lunedì 11 maggio 2015

Tozzi e il medioevo nucleare


La Stampa di oggi (11 maggio 2015) riporta un articolo a firma Mario Tozzi, naturalista e noto fan delle fonti rinnovabili ad ogni costo. Il titolo lascia ben sperare: “Tutto esaurito per le ex centrali nucleari che aprono al pubblico”.
Vuoi vedere che qualcuno si è finalmente deciso a cogliere l’occasione della presenza di centrali nucleari spente ormai da lungo tempo sul nostro territorio per fare un minimo di divulgazione scientifica/tecnica su queste macchine così complesse e affascinanti?

Certo, affidare a Mario Tozzi l’incarico di commentare la notizia è più o meno come chiedere a Salvini di commentare la realizzazione di un nuovo campo Rom. Ed infatti, fin dalle prime righe il prode Tozzi tenta di gettare polvere negli occhi con argomentazioni ben oltre il limite dell’insostenibilità.

L’Italia non utilizza energia nucleare autoprodotta ormai dal 1987, anno di chiusura delle quattro centrali (Caorso, Garigliano, Latina e Trino) che avevano operato sul nostro territorio dagli Anni Sessanta.

Ehm...non proprio: nell’87 è passato il referendum per l’abrogazione degli incentivi alla produzione nucleare; le centrali atomiche in funzione sono state poi spente progressivamente, man mano che esaurivano la carica di combustibile, nel corso degli anni successivi. C’è stato addirittura un breve periodo (pochi anni) nei quali l’Italia aveva già deciso di rinunciare all’energia atomica, ma godeva ancora dei suoi benefici.

Ciononostante rimane fra le dieci massime potenze industriali del mondo, a dimostrazione che dell’energia dell’atomo si può fare a meno (come dimostra anche il caso Giappone, ormai da un anno e mezzo senza centrali nucleari funzionanti e non per questo ripiombato nel Medioevo)

Ma certo. Anche del frigorifero si può fare a meno, così come dell’automobile, dell’aereo, del computer e della televisione, e via dicendo. Ma a quale prezzo?
È perfettamente inutile, caro Tozzi, che cerchi di farci passare l’idea bislacca che l’Italia stia meglio, o quantomeno bene allo stesso modo, da quando ha abbandonato l’energia nucleare. Sappiamo tutti di avere bollette dell’elettricità tra le più alte d’Europa, sappiamo tutti di essere costretti a dipendere dalle importazioni di combustibili fossili dai paesi arabi e sappiamo tutti che l’aria del nostro bel paese è inquinata a livelli assurdi, anche (non solo) per colpa di quella scelta. E proporre di risolvere questa situazione disperata facendo man bassa di pale eoliche e pannelli solari serve solo a far contenti quelli che li vendono...è un po’ come notare l’intasamento delle autostrade a seguito di un divieto del trasporto ferroviario di merci e pensare di risolverlo invadendo le strade di biciclette. Efficacissimo, non c’è che dire.

Quanto poi al paragone con il Giappone di Shinzo Abe, all’affermazione “non per questo ripiombato nel Medioevo” viene da rispondere “beh, quasi!”: lo spegnimento forzato ed improvviso di tutta la sua capacità nucleare ha portato al Giappone gravissime carenze di energia, con impatti pesantissimi sia sulla produzione industriale che sulla vita di tutti i giorni.

Naturalmente, ciò è legato principalmente alla mancanza di qualcosa per rimpiazzare le centrali atomiche, e qui si torna al ragionamento di fondo che Tozzi sembra proprio non vedere: certamente si possono sostituire le centrali atomiche con centrali fossili (non con le fonti rinnovabili che, ripeto ancora, hanno un ruolo completamente diverso); il risultato però è semplicemente l’ottenimento della stessa quantità di energia a prezzo più alto, generando un miliardo di volte più inquinanti (NON sono numeri a caso, la proporzione è circa 1:1.000.000.000) e consumando altrettante volte più combustibile (con gran gioia di chi lo vende, evidentemente). È come rinunciare al frigorifero e tornare a mettere i cibi sotto sale: si conservano meno bene, meno a lungo e rimangono salatissimi, ma in teoria si potrebbe fare.

