venerdì 22 aprile 2011

La Stampa e TG Leonardo sono convinti che produrremo presto energia spaccando pezzi di granito.

Gira da qualche giorno un articolo di La Stampa a proposito di un curioso esperimento presentato al Politecnico di Torino. Il responsabile del gruppo di ricerca, prof. A. Carpinteri (docente storico di scienza delle costruzioni alla facoltà di ingegneria meccanica proprio al PoliTo), fa parte di un gruppo di ricerca più vasto sul tema dei cosiddetti fenomeni “piezonucleari”, insieme con F. Cardone del CNR di Roma. L’evento di presentazione è stato mostrato anche da TG Leonardo (particolarmente divertente: non ho mai sentito così tante idiozie in così pochi minuti di servizio).
L’idea alla base del piezonucleare è di indurre reazioni nucleari attraverso la compressione della materia, sia solida che liquida: in passato, il gruppo aveva tentato di dimostrare un’accelerazione del tempo di decadimento del Torio 228 se messo in soluzione acquosa sottoposta a cavitazione. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’articolo conseguente a questo esperimento è stato oggetto di numerose critiche da parte della comunità scientifica internazionale.
Oggi, lo stesso team presenta al politecnico di Torino una nuova prova dell’esistenza di effetti piezonucleari sotto forma di emissione di neutroni all’atto del cedimento strutturale di un blocco di granito. Secondo l’interpretazione del gruppo, la tensione liberata dalla rottura del blocco indurrebbe la fissione nucleare di alcuni atomi di ferro contenuti nel campione, trasformandoli in alluminio e liberando neutroni.
A supporto di questa ipotesi, il gruppo presenta in un articolo su ArXiv.org alcuni esperimenti eseguiti con marmo di Carrara e pietre di Luserna (granito), dai quali si evincerebbe la presenza di tracce infinitesimali di alluminio, accompagnata dal rilevamento di un picco di radiazioni neutroniche oltre 10 volte il fondo naturale. Il fenomeno sarebbe rilevabile soltanto nel granito, il che è spiegato dal team di ricercatori come dovuto al fatto che la rottura del marmo non genera un’energia sufficiente a provocare la fissione del ferro.
Fin qui, la faccenda genera solo stupore e un po’ di sano scetticismo sui metodi e risultati dell’esperimento. Nel percorso della scienza, è proprio questo l’atteggiamento corretto: chi vuole mostrare un nuovo fenomeno fisico e proporre una spiegazione deve rispondere in modo ragionevole a tutte le controargomentazioni possibili e immaginabili, cosicchè si deduca che quanto sostiene è effettivamente oggettivo. Vedremo se il team di Carpinteri e Cardone, finora un po’ carente su questo aspetto, saprà dare dimostrazione adeguata dei fenomeni che presenta.
Ma il meglio arriva dai nostri soliti solerti giornalisti: La Stampa pubblica infatti un delirante articolo a firma Andrea Ciattaglia, dal quale si evince chiaramente che non ha capito assolutamente nulla della ricerca presentata ma preannuncia la soluzione dei problemi energetici (?) del pianeta.
Nell’articolo si parla di “Centrali a ferro, nichel, oppure a granito per produrre l’energia nucleare del futuro.” Ve lo immaginate? Una pressa enorme che schiaccia un blocco di granito fino a romperlo, usando mostruose quantità di energia per ricavarne qualche neutrone  (rilevabile a fatica).
Ma la fisica ci dice che la reazione di fissione produce energia se a rompersi sono atomi più grossi del ferro; se no la reazione è addirittura endoenergetica, cioè richiede energia! È la ragione per la quale le stelle con massa superiore a 8 volte quella del sole esplodono come supernovae. Proprio qui sta la novità ipotizzata da Cardone e Carpinteri: i neutroni rilevati sarebbero molto energetici, il processo ipotizzato sarebbe quindi esoenergetico e la fisica nucleare completamente da buttare. Niente male per aver spaccato due sassi. Ma pensare a ipotesi alternative?
Comunque, anche se fosse vero quanto sostengono Carpinteri e soci e riuscissimo a trasformare l’energia di quei quattro neutroni in energia elettrica, come mai faremmo a compensare tutta quella usata per la compressione del granito? In altre parole: dò 100 di energia schiacciando, 99 serve per rompere il granito e 2 (immaginando una fissione esoenergetica...mah)  finisce ai neutroni emessi. Dove sta il vantaggio, esattamente?
Ma non è finita: l’articolo di Ciattaglia prosegue con un bel “senza emissioni radioattive”. Certo perchè i neutroni emessi non sono radiazioni? “E con lo stesso procedimento si potranno trattare scorie nucleari riducendone la nocività diecimila volte più velocemente che in natura” bello dare per scontato un risultato sul quale gli stessi autori sono scettici (e comunque sarebbero 104 volte meno, non diecimila).
Elementi non radioattivi (ferro, nichel, calcio), sia disciolti nei liquidi sia in versione solida, che vengono sottoposti a onde di pressione, anche fino alla rottura, liberano flussi di neutroni.” Dire che ferro, nichel e calcio sono “elementi non radioattivi” è già una bella stupidaggine: esistono isotopi radioattivi di tutti e tre gli elementi (così come esistono isotopi non radioattivi del Cesio per esempio) e nulla esclude la possibilità che esistano già nel granito usato per l’esperimento o siano generati dalle ipotetiche fissioni piezonucleari.
Il flusso di neutroni sprigionato dal materiale “porta via” parte della sua eventuale radioattività”. Questa frase non vuol dire assolutamente nulla: la radioattività è una proprietà di un nucleo atomico e si può eliminare soltanto rimuovendo l’atomo radioattivo o lasciando che decada e diventi stabile. È come dire che accendendo una lampadina blu, il flusso di fotoni generato “porta via” il colore della lampadina.
Ma la cavolata maxima arriva nel gran finale: “gran parte dei fisici e altri scienziati non riconoscono i risultati di questi esperimenti, eseguiti quasi clandestinamente e senza finanziamenti - dice Carpinteri -. I test mettono in discussione la fisica di Einstein e Bohr, che molti studiosi non sono disposti a rivedere”.
Ah, l’inconfondibile profumo del complotto internazionale. Sarebbe a dire che gli scienziati cattivi e corrotti non vogliono rivedere l’A-B-C della fisica nucleare sulla base di un paio di esperimenti dai risultati incerti. Un ottimo escamotage per nascondere l’evidenza, cioè la mancanza di risposte convincenti alle domande (lecite) degli scienziati, nascondendosi dietro l’ignoranza del giornalista di turno. Congratulazioni.

