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martedì 6 gennaio 2015

Riscaldamento globale e dogmi. Ovvero: perché sono cautamente scettico sul Global Warming.

Ritrovando con sorpresa una vaga parvenza di tempo libero, mi son sentito in dovere di scrivere due righe su un tema da molto tempo sulla bocca di tutti: il cosiddetto riscaldamento globale, o global warming.

Ormai tutti (o quasi tutti...) danno per scontato che il riscaldamento globale sia una realtá assodata e pericolosa, e che sia necessario fare veri e propri sacrifici per evitarlo.
Ma che cosa c’é di vero? A mio avviso, non basta parlare di riscaldamento globale per chiedere (o imporre...) azioni concrete contro di esso; in effetti, il problema si puó articolare in quattro domande fondamentali:
1.     Esiste davvero un riscaldamento globale?
2.     Se esiste, é da ritenersi anomalo?
3.     Qual é la causa del riscaldamento?
4.     Quali sono gli effetti?

Cominciamo dalla prima domanda: la risposta é sorprendentemente positiva e discretamente documentata. Esistono infatti centinaia di studi, pazientemente raccolti e ordinati dall’IPCC, che mostrano un andamento a crescere della temperatura terrestre, intesa come media globale, come media stagionale locale, e in molte altre accezioni. Non ho tempo di linkare tutti gli studi, ma potete trovare facilmente un sunto dei risultati nel rapporto sul sito dell’IPCC.

Dunque é vero, la terra si sta riscaldando. Ma quanto? Con che velocitá? E soprattutto, siamo sicuri che questo sia un fenomeno anomalo, dovuto principalmente all’azione dell’inquinamento umano? La risposta é ben piú fumosa della precedente: analizzando l’andamento delle temperature globali nel corso dei milioni di anni, infatti, quello che si nota facilmente sono due indizi, uno a favore e l’altro contro questa ipotesi.

L’indizio a favore dell’ipotesi antropica é proprio la velocitá con la quale le temperature si stanno alzando: in passato infatti, non era mai successo (per quanto si abbiano dati diretti e sufficientemente precisi...) che la temperatura variasse a una tal velocitá. Tuttavia, il secondo indizio é che la temperatura odierna rimane comunque di parecchi gradi piú bassa della temperatura massima mai raggiunta dal globo terrestre durante la sua lunga storia.

In termini di analisi dati, questo significa che l’andamento potrebbe essere anomalo (ovvero associato a una causa speciale, che a sua volta potrebbe essere l’inquinamento di origine antropica)...ma anche no. Potrebbe infatti trattarsi di una cosiddetta causa comune, ovvero una fluttuazione statistica entro i limiti di temperatura fisiologici della Terra che nulla ha a che fare con azioni particolari che stanno avvenendo in questi anni/secoli, men che meno l’inquinamento atmosferico. Quale sará la veritá?

La nostra fiducia nell’allarme sul riscaldamento globale é poi destinata a peggiorare se assumiamo che il riscaldamento sia anomalo e ci chiediamo quale ne sia la causa speciale: l’IPCC infatti sembra proprio aver simpaticamente assunto (cioé dato per scontato) che si tratti dell’effetto-serra dato dall’inquinamento atmosferico da CO2, sebbene in questi anni stia un po’ prendendo in considerazioni anche altri fenomeni. Ma, a quanto mi risulta, l’idea che possa trattarsi di un’altra causa, per quanto speciale, non é stata nemmeno presa in considerazione: in altre parole, la teoria del riscaldamento globale é partita dall’idea che sia la conseguenza di un effetto-serra dovuto alle emissioni antropiche. Partire assumendo una causa e cercare di dimostrarne il nesso provando che l’effetto esiste é un po’ come assumere di avere mal di testa a causa degli occhiali e dimostrarlo con un test oculistico. Non stupiamoci poi se, cambiati gli occhiali, il mal di testa rimane.
Da ultimo, é bene chiedersi: posto che la Terra si sta riscaldando, assunto che si tratti di una causa speciale e dato per scontato (chissá perché) che la causa speciale sia l’inquinamento di origine antropica, quali sono gli effetti di questo benedetto riscaldamento globale? Anche qui siamo un po’ malmessi: l’IPCC infatti ci propone  modelli matematici fatti al computer, che generalmente portano ad apocalissi, scioglimento dei ghiacciai e altre amenitá nel giro di pochi anni o secoli. Salvo poi ricordarsi di tenere conto anche di qualche altro fattore, scelti da chi fa l’analisi tra l’immensitá di possibili fattori che contribuirebbero al clima, ed aggiungerli al modello, cambiando completamente il risultato ottenuto col modello precedente.

Su questo nessuna sorpresa, il clima terrestre é uno dei fenomeni piú complessi che esistano ed é senz’altro fortemente non lineare. Per definizione dunque, la risposta a una piccola differenza delle condizioni iniziali puó portare a una differenza drammatica nelle conseguenze a lungo termine. Questa é poi la ragione fondamentale per la quale i migliori modelli di previsioni meteo falliscono miseramente a distanza di una settimana o poco piú; non sto quindi a precisare perché non penso che un modello costruito per prevedere il clima su scala globale e da qui ad alcuni secoli possa minimamente dare una risposta affidabile.

Dati i dubbi elencati sopra, é ancora ragionevole mettere in atto provvedimenti per limitare le emissioni di CO2? Qualcuno potrebbe pensare di no, ma personalmente sono comunque favorevole: indipendentemente dal fatto che il riscaldamento globale sia un’anomalia o meno, dovuta o meno alle emissioni di CO2 e destinata o meno a portare conseguenze rovinose per la nostra esistenza, un’azione mirata a rendere piú efficienti i nostri sistemi produttivi e ridurne gli sprechi non puó che migliorare il nostro stile di vita. Nel dubbio che il riscaldamento globale possa effettivamente essere dannoso, inoltre, male non fa cercare di metterci una pezza come possiamo.

Quello che personalmente mal sopporto, invece, sono le mandrie di fanatici che spingono verso sacrifici inenarrabili, a volte veri e propri passi indietro tecnologici e culturali, in nome del global warming. Per non parlare dei vari interessi economico-politici da parte delle lobby della green-economy, spuntate come funghi in questo contesto e capaci di condizionare le menti di chi non puó o non vuole ragionarci sú.


Spero di aver chiarito il mio punto di vista cautamente scettico; la parola ai commenti, come sempre benvenuti.

Aggiornamento 2017-06-03
Dopo mesi e mesi, trovo finalmente il tempo per un breve aggiornamento, focalizzato su un'argomentazione piuttosto interessante ed efficace che ho trovato a fatica, sepolta in un blog scientifico.
L'idea è questa: milioni di anni fa, la temperatura terrestre era molto più elevata, e così era anche il livello di CO2 in atmosfera. Nel corso dei millenni, le forme di vita vegetali hanno faticosamente catturato quella CO2, usando il carbonio per crescere e rilasciando l'ossigeno in atmosfera. Ciò ha portato alla situazione attuale, mentre le piante gradatamente morivano e rimanevano via via sepolte negli strati geologici in formazione, trasformandosi in idrocarburi.
Ed eccoci all'oggi: noi stiamo bruciando proprio quegli idrocarburi, riportando in atmosfera a ritmo rapidissimo quell'antica CO2. L'idea pericolosa quindi non è tanto il riscaldamento globale in sé, quanto il fatto che questo è accompagnato da un pari aumento di anidride carbonica. L'aria della terra, insomma, si fa via via più viziata.
Tornando all'analisi del post qui sopra, questo giustifica parzialmente la scelta di assumere  le emissioni di CO2 come unica o principale causa del riscaldamento globale. 
Quanto alle conseguenze, vale il discorso fatto sopra, anche se una di esse è facilmente individuabile, soprattutto nella nostra montuosa Italia: le grandi nevicate in montagna che caratterizzano il tardo autunno e l'inverno saranno probabilmente sempre più sostituite da piogge torrenziali, per via delle temperature più alte; ma la pioggia, al contrario della neve, scende immediatamente a valle, causando piene ed alluvioni e disperdendo quella riserva d'acqua che la neve in montagna costituisce. Ergo: se continua così, dobbiamo purtroppo aspettarci più alluvioni in autunno e, mancando l'accumulo di neve, più siccità d'estate. 