Il resto dell’articolo non è fortunatamente leggibile a meno di sottoscrivere un abbonamento (che non possiedo, e non farò certamente apposta per leggere le boiate di Tozzi...).

Al di là di Tozzi e delle sue idee, consiglio a tutti di visitare una di quelle centrali (io sono stato a Trino), per vedere di persona che cosa l’ingegno e la scienza umana (e italiana!) erano in grado di realizzare in quegli anni. Solo, preparatevi ad uscire di là con l’amaro in bocca, sapendo che tutto ciò è ormai, nel nostro paese, soltanto storia.

martedì 6 gennaio 2015

Riscaldamento globale e dogmi. Ovvero: perché sono cautamente scettico sul Global Warming.

Ritrovando con sorpresa una vaga parvenza di tempo libero, mi son sentito in dovere di scrivere due righe su un tema da molto tempo sulla bocca di tutti: il cosiddetto riscaldamento globale, o global warming.

Ormai tutti (o quasi tutti...) danno per scontato che il riscaldamento globale sia una realtá assodata e pericolosa, e che sia necessario fare veri e propri sacrifici per evitarlo.
Ma che cosa c’é di vero? A mio avviso, non basta parlare di riscaldamento globale per chiedere (o imporre...) azioni concrete contro di esso; in effetti, il problema si puó articolare in quattro domande fondamentali:
1.     Esiste davvero un riscaldamento globale?
2.     Se esiste, é da ritenersi anomalo?
3.     Qual é la causa del riscaldamento?
4.     Quali sono gli effetti?

Cominciamo dalla prima domanda: la risposta é sorprendentemente positiva e discretamente documentata. Esistono infatti centinaia di studi, pazientemente raccolti e ordinati dall’IPCC, che mostrano un andamento a crescere della temperatura terrestre, intesa come media globale, come media stagionale locale, e in molte altre accezioni. Non ho tempo di linkare tutti gli studi, ma potete trovare facilmente un sunto dei risultati nel rapporto sul sito dell’IPCC.

Dunque é vero, la terra si sta riscaldando. Ma quanto? Con che velocitá? E soprattutto, siamo sicuri che questo sia un fenomeno anomalo, dovuto principalmente all’azione dell’inquinamento umano? La risposta é ben piú fumosa della precedente: analizzando l’andamento delle temperature globali nel corso dei milioni di anni, infatti, quello che si nota facilmente sono due indizi, uno a favore e l’altro contro questa ipotesi.

L’indizio a favore dell’ipotesi antropica é proprio la velocitá con la quale le temperature si stanno alzando: in passato infatti, non era mai successo (per quanto si abbiano dati diretti e sufficientemente precisi...) che la temperatura variasse a una tal velocitá. Tuttavia, il secondo indizio é che la temperatura odierna rimane comunque di parecchi gradi piú bassa della temperatura massima mai raggiunta dal globo terrestre durante la sua lunga storia.

In termini di analisi dati, questo significa che l’andamento potrebbe essere anomalo (ovvero associato a una causa speciale, che a sua volta potrebbe essere l’inquinamento di origine antropica)...ma anche no. Potrebbe infatti trattarsi di una cosiddetta causa comune, ovvero una fluttuazione statistica entro i limiti di temperatura fisiologici della Terra che nulla ha a che fare con azioni particolari che stanno avvenendo in questi anni/secoli, men che meno l’inquinamento atmosferico. Quale sará la veritá?

