La rete delle
reti é veramente un posto incredibile, dove si trova di tutto. Tra le tante
corbellerie antinucleariste, ho scovato pochi giorni fa su un paio di blog dieci domande, risalenti al tempo del referendum
“antinucleare” del 2011. La particolaritá di queste dieci domande é quella di
essere domande incredibilmente precise, il che le rende particolarmente facili da sbufalare pur partendo da assunti fastidiosamente errati. Approfitto della relativa calma nella produzione di bufale nucleari per fornire una mia personalissima risposta, nonostante ovviamente io non sia uno degli scienziati cui originariamente erano rivolte:
D1. È vero che il tasso leucemie e di
mortalità per malattie tumorali e direttamente proporzionale alla vicinanza
agli impianti nucleari?
R1: No, si tratta di una bufala. L’affermazione si basa su uno studio
chiamato KIKK (qui lo
sbufalamento nell’ambito della critica alla trasmissione TV Presa Diretta) che
sostiene appunto la tesi della domanda. Lo studio é di tipo caso-controllo e
considera un campione di persone residenti vicino agli impianti nucleari in
Germania paragonandone l’incidenza di leucemia infantile con quella in altri
gruppi via via piú lontani. Benché evidenzi un lieve aumento di incidenza in
alcuni casi, il punto chiave é che la spiegazione reale di tale aumento non é
la presenza o meno di un impianto nucleare bensí qualche effetto non ancora
identificato legato alla distanza dai grandi centri abitati. Uno studio
successivo in UK ha confermato questa seconda spiegazione, d’altra parte
coerente con l’assenza teorica di alcun nesso tra il vivere vicino a un
impianto nucleare (incidenti esclusi) e l’incidenza della leucemia infantile.
D2. È vero quanto reso noto da "Medici
per l'Ambiente-ISDE Italia", che «nel normale funzionamento di qualsiasi
centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono
inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell'ambiente esterno
una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare
dell'uomo»?
R2. Non so cosa dicano i citati "Medici per l'ambiente - ISDE Italia", ma ovviamente anche una centrale nucleare ha un proprio fondo naturale di radiazioni, del tutto slegato dall'utilizzo di materiale radioattivo. Vi diró di piú: funzionando, essa emette grandi volumi di orrendo vapore acqueo (oppure acqua in forma liquida), che ha pure un suo fondo naturale di radioattivitá, per quanto a malapena rilevabile e non diverso dal vapore emesso da una pentola con acqua bollente sul fornello di casa. Preoccuparsi per quello significa non aver capito un tubo di come funzionano queste tecnologie e trattare le emissioni di vapore acqueo come magia nera solo perché provengono da un impianto nucleare invece che dalla pentola dell'acqua per la pasta.
D3. È possibile confinare in sicurezza
(senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le
scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo
in sicurezza in nessun Paese del mondo?
R3. Se
confinare in sicurezza significa “senza
ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni”, allora
anche l’accumulo precario nel centro di Saluggia, pur soggetto al rischio di
inondazione, risponde senz’altro al requisito. Anche una dispersione catastrofica di rifiuti nucleari
nell’ambiente, pur essendo un evento molto grave, non sarebbe certo nemmeno
lontanamente “letale per le generazioni
future dei prossimi 100.000 anni”. Il confinamento dei rifiuti radioattivi é oggi un problema risolto solo temporaneamente. Sono in studio soluzioni definitive ma ci sono problemi non indifferenti ad applicarle. Buona parte dei probemi oltretutto sono dovuti a forti proteste da parte di una popolazione non sempre in grado di capire cosa sta succedendo e perché, anche perché spesso male informata e allarmata proprio da questo tipo di esagerazioni.
D 4. È possibile scongiurare disastri di
proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?
R4. Certamente, anzi é ció che l’industria nucleare ha immediatamente
imparato e implementato nei nuovi impianti. É per questo che gli incidenti nucleari sono per fortuna estremamente rari: perché grazie a tutte le procedure di sicurezza, le ridondanze e gli accorgimenti di progetto soltanto un caso estremamente particolare (e per questo necessariamente molto molto raro) puó ancora causare un rilascio di elementi radioattivi all'esterno. E ancora, nonostante questo sia un caso estremo, le sue conseguenze non sono e non possono essere nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei veri disastri della storia industriale (Bhopal, Seveso,...tanto per citarne alcuni). Con buona pace dei parolai complottisti che emanano bollettini da ecatombe applicando una legge teorica al di fuori del contesto per cui é nata e rifiutando i risultati degli studi medici che contraddicono questa teoria.
D5. Già attualmente (senza costruire
nuove centrali) stiamo consumando più uranio di quello che estraiamo. Presto i
giacimenti si esauriranno: non stiamo forse preparando oggi, in tempo di pace,
la futura guerra per la prossima "risorsa scarsa"?