giovedì 14 aprile 2011

L’incidente di Fukushima sale al livello 7. E i venditori di apocalissi spopolano.

La scala INES (fonte: IAEA)

Qualche giorno fa, il livello di gravità dell’incidente di Fukushima è stato innalzato a 7 sulla scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale). Subito, molti giornali e telegiornali già distratti da altre questioni hanno rinvigorito il tiro a segno sulla questione nucleare, tirando fuori dal cappello a cilindro certe perle degne di nota. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
L’assegnazione INES indica la gravità dell’impatto di un guasto o incidente nucleare (o di un evento radiologico non nucleare come quello di Goiania) nei confronti di 1) persone e ambiente, 2) Barriere radiologiche e controllo del reattore, e 3) difesa in profondità (così si chiama la strategia di protezione per passi successivi adottata negli impianti nucleari). Senza entrare troppo nel dettaglio, basta un’occhiata alla sempre ottima analisi di unico-lab per rendersi conto che questo valore non indica assolutamente un peggioramento delle condizioni della centrale di Fukushima Daiichi. Le condizioni restano gravi, al limite un po’ migliori di com’erano una settimana fa, ma la classificazione INES è da considerarsi come la scala Mercalli per i terremoti: una valutazione successiva della gravità di un evento, peraltro ancora provvisoria.
Se siete curiosi di capire come mai l’evento è stato riclassificato livello 7 basta guardare la slide 10 di questa interessante presentazione IAEA: tra i tanti parametri leggiamo una stima di rilascio di 1,3x1017 Bq di Iodio-131 e 6,1x1015 Bq di Cesio 137. Nella tabella comparativa Nisa ripubblicata da unico-lab troviamo un confronto coi rilasci di Chernobyl: siamo a circa un decimo del valore, sia come Iodio che come Cesio. 
Attenzione: se nei prossimi giorni dovessero malauguratamente esserci nuovi rilasci, si potrebbe raggiungere ed eventualmente anche superare la quantità di radioattività rilasciata durante l’infausto incidente ukraino. Dovrebbe però essere rilasciato dieci volte più materiale radioattivo; per giunta nel caso giapponese l’emergenza è stata gestita in maniera molto migliore rispetto a Chernobyl (v. pastiglie di iodio ed evacuazione immediata laddove serviva) e la situazione non è altrettanto grave (non c’è fusione completa del nocciolo con distruzione del contenimento e rilascio grave in alta atmosfera) anche se qui sono coinvolti più reattori.

