mercoledì 16 febbraio 2011

Il minestrone quotidiano

Il Fatto Quotidiano pubblica oggi un articolo dai toni polemici su una presunta “anomalia gravissima” riscontrata da EDF (Electricité de France) sul noto reattore EPR. Il Fatto, dopo una (ridicola!) descrizione del problema, spara a zero sull’energia nucleare approfittando del parere della nota associazione d’oltralpe “Sortir du nuclèaire”, parere che potete ben immaginare.

Comincio a essere stufo di gente che non capisce (forse perchè non vuole capire ed approfondire...) ma pontifica con ironia pungente per tirare acqua al suo mulino approfittando della buona fede di chi li segue. Esaminiamo nel dettaglio la faccenda.

In un comunicato stampa dell’ASN (Autorité de Sûreté Nucléaire, in lingua francese) si legge che (traduco al volo) “il 1 febbraio 2011, EDF ha comunicato all’autorità per la sicurezza nucleare un’anomalia generica nella ripartizione dei tassi di iniezione di sicurezza ad alta pressione nei rami freddi del circuito primario principale dei reattori da 900 MW”. In particolare, si legge che in caso di intervento del RIS (il circuito di raffreddamento di emergenza) la pressione del circuito primario del reattore è misurata separatamente in ciascuno dei tre rami del circuito stesso, per mezzo di altrettanti misuratori di pressione. Tali misuratori devono regolare l’iniezione di acqua nel circuito, mantenendo uguali le pressioni dei tre rami, in modo che il nocciolo del reattore sia refrigerato in modo omogeneo e costante. Di conseguenza, il rapporto di sicurezza che certifica l’adeguatezza dei reattori EPR richiede per gli stessi sensori (presumo semplici manometri) una tolleranza massima del 6%, ed è proprio qui che sta l’inghippo: EDF ha rilevato che gli strumenti in uso per la misura della pressione in quel frangente hanno una tolleranza attorno al 20%, totalmente fuori da quanto richiesto dal rapporto di sicurezza.

Conseguenze? Secondo il Fatto (e secondo SdN) catastrofiche.

Ragioniamo un secondo: stiamo parlando di un incidente gravissimo (tipo Three Mile Island, tanto per capirci) e di conseguenza rarissimo, estremizzato in condizioni limite come capita quando si fa un’analisi di rischio, necessariamente teorica. Se la situazione precipita ed occorre chiamare in causa il sistema di emergenza RIS, la tolleranza troppo larga dei manometri potrebbe  portare a non rilevare eventuali iniezioni di acqua di raffreddamento di emergenza, effettuate per errore in modo asimmetrico. Queste potrebbero portare a un raffreddamento asimmetrico (nel caso peggiore: insufficiente) del nocciolo del reattore, con conseguente possibile fusione del nocciolo, parziale o completa. Il materiale radioattivo probabilmente colerebbe nelle apposite vasche di contenimento, evitando contaminazioni sensibili dell’ambiente grazie al doppio contenitore di cemento armato e acciaio, ma potrebbe esserci qualche rilascio di radioattività, come fu per Three Mile Island, pur senza conseguenze accertate.

Facciamo un paragone automobilistico per capire meglio: è come se un costruttore d'auto scoprisse che, in caso di incidente gravissimo con ribaltamento del veicolo ad alta velocità (molto raro), il sistema elettromeccanico di blocco carburante, pur spegnendo il motore, non garantisce al 100% la tenuta degli iniettori di carburante del motore.  Questi quindi potrebbero perdere gocce di carburante (ma anche no...), le gocce potrebbero colare sul motore caldo e, se questo è molto caldo, potrebbero incendiarsi. L'incendio di poche gocce non dovrebbe comportare problemi, ma potrebbe in linea teorica provocare un incendio della vettura, con conseguenti lesioni al conducente se questo non si è allontanato nel frattempo.

La soluzione proposta dalla versione automobilistica di “Sortir du Nucleaire”, oltre che dagli zelanti giornalisti del Fatto quale sarebbe? "Smettiamo di produrre autoveicoli!” Neanche di quella marca/modello, no tutti! Grandioso.

Curiosamente, la soluzione adottata da EDF è invece la stessa individuata dai costruttori d’auto di tutto il mondo quando individuano criticità di una certa rilevanza: una cosiddetta “campagna di richiamo”, nella quale il costruttore individua tutti i veicoli interessati dal problema e li ripara a proprie spese. Così sta facendo EDF, responsabile del problema, che sta “realizzando un tipo di strumentazione a ultrasuoni che permette di misurare in maniera più precisa i tassi di iniezione del RIS ad alta pressione” (fonte: comunicato ASN).

Chiudo con un piccolo inciso: se gli amici del Fatto quotidiano avessero cercato almeno un po'  di capire la questione, avrebbero potuto evitare di tirare in ballo faccende come:

1) “Numerose le centrali interessate, tra cui quella di Tricastin, già nota alle cronache italiane: nel sito a 160 chilometri dal nostro confine c’è stato nell’estate del 2008 un incidente che ha causato l’inquinamento di alcuni corsi d’acqua nella zona di Avignone”. Questa è bella: Tricastin aveva avuto un problema di rilascio di uranio naturale da una tanica di contenimento, che non c’entra nulla con il reattore e si trova pure all’esterno (fonte: Wikipedia). 

E' un po' come dire: “vedi che i display a cristalli liquidi dei PC si rompono facilmente? Due anni fa al mio si è anche rotto il disco...”. E che c’entra?

2) “I 34 generatori di vapore dei reattori nucleari difettosi sono ora al centro di un completo programma di riparazione e sostituzione”. I generatori di vapore non c’entrano un tubo (è il caso di dirlo) con l’anomalia riscontrata e non sono in riparazione per quello. Si tratta di ordinaria manutenzione limitata alla sola Tricastin per avvallare altri 10 anni di funzionamento. E la preoccupazione per l’età delle centrali deriva da una confusione proprio con la notizia riguardante l’invecchiamento dei generatori di vapore e la loro estensione di vita, una mera questione burocratica.

Insomma: che disastro! Ma verificare le notizie alla fonte è davvero così difficile? O è solo più comodo spargere zizzania sul nucleare approfittando del fatto che la notizia vera non la sa (quasi) nessuno?

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