La nostra fiducia nell’allarme sul riscaldamento globale é poi destinata a peggiorare se assumiamo che il riscaldamento sia anomalo e ci chiediamo quale ne sia la causa speciale: l’IPCC infatti sembra proprio aver simpaticamente assunto (cioé dato per scontato) che si tratti dell’effetto-serra dato dall’inquinamento atmosferico da CO2, sebbene in questi anni stia un po’ prendendo in considerazioni anche altri fenomeni. Ma, a quanto mi risulta, l’idea che possa trattarsi di un’altra causa, per quanto speciale, non é stata nemmeno presa in considerazione: in altre parole, la teoria del riscaldamento globale é partita dall’idea che sia la conseguenza di un effetto-serra dovuto alle emissioni antropiche. Partire assumendo una causa e cercare di dimostrarne il nesso provando che l’effetto esiste é un po’ come assumere di avere mal di testa a causa degli occhiali e dimostrarlo con un test oculistico. Non stupiamoci poi se, cambiati gli occhiali, il mal di testa rimane.
Da ultimo, é bene chiedersi: posto che la Terra si sta riscaldando, assunto che si tratti di una causa speciale e dato per scontato (chissá perché) che la causa speciale sia l’inquinamento di origine antropica, quali sono gli effetti di questo benedetto riscaldamento globale? Anche qui siamo un po’ malmessi: l’IPCC infatti ci propone  modelli matematici fatti al computer, che generalmente portano ad apocalissi, scioglimento dei ghiacciai e altre amenitá nel giro di pochi anni o secoli. Salvo poi ricordarsi di tenere conto anche di qualche altro fattore, scelti da chi fa l’analisi tra l’immensitá di possibili fattori che contribuirebbero al clima, ed aggiungerli al modello, cambiando completamente il risultato ottenuto col modello precedente.

Su questo nessuna sorpresa, il clima terrestre é uno dei fenomeni piú complessi che esistano ed é senz’altro fortemente non lineare. Per definizione dunque, la risposta a una piccola differenza delle condizioni iniziali puó portare a una differenza drammatica nelle conseguenze a lungo termine. Questa é poi la ragione fondamentale per la quale i migliori modelli di previsioni meteo falliscono miseramente a distanza di una settimana o poco piú; non sto quindi a precisare perché non penso che un modello costruito per prevedere il clima su scala globale e da qui ad alcuni secoli possa minimamente dare una risposta affidabile.

Dati i dubbi elencati sopra, é ancora ragionevole mettere in atto provvedimenti per limitare le emissioni di CO2? Qualcuno potrebbe pensare di no, ma personalmente sono comunque favorevole: indipendentemente dal fatto che il riscaldamento globale sia un’anomalia o meno, dovuta o meno alle emissioni di CO2 e destinata o meno a portare conseguenze rovinose per la nostra esistenza, un’azione mirata a rendere piú efficienti i nostri sistemi produttivi e ridurne gli sprechi non puó che migliorare il nostro stile di vita. Nel dubbio che il riscaldamento globale possa effettivamente essere dannoso, inoltre, male non fa cercare di metterci una pezza come possiamo.

Quello che personalmente mal sopporto, invece, sono le mandrie di fanatici che spingono verso sacrifici inenarrabili, a volte veri e propri passi indietro tecnologici e culturali, in nome del global warming. Per non parlare dei vari interessi economico-politici da parte delle lobby della green-economy, spuntate come funghi in questo contesto e capaci di condizionare le menti di chi non puó o non vuole ragionarci sú.


Spero di aver chiarito il mio punto di vista cautamente scettico; la parola ai commenti, come sempre benvenuti.

Aggiornamento 2017-06-03
Dopo mesi e mesi, trovo finalmente il tempo per un breve aggiornamento, focalizzato su un'argomentazione piuttosto interessante ed efficace che ho trovato a fatica, sepolta in un blog scientifico.
L'idea è questa: milioni di anni fa, la temperatura terrestre era molto più elevata, e così era anche il livello di CO2 in atmosfera. Nel corso dei millenni, le forme di vita vegetali hanno faticosamente catturato quella CO2, usando il carbonio per crescere e rilasciando l'ossigeno in atmosfera. Ciò ha portato alla situazione attuale, mentre le piante gradatamente morivano e rimanevano via via sepolte negli strati geologici in formazione, trasformandosi in idrocarburi.
Ed eccoci all'oggi: noi stiamo bruciando proprio quegli idrocarburi, riportando in atmosfera a ritmo rapidissimo quell'antica CO2. L'idea pericolosa quindi non è tanto il riscaldamento globale in sé, quanto il fatto che questo è accompagnato da un pari aumento di anidride carbonica. L'aria della terra, insomma, si fa via via più viziata.
Tornando all'analisi del post qui sopra, questo giustifica parzialmente la scelta di assumere  le emissioni di CO2 come unica o principale causa del riscaldamento globale. 
Quanto alle conseguenze, vale il discorso fatto sopra, anche se una di esse è facilmente individuabile, soprattutto nella nostra montuosa Italia: le grandi nevicate in montagna che caratterizzano il tardo autunno e l'inverno saranno probabilmente sempre più sostituite da piogge torrenziali, per via delle temperature più alte; ma la pioggia, al contrario della neve, scende immediatamente a valle, causando piene ed alluvioni e disperdendo quella riserva d'acqua che la neve in montagna costituisce. Ergo: se continua così, dobbiamo purtroppo aspettarci più alluvioni in autunno e, mancando l'accumulo di neve, più siccità d'estate. 