Per capire meglio come l’hanno presa i “soliti” giornalisti italiani, vediamo ora a titolo di esempio l’astuto TG di La7, il cui servizio datato 12 aprile è riassunto per iscritto sul sito: “Pressati dagli esperti internazionali e dai paesi limitrofi, i giapponesi hanno dovuto ammettere che i danni causati dal terremoto dell'11 marzo alla centrale di Fukushima sono di gravità pari a quella di Chernobyl.”

No, semplicemente i giapponesi hanno seguito i protocolli internazionali e dato evidenza della situazione quando ne hanno avuto la certezza. Inoltre, come già detto, i danni non sono pari a quelli di Chernobyl ma molto meno (i noccioli sono ancora chiusi nei contenitori di sicurezza, pur danneggiati) e i rilasci sono dieci volte minori, pur rientrando comunque nel livello 7.

 “Una crisi di livello 7 ( e non più 5), il massimo della scala per un impianto nucleare, affermano ora i tecnici della Tepco. Eppure proprio oggi il premier nipponico Naoto Kan aveva affermato che la situazione si stava stabilizzando”

Infatti è così, sperando che non arrivino altre scosse devastanti o cedimenti strutturali.
“ respingendo le critiche sui ritardi del governo nella comprensione della gravità del disastro: "Abbiamo solo atteso il parere degli esperti che hanno fatto le loro valutazioni sulla base degli standard internazionali", ha osservato Kan.”

Appunto. Considerato che, secondo Greenpeace, persino il fondo naturale di radioattività è inaccettabile, i giapponesi hanno saggiamente atteso il parere delle loro agenzie nucleari NISA e JAIF e della IAEA prima di innalzare il livello INES ed espandere l’evacuazione.  
“A muovere pesanti rilievi all'operato del governo di Tokyo ci sono gli ambientalisti di Greenpeace che parlano di ritardo inaccettabile, visti i dati raccolti dalle squadre di radioprotezione inviate sul posto dall'organizzazione.

Mi fa sempre ridere pensare a un esperto di Greenpeace che comunica di essere stato in zone in cui il livello di radioattività è pericoloso. Ma se è pericoloso e lui/lei c’è andato/a, ora non dovrebbe star male o quantomeno essersi preso/a radiazioni in eccesso? Ed è disposto a rischiare così tanto (secondo lui/lei) pur di avvisarci? Non sarà che esagerano un po’?

"La storia dell'industria nucleare è macchiata di silenzi.”

Fantastica la vena complottista. Ha sempre un sapore particolare quando ci sono di mezzo tragedie umane.

Sia in Giappone che altrove, l'industria nucleare ha di nuovo cercato di minimizzare il rischio sulle popolazioni colpite da questa tragedia ", afferma Greenpeace che già tre settimane fa aveva chiesto di classificare quest'incidente con il livello 7

Talmente minimizzato che secondo BBC e giappoazzie (e anche secondo me) siamo al delirio della Cherenkofobia™ (cioè fobia delle radiazioni, l’espressione è copyright del buon Vanzo). È vero che già il 27 marzo Greenpeace invocava un allargamento della zona di evacuazione, sulla base di alcuni rilevamenti tra cui quelli effettuati a Iitate, 40 km a Nord-ovest di Fukushima Daiichi. E avevano ragione, tant’è che li hanno ascoltati nel giro di pochi giorni: le dosi denunciate dagli stessi ambientalisti arrivavano sino a 10 microSv/h (pericolose ma nei mesi, non in pochi giorni), quindi c’era tutto il tempo di verificare la situazione prima di fare passi falsi.

Per curiosità, anche questo filmato concorda sostanzialmente con quelle dosi, ma posso assicurarvi che il giornalista è vivo e vegeto, sta benone e non ha innalzato in modo percettibile la sua probabilità di sviluppare un tumore o una leucemia a causa di questa breve incursione nelle vicinanze della centrale (vero ing. Ruffatti?).
 
Insomma la Nisa conosceva già bene la gravità della situazione e probabilmente intuiva da un po’ che potesse essere un livello 7, visti i rilasci significativi di materiale radioattivo. Perchè non ha agito prima? Semplicemente perchè per alzare il livello della crisi ed evacuare parecchie migliaia di persone in più bisogna essere ben sicuri che il problema sia aumentato talmente tanto da metterli veramente in pericolo. O vogliamo provocare un’evacuazione di massa (con tutti i problemi che questo comporta) senza avere numeri ma solo sulla base del parere di un’associazione indipendente di ambientalisti?

