lunedì 4 agosto 2014

Pio D’Emilia e i suicidi in Giappone

Pio D’Emilia, sul Fatto Quotidiano, scriveva qualche giorno fa un articolo dal titolo “Fukushima, nella cittá del disastro nucleare 1500 suicidi da Aprile 2011”. Per la veritá, inizialmente il titolo era diverso ma si sa, chi vuol fare sensazionalismo raramente verifica i conti e si accorge che 1500 suicidi in tre anni NON sono affatto uno ogni dieci minuti...

Lasciamo perdere l’errore e fermiamoci al dato. Il Giappone ha in media un tasso di suicidi (fonte Wikipedia che punta alla WHO) di 21.4 per 100.000 abitanti per anno. Un’occhiata al dato sulla popolazione della prefettura di Fukushima parla di poco piú di due milioni di abitanti, dunque ci si aspettano normalmente circa 1300 suicidi in tre anni nella prefettura. D’accordo, il dato va preso con le pinze, é una semplice moltiplicazione a partire dal dato nazionale; dopo il dramma dello Tsunami, é piú che probabile che i suicidi siano particolarmente numerosi proprio in quell’area. Aiuterebbe sapere da dove D’Emilia ha ricavato il dato: una veloce ricerca trova in Reuters la probabile fonte.

Si potrebbe tranquillamente sostenere che il pezzo struggente scritto dal giornalista si basa, numeri alla mano, su una bella bufala: non é vero che la cittá di Fukushima ha contato 1500 suicidi da Aprile 2011, non é vero (come si lascia intendere) che siano 1500 in piú rispetto al normale, non é vero, infine, che siano tutti dovuti all'incidente alla centrale atomica.

Forse dovrei andar giú pesante: un giornalista che sfrutta il giá grosso numero di suicidi, da sempre una piaga per il Giappone, lo gonfia ulteriormente usando un’improbabile statistica su tre anni e lascia intendere che sia il numero di suicidi in piú rispetto al normale merita giá una bella strigliata. Il fatto poi che nel titolo scriva allegramente “nella cittá” quando si tratta del dato per la prefettura (due ordini di grandezza in piú come popolazione) e arrivi a calpestare l’aritmetica piú elementare pur di spaventare con un dato allarmante, non puó che far scuotere la testa. A tutto questo, infine, si aggiunge l’immancabile “disastro nucleare”, che fa capire al lettore qual é il nobile fine che sta dietro tutto questo: lasciare intendere ai lettori che “l’incidente di Fukushima ha fatto 1500 vittime”. Bravo, complimenti.

Vorrei peró prendere spunto da questo episodio per far passare un messaggio un po’ diverso. Ebbene sí, sono convinto che, per quanto marginalmente, le conseguenze dei fatti del 2011 (non solo il terremoto e lo tsunami, veri disastri, ma anche l’evento nucleare conseguente) si facciano realmente sentire sulla popolazione giapponese, anche in termini di tasso di suicidi.

Partiamo dai fatti: a Marzo 2011, uno dei peggiori terremoti a memoria d’uomo, seguito da uno tsunami enorme, hanno devastato la costa del Giappone nord-orientale, radendo al suolo 5 Km di costa e lasciando 18.000 cadaveri sul terreno. Famiglie sono state spezzate, le loro case distrutte o danneggiate, le loro fabbriche e posti di lavoro rasi al suolo.

Non contenti di ció, i media alla ricerca del sensazionalismo a tutti i costi hanno condotto nei giorni successivi una campagna mediatica di terrore, mentre seguivano minuziosamente la lotta contro la fusione del nocciolo della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Battaglia che é stata persa: tre noccioli si sono fusi e la centrale ha rilasciato un po’ di elementi radioattivi nell’area circostante, innalzando il fondo naturale straordinariamente basso del Giappone fino a raggiungere quello del centro di Roma.

Tra la pressione dei media e l’assurda corsa all’esposizione minore possibile alle radiazioni (ALARA, As Low As Reasonably Achievable), le famiglie giapponesi giá in ginocchio a causa del disastro naturale si sono viste allontanare dalle proprie case, per proteggerle da radiazioni che in altre parti del mondo sono fondo naturale; il tutto mentre i media spargevano a piene mani terrore al limite della discriminazione razziale. Trovate ancora strano che il tasso di suicidi in Giappone sia aumentato da allora?

