era avvenuto nell’oceano (abbiamo visto che non é vero, é avvenuto a cento metri dal mare e non lo ha raggiunto...) dice anche che “Le rilevazioni nei pressi dell'acqua toccano i 100 millisievert per ora, cinque vole [sic] il limite di esposizione annuale per i lavoratori.” Sostengono l’abbia affermato Masayuki Ono, General Manager di TEPCO (anche la BBC lo afferma), ma l’astuzia diabolica con la quale lasciano a intendere che si tratti dell’acqua di mare (Ono si riferisce ovviamente all’acqua sversata) la dice lunga sull’onestá intellettuale di certi giornalisti.

Interessante, tra l’altro, il fatto che una contaminazione del genere, se permanente, suggerirebbe  livelli di radiazione in un’area operativa maggiori di 50 mSv/h (“Radiation levels in an operating area of more than 50 mSv /h” secondo il manuale per l’attribuzione del livello INES redatto da IAEA stessa). Vedremo se l’authority rivedrá al rialzo le stime o se veramente l’allarme é rientrato cosí in fretta da non causare significativi impatti. Stay tuned!

Aggiornamento 2013-08-21
BBC News informa che oggi il livello INES dell'incidente é stato elevato addirittura a 3. Nessuna sorpresa particolare, anche se personalmente pensavo salisse soltanto a 2. Per saperne di piú consiglio la sezione Domande&Risposte della stessa BBC (in lingua inglese).

martedì 19 marzo 2013

Cinghiali radioattivi e altre storie


Un po’ per scarsitá di notizie eclatanti e un po’ per mancanza endemica di tempo da dedicare agli sbufalamenti, mi limito a pubblicare un rapido aggiornamento sulle principali perle che ho visto passare nei mesi scorsi.

Il WHO pubblica il rapporto con le stime degli effetti di Fukushima: Il World Health Organisation ha pubblicato qualche tempo fa un rapporto (disponibile qui in versione pdf integrale) contenente le stime sugli effetti a lungo termine delle radiazioni liberate da Fukushima, ottenute mediante la solita teoria LNT. Ricordo che la Linear No Threshold fu creata allo scopo di fornire uno strumento (molto) conservativo per la stima degli effetti delle radiazioni ionizzanti al solo scopo di dare numeri di riferimento all’industria nucleare e permettere agli ingegneri di dimensionare i reattori in piena sicurezza. Ciononostante, anche usandola a sproposito, partendo da una stima di 12 - 25 mSv all’anno nelle zone piú colpite e per il primo anno, il WHO ha ottenuto una stima degli effetti delle radiazioni emesse che si riassume nella frase “The present results suggest that the increases in the incidence of human disease attributable to the additional radiation exposure from the Fukushima Daiichi NPP accident are likely to remain below detectable levels.” (“I risultati presentati suggeriscono che l’incremento di incidenza di malattie umane attribuibili alla esposizione addizionale alle radiazioni dell’incidente all’impianto di Fukushima Daiichi rimarranno probabilmente al di sotto dei livelli minimi rilevabili”- traduzione mia a senso). Faccio solo notare che il prode Bertaglio, sul Fatto quotidiano di qualche giorno fa, é riuscito a citare, dell'intero rapporto, l’unica frase un po’ da spiegare, decontestualizzarla per bene e spargere un po’ di terrore gratuito. Parlo di “Rischi di cancro alla tiroide aumentati del 70% per le future donne di Fukushima (dati Oms)”, che detto cosí sembra catastrofico. Leggendo il rapporto un po’ meglio, si tratta di un aumento (stimato applicando una relazione matematica conservativa basata su condizioni limite) di circa +0,5% in tutta la vita, ma siccome in Giappone la dieta alimentare consente un’incidenza bassissima di questo tipo di tumori (circa 0,25% su tutta la vita) ne deriva un aumento relativo del 70% o piú. Ovvero, se mangio una banana l'anno in media e un giorno decido di mangiare una extra, avró un aumento del 100% per quell'anno. Come mistificare la realtá.
Qui un bel commento (in inglese) sul secondo compleanno di Fukushima che chiarisce un po' meglio le cose.

L’era del cinghiale bianco (ma radioattivo): secondo La Stampa e Il Fatto Quotidiano, sono state identificate tracce di Cesio 137 su campioni prelevati da Cinghiali della Valsesia con livelli fino a 5621 Bq/Kg, a fronte di una soglia di attenzione di 600 Bq/Kg. Livelli di attivitá del genere, pur da irraggiamento interno, non comportano grossi effetti sulla salute né dei cinghiali né di eventuali esseri umani che se ne nutrano, tuttavia i chinghiali sono “animali sentinella delle condizioni di inquinamento dei territori in cui vivono” come spiega Aldo Grasselli, segretario nazionale del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica (Fonte: il Fatto) percui la presenza di Cesio in quantitá rilevabili potrebbe significare che i territori sono inquinati da questo elemento (il Cesio 137 ha un tempo di dimezzamento di circa 30 anni). É interessante ricordare che, in tutt’altro contesto politico e sociale, fu tramite il rilevamento di Iodio 131 e Cesio 137 nell’acqua piovana che il mondo non-sovietico venne a conoscenza dell’incidente di Chernobyl. Giusto quindi indagare quale ne sia la fonte, come sta facendo il Ministero della Salute tramite i mezzi competenti.

