martedì 20 settembre 2011

Una fabbrica di pannelli solari cinese chiude dopo aver inquinato gravemente l’ambiente. Ma non erano fonti di energia pulita?


(C) Klaus Holl, 2005
BBC world news informa in un articolo della chiusura di una fabbrica di pannelli fotovoltaici di proprietà della Jinko Ltd. La fabbrica è sita nel villaggio di Hongxiao  parte della provincia del Zhejiang (浙江), vicina a Shanghai, ed è stata chiusa a causa di una protesta da parte di qualche centinaio di persone che alcuni giorni fa hanno fatto irruzione nell’impianto, rovesciando automobili e devastando gli uffici (BBC di ieri). Secondo quanto riportato dall’emittente inglese (ma anche da molte altre fonti quali New York Times e The Guardian, tra gli altri), la fabbrica immagazzinava i rifiuti del processo di realizzazione dei pannelli, altamente tossici, all’aperto anzichè in un magazzino chiuso. Una tempesta a fine agosto sembra aver determinato lo scarico accidentale dei materiali tossici nelle acque di un fiume vicino, determinando alte concentrazioni di fluoruro (Ingl. Fluoride) nell’acqua. L’inquinamento di materiale tossico ha determinato una visibile moria di pesci, oltre a un notevole rischio di intossicazione per la popolazione residente. Una persona è stata inoltre arrestata per aver diffuso dicerie su un aumento dei casi di leucemia e tumore nell’area dell’impianto (31 casi di cancro e 6 di leucemia, secondo NYT), il quale tuttavia secondo l’ufficio per la protezione dell’ambiente locale risultava fuori norma già dai test effettuati ad aprile.
Con questa notizia, vorrei stimolare una riflessione importante. Quando sentite dire che “le fonti rinnovabili sono a impatto zero”, ricordatevi dell’incidente di Zhejiang. Non tanto perchè l’azienda ha ignorato allarmi e procedure di sicurezza, quanto per il fatto che produrre pannelli fotovoltaici implica l’utilizzo e la gestione di inquinanti, cioè di scorie non meno tossiche di quelle generate dal processo nucleare, e come tali soggette a incidenti e violazioni normative. Altro che “impatto zero”.

lunedì 19 settembre 2011

Siemens esce dal nucleare

Le 17 centrali nucleari tedesche
(C) IPPNW.de

 BBC ci informa che, a seguito della decisione del governo tedesco di spegnere le loro 17 centrali nucleari (23% dell’energia) entro il 2022, il colosso Siemens ha preso la decisione di non produrre più tutti quei componenti che servivano per la cosiddetta “isola nucleare” delle centrali atomiche. Sarebbe a dire che continueranno a produrre soltanto le parti convenzionali (turbine, condensatori, ecc), finalizzate a centrali a combustibili fossili ma utilizzabili anche per la parte convenzionale delle centrali nucleari.  Secondo l’articolo, il CEO della compagnia Peter Loescher ha dichiarato che per loro “il capitolo è chiuso”: anche la collaborazione con la russa Rosatom sarà cancellata. Sempre secondo BBC, Siemens è stata fornitore completa di tutte le 17 centrali nucleari tedesche e di alcune centrali Finlandesi e Cinesi solo per la parte convenzionale. Ora, l’azienda punta a supportare il progetto tedesco di portare al 35% l’energia da fonti rinnovabili entro il 2020.

Va bene, un’azienda privata deve ovviamente seguire il mercato per poter stare a galla. Vista l’aria che tira, era inevitabile una bella retromarcia rispetto all’affermazione pre-fukushima dello stesso Loescher (“in vista del mutamento climatico globale e della crescente domanda energetica mondiale, per noi l’energia nucleare rimane parte essenziale di un mix energetico sostenibile”, BBC trad. P.V.). Comunque sia, un gran numero di dipendenti Siemens con competenze avanzate sugli aspetti nucleari della produzione energetica perderà a breve il lavoro, scalzata dalla promessa di un 35% di rinnovabili pagata con il famoso 23% di nucleare. Un po’ come dire che decidiamo di lasciar perdere i treni e spingere sull’uso delle biciclette per ragioni ecologiche (o demagogiche?). E così facendo, la nostra principale industria del settore ferroviario si riconverte a produrre biciclette, licenziando un sacco di bravi tecnici con le competenze per realizzare una locomotiva e sostituendoli con gente in grado di fare ottime biciclette (ne servono molti meno). Niente di personale su chi progetta e costruisce velocipedi, la loro dignità non è in discussione; solo non stupiamoci se i ragazzi più talentuosi, capaci di progettare, costruire e far funzionare i sistemi più complessi, scappano all’estero a cercare un lavoro degno del tombino che si son fatti  a studiare. Da oggi, questo varrà anche per la Germania: benvenuti nel club.

lunedì 12 settembre 2011

Esplode un forno in Francia.

Secondo Ansa, Le Figaro e BBC News, che prendono da Reuters, stamattina alle 11:45 circa si è verificata un’esplosione presso il sito nucleare di Marcoule, nella regione Languedoc-Roussillon. In attesa di saperne di più da fonti ufficiali, sappiamo che c’è stato purtroppo un morto e alcuni feriti (quattro, secondo ansa e la sua fonte Midi libre). Ansa sostiene che ci sono dei reattori in sito, cosa che probabilmente ha copiato malamente da Wikipedia italiana; BBC invece non ci casca (d’altronde sulla wiki inglese è ben scritto che l’ultimo reattore del sito è stato chiuso nel 1984).
Sembra che sia stato delimitato un perimetro di sicurezza ma al momento non ci sia stato rilascio di radiazioni o materiale. Secondo l’autorità per la sicurezza nucleare francese (ASN) il forno era usato per fondere rifiuti metallici e bruciare scorie radioattive a bassa e media intensità. Per il momento le autorità stanno applicando le procedure di sicurezza previste in questi casi, ma non ci sono ancora comunicazioni definitive.
Spero di aggiornare presto questo post con notizie fresche.

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AGGIORNAMENTO 2011-09-19 h17:16

Leggo ora su ASN che l'incidente è stato classificato come non radiologicamente rilevante. Sono in corso indagini per comprenderne le cause secondo le normali procedure.