Vorrei lanciare un duplice appello al buonsenso. 
Il primo va agli enti regolatori per la sicurezza nucleare: smettetela di sovra-regolamentare gli incidenti nucleari! Abbiamo ormai capito che dosi croniche di radiazioni al di sotto di 100 mSv/anno non sono dannose per nulla, anzi probabilmente fanno addirittura bene (ma é da dimostrare sul campo). Anche se cosí non fosse, chiunque si definisca un esperto di sicurezza sa bene che ogni evacuazione comporta dei danni: sovente feriti, purtroppo a volte morti, ma sempre e comunque privazioni e oppressione, che portano spesso a depressione. É successo a Chernobyl, é successo a Fukushima...quante volte deve ancora succedere? Quante volte dovremo ancora vedere gente che non puó vivere a casa propria perché qualcuno ha deciso che il fondo naturale di Roma é pericoloso per i giapponesi?

Il secondo appello al buonsenso é rivolto ai giornalisti e complottisti di ogni sorta, pronti a falsificare i dati pur di portare avanti la loro sacra lotta contro il demonio nucleare: ancora una volta, smettetela! Non state soltanto dando addosso a priori e discriminando gravemente un fonte di energia che potrebbe dare molto allo sviluppo sostenibile delle nazioni. State uccidendo delle persone. Ogni volta che una persona si suicida perché si sente vittima delle radiazioni e crede che morirá presto tra atroci sofferenze, voi siete corresponsabili.

Nessuno vi chiede di negare i fatti (ci mancherebbe!), ma inventarsi scandali inesistenti al solo scopo di screditare il nucleare é una strada pericolosa e non priva di conseguenze. Pensateci. 

martedì 29 luglio 2014

Radiazioni ionizzanti: storia di una ipocondria diffusa.

Data la relativa calma che regna nel mondo nucleare ultimamente, ho dedicato parte del mio scarso tempo libero a indagare su un tema piuttosto importante: le radiazioni e i loro reali effetti sugli organismi biologici. C’é in giro infatti parecchia confusione: da un lato si sentono urla e stracciamento di vesti soltanto a ipotizzare la possibilitá remota di un rilascio del tutto trascurabile, mentre dall’altro si sostiene che piccole dosi di radiazione, un po’ come piccole dosi di vino rosso, facciano addirittura bene alla salute.

Il risultato completo delle mie indagini, data la complessitá del tema e la lunghezza della trattazione, si trova in una nuova pagina del blog; in questo post, mi limiteró a riassumere il punto di vista che ritengo corretto alla luce dei dettagli che ho trovato.

Il primo fatto che é importante evidenziare é: mentre ci sono prove che esposizioni acute (in pochi minuti) a forti dosi di radiazioni ionizzanti causino una serie di effetti riassunti nella cosiddetta sindrome da radiazioni, l’affermazione che le radiazioni causino il cancro non é in generale corretta. L’affermazione corretta, supportata da tutti gli studi statistici, é che forti dosi acute di radiazioni ionizzanti favoriscono leggermente l’insorgenza di tumori e leucemie.

Sembrerebbe un dettaglio, ma non lo é: se forti dosi acute di radiazioni ionizzanti causassero il cancro (ed il meccanismo fosse quello del danno genetico diretto causato dalla radiazione incidente), allora avrebbero ragione coloro che sostengono una relazione dose-danno diretta, lineare e priva di soglie (la famosa LNT). Non mi dilungheró nella spiegazione (la trovate nella pagina citata), ma tanto per chiarire il concetto: anche una malattia del sistema immunitario (es. AIDS) favorisce il cancro, semplicemente perché riduce la capacitá del sistema immunitario di aggredire e distruggere le cellule mutanti che spontaneamente insorgono nel nostro organismo di tanto in tanto. L’esposizione alle radiazioni ionizzanti, parimenti, presenta parecchi meccanismi indiretti (come quello citato) che possono favorire l’insorgenza di tumori e leucemie, ma non ha un meccanismo in grado di causare direttamente un tumore. Questa é anche la ragione per la quale non si riesce ad evidenziare con chiarezza un nesso causa-effetto tra dosi acute non troppo elevate e insorgenza di tumori: perché in realtá non c’é.