Alla prossima.

giovedì 5 dicembre 2013

La vera dimensione delle idiozie allarmiste su Fukushima


Va bene, adesso comincio a essere stufo. 
Stufo di vedere gente che linka sui social network le idiozie piú incredibili. Stufo di chiedergli “ma ci credi davvero?” e sentirmi rispondere “ah, non lo so...mi sto documentando”. 

E ancora piú stufo di sentire gente che dice “non ho tempo di leggere nel dettaglio, ma...guardate qui” (segue un link a qualcosa di talmente assurdo che non meriterebbe nemmeno di essere letto). 

Peggio ancora, di gente che interviene linkando un sito che cerca di smentire parte delle corbellerie complottiste, e il suo commento é “Scusate, solo per fare un pacato contraddittorio”.

Pacato contraddittorio? Qui c’é un problema strutturale di ragionamento logico: non solo non si fa distinzione tra corbellerie cosmiche e fatti plausibili (verificarli viene in un secondo momento), ma le corbellerie di cui sopra sono presentate usando argomentazioni palesemente fallaci (qui una breve galleria di mostri che ho messo assieme un po’ di tempo fa).

Ma come fate a credere a un elenco di pareri della serie “Secondo un professore in pensione che conosco, l’apocalisse nucleare sará presto su di noi” (principio di autoritá)? Ma non vi accorgete davvero di come chiunque possa prendervi in braccio facilmente scrivendo cose senza alcun senso pratico ma con un tono misterioso, alludendo a complotti e sedicenti esperti? Davvero non sentite ridere in lontananza?

Va bene, adesso ho deciso che sentirete ridere almeno il sottoscritto. Quello che segue é il commento, completo e spezzato in piú pagine per leggibilitá, di uno dei tanti siti che riportano piú o meno la stessa idiozia, tradotta in italiano. A quanto ho visto, la fonte iniziale sembra essere un blog noto come washingtonsblog.com. Buona lettura.

Grazie a mikirav e vittorio.75 per la segnalazione.

sabato 17 agosto 2013

Il World Health Organisation é assoggettato all’International Atomic Energy Agency? Ma fatemi il piacere.

Scavando nei vecchi post di un noto rotocalco di intrattenimento umoristico, mi sono imbattuto nell'opinione dotta di un ricercatore sul tema dell’energia nucleare, ai tempi del referendum 2011. 
Francesco Sylos Labini, autore del post, esordisce, riferendosi a chi afferma che le centrali nucleari siano sempre piú sicure, dicendo che “Può darsi, il problema, come sempre in queste faccende è la credibilità di chi fa certe affermazioni perché quasi nessuno è in grado di capire tecnicamente in che senso la sicurezza sarà aumentata”.

Dopodiché presenta ai lettori due documentari, prodotti da tale Wladimir Chertkov insieme a una certa Emanuela Andreoli. I documentari, intitolati “Il Sacrificio” e “Bugie Nucleari”, affrontano rispettivamente il tema dei cosiddetti “Liquidatori” (il personale che, ai tempi dell’incidente di Chernobyl, si occupó di bonificare l’area colpita e mettere in sicurezza il reattore) e il tema della presunta dipendenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanitá (WHO, World Health Organisation) dalla IAEA, l’International Atomic Energy Agency. Naturale la conclusione del nostro saggio scienziato: “Per chi avesse ancora qualche dubbio, suggerisco la visione dei due documentari: io voto Sì.

Senza entrare nel merito della questione Liquidatori, poco chiara anche a causa della situazione politica del tempo in quella zona, vorrei chiedere al buon Labini se gli sia mai passato per l’anticamera del cervello che le “Bugie Nucleari” di cui vaneggia Chertkov a riguardo della dipendenza del WHO dall’IAEA possano essere un tantinello in contraddizione con la credibilitá di cui sopra.

In breve, cito dal Labini stesso: “Nel secondo [video], Bugie nucleari, emerge l’esistenza di un conflitto di interessi tra due Agenzie delle Nazioni Unite direttamente responsabili della gestione delle conseguenze della catastrofe per la salute delle popolazioni contaminate. Secondo Tchertkoff, un accordo firmato nel 1959 tra l’Oms e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica impedisce all’Oms di agire liberamente nel campo nucleare, se non ha l’assenso dell’Aiea."
E ancora "[IAEA] impone il suo diktat all’Oms, il cui scopo, espresso nel Capitolo I della sua Costituzione, è di “condurre tutti i popoli al livello di salute più alto possibile”. L’Oms è teoricamente garante della salute delle popolazioni nel mondo e ha autorità presso gli Stati membri ma non può agire in virtù di questo accordo.

Bene, in questo link c’é il testo integrale dell’accordo tra IAEA e WHO, risalente proprio al 28 maggio 1959. Dove si dichiara che le due agenzie agiranno in cooperazione (Articolo I), aiutandosi l’una con l’altra, condividendo informazioni, statistiche e documentazione (Articolo III e VII) e prestandosi a vicenda risorse, personale e mezzi (Articolo VIII), al fine di raggiungere piú facilmente possibile gli obiettivi dei rispettivi statuti. L’articolo II dice anche che i rappresentanti di un’agenzia parteciperanno senza diritto di voto alle assemblee dell’altra, e l’ultima della prima.

In altre parole, si tratta di un accordo di cooperazione e non interferenza, che prevede innanzitutto l’assoluta paritá tra le due agenzie nel controllare ed aiutare l’operato dell’altra. Poi prevede anche che ciascuna agenzia passi all’altra quello che le é di competenza. Tanto per capirci, ecco perché  il rapporto sugli effetti sanitari dell’incidente di Chernobyl é stato redatto dal WHO e non esiste una controparte IAEA, magari in contraddizione con il WHO. E l’IAEA ha con ogni probabilitá anche assistito ed aiutato il WHO a fare il suo mestiere, fornendo mezzi e facilitando il lavoro. Non solo: il WHO ha anche emanato direttive che pongono obblighi agli esercenti di centrali nucleari per esempio di somministrare le pastiglie di iodio in caso di emergenze nucleari, come citato in questo comunicato ufficiale del WHO sulla questione. Altro che WHO schiava dell’IAEA.

Ma allora come mai "Dal 26 aprile 2007, ogni giorno lavorativo dalle 8 alle 18, una, due o tre  attivisti, le cosiddette sentinelle, vigilano davanti alla sede dell’Oms, a Ginevra, per chiedere l’indipendenza dell’Oms"? L'unica risposta che mi viene in mente é...poco diplomatica. Diciamo solo che Carlo Cipolla evidentemente ha tutte le ragioni (vedi prima legge).