Segnalo che ho aggiunto una pagina al blog con alcune domande&risposte sulla radioattività. Spero possa interessarvi! I commenti sono, come al solito, benvenuti.

mercoledì 6 aprile 2011

Buone Nuove dal Giappone e altre bufale

Prima e dopo le riparazioni
alla perdita d'acqua.
Foto: (C) Kyodo News

Ci sono ottime novità: la falla che zampillava acqua radioattiva dai sotterranei del reattore 2 di Fukushima Daiichi è stata finalmente tappata (tutte le fonti, in particolare Kyodo News, BBC  World News, IAEA e l’ottimo blog unico-lab segnalato da Mario, che ringrazio caldamente). Speriamo ora che non ci siano altre perdite di rilievo.  Le ultime di Kyodo News dicono che TEPCO avvierà l’immissione di Azoto nei reattori per scongiurare il pericolo di ulteriori esplosioni d’idrogeno (l’operazione dovrebbe essere già iniziata mentre scrivo).

Nel frattempo, sul sito del MEXT ci sono le letture di radioattività di ieri, relative alle diverse prefetture Giapponesi. In particolare nella prefettura di Fukushima si rilevano valori di un certo rilievo: a circa 20 Km  a nord-ovest dell’impianto il ministero giapponese segnala ben 58,3 mSv/h (nella zona di evacuazione, che a questo punto non è più precauzionale direi) e alcuni valori tra 26 e 29 mSv/h in siti entro 30 Km dalla centrale (zona del tanto discusso Sheltering, cioè l’obbligo di stare in casa a porte e finestre chiuse per limitare il contatto con il materiale radioattivo).

dati di unico-lab, tratti dal Japan Atomic Industrial Forum (JAIF)  sono in sostanziale accordo con la NISA, ma la cosa non stupisce. I dati del team di Greenpeace che monitora la zona sono invece interessanti perchè minori dei 10 mSv/h che GP stessa dichiarava qualche giorno fa a 40 km dalla centrale, il che presumo significhi che c’è un miglioramento. Ora il punto massimo misura  4,52 mSv/h (segnalo solo il refuso “activity” nell’intestazione della colonna: è una dose, non una misura di attività).

Per quanto riguarda la contaminazione marina, IAEA sostiene che i suoi rilevamenti indicano fino a 41.000 Bq/l di Iodio-131 e 19.000 Bq/l di Cesio-137 (rilevati durante la mattinata del 4 aprile; il trend per entrambi gli isotopi era però purtroppo in aumento).


Schema dell'area della centrale di Fukushima Daiichi con le stazioni
di monitoraggio e i valori rilevati giorno dopo giorno
Schema: NISA
Si trovano anche le letture di radioattività della NISA alla centrale di Fukushima Daiichi aggiornate al 4 aprile: i livelli sono in generale piuttosto elevati, per esempio nella stazione di monitoraggio lato sud degli uffici si sono rilevati valori in lenta discesa da 808 a 750 mSv/h . Qui di fianco un’immagine che mostra i punti di rilevamento nelle vicinanze della centrale e i valori riscontrati in questi giorni.

Le letture indicate significano che una persona che fosse rimasta sottoposta a quella dose per un lungo periodo di tempo (per esempio un tecnico della centrale che rimanesse lì a lavorare per un turno di otto ore) riceverebbe una dose totale di circa 6.232 mSv, cioè 6,232 mSv. Non è una dose da effetti immediati, dunque sul momento non proverebbe alcun sintomo. Dando però credito alle stime conservative dell’autorevole ICRP (International Commission on Radiological Protection, che tra l’altro emana raccomandazioni specifiche per la crisi giapponese) sulla relazione dose-danno e sulla mancanza di soglia minima per gli effetti ritardati (questo articolo online dovrebbe chiarire un po’ le idee ai profani), il poveretto avrebbe un incremento dell’incidenza (probabilità) di tumore o leucemia di circa +0,006232% annuo per alcuni anni. Questo naturalmente a patto di non ricevere nessun’altra esposizione, cosa che definirei improbabile data la situazione...credo comunque che riporti efficacemente il problema alle sue dimensioni reali. La BBC ha addirittura prodotto una stima che vedrebbe i lavoratori della centrale avere un incremento dell’incidenza di tumori/leucemie dell’ordine del 2-4% complessivo in tutta la vita (a fronte di una probabilità complessiva di tumore in tutta la vita del 25%). La stima si basa su valori di dose equivalente di 400 mSv, che era quanto era stato dichiarato da TEPCO stessa nei momenti di massima esposizione alle radiazioni dei suoi tecnici; va naturalmente presa con le pinze finchè non sapremo veramente quali dosi sono state assunte complessivamente.