Non solo: il DNA cellulare é in realtá continuamente danneggiato, non soltanto dalla radiazione, ma da molte altre cause “naturali”; esiste dunque una pletora di meccanismi enzimatici che riparano costantemente i danni al DNA, ripristinando la funzionalitá normale.

Ecco perché, a guardare i fatti, ben pochi studi sembrano supportare l’approccio LNT per basse dosi acute, e nessuno per dosi anche relativamente elevate ma croniche. Perché il nostro corpo é letteralmente cresciuto e si é evoluto nel corso di miliardi di anni nei quali il fondo naturale di radiazioni era sensibilmente piú elevato di oggi, imparando cosí a difendersi naturalmente dalle radiazioni, a meno di ratei di dose assurdamente elevati.

La conseguenza strabiliante é che il nostro corpo non considera un problema ricevere una piccola dose di radiazioni: esiste addirittura un effetto, noto come bystander effect, per il quale una cellula che subisce un danno genetico da una radiazione incidente causa attivamente danni genetici alle cellule accanto ad essa!
Inoltre, altro fatto accertato sperimentalmente, il subire (alcuni) danni genetici ha l’effetto di stimolare meccanismi enzimatici di riparazione del DNA che giá normalmente agiscono su scala 10000 volte maggiore per riparare danni genetici, rendendoli ancora piú efficaci e “preparando” la cellula per un eventuale irraggiamento pesante. Affascinante.

Tutto il resto é speculazione: il fatto che dosi croniche, anche elevate ma non tali da causare sindrome acuta da radiazioni, possano favorire un qualsiasi aumento dell’incidenza di tumori e leucemie é, a tutt’oggi, non dimostrato. Anzi, per dosi acute sotto i 100 mSv, si accumulano evidenze epidemiologiche che mostrerebbero l’assenza di qualsiasi effetto negativo, o addirittura la presenza di effetti positivi! La possibile spiegazione é che la risposta adattiva alle radiazioni finisca per migliorare la riparazione del DNA anche dai danni genetici “ordinari”, di fatto riducendo il numero di morti cellulari e di cellule mutanti.

In sostanza, quindi, le radiazioni non soltanto non sono pericolose per dosi croniche nemmeno troppo basse, ma potrebbero addirittura essere benefiche in dosi croniche non molto elevate. Ma allora le varie campagne per salvare i bambini di Chernobyl dalla loro patria radioattiva (10 mSv/y in media)? E l’apocalisse a buon mercato del prode Arnie Gundersen? E il KIKK studium, propagandato da trasmissioni come Presa Diretta? E il drammatico Fukushame?


Avete giá capito, non serve che faccia ulteriori commenti. Chi cerca la veritá dietro le immagini costruite ad arte si é fatto un’idea.

lunedì 28 luglio 2014

News in breve

ENEL vende in Romania e Slovacchia: é dello scorso 11 luglio la notizia (fonte: WNN) che la multinazionale dell’energia di origine italiana sta procedendo alla vendita delle sue controllate in Slovacchia e Romania, compresa una quota consistente di nucleare. Motivo della vendita é la capitalizzazione per ridurre il debito che l’azienda possiede. ENEL rimane nel settore nucleare tramite il 92% della spagnola Endesa.


Esame del sangue agli UV per scoprire il cancro: BBC News informa che un team di ricercatori britannici dell’Universitá di Bradford ha sviluppato una tecnica che consentirebbe l’identificazione della presenza di un qualsiasi tumore all’interno di un organismo umano basata su un esame del sangue. Si tratta di bombardare i globuli bianchi del campione di sangue con raggi UV ionizzanti, per poi contare il numero e tipo di danni genetici cosí inflitti; sembra infatti che le cellule (tutte) di un corpo affetto da un qualsiasi tumore siano per natura piú vulnerabili ai danni genetici da radiazioni ionizzanti. Ricordo che esistono giá una serie di sostanze, denominate marcatori tumorali, la cui presenza nel sangue di un paziente potrebbe essere associabile ad un tumore; questi tuttavia sono diversi a seconda del tumore e non coprono comunque tutte le possibilitá. La tecnica agli UV é al momento in sperimentazione.