A questo punto vorrei complimentarmi con il caro Labini: sará anche un buon ricercatore, ma ha dimostrato di essere anche un bel credulone nel bersi acriticamente le panzane di Chertkov (bastavano cinque minuti di google per trovare il testo del trattato sul sito IAEA), nonché di agire attivamente (votando e consigliando i suoi lettori) sulla base di accuse gravemente false senza prima verificarle, infamando ancora una volta in pubblico della gente che fa solo il proprio lavoro. Niente male per uno che si permette di criticare la credibilitá degli altri.

mercoledì 31 luglio 2013

Facite ammuina!! Ovvero: l’ottemperanza a un accordo internazionale provoca un putiferio di commenti

(C) Nicola Romani, Wikipedia
Repubblica, instancabile fucina di corbellerie atomiche (anche attraverso l’associato Huffington post), riporta in svariati articoli di un misterioso e inquietante trasporto avvenuto nella notte fra domenica e lunedí scorsi tra il centro di ricerca ENEA di Trisaia di Rotondella (MT) e la base militare aerea di Gioia del Colle (BA)
Scortato da circa 300 membri di diverse forze dell’ordine, il carico era, secondo l’ultimo articolo, costituito dalle 84 barre di materiale radioattivo di proprietá USA che venivano rispedite in patria a seguito degli impegni presi al vertice internazionale di Seoul nel marzo 2012.

Meravigliose le cadute dal pero per i nostri stracciatori di vesti professionisti! Numerosi esponenti politici aprono interrogazioni parlamentari per chiedere ai ministri dell’Interno e della Difesa "se sono vere le informazioni sul trasporto, di conoscere quale materiale è stato trasferito e se sono stati rispettati i protocolli standard di sicurezza per l'ambiente e il territorio", mentre gli ambientalisti di turno e persino il presidente della regione (non piú in carica ufficialmente) “hanno chiesto spiegazioni al Governo” (Huffington post). 

Ok, manteniamo la calma: secondo voi una scorta di 300 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e altro significa che sono stati rispettati i protocolli standard di sicurezza o non gli é venuto in mente? 

Trovo poi buffo che si aprano interrogazioni parlamentari in fretta e furia e si tiri fuori addirittura un nonsenso quale “Voglio sapere se ci sono stati pericoli per l'ambiente” (al passato? Non é un evento che si ripeterá! É un po’ come chiedersi “ma in quell’incidente dell’anno scorso siamo morti?”). Evidentemente, chi voleva e doveva saperlo, sapeva benissimo da quasi un anno e mezzo che il trasporto sarebbe avvenuto.
Addirittura il presidente dei Verdi Angelo Bonelli riesce a farsi un’uscita veramente mitica, con fragorosa e roboante caduta dal pero e domande davvero geniali (fonte la gazzetta del mezzogiorno.):
  1. Chiediamo che l’Ispra effettui immediatamente un monitoraggio del percorso compiuto dal convoglio militare per appurare che non ci siano state variazioni ai livelli di radioattività normalmente registrati” (Caspita sta dicendo? Il convoglio era ovviamente chiuso e non ci sono stati incidenti, quindi NON c’é nessun aumento di radioattivitá da nessuna parte!)
  2. Cosa trasportava il convoglio del mistero?”(Le barre di uranio da restituire agli americani...dove sta il mistero esattamente?
  3. Si trattava di materiale radioattivo? (No, erano ombrelloni da spiaggia...solo che volevano essere sicuri che nessuno li rubasse e si andasse a fare un bagno notturno nello Ionio, percui i 300 agenti...)
  4. Erano scorie? Combustibile nucleare? Si trattava forse di plutonio? (Non lo so, Bonelli! Chieda i dettagli agli americani...)
  5. Dov'è stato portato il carico?(Alla base aerea di Gioia del Colle e poi negli USA. Lo sanno anche i sassi ormai!)
  6. “E' stato portato via con un aeroplano?” (No, l’hanno spostato in un aeroporto per poi portarlo via in bici fino in America...)
  7. “Quali misure di sicurezza sono state adottate a tutela della salute e dell’ambiente?” Bah, dice che se fosse successo qualcosa quei trecento tra poliziotti, carabinieri, guardia di finanza e altri se ne sarebbero accorti, dando l’allarme? O la faccio troppo facile a fidarmi?

E via a parlare, tra le altre corbellerie, di militarizzazione del territorio! Ma se é materiale militare, secondo Bonelli dovevano farlo scortare dai puffi? Evviva l’ipocrisia demagogica!

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Aggiornamento 2013-08-03:

Grazie a Mattia Butta per aver postato il filmato integrale e la trascrizione completa del discorso della parlamentare pentastellata Mirella Liuzzi presso la Camera dei Deputati in merito alla vicenda. Ascoltando il video, mi vergognavo al posto suo. Ecco la trascrizione con alcuni commenti:


"Signor Presidente, volevo far conoscere all’Aula un fatto gravissimo che è successo stanotte in Basilicata. Ebbene alle 3,10 di stanotte, nella migliore tradizione clandestina, 300 poliziotti, carabinieri e militari hanno scortato probabilmente un travaso di materiale radioattivo dall’Itrec in Trisaia di Rotondella all’aeroporto militare di Gioia del Colle."
Ok, leggiamo un attimo il vocabolario della lingua italiana Treccani (tanto per citarne uno famoso):
 "clandestino agg. [dal lat. clandestinus (der. dell’avv. clam «di nascosto»), attrav. il fr.clandestin]. – 1. Che è fatto di nascosto, e si dice per lo più di cose fatte senza l’approvazione o contro il divieto delle autorità"
Sono solo io a pensare che definire "clandestino" un trasporto scortato da trecento poliziotti, carabinieri eccetera sia una tavanata di proporzioni galattiche? Cos'é, erano lá a loro insaputa?
"Nessuno è stato informato, l’operazione non è avvenuta in trasparenza, gli stessi amministratori e sindaci di Nova Siri, Rotondella e Policoro non sono stati informati di questo trasferimento. 
Quindi delle due una: o trecento agenti delle varie forze dell'ordine hanno agito di loro iniziativa, completamente slegati dalle autoritá locali (complottooooooo!!) oppure semplicemente i suddetti sindaci sono in cerca di consenso popolare facile.
E non c’è segreto militare che tenga: i cittadini devono essere informati di quello che accade nel proprio territorio, soprattutto se riguarda una cosa così fondamentale come le scorie radioattive. 
Ma che segreto militare! Una delle misure di sicurezza comunemente adottate per i trasporti pericolosi é proprio quella di non spargere troppo la voce, evitando cosí di fornire dettagli sul trasporto a potenziali terroristi o anche semplicemente attivisti che, con le loro proteste, potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza del trasporto e la propria incolumitá. Da cui deriva facilmente: la cosa migliore é trasportare il materiale nottetempo, quando la maggior parte della gente dorme e il rischio di incidenti stradali/ferroviari é minimizzato. I comuni hanno poi normalmente a disposizione un piano da attuare in caso di emergenza con un trasporto di materiale pericoloso, che vale per tutti i trasporti ovviamente! Qui un esempio dettagliato per il Lazio.
Ma secondo la nostra espertissima parlamentare pentastellata no, non si fa cosí! La prima cosa da fare per tutelare la sicurezza della gente in questi casi é avvisare tutti, proprio tutti! Grazie, On. Liuzzi, meno male che c'é Lei che insegna a quegli ignoranti di Trisaia come si gestiscono i materiali pericolosi.
Lo spostamento dovrebbe riguardare delle barre di Elk River che sono state trasferite in Basilicata tra il 1969 e il 1971. Se tali barre sono state trasportate, hanno bisogno di contenitori speciali, che ovviamente, portati all’aeroporto di Gioia del Colle, devono essere trasferiti via aerea. Ma questo è un trasferimento pericolosissimo che può soltanto avvenire via terra, quindi tramite ferrovia o sull’autostrada, cosa che però in Basilicata noi non possediamo. 
Benvenuta nel mondo vero, On. Liuzzi! Vuole cortesemente spiegarlo Lei agli americani che le loro barre non possono essere trasportate perché la Basilicata non possiede una ferrovia o un'autostrada che secondo Lei vada bene? Dovrebbe anche spiegar loro che gli Italiani non sono un popolo che si perde in procedure evidentemente inapplicabili, hanno normalmente la capacitá di andare oltre...tranne alcuni direi.
Quindi quale materiale è stato trasferito e per quali ragioni ? 
  Aspetti un momento. Sta dicendo che ha sollevato un polverone (ingiustificato) ma in realtá non é sicura, anzi non sa che cosa é stato trasferito e perché?
Dopo le vicissitudini di Scansano del 2003, dopo che la mia terra continua ad essere inquinata e depredata dal petrolio, noi vorremmo sapere cosa sta accadendo. Ce lo chiedono i cittadini e ce lo chiedono le associazioni. Io con questo intervento vorrei porlo all’attenzione del Viceministro dell’interno, Filippo Bubbico, che è un lucano e che deve ai cittadini una risposta. O farà come il Ministro Alfano e dirà che lui non lo sapeva ?"
A parte che Scansano sta in provincia di Grosseto (assumo sia un errore di trascrizione, nel video mi pare dica correttamente Scanzano), direi che manca la conclusione "eppoi ogni tanto grandina e ci rovina i raccolti" per vincere il campionato mondiale nel fare di ogni erba un fascio! Il petrolio c'entra come i cavoli a merenda, senza contare il fatto che se la Basilicata ne é "inquinata", allora il fatto che ne sia anche "depredata" é positivo, o no? Inquina, quindi ve lo portiamo via...stesso discorso per le barre di materiale radioattivo: secondo voi inquinano, ma quando dobbiamo portarle via vi lamentate e bloccate tutto? Ma lo siete o lo fate moooolto bene? Complimenti vivissimi.

Continuo a voler tenere la politica fuori da questo blog, ma di fronte a una tale ignoranza e populismo da parte di chi vorrebbe porsi come alternativa alla "solita" politica che ha portato l'Italia in questo stato, credo di non poter restare indifferente. Pagliacci.

lunedì 20 maggio 2013

Dieci risposte per dieci domande


La rete delle reti é veramente un posto incredibile, dove si trova di tutto. Tra le tante corbellerie antinucleariste, ho scovato pochi giorni fa su un paio di blog dieci domande, risalenti al tempo del referendum “antinucleare” del 2011. La particolaritá di queste dieci domande é quella di essere domande incredibilmente precise, il che  le rende particolarmente facili da sbufalare pur partendo da assunti fastidiosamente errati. Approfitto della relativa calma nella produzione di bufale nucleari per fornire una mia personalissima risposta, nonostante ovviamente io non sia uno degli scienziati cui originariamente erano rivolte:

D1. È vero che il tasso leucemie e di mortalità per malattie tumorali e direttamente proporzionale alla vicinanza agli impianti nucleari?

R1: No, si tratta di una bufala. L’affermazione si basa su uno studio chiamato KIKK (qui lo sbufalamento nell’ambito della critica alla trasmissione TV Presa Diretta) che sostiene appunto la tesi della domanda. Lo studio é di tipo caso-controllo e considera un campione di persone residenti vicino agli impianti nucleari in Germania paragonandone l’incidenza di leucemia infantile con quella in altri gruppi via via piú lontani. Benché  evidenzi un lieve aumento di incidenza in alcuni casi, il punto chiave é che la spiegazione reale di tale aumento non é la presenza o meno di un impianto nucleare bensí qualche effetto non ancora identificato legato alla distanza dai grandi centri abitati. Uno studio successivo in UK ha confermato questa seconda spiegazione, d’altra parte coerente con l’assenza teorica di alcun nesso tra il vivere vicino a un impianto nucleare (incidenti esclusi) e l’incidenza della leucemia infantile.

D2. È vero quanto reso noto da "Medici per l'Ambiente-ISDE Italia", che «nel normale funzionamento di qualsiasi centrale nucleare (anche in assenza di incidenti o fughe radioattive) vengono inevitabilmente e obbligatoriamente prodotte e immesse nell'ambiente esterno una serie di sostanze radioattive, che entrano anche nella catena alimentare dell'uomo»?

R2. Non so cosa dicano i citati "Medici per l'ambiente - ISDE Italia", ma ovviamente anche una centrale nucleare ha un proprio fondo naturale di radiazioni, del tutto slegato dall'utilizzo di materiale radioattivo. Vi diró di piú: funzionando, essa emette grandi volumi di orrendo vapore acqueo (oppure acqua in forma liquida), che ha pure un suo fondo naturale di radioattivitá, per quanto a malapena rilevabile e non diverso dal vapore emesso da una pentola con acqua bollente sul fornello di casa. Preoccuparsi per quello significa non aver capito un tubo di come funzionano queste tecnologie e trattare le emissioni di vapore acqueo come magia nera solo perché provengono da un impianto nucleare invece che dalla pentola dell'acqua per la pasta.

D3. È possibile confinare in sicurezza (senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni) le scorie radioattive? Come mai ad oggi non un solo grammo di scorie è stato messo in sicurezza in nessun Paese del mondo?

R3. Se confinare in sicurezza significa “senza ricadute letali per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni”, allora anche l’accumulo precario nel centro di Saluggia, pur soggetto al rischio di inondazione, risponde senz’altro al requisito. Anche una dispersione catastrofica di rifiuti nucleari nell’ambiente, pur essendo un evento molto grave, non sarebbe certo nemmeno lontanamente “letale per le generazioni future dei prossimi 100.000 anni”. Il confinamento dei rifiuti radioattivi é oggi un problema risolto solo temporaneamente. Sono in studio soluzioni definitive ma ci sono problemi non indifferenti ad applicarle. Buona parte dei probemi oltretutto sono dovuti a forti proteste da parte di una popolazione non sempre in grado di capire cosa sta succedendo e perché, anche perché spesso male informata e allarmata proprio da questo tipo di esagerazioni. 

D 4. È possibile scongiurare disastri di proporzioni simili a quelli di Chernobyl o di Three Miles Island?

R4. Certamente, anzi é ció che l’industria nucleare ha immediatamente imparato e implementato nei nuovi impianti. É per questo che gli incidenti nucleari sono per fortuna estremamente rari: perché grazie a tutte le procedure di sicurezza, le ridondanze e gli accorgimenti di progetto soltanto un caso estremamente particolare (e per questo necessariamente molto molto raro) puó ancora causare un rilascio di elementi radioattivi all'esterno. E ancora, nonostante questo sia un caso estremo, le sue conseguenze non sono e non possono essere nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei veri disastri della storia industriale (Bhopal, Seveso,...tanto per citarne alcuni). Con buona pace dei parolai complottisti che emanano bollettini da ecatombe applicando una legge teorica al di fuori del contesto per cui é nata e rifiutando i risultati degli studi medici che contraddicono questa teoria.