A livello di bufale nucleari segnalo la parziale smentita dell’Ing. Ruffatti, che su Giappopazzie tenta rocambolescamente di spiegare nel dettaglio alcune affermazioni per le quali ha ricevuto forti proteste (vedasi l’articolo sul Fatto quotidiano sbufalato nel post di ieri). Ruffatti, contattato di persona, si scusa perchè il giornalista del Fatto (ricordiamo nome e cognome: Marco Maroni) gli avrebbe messo in bocca “per fretta” alcune panzane. Egli dice inoltre “Infine le debbo dire che io non ho affatto guidato il programma atomico dell'Ansaldo: allora avevo 29 anni e molti capi sopra di me, io ero solamente il capo officina che ha costruito gli internals e 21 scambiatori di BP” [sic]. Leggo ora il commento di Alessandro sul post di ieri che annunciava già la cosa qualche ora fa.
Prima che qualcuno perda la pazienza, vorrei ricordare all’Ing. Ruffatti che l’aver fatto il capo-officina all’Ansaldo per un certo periodo di tempo NON lo rende un esperto nucleare “a tutto tondo”. È una competenza che non si raggiunge mai, ma si costruisce giorno per giorno mettendosi in discussione continuamente. E vedo che lui ne è ben lontano, vista la sua ignoranza totale sugli effetti delle radiazioni ionizzanti.

Altrimenti non mi spiegherei una frase come questa:  Sugli operai vorrei anche io che vivessero oltre 100 anni, ma lei saprà benissimo (legga Wikipedia) che se l’esposizione supera i 0.4 millisievert e vanno a 2-3 millisievert/giorno la leucemia non gliela leva se non il Padre Eterno.” (tratta dalla risposta personalmente inviata da Ruffatti all’owner del blog Giappopazzie).

Prima di tutto 0,4 milliSievert non sono una esposizione ma un’equivalente di dose al corpo intero (per gli amici dose anche se è improprio) e la differenza è tutt’altro che accademica visto che passare dall’una all’altra non è facile. Se l’Ing. Ruffatti capisse qualcosa di radioattività conoscerebbe allora la relazione dose-danno dell’ICRP (A-B-C della radioprotezione), che è qualcosa di estremamente (qualcuno direbbe esageratamente) cautelativo e che dà per una dose di 0,4 mSv un incremento annuo della probabilità di tumore o leucemia dello 0,0004% (ovvero +1% annuo per 1Sv). Questa è la scienza, che come ho già detto dopo 70 e più anni di studi conosce bene le conseguenze di questo tipo di problemi. Di conseguenza, sostenere, sulla base di qualche stupidaggine letta su Wikipedia, che gli operai della centrale di Fukushima sono tutti morti è più di una panzana: è una gravissima offesa a un gruppo di povera gente che si sta facendo il tombino per rimediare a un grave problema.

lunedì 4 aprile 2011

L’apocalisse nucleare e altre storie giornalistiche

Ora che l’afflusso di novità di stampo tecnico-nucleare dal Giappone ha raggiunto un minimo di stabilità (non certo perchè la situazione si sia risolta, anche se a quanto sembra il peggio è passato) è giunto il momento di sbufalare impietosamente quei giornalisti da quattro soldi che ci hanno regalato momenti di vero terrorismo mediatico, cavalcando l’onda della crisi nucleare. Sono sempre più convinto che la ragione per la quale in questo paese non si riesce più a discutere di nulla senza litigare derivi almeno in parte dal modo assurdamente sensazionalistico con il quale i media presentano le notizie. Citerò quelle più assurde che mi è capitato di leggere/ascoltare.

Ce n’è un po’ per tutti, fatto salvo il Sole 24 ore, che lancia solamente alcune affermazioni un po’ azzardate in certi momenti (vedi gli articoli a firma di Elena Comelli) ma per contro si prodiga di spiegazioni tecnico-divulgative di tutto rispetto. 

Male il Corriere della Sera che, accanto ad articoli sensazionalisti ma tutto sommato corretti (chiudendo un occhio sul titolo...ma almeno citano le fonti)  si fa fregio di qualche articolo più dettagliato per spargere un po’ di terrore gratuito: ad esempio questo in cui sembra che Tokio sia una città ormai in preda al terrore e questo in cui pubblicano allegramente la notizia di radioattività nelle verdure in arrivo da Kagoshima, 1600 km a sud di Fukushima...ma verificare le notizie? Comunque, il meglio il Corriere lo raggiunge con l’articolo sul blog online che sbufala i giornalisti, pontificando e prendendo apparentemente le parti di questi blogger stufi della costante disinformazione sensazionalistica organizzata. Perchè rappresenta il massimo dell’ipocrisia? Basta dare un’occhiata al Journalistic Wall Of Shame stesso per accorgersi che una buona metà degli articoli “sbufalati” sono dello stesso Corriere della sera! Complimenti davvero, allora sapete di essere dei fresconi ma vi piace così.

