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lunedì 28 novembre 2011

Tracce di Iodio 131 nell'aria sopra l'europa

IAEA, in un comunicato dell'11 Novembre, annunciava il rilevamento, nell'atmosfera sopra l'europa, di piccole quantita' di Iodio 131. Le quantita' rilevate sono tali da non essere nemmeno rilevabili se non dagli strumenti piu' sensibili, dunque non pongono il minimo rischio per la salute della popolazione europea. Tuttavia, lo I131 e' sicuramente di origine artificiale, essendo un isotopo con tempo di dimezzamento di appena 8 giorni circa.

In un successivo comunicato datato 17 Novembre, IAEA comunica di aver identificato la sorgente dell'inquinamento da Iodio: si tratterebbe dello stabilimento di Budapest della Institute of Isotopes Ltd., azienda privata che produce radioisotopi per medicina, ricerca e applicazioni industriali. L'esatta ragione del rilascio e' ancora sotto indagine.

martedì 20 settembre 2011

Una fabbrica di pannelli solari cinese chiude dopo aver inquinato gravemente l’ambiente. Ma non erano fonti di energia pulita?


(C) Klaus Holl, 2005
BBC world news informa in un articolo della chiusura di una fabbrica di pannelli fotovoltaici di proprietà della Jinko Ltd. La fabbrica è sita nel villaggio di Hongxiao  parte della provincia del Zhejiang (浙江), vicina a Shanghai, ed è stata chiusa a causa di una protesta da parte di qualche centinaio di persone che alcuni giorni fa hanno fatto irruzione nell’impianto, rovesciando automobili e devastando gli uffici (BBC di ieri). Secondo quanto riportato dall’emittente inglese (ma anche da molte altre fonti quali New York Times e The Guardian, tra gli altri), la fabbrica immagazzinava i rifiuti del processo di realizzazione dei pannelli, altamente tossici, all’aperto anzichè in un magazzino chiuso. Una tempesta a fine agosto sembra aver determinato lo scarico accidentale dei materiali tossici nelle acque di un fiume vicino, determinando alte concentrazioni di fluoruro (Ingl. Fluoride) nell’acqua. L’inquinamento di materiale tossico ha determinato una visibile moria di pesci, oltre a un notevole rischio di intossicazione per la popolazione residente. Una persona è stata inoltre arrestata per aver diffuso dicerie su un aumento dei casi di leucemia e tumore nell’area dell’impianto (31 casi di cancro e 6 di leucemia, secondo NYT), il quale tuttavia secondo l’ufficio per la protezione dell’ambiente locale risultava fuori norma già dai test effettuati ad aprile.
Con questa notizia, vorrei stimolare una riflessione importante. Quando sentite dire che “le fonti rinnovabili sono a impatto zero”, ricordatevi dell’incidente di Zhejiang. Non tanto perchè l’azienda ha ignorato allarmi e procedure di sicurezza, quanto per il fatto che produrre pannelli fotovoltaici implica l’utilizzo e la gestione di inquinanti, cioè di scorie non meno tossiche di quelle generate dal processo nucleare, e come tali soggette a incidenti e violazioni normative. Altro che “impatto zero”.

lunedì 19 settembre 2011

Siemens esce dal nucleare

Le 17 centrali nucleari tedesche
(C) IPPNW.de

 BBC ci informa che, a seguito della decisione del governo tedesco di spegnere le loro 17 centrali nucleari (23% dell’energia) entro il 2022, il colosso Siemens ha preso la decisione di non produrre più tutti quei componenti che servivano per la cosiddetta “isola nucleare” delle centrali atomiche. Sarebbe a dire che continueranno a produrre soltanto le parti convenzionali (turbine, condensatori, ecc), finalizzate a centrali a combustibili fossili ma utilizzabili anche per la parte convenzionale delle centrali nucleari.  Secondo l’articolo, il CEO della compagnia Peter Loescher ha dichiarato che per loro “il capitolo è chiuso”: anche la collaborazione con la russa Rosatom sarà cancellata. Sempre secondo BBC, Siemens è stata fornitore completa di tutte le 17 centrali nucleari tedesche e di alcune centrali Finlandesi e Cinesi solo per la parte convenzionale. Ora, l’azienda punta a supportare il progetto tedesco di portare al 35% l’energia da fonti rinnovabili entro il 2020.