Approvata la costruzione di Hinkley point C: sia BBC News che WNN annunciano l’approvazione oggi del nuovo impianto nucleare di Hinkley Point, in Inghilterra, da parte del governo del Regno Unito. La centrale dovrebbe prevedere due reattori di tipo EPR da 1600 MWe di potenza ciascuno. L’opera dovrebbe portare alla creazione di circa 5600 posti di lavoro durante la costruzione della centrale. Se portato a termine completamente, il progetto complessivo di installazione dei nuovi impianti nucleari previsti dal Regno Unito per garantirsi un futuro energetico a bassa emissione di CO2 porterá tra l’altro alla creazione di 20-25.000 posti di lavoro durante le realizzazioni e circa 900 durante l’esercizio dei nuovi impianti (Fonte: BBC News). Interessante, come fa notare l’articolo, il fatto che il Regno Unito avrá bisogno in futuro di circa 87000 ingegneri all’anno per supportare questi grandi progetti, mentre il ritmo attuale di formazione  é di “soli” 46000 all’anno. I problemi peró non sono ancora tutti risolti: per evitare enormi investimenti di denaro pubblico, il governo inglese sta contrattando il prezzo dell’energia venduta dalla futura centrale con l’intenzione di stabilirlo per legge. La cifra peró deve essere piuttosto alta per poter garantire agli investitori privati di rientrare dalle loro spese. Staremo a vedere come va a finire, i dettagli sono in inglese su BBC News.

giovedì 20 dicembre 2012

Fukushame, la vergogna dá spettacolo


Qualche mese fa, apprendevo dal Fatto quotidiano dell’uscita in Italia di un documentario dal titolo emblematico. Fukushame (qui il link alla pagina ufficiale), insieme al gemello Enter Fukushima, vanta di raccontare le “vergogne giapponesi” legate all’incidente nucleare omonimo. Vergogne, dice il Fatto, quali  “Limiti di esposizione alle radiazioni alzati di 20 volte per risarcire meno famiglie, fusioni del nocciolo taciute, migliaia di animali abbandonati e costretti a morire di fame e stenti”.

A detta degli stessi autori, Enter Fukushima é un “docu-movie adrenalinico di 18 minuti che riassume il percorso nella zona proibita nelle sue tappe fondamentali, con qualche concessione alla fiction cinematografica.Qualche concessione alla fiction cinematografica? In altre parole prendete Quark, togliete ció che non é spettacolare (e non fa propaganda per le opinioni dei registi) e sostituitelo con un po’ di finzione cinematografica tanto per trasformare la realtá in un’immagine coerente con le proprie idee. Strepitoso.

Ma dopo arriva Fukushame, che é invece un “documentario” (niente film stavolta) “che ripropone quanto visto in "Enter Fukushima" ma approfondendo le tematiche più dolorose con interviste a personaggi noti, persone comuni e personaggi del luogo, con aggiunte delle riflessioni dello stesso autore”. Naturalmente, essendo l’autore assolutamente imparziale (tanto che non manca di aggiungere la sua partecipazione alla manifestazione antinuclearista a Tokio del 19 settembre 2011), ha avuto cura di scegliere bene le persone intervistate perché tirassero acqua al suo mulino. Nel film troviamo il parere di grandi esperti di nucleare quali “Seiichi Nakate, esponente del Network "Save the children from radiations"” e “Maya Murofushi,animalista e famosa top model”. La conclusione non puó allora che essere “Ci si interroga sui perché di scelte sbagliate ed imposte ad un popolo ormai disilluso.

Tra i miei tanti difetti, c’é quello di non credere alle immagini ma ai fatti. La realtá infatti é spietatamente sincera e cruda, mentre la maggior parte della gente sembra pensare di poterla piegare alle proprie opinioni o ridurre a una questione di punti di vista. Ecco perché non mi piacciono i filmati costruiti per vendere opinioni.

Allora non posso proprio fare a meno di notare che l’immagine drammatica del contatore geiger appoggiato sull’erba mostra in quel punto un valore di 4,95 (c’é anche nel trailer, tenuto in mano da un signore in tuta e segna lo stesso valore). 4,95...che cosa? Si tratta di un geiger della Terra-P molto semplice che, con una rapida googlata, fornisce quasi sicuramente una stima della dose media in mSv/h.
4,95 microSievert/ora dunque, che come sappiamo sono circa 43 mSv/anno, coerenti con il 48 mSv/y medio registrato a Chernobyl. Sí, ma quanto é pericoloso quel livello di radioattivitá? Secondo l’ultimo studio del MIT, dal titolo emblematico, semplicemente zero. Nessun effetto negativo, né immediato né a lungo termine, in perfetta coerenza con la sensazione di molti addetti ai lavori (medici, radioprotezionisti e ingegneri) che i meccanismi biologici di riparazione cellulare permettano, per basse dosi, di contrastare efficacemente il danno DNA cellulare.

Ma allora “l’ansia, che cresce con l’aumentare dei beep del contatore geiger, unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne”? Cos’é, fa parte delle concessioni alla fiction cinematografica? Allo stesso modo delle fusioni del nocciolo “taciute” (ci sono giornalisti che le davano per certe sui giornali italiani prima ancora che il nocciolo fondesse veramente!)?