Nella hit parade dei giornali italiani più sensazionalisti, darei personalmente la medaglia di bronzo a La Stampa. Meraviglioso l’esordio del giorno 11 Marzo, dove in un articolo intitolato “Giappone, scatta l’allarme nucleare” campeggia l’immagine di un’impressionante esplosione. Fungo nucleare? Ovviamente no, c’è infatti scritto sotto in piccolo, nella didascalia, “Violenta esplosione in una raffineria nei pressi di Tokyo”. Che sta a 250 km da Fukushima.  Poi interviene l’autorevole Piero Bianucci, noto divulgatore scientifico torinese, ideatore e conduttore dell’iniziativa “giovedìscienza” e dell’inserto settimanale “tuttoscienze” di La Stampa, presidente del comitato scientifico di Experimenta ed ex presidente del planetario di Torino Infini.To, ecc. ecc. Nel suo articolo (intitolato, tanto per gradire, l’incubo dell’effetto Fukushima), il prode Bianucci (laureato in Lettere e Filosofia, lo ricordiamo) si prodiga di spiegarci come la situazione sia gravissima, ricordandoci che “siamo qui con il fiato sospeso a seguire gli sviluppi di incidenti gravissimi ai reattori di Fukushima, due dei quali già semidistrutti da esplosioni dovute all’accumulo di idrogeno”.  Poi, dall’alto delle sue due lauree in ingegneria nucleare (o erano tre?) e una in raffreddologia a distanza dei reattori nucleari giapponesi, ci spiega che usare acqua di mare per raffreddarli equivale a buttarli via (falso, si sarebbero potuti pulire tranquillamente se non avessero fuso il nocciolo qualche giorno dopo) e che questo indica la gravità della situazione, bla bla bla. Il tutto è condito di un’aura di condanna mista a divertito pessimismo, come a dire “beh, ora la vedo dura imporre alla gente la tecnologia nucleare”.  Dulcis in fundo, sempre La Stampa ci informa in un articolo del 28 marzo che c’è una “parziale fusione del nucleo” (de che? Nucleo atomico? O intendete il nòcciolo del reattore?) e che “Dopo l’acqua con forti valori di radioattività sia nel seminterrato della turbina del reattore n.2 sia fuori dallo stesso edificio, nella centrale di Fukushima sono comparse anche tracce di plutonio, in cinque aree diverse”. A parte che di plutonio, come abbiamo visto in questo post precedente, ce n’è probabilmente di più nel cortile di casa mia, sono soprattutto esterrefatto dalla precisione della descrizione riguardo alla posizione dell’acqua; niente male per chi se ne sta seduto a 10.000 km di distanza a cliccare le news giapponesi senza farsi troppe domande: se scoprite altro abbiate almeno la cortesia di comunicarlo ai tecnici giapponesi, visto che pare stiano cercando ancora adesso da dove arriva l’acqua.  

Medaglia d’argento invece al Fatto quotidiano, il celebre giornale indipendente (che cioè non riceve finanziamenti statali) vicino a IDV. Il fatto, in un articolo del 21 marzo, titolava “Fukushima, radiazioni elevate da nucleo 3 - Sarkozy: “Chiuderemo le centrali non sicure”” (ancora con ‘sto nucleo?). A parte che la frase di Sarkò suona un po’ come dire “non mangeremo ciò che non è commestibile” (ma va?), ma il succo, a differenza di La Stampa, arriva dentro l’articolo: perle come questa “Intanto un livello molto elevato di radioattività è stato individuato per la prima volta in legumi provenienti da Tokyo, ma non destinati alla vendita.” (figuriamoci: a Tokio negli stessi giorni si vietava il consumo di acqua potabile, ma solo per precauzione perchè c’erano 1,5 Bq/Kg di radioattività, con un livello di allerta di 300 Bq/kg). Mitico il paragrafo sulla radioattività rilevata a Vienna “E’ escluso che in Austria rappresentino un pericolo per la salute e per l’ambiente”, ha detto un portavoce dell’Agenzia, aggiungendo che i valori misurati sono ben al di sotto dell’intensità della radioattività naturale”(patetico: siamo dall’altra parte del pianeta).  Da ultimo, visto che l’attenzione sta calando mentre c’è da foraggiare il referendum antinucleare di IDV, il fatto passa all’arrembaggio con questo articolo datato 31/3 a firma Marco Maroni. L’articolo è veramente una perla di faziosità antinucleare, si leggono frasi come “Ma teniamo presente che le radiazioni sono tali che nessuno ora può lavorare là senza sacrificare la vita. I tecnici che abbiamo visto in tv al lavoro nella centrale hanno ancora pochi giorni da vivere” (a metà tra l’offensivo e il pessimo gusto: sono tecnici impegnati a sistemare un problema pericoloso, non kamikaze indirizzati al suicidio collettivo per il bene della TEPCO. Per evitare gli effetti delle radiazioni basta lavorare a rotazione ed evitare le parti più contaminate)  oppure “Ho l’impressione che l’esplosione abbia danneggiato anche queste [le piscine di decadimento], vuol dire che ci sono le scatolette con le pastiglie di uranio arricchito che sono finite chissà dove. È roba che uccide un uomo in un’ora, ma bisogna trovarle, senza acqua di raffreddamento vanno in fusione anche quelle”. Ricordo al signor Ruffatti che 1) non mi risulta che le piscine di decadimento contengano anche il combustibile fresco, 2) in caso affermativo, l’uranio è talmente poco radioattivo che non scalda (quindi non fonde) e soprattutto non uccide proprio nessuno in un’ora, nemmeno a tenerselo in tasca (il Prof. Brisi del politecnico di Torino lo faceva di tanto in tanto) 3) se è tanto bravo a capire com’è messo il reattore di Fukushima da quasi 10.000 km di distanza, perchè non va là a dare una mano? Complimenti per l’imparzialità.

