giovedì 14 aprile 2011

L’incidente di Fukushima sale al livello 7. E i venditori di apocalissi spopolano.

La scala INES (fonte: IAEA)

Qualche giorno fa, il livello di gravità dell’incidente di Fukushima è stato innalzato a 7 sulla scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale). Subito, molti giornali e telegiornali già distratti da altre questioni hanno rinvigorito il tiro a segno sulla questione nucleare, tirando fuori dal cappello a cilindro certe perle degne di nota. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
L’assegnazione INES indica la gravità dell’impatto di un guasto o incidente nucleare (o di un evento radiologico non nucleare come quello di Goiania) nei confronti di 1) persone e ambiente, 2) Barriere radiologiche e controllo del reattore, e 3) difesa in profondità (così si chiama la strategia di protezione per passi successivi adottata negli impianti nucleari). Senza entrare troppo nel dettaglio, basta un’occhiata alla sempre ottima analisi di unico-lab per rendersi conto che questo valore non indica assolutamente un peggioramento delle condizioni della centrale di Fukushima Daiichi. Le condizioni restano gravi, al limite un po’ migliori di com’erano una settimana fa, ma la classificazione INES è da considerarsi come la scala Mercalli per i terremoti: una valutazione successiva della gravità di un evento, peraltro ancora provvisoria.
Se siete curiosi di capire come mai l’evento è stato riclassificato livello 7 basta guardare la slide 10 di questa interessante presentazione IAEA: tra i tanti parametri leggiamo una stima di rilascio di 1,3x1017 Bq di Iodio-131 e 6,1x1015 Bq di Cesio 137. Nella tabella comparativa Nisa ripubblicata da unico-lab troviamo un confronto coi rilasci di Chernobyl: siamo a circa un decimo del valore, sia come Iodio che come Cesio. 
Attenzione: se nei prossimi giorni dovessero malauguratamente esserci nuovi rilasci, si potrebbe raggiungere ed eventualmente anche superare la quantità di radioattività rilasciata durante l’infausto incidente ukraino. Dovrebbe però essere rilasciato dieci volte più materiale radioattivo; per giunta nel caso giapponese l’emergenza è stata gestita in maniera molto migliore rispetto a Chernobyl (v. pastiglie di iodio ed evacuazione immediata laddove serviva) e la situazione non è altrettanto grave (non c’è fusione completa del nocciolo con distruzione del contenimento e rilascio grave in alta atmosfera) anche se qui sono coinvolti più reattori.

Per capire meglio come l’hanno presa i “soliti” giornalisti italiani, vediamo ora a titolo di esempio l’astuto TG di La7, il cui servizio datato 12 aprile è riassunto per iscritto sul sito: “Pressati dagli esperti internazionali e dai paesi limitrofi, i giapponesi hanno dovuto ammettere che i danni causati dal terremoto dell'11 marzo alla centrale di Fukushima sono di gravità pari a quella di Chernobyl.”

No, semplicemente i giapponesi hanno seguito i protocolli internazionali e dato evidenza della situazione quando ne hanno avuto la certezza. Inoltre, come già detto, i danni non sono pari a quelli di Chernobyl ma molto meno (i noccioli sono ancora chiusi nei contenitori di sicurezza, pur danneggiati) e i rilasci sono dieci volte minori, pur rientrando comunque nel livello 7.

 “Una crisi di livello 7 ( e non più 5), il massimo della scala per un impianto nucleare, affermano ora i tecnici della Tepco. Eppure proprio oggi il premier nipponico Naoto Kan aveva affermato che la situazione si stava stabilizzando”

Infatti è così, sperando che non arrivino altre scosse devastanti o cedimenti strutturali.
“ respingendo le critiche sui ritardi del governo nella comprensione della gravità del disastro: "Abbiamo solo atteso il parere degli esperti che hanno fatto le loro valutazioni sulla base degli standard internazionali", ha osservato Kan.”

Appunto. Considerato che, secondo Greenpeace, persino il fondo naturale di radioattività è inaccettabile, i giapponesi hanno saggiamente atteso il parere delle loro agenzie nucleari NISA e JAIF e della IAEA prima di innalzare il livello INES ed espandere l’evacuazione.  
“A muovere pesanti rilievi all'operato del governo di Tokyo ci sono gli ambientalisti di Greenpeace che parlano di ritardo inaccettabile, visti i dati raccolti dalle squadre di radioprotezione inviate sul posto dall'organizzazione.