Va bene, un’azienda privata deve ovviamente seguire il mercato per poter stare a galla. Vista l’aria che tira, era inevitabile una bella retromarcia rispetto all’affermazione pre-fukushima dello stesso Loescher (“in vista del mutamento climatico globale e della crescente domanda energetica mondiale, per noi l’energia nucleare rimane parte essenziale di un mix energetico sostenibile”, BBC trad. P.V.). Comunque sia, un gran numero di dipendenti Siemens con competenze avanzate sugli aspetti nucleari della produzione energetica perderà a breve il lavoro, scalzata dalla promessa di un 35% di rinnovabili pagata con il famoso 23% di nucleare. Un po’ come dire che decidiamo di lasciar perdere i treni e spingere sull’uso delle biciclette per ragioni ecologiche (o demagogiche?). E così facendo, la nostra principale industria del settore ferroviario si riconverte a produrre biciclette, licenziando un sacco di bravi tecnici con le competenze per realizzare una locomotiva e sostituendoli con gente in grado di fare ottime biciclette (ne servono molti meno). Niente di personale su chi progetta e costruisce velocipedi, la loro dignità non è in discussione; solo non stupiamoci se i ragazzi più talentuosi, capaci di progettare, costruire e far funzionare i sistemi più complessi, scappano all’estero a cercare un lavoro degno del tombino che si son fatti  a studiare. Da oggi, questo varrà anche per la Germania: benvenuti nel club.

lunedì 12 settembre 2011

Esplode un forno in Francia.

Secondo Ansa, Le Figaro e BBC News, che prendono da Reuters, stamattina alle 11:45 circa si è verificata un’esplosione presso il sito nucleare di Marcoule, nella regione Languedoc-Roussillon. In attesa di saperne di più da fonti ufficiali, sappiamo che c’è stato purtroppo un morto e alcuni feriti (quattro, secondo ansa e la sua fonte Midi libre). Ansa sostiene che ci sono dei reattori in sito, cosa che probabilmente ha copiato malamente da Wikipedia italiana; BBC invece non ci casca (d’altronde sulla wiki inglese è ben scritto che l’ultimo reattore del sito è stato chiuso nel 1984).
Sembra che sia stato delimitato un perimetro di sicurezza ma al momento non ci sia stato rilascio di radiazioni o materiale. Secondo l’autorità per la sicurezza nucleare francese (ASN) il forno era usato per fondere rifiuti metallici e bruciare scorie radioattive a bassa e media intensità. Per il momento le autorità stanno applicando le procedure di sicurezza previste in questi casi, ma non ci sono ancora comunicazioni definitive.
Spero di aggiornare presto questo post con notizie fresche.

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AGGIORNAMENTO 2011-09-19 h17:16

Leggo ora su ASN che l'incidente è stato classificato come non radiologicamente rilevante. Sono in corso indagini per comprenderne le cause secondo le normali procedure.

martedì 30 agosto 2011

Radio 3 pensa che il nuovo premier giapponese erediterà un paese “ancora in ginocchio per l’incidente nucleare di Fukushima”


Ascoltando la radio stamattina mi è capitato di sentire (minuto 10:30 circa) che il nuovo primo ministro giapponese Yoshihiko Noda si troverà ad affrontare “economia stagnante, debito pubblico abnorme e pesanti strascichi del disastro nucleare di Fukushima nel mezzo di una crisi generale della politica.” Ebbene, cosa non va?
Sei mesi fa, in occasione del Grande Terremoto e Maremoto del Tohoku, un mio caro amico ingegnere nucleare mi disse: “vedrai, tra un anno o due non si ricorderà più nessuno del terremoto e dello Tsunami. Tutti si ricorderanno solamente dell’incidente nucleare.” Temo di dovergli dare torto: sono bastati sei mesi. 

venerdì 26 agosto 2011

Bufale, mistificazioni e faziosità


Approfitto del momento di pausa nel finto dibattito sul nucleare in Italia per fare un po’ il punto della situazione. Da alcuni commenti che ho ricevuto, noto infatti che molti tendono a far confusione tra una bufala e un’opinione, oltre a lasciarsi coinvolgere dal pessimo clima di facili insulti che i media Italici, probabilmente aizzati dai vari poteri forti, stanno costruendo da parecchi anni. Vediamo di fare chiarezza.