D5. Già attualmente (senza costruire nuove centrali) stiamo consumando più uranio di quello che estraiamo. Presto i giacimenti si esauriranno: non stiamo forse preparando oggi, in tempo di pace, la futura guerra per la prossima "risorsa scarsa"?

R5: non riesco a trattenere le risate. Se chi ha posto queste domande si fosse soffermato un secondo su cosa significa “consumare piú di quanto si estrae” starei probabilmente rispondendo alle nove domande sul nucleare. Se si estrae (dai giacimenti) meno di quello che si consuma, ció é dovuto alle risorse aggiuntive rese disponibili dallo smantellamento di alcune  vecchie testate nucleari per uso bellico. Ció ha l’effetto di rallentare il consumo dei giacimenti, non di accelerarlo, (pare ovvio). Comunque l’uranio, pur essendo abbondantissimo in natura (é ovunque nella crosta terrestre, inclusi 3 mg/m3 nell’acqua di mare...naturalmente bisogna poi valutarne i costi di estrazione) prima o poi potrá anche finire o essere troppo caro. Sostenere che questo porterá necessariamente a una “guerra per la prossima "risorsa scarsa"” é un esercizio di salto in lungo (alle conclusioni) decisamente eccessivo: tanto per dirne una, é probabile che prima o poi le fonti rinnovabili diventino veramente sfruttabili in modo conveniente.

D6. Se si ammette che il nucleare è la risposta alla domanda di energia, come si potrà legittimamente negarlo a quesi paesi (si pensi all'Iran) che ne fanno e sempre più ne faranno richiesta?

R6 Tanto per cominciare, il nucleare non é “la risposta” ma una delle risorse disponibili e importanti da sfruttare. Ovviamente anche altri paesi saranno liberi di sfruttare l’energia nucleare, a patto che provvedano a garantire che non hanno intenzione di usarlo per scopi bellici. Cosa che l’Italia, paese moderno e abbastanza democratico, non ha grandi difficoltá a garantire, mentre altre nazioni meno democratiche (come l’Iran citato) avranno maggiori difficoltá a dimostrare. Solo buon senso.

D7. Data la prossimità fra nucleare civile e militare, non c'è il rischio di dover ricorrere a una eccessiva militarizzazione del territorio (diminuendo così significativamente gli spazi della gestione democratica)?

R7. Innanzitutto la “prossimitá” tra nucleare civile e militare é solo un preconcetto nella testa di certi fanatici dovuto alla confusione tra bombe nucleari e centrali elettriche (non piú vicine di quanto un’automobile lo sia a un carro armato o un jet di linea a un cacciabombardiere). Dopodiché, se stiamo parlando di garantire che la filiera di arricchimento del combustibile e di smaltimento dei rifiuti non attiri le attenzioni della criminalitá organizzata allora parliamo di scorte armate al servizio dello Stato, dunque un aiuto e non un ostacolo a garantire il rispetto della Legge e della democrazia. Chiaramente, se per “spazi di gestione democratica”si intende invece bloccare treni per il trasporto di scorie ostacolando il lavoro degli altri impunemente, beh non c’é nulla da temere: giá oggi purtroppo succede e l'introduzione della tecnologia nucleare non cambierebbe molto.

D8. È razionale investire cifre colossali per una energia così tanto prolematica e controversa, quando è risaputo ad esempio che utilizziamo solo una infinitesima parte dell'energia che il Sole invia sulla Terra?

R8. Non meno razionale che investire nell’acquisto di un’automobile quando sappiamo che la meccanica quantistica permette il teletrasporto, perlomeno a livello molecolare. Ho reso l'idea? Senza parlare del fatto che l'energia nucleare é controversa e problematica solo per quelli che non la capiscono. Senza offesa.

D9. Come è possibile che la scienza si schieri a favore di una tecnologia datata, e non di una fiorente e promettente come l'energia alternativa? Dov'è finita la curiosità dello scienziato?

R9. Giá, com'é possibile? Sará mica che ció che voi definite "una tecnologia datata" non lo é affatto e ció che voi definite "fiorente e promettente" non lo é (oggi) nemmeno un po'? Rimarrete sorpresi, ma esiste una sottile differenza tra investire risorse nell’acquisto di una tecnologia utile e investirle nella ricerca su una tecnologia non ancora utile. Il fatto é che con la prima si produce energia utile, tra l’altro, per poter studiare come arrivare alla seconda. Svelato il mistero?

D10. Abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia? O si può (e si deve, vista anche la nostra oggi innegabile incapacità di fatto di ottenere una crescita infinita da questo nostro pianeta finito) aspirare a uno stile di vita più sobrio e ugualmente razionale ed efficiente?

R10. Incapacitá di cosa? Semmai impossibilitá di puntare a una crescita virtualmente infinita nonostante la finitezza delle risorse del pianeta (o della lentezza del loro rinnovamento naturale: il petrolio si crea spontaneamente, solo che ci mette milioni di anni...). La risposta é sí, abbiamo veramente bisogno di tutta questa energia, indipendentemente dalla riduzione (sacrosanta) degli sprechi e dall’uso razionale dell’energia. Chi sostiene questa tesi della decrescita non capisce (o non vuole capire) che é proprio lo stile di vita abbondante (anche in termini di energia) che permette loro di filosofeggiare su sobrietá, finitezza delle risorse e fare gli schizzinosi sull’uso di una tecnologia imperfetta come il nucleare.

Spero di aver dato qualche spunto di riflessione a chi ha creato queste dieci domande, oltre a sbufalare apertamente le affermazioni e gli assunti gravemente errati da cui alcune di esse partono.

giovedì 20 dicembre 2012

Fukushame, la vergogna dá spettacolo


Qualche mese fa, apprendevo dal Fatto quotidiano dell’uscita in Italia di un documentario dal titolo emblematico. Fukushame (qui il link alla pagina ufficiale), insieme al gemello Enter Fukushima, vanta di raccontare le “vergogne giapponesi” legate all’incidente nucleare omonimo. Vergogne, dice il Fatto, quali  “Limiti di esposizione alle radiazioni alzati di 20 volte per risarcire meno famiglie, fusioni del nocciolo taciute, migliaia di animali abbandonati e costretti a morire di fame e stenti”.

A detta degli stessi autori, Enter Fukushima é un “docu-movie adrenalinico di 18 minuti che riassume il percorso nella zona proibita nelle sue tappe fondamentali, con qualche concessione alla fiction cinematografica.Qualche concessione alla fiction cinematografica? In altre parole prendete Quark, togliete ció che non é spettacolare (e non fa propaganda per le opinioni dei registi) e sostituitelo con un po’ di finzione cinematografica tanto per trasformare la realtá in un’immagine coerente con le proprie idee. Strepitoso.