Mi fa sempre ridere pensare a un esperto di Greenpeace che comunica di essere stato in zone in cui il livello di radioattività è pericoloso. Ma se è pericoloso e lui/lei c’è andato/a, ora non dovrebbe star male o quantomeno essersi preso/a radiazioni in eccesso? Ed è disposto a rischiare così tanto (secondo lui/lei) pur di avvisarci? Non sarà che esagerano un po’?

"La storia dell'industria nucleare è macchiata di silenzi.”

Fantastica la vena complottista. Ha sempre un sapore particolare quando ci sono di mezzo tragedie umane.

Sia in Giappone che altrove, l'industria nucleare ha di nuovo cercato di minimizzare il rischio sulle popolazioni colpite da questa tragedia ", afferma Greenpeace che già tre settimane fa aveva chiesto di classificare quest'incidente con il livello 7

Talmente minimizzato che secondo BBC e giappoazzie (e anche secondo me) siamo al delirio della Cherenkofobia™ (cioè fobia delle radiazioni, l’espressione è copyright del buon Vanzo). È vero che già il 27 marzo Greenpeace invocava un allargamento della zona di evacuazione, sulla base di alcuni rilevamenti tra cui quelli effettuati a Iitate, 40 km a Nord-ovest di Fukushima Daiichi. E avevano ragione, tant’è che li hanno ascoltati nel giro di pochi giorni: le dosi denunciate dagli stessi ambientalisti arrivavano sino a 10 microSv/h (pericolose ma nei mesi, non in pochi giorni), quindi c’era tutto il tempo di verificare la situazione prima di fare passi falsi.

Per curiosità, anche questo filmato concorda sostanzialmente con quelle dosi, ma posso assicurarvi che il giornalista è vivo e vegeto, sta benone e non ha innalzato in modo percettibile la sua probabilità di sviluppare un tumore o una leucemia a causa di questa breve incursione nelle vicinanze della centrale (vero ing. Ruffatti?).
 
Insomma la Nisa conosceva già bene la gravità della situazione e probabilmente intuiva da un po’ che potesse essere un livello 7, visti i rilasci significativi di materiale radioattivo. Perchè non ha agito prima? Semplicemente perchè per alzare il livello della crisi ed evacuare parecchie migliaia di persone in più bisogna essere ben sicuri che il problema sia aumentato talmente tanto da metterli veramente in pericolo. O vogliamo provocare un’evacuazione di massa (con tutti i problemi che questo comporta) senza avere numeri ma solo sulla base del parere di un’associazione indipendente di ambientalisti?

Segnalo che ho aggiunto una pagina al blog con alcune domande&risposte sulla radioattività. Spero possa interessarvi! I commenti sono, come al solito, benvenuti.

2 commenti:

  1. E se dovesse continuare cosi` per qualche anno? A 30km da Fukushima i livelli di dose rate sono tali da arrivare a 200mSv/anno. Il pericolo non e` immediato, vero, pero` la situazione sembra prolungarsi per lunghi periodi, non vedo TEPCO riuscire fermare le emissioni presto. Poi, non capisco perche` a piu` di un mese dall'incidente continuano a non riutilizzare l'acqua di raffredamento dei reattori e producono cosi` centinaia di metri cubi al giorno di acqua altamente contaminata con la quale non sanno poi cosa fare (probabilmente gli impianti di decontaminazione non funzionano piu`).

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  2. Ciao Ovidiu!
    Ieri sentivo alla radio che è prevista la messa in sicurezza dei reattori entro sei mesi e la fine delle perdite radioattive entro 90 giorni (fonte:RDS, dai un'occhiata anche a questo). Spero sia vero! In ogni caso per il momento la criticità è soprattutto dovuta alla gente che ha dovuto abbandonare la casa (l'area di evacuazione è stata infatti estesa).
    Per quanto riguarda l'acqua a me risulta che stiano usando acqua pulita (non più acqua di mare) e la stanno in qualche modo riciclando. Se vuoi saperne di più a livello tecnico ti consiglio vivamente di seguire gli sviluppi su unico-lab.blogspot.com.

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