Immagini e opinioni contro la realtá. L'immagine ci parla di complotti e di stermini di massa, la teoria smentisce. E i dati concordano con la teoria anziché con le opinioni, guarda un po'. E non crediate che non lo sappiano: altrimenti perché questi signori sono tanto coraggiosi da rischiare la pelle per fare un reportage all’interno della zona contaminata? Non sará che qualcuno gli ha detto che per qualche ora di esposizione non corrono rischi reali? Qualcuno come Greenpeace che poi sostiene, in barba alla coerenza, che non esiste soglia minima al danno da radiazione (la famosa teoria LNT, creata dalla tanto vituperata UNSCEAR come strumento cautelativo e abusata comunemente per diffondere previsioni catastrofistiche in barba ai fatti)?

Giá immagino come andrá a finire: sará come per le previsioni sulle conseguenze dell'incidente di Chernobyl, che secondo Greenpeace doveva comportare milioni di morti. La realtá dei fatti ha poi dimostrato che cosí non é stato. Solo che, invece di accettare la realtá, chi ha interesse a portare avanti un'immagine catastrofica del nucleare ha continuato e continua a citare quei dati, giá smentiti piú volte, salvo poi buttarsi sul complottismo e sostenere che sono i dati ufficiali ad essere taroccati!

Nella civiltá dell’immagine, ció che un'immagine bolla come pericoloso inevitabilmente lo diventa davvero agli occhi delle masse. Va bene cosí, a me basta sperare che, ogni tanto, qualcuno abbia ancora voglia di andare oltre le idee preconcette e ragionare, invece di allinearsi al gregge e ripetere luoghi comuni all’infinito. 

sabato 1 settembre 2012

Il Giappone decide sull’energia nucleare


La Stampa pubblica oggi un articolo intitolato “Il Giappone verso l’addio al nucleare”.  

A parte i toni dell’articolo, leggendolo nel dettaglio il titolo si sbufala da solo: secondo La Stampa, domani il governo giapponese dovrá decidere quale percentuale di contributo da nucleare utilizzare; certo, 0% é una percentuale, ma sinceramente la vedo difficile. Quello che mi interessa sottolineare in particolare é il fatto che, qualunque sia la quota nucleare decisa dal governo nipponico, questa sará con ogni probabilitá parecchio piú bassa di quella che ha avuto fino al 2011. Si parla infatti di un 20-25% al massimo, che potrebbe peró essere anche un 15% o meno, a tendere (fonte: l’articolo citato).

Mi rendo conto che il Giappone, per ragioni prettamente geografiche, si trova in seria difficoltá nell’utilizzo sia di fonti fossili che di fonti rinnovabili: a quanto mi risulta non ha grandi risorse naturali di gas o petrolio, che deve importare via nave, non ha in generale molta insolazione e viene frequentemente spazzata da uragani che precludono o sconsigliano l’uso massiccio delle pale eoliche; tuttavia puntare cosí tanto sulla fonte nucleare, presumo per ragioni di costi e facilitá di importazione delle piccole quantitá di combustibile necessarie per l’esercizio dei reattori, presenta grossi problemi in caso di gigantesche calamitá naturali (piuttosto frequenti nell’arcipelago nipponico), come si é ampiamente visto nel 2011.

Vedremo che decisione prenderá l’esecutivo.

Aggiornamento 2012-09-02
Colto da curiositá, sono appena andato a spulciare le news giapponesi alla ricerca della fatidica decisione. Non ho trovato novitá; in compenso ho trovato la versione giapponese dell'articolo di La Stampa (Kyodo news) che chiarisce tutto: oggi (domenica 2 agosto) il governo giapponese si riuniva per "studiare la politica energetica nucleare della nazione, incluse le probabili sfide nel caso in cui la nazione decida di ridurre a zero il proprio affidamento all'energia nucleare" (Traduzione mia di "study the country's nuclear energy policy, including likely challenges in the event that the country's reliance on nuclear power is reduced to zero"). In altre parole, una riunione tecnica per capire cosa succederebbe se una nazione con le caratteristiche sopra citate decidesse di cambiare radicalmente la propria principale fonte di approvvigionamento energetico.
Non dev'essere stata una buona giornata per il premier Noda; in ogni caso i nostri amici di La Stampa hanno come al solito travisato il significato della notizia: oggi non si é deciso nulla, solo esaminate le possibili conseguenze di una delle possibili scelte. Ecco perché non ho trovato riscontri sui risultati.
Mi aspetto come al solito che la cosa venga ignorata e, alla prossima riunione, ci venga propinata una fotocopia dell'articolo sopra citato. Solito giornalismo.

mercoledì 15 agosto 2012

The Butterfly effect: le ali di una farfalla scatenano un uragano mediatico a 10000 km di distanza

(C) Press TV

Numerose fonti (La Stampa, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, il Corriere, BBC news) riportano considerazioni piú o meno apocalittiche su uno studio scientifico condotto sulle farfalle in Giappone.  Cerchiamo di fare chiarezza.