R5: non riesco a trattenere le risate. Se chi ha posto queste domande si
fosse soffermato un secondo su cosa significa “consumare piú di quanto si estrae”
starei probabilmente rispondendo alle nove
domande sul nucleare. Se si estrae (dai giacimenti) meno di quello che si
consuma, ció é dovuto alle risorse aggiuntive rese disponibili dallo
smantellamento di alcune vecchie testate
nucleari per uso bellico. Ció ha l’effetto di rallentare il consumo dei
giacimenti, non di accelerarlo, (pare ovvio). Comunque l’uranio, pur
essendo abbondantissimo in natura (é ovunque nella crosta terrestre, inclusi 3
mg/m3 nell’acqua di mare...naturalmente bisogna poi valutarne i costi di
estrazione) prima o poi potrá anche finire o essere troppo caro. Sostenere che
questo porterá necessariamente a una “guerra
per la prossima "risorsa scarsa"” é un esercizio di salto in
lungo (alle conclusioni) decisamente eccessivo: tanto per dirne una, é
probabile che prima o poi le fonti rinnovabili diventino veramente sfruttabili
in modo conveniente.
D6. Se si ammette che il nucleare è la risposta alla domanda di energia, come
si potrà legittimamente negarlo a quesi paesi (si pensi all'Iran) che ne fanno
e sempre più ne faranno richiesta?
R6 Tanto per cominciare, il nucleare non é “la risposta” ma una delle risorse
disponibili e importanti da sfruttare. Ovviamente anche altri paesi saranno
liberi di sfruttare l’energia nucleare, a patto che provvedano a garantire che
non hanno intenzione di usarlo per scopi bellici. Cosa che l’Italia, paese
moderno e abbastanza democratico, non ha grandi difficoltá a garantire, mentre
altre nazioni meno democratiche (come l’Iran citato) avranno maggiori difficoltá a dimostrare. Solo buon senso.
D7. Data la prossimità fra nucleare civile e militare, non c'è il rischio di
dover ricorrere a una eccessiva militarizzazione del territorio (diminuendo
così significativamente gli spazi della gestione democratica)?
R7. Innanzitutto la “prossimitá” tra nucleare
civile e militare é solo un preconcetto nella testa di certi fanatici dovuto
alla confusione tra bombe nucleari e centrali elettriche (non piú vicine di
quanto un’automobile lo sia a un carro armato o un jet di linea a un cacciabombardiere). Dopodiché, se stiamo parlando di garantire che la filiera di arricchimento del
combustibile e di smaltimento dei rifiuti non attiri le attenzioni della
criminalitá organizzata allora parliamo di scorte armate al servizio dello
Stato, dunque un aiuto e non un ostacolo a garantire il rispetto della Legge e della democrazia.
Chiaramente, se per “spazi di gestione democratica”si intende invece bloccare
treni per il trasporto di scorie ostacolando il lavoro degli altri impunemente,
beh non c’é nulla da temere: giá oggi purtroppo succede e l'introduzione della tecnologia nucleare non cambierebbe molto.
D8. È razionale investire cifre
colossali per una energia così tanto prolematica e controversa, quando è
risaputo ad esempio che utilizziamo solo una infinitesima parte dell'energia
che il Sole invia sulla Terra?
R8. Non meno razionale che investire nell’acquisto di un’automobile quando
sappiamo che la meccanica quantistica permette il teletrasporto, perlomeno a
livello molecolare. Ho reso l'idea? Senza parlare del fatto che l'energia nucleare é controversa e problematica solo per quelli che non la capiscono. Senza offesa.
D9. Come è possibile che la scienza si
schieri a favore di una tecnologia datata, e non di una fiorente e promettente
come l'energia alternativa? Dov'è finita la curiosità dello scienziato?
R9. Giá, com'é possibile? Sará mica che ció che voi definite "una tecnologia datata" non lo é affatto e ció che voi definite "fiorente e promettente" non lo é (oggi) nemmeno un po'? Rimarrete sorpresi, ma esiste una sottile differenza tra investire
risorse nell’acquisto di una tecnologia utile e investirle nella ricerca su una
tecnologia non ancora utile. Il fatto é che con la prima si produce energia
utile, tra l’altro, per poter studiare come arrivare alla seconda. Svelato il mistero?
D10. Abbiamo veramente bisogno di tutta
questa energia? O si può (e si deve, vista anche la nostra oggi innegabile
incapacità di fatto di ottenere una crescita infinita da questo nostro pianeta
finito) aspirare a uno stile di vita più sobrio e ugualmente razionale ed
efficiente?
Spero di aver dato qualche spunto di riflessione a chi ha creato queste dieci domande, oltre a sbufalare apertamente le affermazioni e gli assunti gravemente errati da cui alcune di esse partono.