giovedì 12 giugno 2014

SOGIN e China General Nuclear siglano un accordo

WNN riporta un accordo, siglato oggi a Pechino, tra la Società Gestione Impianti Nucleari italiana e uno dei gestori cinesi. L'accordo prevede quattro progetti: uno per la stima di costi e tempi per il decommissioning delle centrali cinesi sulla base dell'esperienza SOGIN, il secondo per la rimozione di parte del combustibile di una centrale cinese, il terzo per lo sviluppo di normative per lo stoccaggio e riprocessamento dei rifiuti radioattivi cinesi.
Il quarto progetto è mirato allo studio di un processo innovativo per la riduzione, il trattamento ed il condizionamento dei rifiuti radioattivi italiani.

lunedì 17 marzo 2014

Fukushima tre anni dopo

Unico-lab pubblicava qualche giorno fa un bel post dal titolo “Tre anni dopo Fukushima, in un’intervista particolare”. Si tratta di un'intervista che Toto, il principale autore del blog, fa a sé stesso a livello di bilancio dopo tre anni dal cosiddetto incidente di Fukushima.
Il formato dell’intervista é un po’ bizzarro, dato che si tratta di un’auto-intervista, ma tutto sommato si rivela, a mio parere, il modo migliore per chiarire alcune domande frequenti che i non addetti ai lavori si pongono spesso.
Comincio col dire che, a mio parere, il buon Toto é estremamente equilibrato e persino piú critico di quanto non lo sia io stesso. Ció detto, e riconoscendo l’importanza estrema del suo post, mi permetto tuttavia di fare un paio di commenti. Eccoli insieme a qualche estratto:
Tre anni fa un evento naturale dalla portata spropositata, la combinazione mortale di un terremoto e di uno tsunami, ha messo in luce la fragilità di molte opere dell'uomo, inclusa una tecnologia, quella nucleare, che era ritenuta dai suoi progettisti infallibile.
Mi permetto di suggerire un’interpretazione diversa. Non mi pare infatti che chi progetta centrali nucleari, o per meglio dire chi ne studia e garantisce la sicurezza, possa pensare che esse siano “infallibili”.
Il problema mi pare piuttosto che chi critica e contrasta l’uso dell’energia nucleare, spesso in realtá per interesse personale, punti il dito sulla sua fallibilitá, trascinando dietro di sé tutta la massa di persone che non hanno fiducia nelle istituzioni e nel lavoro degli altri.
Chi implementa i criteri di sicurezza in qualsiasi tecnologia moderna sa benissimo che qualsiasi cosa puó guastarsi; occorre quindi studiare come questa puó guastarsi e imporre soluzioni tecniche che non solo minimizzino la probabilitá che si verifichino guasti con impatto sulla sicurezza, ma anche che mitighino gli effetti di quei guasti quando essi si verificano.

Diró di piú: come identificato da Toto stesso un po’ in questa frase e un po’ oltre nel testo, Fukushima é in realtá un parziale successo della sicurezza nucleare! Un evento naturale che ha devastato qualsiasi altra tecnologia umana si trovasse d’innanzi, ha potuto pochissimo contro una centrale nucleare che si trovava completamente esposta ad esso. Certamente, quel pochissimo poteva essere nulla, e la causa di questo é da ricercarsi in negligenze umane che non possono essere ignorate. Ma la sostanza é che, ancora una volta, si punta il dito contro l’emergenza nucleare invece di considerarne il contesto.

Tutti gli studi internazionali fatti fino ad oggi dimostrano che i livelli radiazioni ricevuti dalla popolazione, sia direttamente, sia attraverso l'assunzione di cibo contaminato, sono estremamente bassi. E non stiamo parlando di chi era a Osaka o anche a Tokyo. La dose prodotta dall'incidente sommata al fondo naturale nelle regioni più colpite (molto basso) risulta essere inferiore al fondo naturale di molte città italiane. Sarà quindi estremamente difficile andare a discriminare quei pochi casi di insorgenza di cancro conseguenza dell'incidente rispetto alla grossa fetta della popolazione che, per altri motivi, è destinata ad ammalarsi.