A quanto si legge da un articolo scientifico a firma Joji M. Otaki et al, pubblicato il 9 Agosto su Nature, le farfalle blu note come Zizeeria maha (Lepidoptera, Lycaenidae) dell’area attorno a Fukushima hanno subito mutazioni nella forma e dimensione delle ali, nella lunghezza delle antenne e in altri tratti fisici a partire dallo scorso Marzo 2011. Secondo l’articolo, le farfalle in questione sono particolarmente adatte a rilevare mutamenti ambientali, tanto che il team del professor Otaki segue questa specie da oltre 10 anni con l’intento di monitorarne la reazione per esempio alla contaminazione da polline ogm.

L’indagine si é svolta in tre distinte fasi: la prima fase ha comportato la raccolta e la catalogazione di esemplari da vari siti nei dintorni dell’impianto nucleare di Fukushima (144 farfalle) ed il loro esame attento alla ricerca di malformazioni genetiche. Successivamente, questo campione é stato fatto accoppiare per esaminarne la prole alla ricerca degli stessi difetti. Poi, a distanza di sei mesi dalla prima raccolta, é stata effettuata una nuova raccolta di campioni dagli stessi siti (238 esemplari), per essere esaminati e confrontati con la seconda generazione ottenuta in vitro. Infine, per cercare di confermare la fonte ipotizzata delle malformazioni, un campione di farfalle proveniente da Okinawa é stato contaminato con Cesio 137, ricevendo una dose fino a 125 mSv a un rateo massimo di 0,32 mSv/h, mentre un altro campione é stato nutrito con cibo contaminato da Cesio proveniente dai dintorni della centrale.

I risultati paiono eloquenti: i campioni provenienti dalle regioni attorno alla centrale di Fukushima mostrano un tasso di malformazione del 12,4% per la prima nidiata, piú elevato del normale; inoltre, le generazioni successive, sia coltivate in vitro a Okinawa che raccolte durante la seconda fase dell’esperimento, mostrano un tasso di malformazione ancora maggiore (perdipiú superiore nei campioni prelevati in situ) e lo stesso tipo di difetti. Infine, la prole delle farfalle contaminate artificialmente con il Cesio ha mostrato tassi e modalitá di malformazione simili ai campioni prelevati vicino alla centrale.

La conclusione dell’articolo é pertanto che la contaminazione radioattiva prodotta dall’incidente di Fukushima Dai-ichi ha avuto un impatto sulla popolazione di farfalle Zizeeria Maha della zona circostante, provocando nel tempo veri e propri danni genetici. Sebbene l’autore sottolinei che occorrono altri studi anche soltanto per confermare questi risultati sulle farfalle, l’accuratezza dello studio e il rigore della metodologia applicata sembrano lasciare pochi dubbi.

E fin qui, il volo delle farfalle. Ora veniamo all’uragano tutto italiano.

Secondo il Fatto Quotidiano “La comunità scientifica è divisa. “Questi risultati dicono molte cose sulle conseguenze che l’esplosione potrebbe avere sugli abitanti di Fukushima””. Figuriamoci, gli autori dell’articolo sono cauti sulle sue implicazioni sulle farfalle e i nostri sagaci amici del Fatto parlano giá di conseguenze sull’Uomo. Scontata poi é la citazione, subito dopo, di uno studio dell’universitá di Stanford sulle conseguenze sull'Uomo della contaminazione a Fukushima: tra 15 e 1300 morti e tra 24 e 2500 casi di cancro. Basta un’occhiata all’abstract dell’articolo citato per confermare che queste sono proiezioni dei dati di rilascio basate sul solito modello LNT (Linear No Threshold). Lo stesso modello che la comunitá scientifica internazionale comincia a mettere seriamente in dubbio perché inadeguato a fare questo tipo di stime (per chi mastica l’inglese, suggerisco l’interessante analisi di questo blog sull’articolo citato dal Fatto).

Ancora migliore il Corriere, in grado di titolare “Dopo Fukushima, le farfalle non hanno piú le ali”(!??) E via con le bestialitá piú incredibili, come il “pugno radioattivo che di generazione in generazione fa crescere i casi di malformazioni genetiche”.

Repubblica invece riesce soltanto a scrivere la seguente perla, da leggersi tutta d’un fiato:” Ma i ricercatori giapponesi tranquillizzano la popolazione. Otaki tiene a precisare che è comunque presto per saltare ad altre conclusioni e che i risultati degli esperimenti sulle farfalle non possono essere applicati direttamente ad altre specie, soprattutto agli umani. [A capo]La ricerca porta comunque a pensare al futuro delle migliaia di persone contaminate dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo.” Ma non é un pelino contraddittoria in termini?

Lascio la parola ai commenti; da parte mia, lo studio rimane valido e interessante, ma sarei ben cauto prima di applicare i suoi risultati ad altre specie senza conferme sperimentali. Il tempo dirá se avevo ragione o torto.

martedì 30 agosto 2011

Radio 3 pensa che il nuovo premier giapponese erediterà un paese “ancora in ginocchio per l’incidente nucleare di Fukushima”


Ascoltando la radio stamattina mi è capitato di sentire (minuto 10:30 circa) che il nuovo primo ministro giapponese Yoshihiko Noda si troverà ad affrontare “economia stagnante, debito pubblico abnorme e pesanti strascichi del disastro nucleare di Fukushima nel mezzo di una crisi generale della politica.” Ebbene, cosa non va?
Sei mesi fa, in occasione del Grande Terremoto e Maremoto del Tohoku, un mio caro amico ingegnere nucleare mi disse: “vedrai, tra un anno o due non si ricorderà più nessuno del terremoto e dello Tsunami. Tutti si ricorderanno solamente dell’incidente nucleare.” Temo di dovergli dare torto: sono bastati sei mesi. 

mercoledì 25 maggio 2011

Ennesimo articolo di Repubblica su Fukushima. Ma il corrispondente soffre di sdoppiamento di personalità.

