Gira da qualche giorno un articolo di La Stampa a proposito di un curioso esperimento presentato al Politecnico di Torino. Il responsabile del gruppo di ricerca, prof. A. Carpinteri (docente storico di scienza delle costruzioni alla facoltà di ingegneria meccanica proprio al PoliTo), fa parte di un gruppo di ricerca più vasto sul tema dei cosiddetti fenomeni “piezonucleari”, insieme con F. Cardone del CNR di Roma. L’evento di presentazione è stato mostrato anche da TG Leonardo (particolarmente divertente: non ho mai sentito così tante idiozie in così pochi minuti di servizio).
L’idea alla base del piezonucleare è di indurre reazioni nucleari attraverso la compressione della materia, sia solida che liquida: in passato, il gruppo aveva tentato di dimostrare un’accelerazione del tempo di decadimento del Torio 228 se messo in soluzione acquosa sottoposta a cavitazione. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’articolo conseguente a questo esperimento è stato oggetto di numerose critiche da parte della comunità scientifica internazionale.
Oggi, lo stesso team presenta al politecnico di Torino una nuova prova dell’esistenza di effetti piezonucleari sotto forma di emissione di neutroni all’atto del cedimento strutturale di un blocco di granito. Secondo l’interpretazione del gruppo, la tensione liberata dalla rottura del blocco indurrebbe la fissione nucleare di alcuni atomi di ferro contenuti nel campione, trasformandoli in alluminio e liberando neutroni.
A supporto di questa ipotesi, il gruppo presenta in un articolo su ArXiv.org alcuni esperimenti eseguiti con marmo di Carrara e pietre di Luserna (granito), dai quali si evincerebbe la presenza di tracce infinitesimali di alluminio, accompagnata dal rilevamento di un picco di radiazioni neutroniche oltre 10 volte il fondo naturale. Il fenomeno sarebbe rilevabile soltanto nel granito, il che è spiegato dal team di ricercatori come dovuto al fatto che la rottura del marmo non genera un’energia sufficiente a provocare la fissione del ferro.
Fin qui, la faccenda genera solo stupore e un po’ di sano scetticismo sui metodi e risultati dell’esperimento. Nel percorso della scienza, è proprio questo l’atteggiamento corretto: chi vuole mostrare un nuovo fenomeno fisico e proporre una spiegazione deve rispondere in modo ragionevole a tutte le controargomentazioni possibili e immaginabili, cosicchè si deduca che quanto sostiene è effettivamente oggettivo. Vedremo se il team di Carpinteri e Cardone, finora un po’ carente su questo aspetto, saprà dare dimostrazione adeguata dei fenomeni che presenta.
Ma il meglio arriva dai nostri soliti solerti giornalisti: La Stampa pubblica infatti un delirante articolo a firma Andrea Ciattaglia, dal quale si evince chiaramente che non ha capito assolutamente nulla della ricerca presentata ma preannuncia la soluzione dei problemi energetici (?) del pianeta.
Nell’articolo si parla di “Centrali a ferro, nichel, oppure a granito per produrre l’energia nucleare del futuro.” Ve lo immaginate? Una pressa enorme che schiaccia un blocco di granito fino a romperlo, usando mostruose quantità di energia per ricavarne qualche neutrone (rilevabile a fatica).
Ma la fisica ci dice che la reazione di fissione produce energia se a rompersi sono atomi più grossi del ferro; se no la reazione è addirittura endoenergetica, cioè richiede energia! È la ragione per la quale le stelle con massa superiore a 8 volte quella del sole esplodono come supernovae. Proprio qui sta la novità ipotizzata da Cardone e Carpinteri: i neutroni rilevati sarebbero molto energetici, il processo ipotizzato sarebbe quindi esoenergetico e la fisica nucleare completamente da buttare. Niente male per aver spaccato due sassi. Ma pensare a ipotesi alternative?
Comunque, anche se fosse vero quanto sostengono Carpinteri e soci e riuscissimo a trasformare l’energia di quei quattro neutroni in energia elettrica, come mai faremmo a compensare tutta quella usata per la compressione del granito? In altre parole: dò 100 di energia schiacciando, 99 serve per rompere il granito e 2 (immaginando una fissione esoenergetica...mah) finisce ai neutroni emessi. Dove sta il vantaggio, esattamente?
Ma non è finita: l’articolo di Ciattaglia prosegue con un bel “senza emissioni radioattive”. Certo perchè i neutroni emessi non sono radiazioni? “E con lo stesso procedimento si potranno trattare scorie nucleari riducendone la nocività diecimila volte più velocemente che in natura” bello dare per scontato un risultato sul quale gli stessi autori sono scettici (e comunque sarebbero 104 volte meno, non diecimila).
“Elementi non radioattivi (ferro, nichel, calcio), sia disciolti nei liquidi sia in versione solida, che vengono sottoposti a onde di pressione, anche fino alla rottura, liberano flussi di neutroni.” Dire che ferro, nichel e calcio sono “elementi non radioattivi” è già una bella stupidaggine: esistono isotopi radioattivi di tutti e tre gli elementi (così come esistono isotopi non radioattivi del Cesio per esempio) e nulla esclude la possibilità che esistano già nel granito usato per l’esperimento o siano generati dalle ipotetiche fissioni piezonucleari.
“Il flusso di neutroni sprigionato dal materiale “porta via” parte della sua eventuale radioattività”. Questa frase non vuol dire assolutamente nulla: la radioattività è una proprietà di un nucleo atomico e si può eliminare soltanto rimuovendo l’atomo radioattivo o lasciando che decada e diventi stabile. È come dire che accendendo una lampadina blu, il flusso di fotoni generato “porta via” il colore della lampadina.
Ma la cavolata maxima arriva nel gran finale: “gran parte dei fisici e altri scienziati non riconoscono i risultati di questi esperimenti, eseguiti quasi clandestinamente e senza finanziamenti - dice Carpinteri -. I test mettono in discussione la fisica di Einstein e Bohr, che molti studiosi non sono disposti a rivedere”.
Ah, l’inconfondibile profumo del complotto internazionale. Sarebbe a dire che gli scienziati cattivi e corrotti non vogliono rivedere l’A-B-C della fisica nucleare sulla base di un paio di esperimenti dai risultati incerti. Un ottimo escamotage per nascondere l’evidenza, cioè la mancanza di risposte convincenti alle domande (lecite) degli scienziati, nascondendosi dietro l’ignoranza del giornalista di turno. Congratulazioni.