Ma dopo arriva Fukushame, che é invece un “documentario” (niente film stavolta) “che ripropone quanto visto in "Enter Fukushima" ma approfondendo le tematiche più dolorose con interviste a personaggi noti, persone comuni e personaggi del luogo, con aggiunte delle riflessioni dello stesso autore”. Naturalmente, essendo l’autore assolutamente imparziale (tanto che non manca di aggiungere la sua partecipazione alla manifestazione antinuclearista a Tokio del 19 settembre 2011), ha avuto cura di scegliere bene le persone intervistate perché tirassero acqua al suo mulino. Nel film troviamo il parere di grandi esperti di nucleare quali “Seiichi Nakate, esponente del Network "Save the children from radiations"” e “Maya Murofushi,animalista e famosa top model”. La conclusione non puó allora che essere “Ci si interroga sui perché di scelte sbagliate ed imposte ad un popolo ormai disilluso.

Tra i miei tanti difetti, c’é quello di non credere alle immagini ma ai fatti. La realtá infatti é spietatamente sincera e cruda, mentre la maggior parte della gente sembra pensare di poterla piegare alle proprie opinioni o ridurre a una questione di punti di vista. Ecco perché non mi piacciono i filmati costruiti per vendere opinioni.

Allora non posso proprio fare a meno di notare che l’immagine drammatica del contatore geiger appoggiato sull’erba mostra in quel punto un valore di 4,95 (c’é anche nel trailer, tenuto in mano da un signore in tuta e segna lo stesso valore). 4,95...che cosa? Si tratta di un geiger della Terra-P molto semplice che, con una rapida googlata, fornisce quasi sicuramente una stima della dose media in mSv/h.
4,95 microSievert/ora dunque, che come sappiamo sono circa 43 mSv/anno, coerenti con il 48 mSv/y medio registrato a Chernobyl. Sí, ma quanto é pericoloso quel livello di radioattivitá? Secondo l’ultimo studio del MIT, dal titolo emblematico, semplicemente zero. Nessun effetto negativo, né immediato né a lungo termine, in perfetta coerenza con la sensazione di molti addetti ai lavori (medici, radioprotezionisti e ingegneri) che i meccanismi biologici di riparazione cellulare permettano, per basse dosi, di contrastare efficacemente il danno DNA cellulare.

Ma allora “l’ansia, che cresce con l’aumentare dei beep del contatore geiger, unica voce della verità in mezzo a un mare di menzogne”? Cos’é, fa parte delle concessioni alla fiction cinematografica? Allo stesso modo delle fusioni del nocciolo “taciute” (ci sono giornalisti che le davano per certe sui giornali italiani prima ancora che il nocciolo fondesse veramente!)?

Immagini e opinioni contro la realtá. L'immagine ci parla di complotti e di stermini di massa, la teoria smentisce. E i dati concordano con la teoria anziché con le opinioni, guarda un po'. E non crediate che non lo sappiano: altrimenti perché questi signori sono tanto coraggiosi da rischiare la pelle per fare un reportage all’interno della zona contaminata? Non sará che qualcuno gli ha detto che per qualche ora di esposizione non corrono rischi reali? Qualcuno come Greenpeace che poi sostiene, in barba alla coerenza, che non esiste soglia minima al danno da radiazione (la famosa teoria LNT, creata dalla tanto vituperata UNSCEAR come strumento cautelativo e abusata comunemente per diffondere previsioni catastrofistiche in barba ai fatti)?

Giá immagino come andrá a finire: sará come per le previsioni sulle conseguenze dell'incidente di Chernobyl, che secondo Greenpeace doveva comportare milioni di morti. La realtá dei fatti ha poi dimostrato che cosí non é stato. Solo che, invece di accettare la realtá, chi ha interesse a portare avanti un'immagine catastrofica del nucleare ha continuato e continua a citare quei dati, giá smentiti piú volte, salvo poi buttarsi sul complottismo e sostenere che sono i dati ufficiali ad essere taroccati!

Nella civiltá dell’immagine, ció che un'immagine bolla come pericoloso inevitabilmente lo diventa davvero agli occhi delle masse. Va bene cosí, a me basta sperare che, ogni tanto, qualcuno abbia ancora voglia di andare oltre le idee preconcette e ragionare, invece di allinearsi al gregge e ripetere luoghi comuni all’infinito. 

giovedì 14 giugno 2012

Piove, nucleare ladro


Courtesy of  Public domain pictures.net

Girando in rete per l’ennesimo sbufalamento, mi sono imbattutto in questo blog. La tesi é talmente assurda che mi ha messo di buonumore: in sostanza l’autore lancia l’ipotesi che il vapore emesso dalle torri di raffreddamento delle centrali nucleari non sia del tutto innocuo. Fin qui, niente di nuovo: ne ho sentite di cotte e di crude sull’argomento. Gente che sottolineava che la radioattivitá emessa dal vapore (che arriva da circuiti separati rispetto all’acqua che attraversa il reattore), pur essendo numericamente molto minore di quella dell’acqua di mare o del corpo umano, non é comunque pari a zero (grazie tante, si chiama fondo naturale). Altri che ipotizzavano impatti ambientali gravissimi a causa del calore smaltito in questo modo dalle centrali in atmosfera (o nelle acque di fiume, che per progetto non superano +1 grado centigrado di incremento termico a seguito del rilascio). Questa volta peró l’autore ha superato il limite del ridicolo, spingendosi oltre l’esilarante: dopo aver eseguito furiosi calcoli (disponibili in un foglio excel scaricabile), é riuscito a sommare l’ipotetico rilascio di vapore di tutte le centrali nucleari francesi, ottenendo un totale annuo. A questo punto, l’ovvia ipotesi é stata che tutte queste nuvole di vapore acqueo non si disperdessero ai quattro venti (cosa piú probabile per ammissione dello stesso autore del blog), ma che ci fosse l’ipotetica possibilitá che esse, per un gioco di venti, si concentrassero tutte in un punto, provocando ovviamente sfracelli, alluvioni ecc.
Ovvio, se devi dare addosso al nucleare mica puoi pensare che provochino una sana pioggerellina fertilizzante, devono per forza combinare un disastro, no? 
Da ultimo, come nella peggiore quartina di Nostradamus, il nostro eroe dei voli pindarici si prodiga in un nesso causale “inquietante”: “Queste ipotesi mi sembrano confermate dai dati statistici dei disastri alluvionali che negli ultimi decenni si stanno verificando nel Centro Europa. Il Sud della Francia, zona classificata storicamente come a bassa piovosità, sta paradossalmente soffrendo di fenomeni di auto-generazione temporalesca.” 


Ma c'é di piú! “Mi è lecito ancora ritenere che l'intensificarsi di queste precipitazioni nel Centro Europa, scaricando oltralpi la nuvolosità delle correnti provenienti dal Nord, riducano sensibilmente la piovosità in Val Padana, dove, nonostante i vari episodi di disastrose inondazioni, negli ultimi decenni si registra una siccità generalizzata dell’ordine del 20 %, soprattutto nel Veneto”. 
Fatemi capire: le nubi di pioggia (sic) generate dalle centrali nucleari “scaricherebbero” (mah!) le perturbazioni provenienti dal nord Europa, provocando siccitá in Italia?