Alla prossima.

domenica 19 ottobre 2014

La Lockheed ha risolto i problemi dietro la fusione nucleare? Penso proprio di no.

Le scienze pubblicava qualche giorno fa un bell'articolo in risposta alle dichiarazioni secondo le quali la Lockheed starebbe iniziando la fase finale per la realizzazione di reattori a fusione nucleare compatti.

Non ho molto da aggiungere all'articolo di Le Scienze, se non un'opinione del tutto personale: definire la fusione il Sacro Graal dell'energia è, a mio avviso, eccessivo, dato che i problemi che risolverebbe sono di fatto molto meno giganteschi di quanto la cultura popolare li fa sembrare.

Comunque sia, continuare a fare ricerca in questa direzione è ovviamente importantissimo! Solo, al solito, diffidiamo delle promesse improvvise ed eclatanti, a meno che siano supportate da forti evidente scientifiche.

lunedì 6 ottobre 2014

Fessurazioni nelle barre di grafite in un reattore inglese

BBC News riporta la scoperta di fessurazioni nelle barre di grafite del reattore di Hunterston, in Scozia.  Si tratta di un advanced Gas Cooled Reactor da 960Mw che lavora  con CO2 come gas di raffreddamento.

Secondo l'esercente,  EDF, la presenza di fessurazione nelle barre di grafite è semplicemente un segno del tutto prevedibile dell'età del reattore, senza alcuna rilevanza sulla sicurezza o sull'affidabilità della centrale.
Naturalmente i soliti ambientalisti (in questo caso WWF, ma gli altri non tarderanno) non perdono l'occasione per ripetere il loro mantra preferito "via dal nucleare, facciamo tutto con le rinnovabili", con la speranza che qualcuno in più ci caschi anche stavolta.

Interessante il sito ufficiale che riporta l'output di potenza in tempo reale dei due reattori del sito.

martedì 2 settembre 2014

Attivisti o Fess…enheim?

La Stampa scriveva recentemente che “Inizia oggi a Colmar, nell’est della Francia, il processo agli attivisti di Greenpeace che il 18 marzo avevano tentato un’irruzione nella centrale nucleare di Fassenheim, in Francia. Tra gli imputati, in tutto 55, ci sono anche sette italiani.

Poverini. Stando all’articolo, questi signori si erano permessi di sfondare i cancelli della centrale ed arrampicarsi sull’edificio reattore per appendere uno dei loro striscioni. Come dire, forse era vietato (oltreché pericoloso) introdursi in quel modo nella centrale?

Beh, ora questi 55 Fessacchiottenheim sono stati arrestati e dovranno rispondere di fronte a un giudice, probablimente per violazione di proprietá privata e altre simpatiche accuse. Molti di essi, poi, essendo cittadini extracomunitari, sono stati anche banditi dal rientrare in Europa, sicché se avevano un lavoro in Francia molto probabilmente lo perderanno per via di questa bravata. Ah, l’intelligenza superiore dell’attivista di Greenpeace!

Beh, guardate: siete liberi di fare sit-in di protesta e campagne di  (dis)informazione, nonché credere ciecamente ai luoghi comuni senza approfondire e capire un tubo di come si produce l’energia e di cos’é veramente la radioattivitá. Violare una proprietá privata peró, quale ne sia il fine, continua ad essere reato e pertanto, se lo fate, finite nei guai. Provate un po’ a pensare altrimenti: io potrei tranquillamente invadere casa vostra impunemente, magari sostenendo che un mio trisavolo andava ad allevare le pecore sul terreno in cui sorge la vostra arrogantissima abitazione.

Breve nota a margine: per ragioni a me oscure, pare sia difficilissimo riportare correttamente il nome di “Fessenheim”, vedi post precedente sulla stessa centrale. Possibile? Basta cercare con Google...o forse anche certi giornalisti sono un po' Fessenheim?