Una bufala è un’affermazione oggettivamente falsa. Per esempio “In questo momento ci sono 10 gradi centigradi a Roma”. Come si fa a dire che l’affermazione è falsa? Perchè è falsificabile, cioè è possibile controllare la sua veridicità o la sua falsità attraverso un esperimento oggettivo. Se non vogliamo fare noi direttamente l’esperimento, è comunque possibile scegliere una o più fonti (valutandone attentamente l’attendibilità!) e dimostrare che l’affermazione è falsa.

Un’opinione è invece un’affermazione non oggettiva, ma soggettiva. Per esempio “In questo momento a Roma fa freddo” non è una bufala ma un’opinione. Certamente, determinate opinioni sono poi condivise da poche persone o nessuna e richiedono spiegazioni accurate. Ma, almeno in teoria, è possibile trovare qualcuno che ritiene il clima estivo di Roma “freddo” e dunque, dal suo punto di vista, ha ragione.

Una via di mezzo tra una bufala e un'opinione è poi una mistificazione. Le mistificazioni sono affermazioni che contengono verità parziali, spesso private del loro contesto, allo scopo di renderle più misteriose e terrificanti o importanti. Immaginate ad esempio di descrivere così il focolare di una casa di campagna: “si tratta di un’oggetto pericolosissimo, ormai usato solo da pochi. Produce dense nubi di fumo carico di particolato altamente cancerogeno, inoltre chiunque gli si avvicini troppo può provocarsi terribili ustioni e rischiare la vita”. Vi sembra che queste due frasi rendano bene il concetto di “caminetto”?  In particolare la prima frase è emblematica perchè vera: sono pochi oggigiorno a usare il caminetto, ma non certo per la sua pericolosità, bensì per la praticità di un riscaldamento convenzionale.

Perchè tutta questa premessa? Perchè di fatto il comportamento tipico di chi dibatte su temi legati al nucleare vive di questo tipo di affermazioni. Le vere bufale in realtà sono poche, tra le quali spiccano informazioni vecchie e luoghi comuni mai verificati come “l’uranio si esaurirà entro i prossimi 30 anni” (Falso), “Le centrali nucleari in Italia le pagherebbe lo Stato” (Falso), “L’incidente di Chernobyl ha attorno un’aura di omertà, ci sono stime ufficiali e realtà drammatiche che si vuole ignorare” (Falso) o ancora “Vivere vicino a una centrale nucleare causa un aumento dei casi di leucemia infantile” (Falso, abbiamo già parlato del KIKK-Studium). 
Molte di più sono le mistificazioni, come per esempio “una centrale nucleare produce montagne di scorie che durano millenni”. Non è una bufala, ma la mistificazione di una realtà: una centrale nucleare da 1000 MW produce circa 3 m3/anno di scorie ad alta attività, la cui radioattività si riduce del 99% nei primi 100 anni ma nonostante questo non arrivano a livello del fondo naturale prima di 10.000 anni. Certo, 3 metri cubi l’anno per 40 anni fanno una piccola montagna, ma detto così è esagerato, è mistificato.

La Biotecnologa Beatrice Mautino, membro del CICAP e ricercatrice, in una conferenza sul tema Creazionismo&Evoluzionismo tenutasi a Lugano a giugno descriveva, a mio avviso molto efficacemente, i meccanismi tramite i quali si ammazza il dibattito su un tema importante, trasformandolo in una rissa mediatica. Approfitto del suo elenco, leggermente rivisto, per dare quelli che a mio avviso sono i punti che il giornalismo fazioso di bassa lega e i mistificatori di ogni provenienza sociale (ambientalisti in primis) usano per uccidere qualsiasi dibattito costruttivo sul tema nucleare:

1) accentuare i contrasti. “Il nucleare è sporco e inquina mentre le rinnovabili sono pulite ed ecologiche”. È vero che l’energia nucleare non è completamente “pulita” perchè produce alcune scorie radioattive, è anche vero che le fonti rinnovabili sono quelle a impatto ambientale più basso tra tutte le fonti energetiche (anche se si dovrebbe discutere di impatto ambientale per unità di potenza, e il discorso cambia un po’). La frase in corsivo, detta così è però fuorviante perchè esagera i contrasti, come se le rinnovabili fossero un miracolo e il nucleare una condanna a morte.