Sono sbalordito da quello che riesce a fare l'ideologia col paraocchi. Spero che questo signore stia scherzando, altrimenti il consiglio che mi sento di dargli é di provare a cercare impiego come astrologo (sicuramente tutto ció fa curriculum!). A proposito, chissá se ha considerato l’influenza del transito di Venere sulla redistribuzione delle nubi sopra la Francia?

martedì 30 agosto 2011

Radio 3 pensa che il nuovo premier giapponese erediterà un paese “ancora in ginocchio per l’incidente nucleare di Fukushima”


Ascoltando la radio stamattina mi è capitato di sentire (minuto 10:30 circa) che il nuovo primo ministro giapponese Yoshihiko Noda si troverà ad affrontare “economia stagnante, debito pubblico abnorme e pesanti strascichi del disastro nucleare di Fukushima nel mezzo di una crisi generale della politica.” Ebbene, cosa non va?
Sei mesi fa, in occasione del Grande Terremoto e Maremoto del Tohoku, un mio caro amico ingegnere nucleare mi disse: “vedrai, tra un anno o due non si ricorderà più nessuno del terremoto e dello Tsunami. Tutti si ricorderanno solamente dell’incidente nucleare.” Temo di dovergli dare torto: sono bastati sei mesi. 

venerdì 26 agosto 2011

Bufale, mistificazioni e faziosità


Approfitto del momento di pausa nel finto dibattito sul nucleare in Italia per fare un po’ il punto della situazione. Da alcuni commenti che ho ricevuto, noto infatti che molti tendono a far confusione tra una bufala e un’opinione, oltre a lasciarsi coinvolgere dal pessimo clima di facili insulti che i media Italici, probabilmente aizzati dai vari poteri forti, stanno costruendo da parecchi anni. Vediamo di fare chiarezza.

Una bufala è un’affermazione oggettivamente falsa. Per esempio “In questo momento ci sono 10 gradi centigradi a Roma”. Come si fa a dire che l’affermazione è falsa? Perchè è falsificabile, cioè è possibile controllare la sua veridicità o la sua falsità attraverso un esperimento oggettivo. Se non vogliamo fare noi direttamente l’esperimento, è comunque possibile scegliere una o più fonti (valutandone attentamente l’attendibilità!) e dimostrare che l’affermazione è falsa.

Un’opinione è invece un’affermazione non oggettiva, ma soggettiva. Per esempio “In questo momento a Roma fa freddo” non è una bufala ma un’opinione. Certamente, determinate opinioni sono poi condivise da poche persone o nessuna e richiedono spiegazioni accurate. Ma, almeno in teoria, è possibile trovare qualcuno che ritiene il clima estivo di Roma “freddo” e dunque, dal suo punto di vista, ha ragione.

Una via di mezzo tra una bufala e un'opinione è poi una mistificazione. Le mistificazioni sono affermazioni che contengono verità parziali, spesso private del loro contesto, allo scopo di renderle più misteriose e terrificanti o importanti. Immaginate ad esempio di descrivere così il focolare di una casa di campagna: “si tratta di un’oggetto pericolosissimo, ormai usato solo da pochi. Produce dense nubi di fumo carico di particolato altamente cancerogeno, inoltre chiunque gli si avvicini troppo può provocarsi terribili ustioni e rischiare la vita”. Vi sembra che queste due frasi rendano bene il concetto di “caminetto”?  In particolare la prima frase è emblematica perchè vera: sono pochi oggigiorno a usare il caminetto, ma non certo per la sua pericolosità, bensì per la praticità di un riscaldamento convenzionale.

Perchè tutta questa premessa? Perchè di fatto il comportamento tipico di chi dibatte su temi legati al nucleare vive di questo tipo di affermazioni. Le vere bufale in realtà sono poche, tra le quali spiccano informazioni vecchie e luoghi comuni mai verificati come “l’uranio si esaurirà entro i prossimi 30 anni” (Falso), “Le centrali nucleari in Italia le pagherebbe lo Stato” (Falso), “L’incidente di Chernobyl ha attorno un’aura di omertà, ci sono stime ufficiali e realtà drammatiche che si vuole ignorare” (Falso) o ancora “Vivere vicino a una centrale nucleare causa un aumento dei casi di leucemia infantile” (Falso, abbiamo già parlato del KIKK-Studium). 
Molte di più sono le mistificazioni, come per esempio “una centrale nucleare produce montagne di scorie che durano millenni”. Non è una bufala, ma la mistificazione di una realtà: una centrale nucleare da 1000 MW produce circa 3 m3/anno di scorie ad alta attività, la cui radioattività si riduce del 99% nei primi 100 anni ma nonostante questo non arrivano a livello del fondo naturale prima di 10.000 anni. Certo, 3 metri cubi l’anno per 40 anni fanno una piccola montagna, ma detto così è esagerato, è mistificato.

La Biotecnologa Beatrice Mautino, membro del CICAP e ricercatrice, in una conferenza sul tema Creazionismo&Evoluzionismo tenutasi a Lugano a giugno descriveva, a mio avviso molto efficacemente, i meccanismi tramite i quali si ammazza il dibattito su un tema importante, trasformandolo in una rissa mediatica. Approfitto del suo elenco, leggermente rivisto, per dare quelli che a mio avviso sono i punti che il giornalismo fazioso di bassa lega e i mistificatori di ogni provenienza sociale (ambientalisti in primis) usano per uccidere qualsiasi dibattito costruttivo sul tema nucleare:

1) accentuare i contrasti. “Il nucleare è sporco e inquina mentre le rinnovabili sono pulite ed ecologiche”. È vero che l’energia nucleare non è completamente “pulita” perchè produce alcune scorie radioattive, è anche vero che le fonti rinnovabili sono quelle a impatto ambientale più basso tra tutte le fonti energetiche (anche se si dovrebbe discutere di impatto ambientale per unità di potenza, e il discorso cambia un po’). La frase in corsivo, detta così è però fuorviante perchè esagera i contrasti, come se le rinnovabili fossero un miracolo e il nucleare una condanna a morte.

2) inasprire i toni.Vogliono riportare il nucleare in Italia. Non lasciamoglielo fare!” Quante volte abbiamo sentito queste affermazioni che suonano un po’ come dichiarazioni di guerra incondizionata? Possibile che chiunque non si conformi alla moda del momento sia un pazzo assassino e debba essere fermato a ogni costo? Ma non c’era libertà di opinione in Italia?

3) Ricorrere a domande apparentemente pratiche. “Vorreste una centrale nucleare sotto casa?” La domanda è semplicemente un trucco scorretto per saltare alle conclusioni e fingere di andare sul pratico. Ma è assurdo: nessuno vorrebbe avere un qualunque impianto industriale davanti a casa! Si tende infatti a evitarlo, costruendo in zone scarsamente abitate e compensando economicamente chi ci abita.

4) esasperare alcuni dettagli per far perdere il punto generale della discussione. “A Fukushima hanno fuso il nòcciolo del reattore, spargendo radioattività tutt’attorno e contaminando per decenni una vasta area” Vero, ma non dimentichiamoci il contesto. Tutto questo è stato scatenato da un terremoto di proporzioni epocali, seguito da uno tsunami che ha causato quasi 30.000 vittime, radendo al suolo la campagna circostante per alcuni chilometri. Alcune città, come Minamisanriku, sono state letteralmente cancellate dalla faccia della Terra. Migliaia di impianti chimici e raffinerie, distrutte dall’onda, hanno riversato nell’aria e sulla terra tonnellate di sostanze chimiche tossiche e contaminato la zona circostante. In questo contesto, l’impianto di Fukushima Daiichi, sulla costa, ha avuto gravi problemi di raffreddamento del reattore, fondendo parzialmente il nòcciolo e contaminando il suolo circostante con una certa quantità di elementi radioattivi. La gente è stata allora evacuata per evitare anche il minimo danno alla salute. Tutto qui: un evento da trentamila morti che ha raso al suolo tre regioni (!) ha anche causato la contaminazione radioattiva di un’area attorno alla centrale. Non stiamo forse dicendo a un assassino che deve mettersi la mascherina davanti alla bocca per non infettare la ferita?