(C) film omonimo

Leggo con estremo disappunto l’articolo pubblicato lunedì su La Repubblica da Daniele Mastrogiacomo, corrispondente dal Giappone. Al solito, il quotidiano romano è campione italiano di disinformazione organizzata.
Strabiliante la completa inconsistenza dell’articolo scritto con il filmato allegato, che vede protagonista lo stesso Mastrogiacomo, tanto da far sospettare che: 
1)l’articolo non sia stato scritto dal corrispondente ma da qualcuno della redazione di Roma, che non si è manco preso la briga di informare Mastrogiacomo o verificare quello che scrive di persona; oppure 
2) Mastrogiacomo stesso soffra di sdoppiamento della personalità. 
Prendendo per buona la seconda (sia mai che accusiamo Repubblica di truffare i suoi lettori...), chiameremo allora Masterjackill la sua fantomatica seconda personalità.

L’ignoranza crassa di Masterjackill si palesa non appena parte con un minimo di tecnicismi: “Oggi si scopre ciò che era apparso chiaro due settimane dopo il terremoto e il disastro di Fukushima: le barre si sono fuse e il loro carico di schifezze ha bucato la base della piscina di raffreddamento. Gli isotopi radioattivi sono sprofondati nelle viscere della terra. Non si sa dove si irradierranno”.
Primo: la percentuale di fusione del nòcciolo non è chiara nemmeno ora e nemmeno alla NISA, figuriamoci a un giornalista di Repubblica.
 Secondo: la piscina di raffreddamento non c’entra un fico secco con il reattore.
Terzo: il materiale radioattivo del nòcciolo non è sprofondato proprio da nessuna parte, ma è rimasto dentro il contenitore in pressione o al massimo può essere colato in parte nel contenitore di sicurezza in cemento.
Quarto: il materiale del nòcciolo irradierà, cioè emanerà radiazioni, esattamente lì dove è finito, cioè nel contenitore d’acciaio in pressione oppure in minima parte nell’edificio di contenimento, schermato da metri di cemento e acciaio.

Tanto per non lasciare spazio a dubbi, il nostro eroe produce poi un po’ di sana fuffa mistica, nella frase: “ Oggi ci sono 0,04 millisievert. Due settimane fa erano 170.
Notevole la mancanza di qualunque indicazione di carattere spaziale e temporale, il che contribuisce a dare quell’alone di mistero che contraddistingue la vera fuffa d’autore dalle informazioni di una qualche utilità pratica. Ovvero: 0,04 e 170 millisievert cosa, all’ora? All’anno? E dove, alla centrale? Nella zona di esclusione? Nel paesino da cui Masterjackill (o Masterhide?) ci scrive?
Secondo la stessa filosofia, potrei sostenere che “oggi ci sono 240 gradi, due settimane fa erano 320”. Ma dove? Beh, i 320° probabilmente nel Sahara, i 240° in antartide dove è autunno inoltrato. Già, sono Kelvin, non Celsius.

Ora mi chiederete: perchè sono così duro con questi poveri imbrattatori di carta da giornale e siti internet?

1) Perchè scrivere un articolo strappalacrime sullo stato di depressione dei giapponesi del nord-est, lasciando deliberatamente intendere che la colpa è soprattutto della crisi nucleare e accusando apertamente di negligenza i lavoratori TEPCO (“I tecnici della Tepco hanno sbagliato. È prevalsa la logica del business, a scapito della salute dell'uomo.”) non è nemmeno un atteggiamento offensivo, ma semplicemente sciacallaggio a sfondo politico. E l’alterazione della realtà per spalmar fango sui temi politici ci ha davvero rotto.

2) Perchè sostenere che “Sopra le zolle divelte affiorano ortaggi deformi. Finocchi grossi come meloni, ciuffi di insalata alti mezzo metro” e che “Tacciono perfino gli animali già emigrati altrove”non è soltanto un’invenzione giornalistica per dare enfasi al racconto, ma una grave mistificazione della realtà: non è possibile che ci siano ortaggi mutati dalle radiazioni (d’altronde l’articolo non lo dice, lo lascia solo intendere) e basta dare un’occhiata al filmato dello stesso Mastrogiacomo per notare che gli animali non sono affatto “emigrati altrove” (al min 4:25, Mastrogiacomo, quello vero, parla di un veterinario che è appena stato nella zona di esclusione per verificare alcuni capi di bestiame...sic!).