2) inasprire i toni.Vogliono riportare il nucleare in Italia. Non lasciamoglielo fare!” Quante volte abbiamo sentito queste affermazioni che suonano un po’ come dichiarazioni di guerra incondizionata? Possibile che chiunque non si conformi alla moda del momento sia un pazzo assassino e debba essere fermato a ogni costo? Ma non c’era libertà di opinione in Italia?

3) Ricorrere a domande apparentemente pratiche. “Vorreste una centrale nucleare sotto casa?” La domanda è semplicemente un trucco scorretto per saltare alle conclusioni e fingere di andare sul pratico. Ma è assurdo: nessuno vorrebbe avere un qualunque impianto industriale davanti a casa! Si tende infatti a evitarlo, costruendo in zone scarsamente abitate e compensando economicamente chi ci abita.

4) esasperare alcuni dettagli per far perdere il punto generale della discussione. “A Fukushima hanno fuso il nòcciolo del reattore, spargendo radioattività tutt’attorno e contaminando per decenni una vasta area” Vero, ma non dimentichiamoci il contesto. Tutto questo è stato scatenato da un terremoto di proporzioni epocali, seguito da uno tsunami che ha causato quasi 30.000 vittime, radendo al suolo la campagna circostante per alcuni chilometri. Alcune città, come Minamisanriku, sono state letteralmente cancellate dalla faccia della Terra. Migliaia di impianti chimici e raffinerie, distrutte dall’onda, hanno riversato nell’aria e sulla terra tonnellate di sostanze chimiche tossiche e contaminato la zona circostante. In questo contesto, l’impianto di Fukushima Daiichi, sulla costa, ha avuto gravi problemi di raffreddamento del reattore, fondendo parzialmente il nòcciolo e contaminando il suolo circostante con una certa quantità di elementi radioattivi. La gente è stata allora evacuata per evitare anche il minimo danno alla salute. Tutto qui: un evento da trentamila morti che ha raso al suolo tre regioni (!) ha anche causato la contaminazione radioattiva di un’area attorno alla centrale. Non stiamo forse dicendo a un assassino che deve mettersi la mascherina davanti alla bocca per non infettare la ferita?

5) Negare l’evidenza. “L’uranio si esaurirà nei prossimi 30 anni.” Questa affermazione è già stata sbufalata in tutte le salse, eppure continua a comparire sui manifesti antinuclearisti delle principali associazioni ambientaliste. Tanto la gente mica lo sa.

Provate un po’ a sommare questi punti tra loro e ditemi che non riconoscete il modo di procedere dei tanti dibattiti televisivi e dei tanti giornali schierati e faziosi che infestano il nostro paese. Un buon dialogo, rispettoso delle altrui idee, farebbe davvero bene a una nazione di individualisti come la nostra. Facciamolo, vi prego.

martedì 7 giugno 2011

Dire no al nucleare è arte

L'urlo nucleare, divenuto
ormai simbolo della protesta

La Stampa ci comunica in un articolo multimediale che “40 artisti hanno regalato a Greenpeace e al fotografo Andrea Massari, che li ha ritratti, la loro faccia più arrabbiata e pazza per fermare il ritorno al nucleare in Italia”.

Altrove si legge che alcuni ragazzi vivono ormai da parecchi giorni chiusi in un rifugio anti-radiazioni come se fosse “esplosa una centrale nucleare” (sic) e non usciranno finchè “il referendum cancellerà l’incubo nucleare”(sic!).

In televisione spopolano i vari Annozero che sparlano di nucleare, facendo (come sempre) ogni sforzo per cercare di convincere l’audience che chi vuole il ritorno di questa fonte di energia è un pazzo assassino senza scrupoli (cavolo, mi hanno scoperto...ora dovrò limare i miei bei canini lunghi da vampiro). Addirittura, nell’anteprima della trasmissione di Santoro, si cita il saggio gufo Celentano, che dodici anni fa profetizzava provocatoriamente “Oggi il grado di cultura di un popolo si misura in base al numero di centrali nucleari che quel popolo possiede” e a seguire faceva vedere un’esplosione atomica.

Sono preoccupato. Seriamente. Siamo di fronte a un fenomeno nuovo, figlio della nostra epoca: un’epoca di comunicazione, ma non di cultura. Un’epoca in cui chiunque può trovare qualunque cosa su internet e sbandierarla come una delle tante possibili verità. Un’epoca in cui seguire in massa i luoghi comuni della politica senza accendere il cervello e riflettere è diventata più di una moda: è uno stile di vita. È una nuova forma di fede religiosa: la gente crede per fede che “il nucleare” sia un “incubo” esattamente come crede per fede che nel 2012 “finirà il mondo” (ma che vuol dire poi?). Peggio ancora, alla superficialità e scarsa voglia/tempo per approfondire si aggiunge la faziosità politica del “votare contro” e l’abilità dei soliti imbonitori di folle a trascinare le masse contro l’avversario politico.