5) Negare l’evidenza. “L’uranio si esaurirà nei prossimi 30 anni.” Questa affermazione è già stata sbufalata in tutte le salse, eppure continua a comparire sui manifesti antinuclearisti delle principali associazioni ambientaliste. Tanto la gente mica lo sa.

Provate un po’ a sommare questi punti tra loro e ditemi che non riconoscete il modo di procedere dei tanti dibattiti televisivi e dei tanti giornali schierati e faziosi che infestano il nostro paese. Un buon dialogo, rispettoso delle altrui idee, farebbe davvero bene a una nazione di individualisti come la nostra. Facciamolo, vi prego.

martedì 7 giugno 2011

Dire no al nucleare è arte

L'urlo nucleare, divenuto
ormai simbolo della protesta

La Stampa ci comunica in un articolo multimediale che “40 artisti hanno regalato a Greenpeace e al fotografo Andrea Massari, che li ha ritratti, la loro faccia più arrabbiata e pazza per fermare il ritorno al nucleare in Italia”.

Altrove si legge che alcuni ragazzi vivono ormai da parecchi giorni chiusi in un rifugio anti-radiazioni come se fosse “esplosa una centrale nucleare” (sic) e non usciranno finchè “il referendum cancellerà l’incubo nucleare”(sic!).

In televisione spopolano i vari Annozero che sparlano di nucleare, facendo (come sempre) ogni sforzo per cercare di convincere l’audience che chi vuole il ritorno di questa fonte di energia è un pazzo assassino senza scrupoli (cavolo, mi hanno scoperto...ora dovrò limare i miei bei canini lunghi da vampiro). Addirittura, nell’anteprima della trasmissione di Santoro, si cita il saggio gufo Celentano, che dodici anni fa profetizzava provocatoriamente “Oggi il grado di cultura di un popolo si misura in base al numero di centrali nucleari che quel popolo possiede” e a seguire faceva vedere un’esplosione atomica.

Sono preoccupato. Seriamente. Siamo di fronte a un fenomeno nuovo, figlio della nostra epoca: un’epoca di comunicazione, ma non di cultura. Un’epoca in cui chiunque può trovare qualunque cosa su internet e sbandierarla come una delle tante possibili verità. Un’epoca in cui seguire in massa i luoghi comuni della politica senza accendere il cervello e riflettere è diventata più di una moda: è uno stile di vita. È una nuova forma di fede religiosa: la gente crede per fede che “il nucleare” sia un “incubo” esattamente come crede per fede che nel 2012 “finirà il mondo” (ma che vuol dire poi?). Peggio ancora, alla superficialità e scarsa voglia/tempo per approfondire si aggiunge la faziosità politica del “votare contro” e l’abilità dei soliti imbonitori di folle a trascinare le masse contro l’avversario politico.

Non voglio, con questo discorso, sostenere che tutti dovremmo essere favorevoli all’energia nucleare. Non è semplicemente vero. È però vero che discutere con chi è vittima di questa fobìa aprioristica è inutile: ogni volta che sento domande quali “e il problema delle scorie?” mi rendo perfettamente conto che chi le pone non sa in realtà di che cosa sta parlando. Parla per sentito dire, tant’è che tende a chiudersi a riccio non appena gli si pongono domande semplici quali “Scusa, ma tu cosa intendi per problema delle scorie?”. Allora, ciò che si dà per scontato essere un grave, irrisolvibile problema, spesso condito di faziosità politica e sfiducia nelle istituzioni, si rivela essere solo una questione tecnica molto precisa, da affrontare e risolvere. Purtroppo però, come per qualunque tema specifico, rispondere alla curiosità su questi argomenti richiede pagine e pagine di noiosi approfondimenti tecnici. La gran parte delle volte, per sentirsi poi dire “ma dobbiamo essere tutti ingegneri nucleari per parlare di nucleare?

Niente da fare: siamo un dannato paese di allenatori di calcio. Sappiamo tutti molto meglio di Prandelli chi deve mettere in campo la nazionale di calcio stasera e allo stesso modo, beh, noi sì che abbiamo capito come funziona davvero il nucleare. E riteniamo ovviamente che chi non la pensa come noi ha torto marcio, è venduto o ha degli intrallazzi economico-politici per pensarla così. Buttarla in politica, poi, è lo sport nazionale. L’energia nucleare invece non ha colore politico: è una soluzione tecnica, con i suoi vantaggi e svantaggi e tale deve rimanere.

In questi anni si comincia a vedere dove questa faziosità popolare ci sta portando: all’essere sempre più consumatori passivi, un gregge di pecore guidato dai vari imbonitori di folle che cavalcano le fobìe popolari a scopi elettorali. Gente che prende temi tecnici importanti e li trasforma nel casus-belli del momento, attaccando senza tregua chi la pensa diversamente e starnazzando come un’oca del campidoglio. E intanto la competitività scende, le aziende chiudono e la gente rimane a casa. Signori miei, sulle faccende importanti si discute, non si litiga.

E così, domenica 12 e lunedì 13 giugno saremo chiamati a votare un referendum che toglierà dall’agenda dei nostri governi l’investimento di 30 miliardi di euro, gestiti per il 70% da aziende italiane, con la conseguente mancata creazione di 13.600 posti di lavoro diretti e circa 10.000 di indotto (La Stampa). E impedirà la riduzione dei costi dell’energia elettrica a lungo termine, con il conseguente incentivo alle aziende italiane a restare qui e a quelle straniere a venire a investire da noi, evitando ulteriori possibili posti di lavoro. E contrasterà la riduzione delle importazioni di energia elettrica dall’estero, oggi al 14%, che avrebbe portato a una diminuzione delle spese energetiche dirette e un aumento dell’indipendenza energetica (leggi politica) italiana da Francia, Russia e paesi nordafricani. Ricordo che la soluzione proposta per esempio da Kyoto club, interamente a fonti rinnovabili, richiede un’importazione di energia dall’estero pari al 25% del totale (ne abbiamo parlato qui).

E tutto questo a fronte di cosa? Della necessità di affrontare seriamente e professionalmente alcuni problemi  tecnici e tecnologici come la gestione delle scorie nucleari (in verità non molte più di quelle che già oggi produciamo coi nostri impianti medicali per la radioterapia) o la gestione in sicurezza delle centrali (che già facevamo negli impianti di 50 anni fa).  Temi importanti, da non sottovalutare, ma da risolvere sul piano tecnico, non alle urne con un referendum popolare che cancellerà per anni ancora l’adozione di un piano energetico nazionale in grado di far progredire veramente questo paese.

In questa situazione penosa, vale la pena ricordare La Stampa per il patetico articolo del celebre opinionista Luca Ricolfi. Caro Ricolfi, è inutile dare tanto la colpa alla politica: sappiamo bene che i nostri rappresentanti sono perlopiù biechi e corrotti approfittatori delle situazioni confuse per scopi elettorali. Ma chi se non voi ha contribuito a creare questo clima di fobìa antinucleare (con articoli come questo, questo e questo)? Ora vi assicuro che é tardi per accorgersi che il sensazionalismo a ogni costo ha un prezzo.