3) Perchè sostenere per ben tre volte che “Siamo 20 chilometri a est di Fukushima Daiini, la centrale maledetta e sfortunata...”, “...la società che gestice Daiini e che da 72 giorni lotta disperatamente per domare un mostro indomabile...” e “Quattro dei sei reattori di Fukushima Daiini sono rimasti senza circuito di raffreddamento...” è più di un banale errore, è ignoranza e mancanza di impegno nel verificare pochi semplici fatti:
Primo: “Daiichi” è il cardinale di “ichi”(“uno”), cioè vuol dire “primo”. Daini è il cardinale di “ni” (“due”) cioè “secondo”. “Daiini” (con la doppia “i”) non significa un tubo di niente.
Secondo: ormai anche i muri sanno che la centrale che è andata in crisi è Fukushima Daiichi, non Daini. Posso sbagliarmi io, da più di 10000 km di distanza, non il corrispondente locale. Sempre a meno che la sua seconda personalità scriva dall’Italia e ignori completamente ciò che fa e dice la prima, filmato incluso.
Terzo: basta google maps per accorgersi che Tamura, il paesino indicato più volte nell’articolo, sta a 60 km da Daini (poco più da Daiichi), non a 20 km.

Ma il motivo vero percui questo articolo è un insulto al giornalismo è l’iniezione gratuita di sfiducia e complottismo insita dietro certe affermazioni, come “Non sappiamo se sia vero. Bugie e verità continuano a mischiarsi.
Curiosamente poi, nel filmato, Mastrogiacomo Daiichi (cioè Mastrogiacomo I, la sua personalità giapponese) sostiene una cosa completamente diversa (3:55 circa): “Sono diretti verso un incendio divampato in una montagna vicino, così ci dicono. Ma per il resto è solo silenzio.” Magari fosse così anche per Repubblica.

giovedì 14 aprile 2011

L’incidente di Fukushima sale al livello 7. E i venditori di apocalissi spopolano.

La scala INES (fonte: IAEA)

Qualche giorno fa, il livello di gravità dell’incidente di Fukushima è stato innalzato a 7 sulla scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale). Subito, molti giornali e telegiornali già distratti da altre questioni hanno rinvigorito il tiro a segno sulla questione nucleare, tirando fuori dal cappello a cilindro certe perle degne di nota. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
L’assegnazione INES indica la gravità dell’impatto di un guasto o incidente nucleare (o di un evento radiologico non nucleare come quello di Goiania) nei confronti di 1) persone e ambiente, 2) Barriere radiologiche e controllo del reattore, e 3) difesa in profondità (così si chiama la strategia di protezione per passi successivi adottata negli impianti nucleari). Senza entrare troppo nel dettaglio, basta un’occhiata alla sempre ottima analisi di unico-lab per rendersi conto che questo valore non indica assolutamente un peggioramento delle condizioni della centrale di Fukushima Daiichi. Le condizioni restano gravi, al limite un po’ migliori di com’erano una settimana fa, ma la classificazione INES è da considerarsi come la scala Mercalli per i terremoti: una valutazione successiva della gravità di un evento, peraltro ancora provvisoria.
Se siete curiosi di capire come mai l’evento è stato riclassificato livello 7 basta guardare la slide 10 di questa interessante presentazione IAEA: tra i tanti parametri leggiamo una stima di rilascio di 1,3x1017 Bq di Iodio-131 e 6,1x1015 Bq di Cesio 137. Nella tabella comparativa Nisa ripubblicata da unico-lab troviamo un confronto coi rilasci di Chernobyl: siamo a circa un decimo del valore, sia come Iodio che come Cesio. 
Attenzione: se nei prossimi giorni dovessero malauguratamente esserci nuovi rilasci, si potrebbe raggiungere ed eventualmente anche superare la quantità di radioattività rilasciata durante l’infausto incidente ukraino. Dovrebbe però essere rilasciato dieci volte più materiale radioattivo; per giunta nel caso giapponese l’emergenza è stata gestita in maniera molto migliore rispetto a Chernobyl (v. pastiglie di iodio ed evacuazione immediata laddove serviva) e la situazione non è altrettanto grave (non c’è fusione completa del nocciolo con distruzione del contenimento e rilascio grave in alta atmosfera) anche se qui sono coinvolti più reattori.

Per capire meglio come l’hanno presa i “soliti” giornalisti italiani, vediamo ora a titolo di esempio l’astuto TG di La7, il cui servizio datato 12 aprile è riassunto per iscritto sul sito: “Pressati dagli esperti internazionali e dai paesi limitrofi, i giapponesi hanno dovuto ammettere che i danni causati dal terremoto dell'11 marzo alla centrale di Fukushima sono di gravità pari a quella di Chernobyl.”

No, semplicemente i giapponesi hanno seguito i protocolli internazionali e dato evidenza della situazione quando ne hanno avuto la certezza. Inoltre, come già detto, i danni non sono pari a quelli di Chernobyl ma molto meno (i noccioli sono ancora chiusi nei contenitori di sicurezza, pur danneggiati) e i rilasci sono dieci volte minori, pur rientrando comunque nel livello 7.

 “Una crisi di livello 7 ( e non più 5), il massimo della scala per un impianto nucleare, affermano ora i tecnici della Tepco. Eppure proprio oggi il premier nipponico Naoto Kan aveva affermato che la situazione si stava stabilizzando”

Infatti è così, sperando che non arrivino altre scosse devastanti o cedimenti strutturali.
“ respingendo le critiche sui ritardi del governo nella comprensione della gravità del disastro: "Abbiamo solo atteso il parere degli esperti che hanno fatto le loro valutazioni sulla base degli standard internazionali", ha osservato Kan.”