Medaglia d’oro infine alla leggendaria Repubblica (poteva mancare?). Sono talmente dei campioni nello sport della diffusione di bufala mediatica da meritarsi più di metà delle citazioni riguardanti giornali italiani nella già citata Journalistic Wall Of Shame. In sostanza, oltre a rivaleggiare con il Fatto in quanto a faziosità e sensazionalismo fuffatico, Repubblica è l’unico quotidiano italiano a ricevere ben due Severity 10 (sarebbe a dire “Hysterical fear-mongering along with racial/cultural/political bias”, cioè “mercificazione isterica della paura insieme a discriminazione razziale/culturale/politica”) per questi due articoli: “Tokio capitale in agonia” di Giampaolo Visetti e “L’abitudine al dolore è dentro il destino”di Vittorio Zucconi. Poichè il secondo articolo non parla di nucleare e questo post è già abbastanza lungo, mi limiterò a prendere rapidamente in esame un paio di perle del primo.  
Perla n°1: ”Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute, ma l'impatto pubblico della notizia è stato tremendo. Radioattivi anche il latte proveniente da Fukishima e alcune partite di spinaci prodotti nella prefettura di Ibaraki. Già in commercio, non si sa dove siano finiti.” Abbiamo già visto com’era messa l’acqua a Tokyo; quanto a verdure e latte mi chiedo quanto ne sia arrivato dalle prefetture colpite, visto che ci sono kilometri di costa rasi al suolo. Inutile commentare l’inquietante “non si sa dove siano finiti”.
Perla n°2: “La domanda non è più quando Tokyo tornerà al business e alla quotidianità smarrita, ma se ciò risulterà possibile. Il crollo del traffico e della folla per strada è impressionante.” Complimenti per la balla; chi in Giappone ci vive (come questo e quest’altro blogger) sostiene che la città è solo parzialmente al buio e che i giapponesi tentano di condurre una vita normale nonostante l'inquietudine trasmessa loro da amici e parenti stranieri (!). La testimonianza telefonica di una mia amica (grazie a Sara C.) che è stata là di recente parla di amici giapponesi allarmati più dalle telefonate ricevute dall’estero che dalla loro situazione, perchè ciò che là è vissuto come un forte terremoto con conseguenze gravi, all’estero è vissuto come una catastrofe nucleare grazie ai media e alla loro sete di esagerazione. Tanto che alcuni si chiedono se il governo stia nascondendo loro qualcosa, visto che all’estero sono tutti allarmati... avrà ragione il governo giapponese o i giornalisti esteri (e isterici) che scrivono dall’altra parte del globo facendo copia&incolla da Reuters?
Perla n°3: “All'agonia di Tokyo e allo spettro di un'esplosione nucleare, si somma l'ecatombe nelle prefetture sommerse dallo tsunami.” Ancora con questa storia dell’esplosione nucleare??? Ma la vogliamo capire che parlare di centrale nucleare che esplode come una bomba atomica è come dire che la vostra automobile esplode come una gigantesca molotov? Finiamola con queste fesserie.