Toto ha ragione: anche gli studi compiuti secondo la teoria LNT (uno per tutti qui) portano comunque a incidenze non significative rispetto al fondo naturale di radiazioni. E la ragione sta nella frase di Toto: i livelli di radioattivitá ambientale, sommati al rilascio di Fukushima, totalizzano comunque meno del fondo naturale di molte cittá per esempio italiane. Giova poi ricordare che la teoria LNT non é mai stata confermata sperimentalmente per dosi sotto 100 mSv / anno, anzi ci sono abbondanti indizi che suggerirebbero la sua fallacia per ratei di dose al di sotto di quella soglia (15 nations study, studi di laboratorio ma anche ció che é noto ad esempio sugli effetti di piccole dosi di raggi UV o una buona dose di buonsenso applicato alla salute dei piloti e hostess di linea, alle eclatanti affermazioni dei gestori di siti termali o gli studi sugli abitanti di posti come Guarapari o Ramsar). In ogni caso, ad oggi non esiste una conferma scientifica completa né della teoria senza soglia (LNT) né della cosiddetta teoria ormetica, percui é pratica comune considerare valido l’approccio conservativo della prima.

Purtroppo, dato che lo tsunami e il terremoto che hanno generato la crisi alla centrale nucleare hanno contemporaneamente polverizzato migliaia di altre strutture umane meno resistenti, incluse raffinerie, impianti chimici e ogni sorta di impianto a rischio rilevante, sicuramente il rilascio di tutte quelle sostanze cancerogene e tossiche avrá degli effetti a lungo termine, per quanto limitati di fronte ai 18000 morti dell’evento naturale. C’é da scommettere che, visto che si parla sempre e solo della centrale nucleare, anche quelle vittime finiranno per essere attribuite ad essa.

Eppure Fukushima ha fatto, fa e farà vittime (non necessariamente morti); la causa di queste vite infelici però non sono tanto i danni biologici delle radiazioni, ma le conseguenze psicologiche e biologiche della paura delle radiazioni e dello stress di vivere nel dubbio e nell'incertezza. La responsabilità di queste vite distrutte non è solo di chi ha progettato la centrale e di chi non ha controllato come questa venisse operata, ma anche di chi non si è preoccupato della formazione della popolazione e di chi ha generato paura con una cattiva informazione.[...]
E' mancata, e purtroppo continua a mancare, la corretta contestualizzazione del rischio.

Ancora una volta: bravissimo Toto! Questo messaggio é rivolto non solo a tutti gli spargitori di ansia gratuita (vero Arnie Gundersen, giusto per citarne uno?) e a chi ha fatto dell’esagerazione un’arma per ottenere i propri scopi commerciali (come i nostri pseudo-ambientalisti, o i produttori di docu-film di denuncia e show televisivi), ma anche e soprattutto a chi continua a dare voce e spazio sui giornali a questa gente al fine di alimentare la polemica e vendere di piú. Siete corresponsabili, cari miei, di tutto questo.

La lezione che dobbiamo imparare da Fukushima non è che il nucleare è cattivo e che tutte le centrali devono essere chiuse. [...]Da Fukushima dobbiamo imparare due lezioni importanti: la prima è che ognuno deve fare bene il suo lavoro, in particolare chi ha il compito di controllare che vengano rispettate le regole deve compiere il suo dovere fino in fondo [...]La seconda lezione è che uno può progettare e costruire la centrale più sicura al mondo, ma se la gente continuerà ad aver paura anche un incidente senza conseguenze dirette farà vivere male le comunità locali. Informazione e formazione del pubblico devono essere il punto di partenza per (ri)costruire  quel rapporto di fiducia che è venuto a mancare.

Ho poco da aggiungere, se non un invito a tutti coloro che ancora spengono il cervello e si aggrappano ai luoghi comuni e agli slogan preconfezionati (spesso tra l’altro convinti di “pensare con la loro testa” e di “essersi informati” o “fare informazione”): aprite la mente, accostatevi a questo ed agli altri grandi temi del dibattito civile mettendo da parte ideologie e preconcetti e non escludete che quello che vi é stato sempre detto possa non essere vero! Solo la vostra intelligenza, e soprattutto l’ascolto costante e ragionato del parere degli esperti, potrá farvi arrivare alla veritá.