Appunto. Considerato che, secondo Greenpeace, persino il fondo naturale di radioattività è inaccettabile, i giapponesi hanno saggiamente atteso il parere delle loro agenzie nucleari NISA e JAIF e della IAEA prima di innalzare il livello INES ed espandere l’evacuazione.  
“A muovere pesanti rilievi all'operato del governo di Tokyo ci sono gli ambientalisti di Greenpeace che parlano di ritardo inaccettabile, visti i dati raccolti dalle squadre di radioprotezione inviate sul posto dall'organizzazione.

Mi fa sempre ridere pensare a un esperto di Greenpeace che comunica di essere stato in zone in cui il livello di radioattività è pericoloso. Ma se è pericoloso e lui/lei c’è andato/a, ora non dovrebbe star male o quantomeno essersi preso/a radiazioni in eccesso? Ed è disposto a rischiare così tanto (secondo lui/lei) pur di avvisarci? Non sarà che esagerano un po’?

"La storia dell'industria nucleare è macchiata di silenzi.”

Fantastica la vena complottista. Ha sempre un sapore particolare quando ci sono di mezzo tragedie umane.

Sia in Giappone che altrove, l'industria nucleare ha di nuovo cercato di minimizzare il rischio sulle popolazioni colpite da questa tragedia ", afferma Greenpeace che già tre settimane fa aveva chiesto di classificare quest'incidente con il livello 7

Talmente minimizzato che secondo BBC e giappoazzie (e anche secondo me) siamo al delirio della Cherenkofobia™ (cioè fobia delle radiazioni, l’espressione è copyright del buon Vanzo). È vero che già il 27 marzo Greenpeace invocava un allargamento della zona di evacuazione, sulla base di alcuni rilevamenti tra cui quelli effettuati a Iitate, 40 km a Nord-ovest di Fukushima Daiichi. E avevano ragione, tant’è che li hanno ascoltati nel giro di pochi giorni: le dosi denunciate dagli stessi ambientalisti arrivavano sino a 10 microSv/h (pericolose ma nei mesi, non in pochi giorni), quindi c’era tutto il tempo di verificare la situazione prima di fare passi falsi.

Per curiosità, anche questo filmato concorda sostanzialmente con quelle dosi, ma posso assicurarvi che il giornalista è vivo e vegeto, sta benone e non ha innalzato in modo percettibile la sua probabilità di sviluppare un tumore o una leucemia a causa di questa breve incursione nelle vicinanze della centrale (vero ing. Ruffatti?).
 
Insomma la Nisa conosceva già bene la gravità della situazione e probabilmente intuiva da un po’ che potesse essere un livello 7, visti i rilasci significativi di materiale radioattivo. Perchè non ha agito prima? Semplicemente perchè per alzare il livello della crisi ed evacuare parecchie migliaia di persone in più bisogna essere ben sicuri che il problema sia aumentato talmente tanto da metterli veramente in pericolo. O vogliamo provocare un’evacuazione di massa (con tutti i problemi che questo comporta) senza avere numeri ma solo sulla base del parere di un’associazione indipendente di ambientalisti?

Segnalo che ho aggiunto una pagina al blog con alcune domande&risposte sulla radioattività. Spero possa interessarvi! I commenti sono, come al solito, benvenuti.

mercoledì 6 aprile 2011

Buone Nuove dal Giappone e altre bufale

Prima e dopo le riparazioni
alla perdita d'acqua.
Foto: (C) Kyodo News

Ci sono ottime novità: la falla che zampillava acqua radioattiva dai sotterranei del reattore 2 di Fukushima Daiichi è stata finalmente tappata (tutte le fonti, in particolare Kyodo News, BBC  World News, IAEA e l’ottimo blog unico-lab segnalato da Mario, che ringrazio caldamente). Speriamo ora che non ci siano altre perdite di rilievo.  Le ultime di Kyodo News dicono che TEPCO avvierà l’immissione di Azoto nei reattori per scongiurare il pericolo di ulteriori esplosioni d’idrogeno (l’operazione dovrebbe essere già iniziata mentre scrivo).

Nel frattempo, sul sito del MEXT ci sono le letture di radioattività di ieri, relative alle diverse prefetture Giapponesi. In particolare nella prefettura di Fukushima si rilevano valori di un certo rilievo: a circa 20 Km  a nord-ovest dell’impianto il ministero giapponese segnala ben 58,3 mSv/h (nella zona di evacuazione, che a questo punto non è più precauzionale direi) e alcuni valori tra 26 e 29 mSv/h in siti entro 30 Km dalla centrale (zona del tanto discusso Sheltering, cioè l’obbligo di stare in casa a porte e finestre chiuse per limitare il contatto con il materiale radioattivo).

dati di unico-lab, tratti dal Japan Atomic Industrial Forum (JAIF)  sono in sostanziale accordo con la NISA, ma la cosa non stupisce. I dati del team di Greenpeace che monitora la zona sono invece interessanti perchè minori dei 10 mSv/h che GP stessa dichiarava qualche giorno fa a 40 km dalla centrale, il che presumo significhi che c’è un miglioramento. Ora il punto massimo misura  4,52 mSv/h (segnalo solo il refuso “activity” nell’intestazione della colonna: è una dose, non una misura di attività).