Non sarebbe finita qui. C’è ancora da parlare della storia strappalacrime di Futoshi Toba (al minuto 10:17 dell'intervento di Gramellini a Che tempo che fa del 19 marzo), una bufala inventata di sana pianta in Italia a partire, forse, da questa storia vera (?), ma eccellente occasione per l’autorevole Massimo Gramellini per spalmare un po’ di fango in diretta tv sullo stentato possibile futuro nucleare italiano. Grazie Gram, ci mancavi solo tu.  

E poi, all’estero, la CNN che riesce a pubblicare un video online della radioattività nei pressi di Fukushima con lo strumento completamente starato. Ma ad alimentare il sensazionalismo dei Media ci pensa anche il dotto parere del commissario per l’energia dell’UE Guenther Oettinger (laureato in Legge, dunque superesperto di energia nucleare...); nasce così l’Apocalisse a reti unificate (talmente apocalittica che dura si e no tre giorni, per essere spodestata violentemente dalla pressante questione libica).

E ancora, rientrando da noi, l’assurdo video di Adriano Celentano (un cantante!!) che mischia bombe atomiche, guerre e energia nucleare sparando più bufale di quante sia umanamente possibile raccontare (ma ci proverò in un altro post), insieme all’erudito e pacato parere di Beppe Grillo (sto scherzando, quando mai è pacato?) e all’intervista al chimico Prof. Vincenzo Balzani, che tra le altre cose sostiene la teoria che un microgrammo di plutonio sia la dose letale per l’uomo (la federazione degli scienziati americani parla di un esperimento del 1945 che sbufala quest’affermazione). Tutti questi simpaticamente mandati in onda su Rai 2 grazie all’imparzialissima Annozero. E chi più ne ha, più ne metta.

domenica 3 aprile 2011

Nuovi dati dal giappone

Secondo IAEA, ieri (2 aprile) TEPCO ha identificato una possibile falla dal reattore 2 attraverso un tunnel costruito per rifornire il reattore di acqua di servizio. I tecnici hanno tentato di turare la falla con una colata di cemento. Fallito il tentativo di arrestare la perdita di materiale radioattivo, oggi i tecnici stanno provando con un polimero in grado di assorbire acqua per un volume pari a circa 50 volte quello del polimero stesso. Una specie di spugnone in polvere, insomma (qui una foto di esempio). Da parte nostra, un sincero in bocca al lupo.

Secondo i rilevamenti del MEXT aggiornati alle 19:00 del 3 aprile (ovviamente ora locale) la situazione della radioattività ambientale rimane sotto controllo: il valore più elevato si registra nella città di Mito, prefettura di Ibaraki, con un valore che è passato da 0,180 a 0,175 mSv/h nel corso del weekend. Per confronto, si tratta di un valore pari a quanto è possibile rilevare con un contatore geiger sul retro di un monitor di tipo CRT durante il funzionamento (provare per credere, io l’ho fatto). Per contro, Greenpeace international segnalava qualche giorno fa di aver rilevato “fino a” 10 mSv/h nel villaggio di Iitate, a 40 km a nord-ovest di Fukushima Dai-ichi e 2-4 mSv/h a Fukushima city (questa è la mappa commentata dei rilevamenti). Quanto a IAEA, un loro team sta misurando nella prefettura di Fukushima; si parla genericamente di livelli tra 0,6 e 4,5 mSv/h con un livello di contaminazione ambientale  pari a 90-460 KBq/m2 (responsabile delle dosi di cui sopra).

Bisogna naturalmente vedere come hanno rilevato determinati valori e dove (parlo di tutte e tre le fonti); per il momento dobbiamo accontentarci di sentire le diverse campane e abbozzare.

Le letture di radioattività alla superficie del mare di ieri, sempre del MEXT, danno valori dell’ordine della decina di Bq/l in iodio-131 e pochi più di Cesio-137. Le letture si dose sopra il mare sono praticamente costanti a 0,08-0,09 mSv/h, poco più del fondo naturale.

Secondo IAEA, la gran parte delle restrizioni sull’acqua potabile sono state rimosse perchè la radioattività è rientrata nella norma; è rimasta solo una restrizione nella prefettura di Fukushima e solo per i bambini, come misura precauzionale. 

sabato 2 aprile 2011

BBC: Informazione di qualità

Segnalo agli anglofoni che la britannica BBC ha una sezione appositamente costruita per raccontare i dettagli della situazione giapponese, con particolare riferimento alla centrale nucleare di fukushima. C'è anche uno schemino interattivo che spiega cos'è successo e una pagina della serie Question&Answers sugli effetti delle radiazioni e sullo stato della centrale.

Appena riesco pubblicherò qualcosa sulle ultime notizie e qualche informazione in più sulle radiazioni.