venerdì 10 dicembre 2010

Il batterio dei miracoli


Ultimamente il lavoro mi ha completamente assorbito, tuttavia torno alla carica perchè sono veramente stufo della pseudoscientificità di alcune riviste. 

Nel numero 7 di Newton (settembre 2010) c’è un articolo dal titolo “La carica dei batteri”, a firma di Fabio Marzano. Nel paragrafo “Uranio ed erbicidi” a pag 34 si legge:

“Nei pozzi petroliferi, però, si sviluppano anche altre colonie di batteri, sperimentati di recente nelle tecniche di biorisanamento da metalli pesanti. Un gruppo di ricercatori della University of Missouri ha selezionato il Desulfovibrio vulgaris, un batterio mangia-uranio, in grado di rendere inerti le scorie radioattive. Sono microorganismi solfo-riduttori, in grado di “attaccare” i rifiuti nucleari e di ridurli minerali. Si trovano in ambienti diversi: dal corpo umano alle acque salate e dolci.
Gli scienziati sono oggi al lavoro per sequenziarne il codice genetico e ricostruirne il metabolismo, ma l’obiettivo futuro è identificare tutti i fattori che ne influenzano la crescita per ricreare in laboratorio una specie che si adatti a sopravvivere in condizioni critiche come quelle all’interno di una miniera di uranio. I batteri solforiduttori servono anche per bonificare le acque da altri metalli pesanti come mercurio, arsenico, cloro e piombo. [continua...]”

Alcuni commenti:
1) Stando alla wikipedia, il desulfovibrio vulgaris è un batterio che passa la sua giornata a ossidare i composti organici o l’idrogeno molecolare, riducendo i solfati in solfiti. In altre parole, questo simpatico essere monocellulare trae l’ossigeno dai composti dello zolfo e lo passa a composti del carbonio o dell’idrogeno. Non vedo a quale titolo questo batterio possa essere definito “batterio mangia-uranio” visto che per il momento l’uranio non c’entra davvero nulla.

2) Non capisco come le condizioni di una miniera d’uranio possano essere definite “critiche” visto che si tratta solitamente di cave a cielo aperto, cioè semplicemente zone di terreno aperto con una concentrazione di Uranio leggermente più elevata della media... O forse chi scriveva l’articolo di Newton non ha la minima idea di come sia fatta una miniera d’uranio (ved. l’espressione “all’interno”)? Già perchè aprire google, cliccare “immagini” e scrivere “uranium mine” evidentemente è troppo difficile...

3) Le scorie nucleari sono costituite da ogni sorta di elementi chimici in ogni tipo di isotopo; la percentuale di uranio lì dentro, pur elevata, costituisce ben poca parte della radioattività totale.  E allora come farebbe mai il nostro amico batterio a rendere inerti le scorie riducendo gli ossidi di uranio? Qualcuno spiega a questi signori che la radioattività è un fenomeno che proviene dal nucleo dell’elemento? E che l’ossido di uranio è esattamente tanto radioattivo quanto l’uranio metallico?

E Newton vorrebbe essere la rivista di divulgazione scientifica italiana? Signori, forse è meglio smetterla di riempirsi la bocca di termini che non si conoscono e mettersi ad approfondire a dovere le notizie.

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