Per quanto riguarda la contaminazione marina, IAEA sostiene che i suoi rilevamenti indicano fino a 41.000 Bq/l di Iodio-131 e 19.000 Bq/l di Cesio-137 (rilevati durante la mattinata del 4 aprile; il trend per entrambi gli isotopi era però purtroppo in aumento).


Schema dell'area della centrale di Fukushima Daiichi con le stazioni
di monitoraggio e i valori rilevati giorno dopo giorno
Schema: NISA
Si trovano anche le letture di radioattività della NISA alla centrale di Fukushima Daiichi aggiornate al 4 aprile: i livelli sono in generale piuttosto elevati, per esempio nella stazione di monitoraggio lato sud degli uffici si sono rilevati valori in lenta discesa da 808 a 750 mSv/h . Qui di fianco un’immagine che mostra i punti di rilevamento nelle vicinanze della centrale e i valori riscontrati in questi giorni.

Le letture indicate significano che una persona che fosse rimasta sottoposta a quella dose per un lungo periodo di tempo (per esempio un tecnico della centrale che rimanesse lì a lavorare per un turno di otto ore) riceverebbe una dose totale di circa 6.232 mSv, cioè 6,232 mSv. Non è una dose da effetti immediati, dunque sul momento non proverebbe alcun sintomo. Dando però credito alle stime conservative dell’autorevole ICRP (International Commission on Radiological Protection, che tra l’altro emana raccomandazioni specifiche per la crisi giapponese) sulla relazione dose-danno e sulla mancanza di soglia minima per gli effetti ritardati (questo articolo online dovrebbe chiarire un po’ le idee ai profani), il poveretto avrebbe un incremento dell’incidenza (probabilità) di tumore o leucemia di circa +0,006232% annuo per alcuni anni. Questo naturalmente a patto di non ricevere nessun’altra esposizione, cosa che definirei improbabile data la situazione...credo comunque che riporti efficacemente il problema alle sue dimensioni reali. La BBC ha addirittura prodotto una stima che vedrebbe i lavoratori della centrale avere un incremento dell’incidenza di tumori/leucemie dell’ordine del 2-4% complessivo in tutta la vita (a fronte di una probabilità complessiva di tumore in tutta la vita del 25%). La stima si basa su valori di dose equivalente di 400 mSv, che era quanto era stato dichiarato da TEPCO stessa nei momenti di massima esposizione alle radiazioni dei suoi tecnici; va naturalmente presa con le pinze finchè non sapremo veramente quali dosi sono state assunte complessivamente.

A livello di bufale nucleari segnalo la parziale smentita dell’Ing. Ruffatti, che su Giappopazzie tenta rocambolescamente di spiegare nel dettaglio alcune affermazioni per le quali ha ricevuto forti proteste (vedasi l’articolo sul Fatto quotidiano sbufalato nel post di ieri). Ruffatti, contattato di persona, si scusa perchè il giornalista del Fatto (ricordiamo nome e cognome: Marco Maroni) gli avrebbe messo in bocca “per fretta” alcune panzane. Egli dice inoltre “Infine le debbo dire che io non ho affatto guidato il programma atomico dell'Ansaldo: allora avevo 29 anni e molti capi sopra di me, io ero solamente il capo officina che ha costruito gli internals e 21 scambiatori di BP” [sic]. Leggo ora il commento di Alessandro sul post di ieri che annunciava già la cosa qualche ora fa.
Prima che qualcuno perda la pazienza, vorrei ricordare all’Ing. Ruffatti che l’aver fatto il capo-officina all’Ansaldo per un certo periodo di tempo NON lo rende un esperto nucleare “a tutto tondo”. È una competenza che non si raggiunge mai, ma si costruisce giorno per giorno mettendosi in discussione continuamente. E vedo che lui ne è ben lontano, vista la sua ignoranza totale sugli effetti delle radiazioni ionizzanti.

Altrimenti non mi spiegherei una frase come questa:  Sugli operai vorrei anche io che vivessero oltre 100 anni, ma lei saprà benissimo (legga Wikipedia) che se l’esposizione supera i 0.4 millisievert e vanno a 2-3 millisievert/giorno la leucemia non gliela leva se non il Padre Eterno.” (tratta dalla risposta personalmente inviata da Ruffatti all’owner del blog Giappopazzie).

Prima di tutto 0,4 milliSievert non sono una esposizione ma un’equivalente di dose al corpo intero (per gli amici dose anche se è improprio) e la differenza è tutt’altro che accademica visto che passare dall’una all’altra non è facile. Se l’Ing. Ruffatti capisse qualcosa di radioattività conoscerebbe allora la relazione dose-danno dell’ICRP (A-B-C della radioprotezione), che è qualcosa di estremamente (qualcuno direbbe esageratamente) cautelativo e che dà per una dose di 0,4 mSv un incremento annuo della probabilità di tumore o leucemia dello 0,0004% (ovvero +1% annuo per 1Sv). Questa è la scienza, che come ho già detto dopo 70 e più anni di studi conosce bene le conseguenze di questo tipo di problemi. Di conseguenza, sostenere, sulla base di qualche stupidaggine letta su Wikipedia, che gli operai della centrale di Fukushima sono tutti morti è più di una panzana: è una gravissima offesa a un gruppo di povera gente che si sta facendo il tombino per rimediare a un grave problema.