lunedì 17 marzo 2014

Fukushima tre anni dopo

Unico-lab pubblicava qualche giorno fa un bel post dal titolo “Tre anni dopo Fukushima, in un’intervista particolare”. Si tratta di un'intervista che Toto, il principale autore del blog, fa a sé stesso a livello di bilancio dopo tre anni dal cosiddetto incidente di Fukushima.
Il formato dell’intervista é un po’ bizzarro, dato che si tratta di un’auto-intervista, ma tutto sommato si rivela, a mio parere, il modo migliore per chiarire alcune domande frequenti che i non addetti ai lavori si pongono spesso.
Comincio col dire che, a mio parere, il buon Toto é estremamente equilibrato e persino piú critico di quanto non lo sia io stesso. Ció detto, e riconoscendo l’importanza estrema del suo post, mi permetto tuttavia di fare un paio di commenti. Eccoli insieme a qualche estratto:
Tre anni fa un evento naturale dalla portata spropositata, la combinazione mortale di un terremoto e di uno tsunami, ha messo in luce la fragilità di molte opere dell'uomo, inclusa una tecnologia, quella nucleare, che era ritenuta dai suoi progettisti infallibile.
Mi permetto di suggerire un’interpretazione diversa. Non mi pare infatti che chi progetta centrali nucleari, o per meglio dire chi ne studia e garantisce la sicurezza, possa pensare che esse siano “infallibili”.
Il problema mi pare piuttosto che chi critica e contrasta l’uso dell’energia nucleare, spesso in realtá per interesse personale, punti il dito sulla sua fallibilitá, trascinando dietro di sé tutta la massa di persone che non hanno fiducia nelle istituzioni e nel lavoro degli altri.
Chi implementa i criteri di sicurezza in qualsiasi tecnologia moderna sa benissimo che qualsiasi cosa puó guastarsi; occorre quindi studiare come questa puó guastarsi e imporre soluzioni tecniche che non solo minimizzino la probabilitá che si verifichino guasti con impatto sulla sicurezza, ma anche che mitighino gli effetti di quei guasti quando essi si verificano.

Diró di piú: come identificato da Toto stesso un po’ in questa frase e un po’ oltre nel testo, Fukushima é in realtá un parziale successo della sicurezza nucleare! Un evento naturale che ha devastato qualsiasi altra tecnologia umana si trovasse d’innanzi, ha potuto pochissimo contro una centrale nucleare che si trovava completamente esposta ad esso. Certamente, quel pochissimo poteva essere nulla, e la causa di questo é da ricercarsi in negligenze umane che non possono essere ignorate. Ma la sostanza é che, ancora una volta, si punta il dito contro l’emergenza nucleare invece di considerarne il contesto.

Tutti gli studi internazionali fatti fino ad oggi dimostrano che i livelli radiazioni ricevuti dalla popolazione, sia direttamente, sia attraverso l'assunzione di cibo contaminato, sono estremamente bassi. E non stiamo parlando di chi era a Osaka o anche a Tokyo. La dose prodotta dall'incidente sommata al fondo naturale nelle regioni più colpite (molto basso) risulta essere inferiore al fondo naturale di molte città italiane. Sarà quindi estremamente difficile andare a discriminare quei pochi casi di insorgenza di cancro conseguenza dell'incidente rispetto alla grossa fetta della popolazione che, per altri motivi, è destinata ad ammalarsi.

Toto ha ragione: anche gli studi compiuti secondo la teoria LNT (uno per tutti qui) portano comunque a incidenze non significative rispetto al fondo naturale di radiazioni. E la ragione sta nella frase di Toto: i livelli di radioattivitá ambientale, sommati al rilascio di Fukushima, totalizzano comunque meno del fondo naturale di molte cittá per esempio italiane. Giova poi ricordare che la teoria LNT non é mai stata confermata sperimentalmente per dosi sotto 100 mSv / anno, anzi ci sono abbondanti indizi che suggerirebbero la sua fallacia per ratei di dose al di sotto di quella soglia (15 nations study, studi di laboratorio ma anche ció che é noto ad esempio sugli effetti di piccole dosi di raggi UV o una buona dose di buonsenso applicato alla salute dei piloti e hostess di linea, alle eclatanti affermazioni dei gestori di siti termali o gli studi sugli abitanti di posti come Guarapari o Ramsar). In ogni caso, ad oggi non esiste una conferma scientifica completa né della teoria senza soglia (LNT) né della cosiddetta teoria ormetica, percui é pratica comune considerare valido l’approccio conservativo della prima.

Purtroppo, dato che lo tsunami e il terremoto che hanno generato la crisi alla centrale nucleare hanno contemporaneamente polverizzato migliaia di altre strutture umane meno resistenti, incluse raffinerie, impianti chimici e ogni sorta di impianto a rischio rilevante, sicuramente il rilascio di tutte quelle sostanze cancerogene e tossiche avrá degli effetti a lungo termine, per quanto limitati di fronte ai 18000 morti dell’evento naturale. C’é da scommettere che, visto che si parla sempre e solo della centrale nucleare, anche quelle vittime finiranno per essere attribuite ad essa.

Eppure Fukushima ha fatto, fa e farà vittime (non necessariamente morti); la causa di queste vite infelici però non sono tanto i danni biologici delle radiazioni, ma le conseguenze psicologiche e biologiche della paura delle radiazioni e dello stress di vivere nel dubbio e nell'incertezza. La responsabilità di queste vite distrutte non è solo di chi ha progettato la centrale e di chi non ha controllato come questa venisse operata, ma anche di chi non si è preoccupato della formazione della popolazione e di chi ha generato paura con una cattiva informazione.[...]
E' mancata, e purtroppo continua a mancare, la corretta contestualizzazione del rischio.

Ancora una volta: bravissimo Toto! Questo messaggio é rivolto non solo a tutti gli spargitori di ansia gratuita (vero Arnie Gundersen, giusto per citarne uno?) e a chi ha fatto dell’esagerazione un’arma per ottenere i propri scopi commerciali (come i nostri pseudo-ambientalisti, o i produttori di docu-film di denuncia e show televisivi), ma anche e soprattutto a chi continua a dare voce e spazio sui giornali a questa gente al fine di alimentare la polemica e vendere di piú. Siete corresponsabili, cari miei, di tutto questo.

La lezione che dobbiamo imparare da Fukushima non è che il nucleare è cattivo e che tutte le centrali devono essere chiuse. [...]Da Fukushima dobbiamo imparare due lezioni importanti: la prima è che ognuno deve fare bene il suo lavoro, in particolare chi ha il compito di controllare che vengano rispettate le regole deve compiere il suo dovere fino in fondo [...]La seconda lezione è che uno può progettare e costruire la centrale più sicura al mondo, ma se la gente continuerà ad aver paura anche un incidente senza conseguenze dirette farà vivere male le comunità locali. Informazione e formazione del pubblico devono essere il punto di partenza per (ri)costruire  quel rapporto di fiducia che è venuto a mancare.

Ho poco da aggiungere, se non un invito a tutti coloro che ancora spengono il cervello e si aggrappano ai luoghi comuni e agli slogan preconfezionati (spesso tra l’altro convinti di “pensare con la loro testa” e di “essersi informati” o “fare informazione”): aprite la mente, accostatevi a questo ed agli altri grandi temi del dibattito civile mettendo da parte ideologie e preconcetti e non escludete che quello che vi é stato sempre detto possa non essere vero! Solo la vostra intelligenza, e soprattutto l’ascolto costante e ragionato del parere degli esperti, potrá farvi arrivare alla veritá.