Non voglio, con questo discorso, sostenere che tutti dovremmo essere favorevoli all’energia nucleare. Non è semplicemente vero. È però vero che discutere con chi è vittima di questa fobìa aprioristica è inutile: ogni volta che sento domande quali “e il problema delle scorie?” mi rendo perfettamente conto che chi le pone non sa in realtà di che cosa sta parlando. Parla per sentito dire, tant’è che tende a chiudersi a riccio non appena gli si pongono domande semplici quali “Scusa, ma tu cosa intendi per problema delle scorie?”. Allora, ciò che si dà per scontato essere un grave, irrisolvibile problema, spesso condito di faziosità politica e sfiducia nelle istituzioni, si rivela essere solo una questione tecnica molto precisa, da affrontare e risolvere. Purtroppo però, come per qualunque tema specifico, rispondere alla curiosità su questi argomenti richiede pagine e pagine di noiosi approfondimenti tecnici. La gran parte delle volte, per sentirsi poi dire “ma dobbiamo essere tutti ingegneri nucleari per parlare di nucleare?

Niente da fare: siamo un dannato paese di allenatori di calcio. Sappiamo tutti molto meglio di Prandelli chi deve mettere in campo la nazionale di calcio stasera e allo stesso modo, beh, noi sì che abbiamo capito come funziona davvero il nucleare. E riteniamo ovviamente che chi non la pensa come noi ha torto marcio, è venduto o ha degli intrallazzi economico-politici per pensarla così. Buttarla in politica, poi, è lo sport nazionale. L’energia nucleare invece non ha colore politico: è una soluzione tecnica, con i suoi vantaggi e svantaggi e tale deve rimanere.

In questi anni si comincia a vedere dove questa faziosità popolare ci sta portando: all’essere sempre più consumatori passivi, un gregge di pecore guidato dai vari imbonitori di folle che cavalcano le fobìe popolari a scopi elettorali. Gente che prende temi tecnici importanti e li trasforma nel casus-belli del momento, attaccando senza tregua chi la pensa diversamente e starnazzando come un’oca del campidoglio. E intanto la competitività scende, le aziende chiudono e la gente rimane a casa. Signori miei, sulle faccende importanti si discute, non si litiga.

E così, domenica 12 e lunedì 13 giugno saremo chiamati a votare un referendum che toglierà dall’agenda dei nostri governi l’investimento di 30 miliardi di euro, gestiti per il 70% da aziende italiane, con la conseguente mancata creazione di 13.600 posti di lavoro diretti e circa 10.000 di indotto (La Stampa). E impedirà la riduzione dei costi dell’energia elettrica a lungo termine, con il conseguente incentivo alle aziende italiane a restare qui e a quelle straniere a venire a investire da noi, evitando ulteriori possibili posti di lavoro. E contrasterà la riduzione delle importazioni di energia elettrica dall’estero, oggi al 14%, che avrebbe portato a una diminuzione delle spese energetiche dirette e un aumento dell’indipendenza energetica (leggi politica) italiana da Francia, Russia e paesi nordafricani. Ricordo che la soluzione proposta per esempio da Kyoto club, interamente a fonti rinnovabili, richiede un’importazione di energia dall’estero pari al 25% del totale (ne abbiamo parlato qui).

E tutto questo a fronte di cosa? Della necessità di affrontare seriamente e professionalmente alcuni problemi  tecnici e tecnologici come la gestione delle scorie nucleari (in verità non molte più di quelle che già oggi produciamo coi nostri impianti medicali per la radioterapia) o la gestione in sicurezza delle centrali (che già facevamo negli impianti di 50 anni fa).  Temi importanti, da non sottovalutare, ma da risolvere sul piano tecnico, non alle urne con un referendum popolare che cancellerà per anni ancora l’adozione di un piano energetico nazionale in grado di far progredire veramente questo paese.

In questa situazione penosa, vale la pena ricordare La Stampa per il patetico articolo del celebre opinionista Luca Ricolfi. Caro Ricolfi, è inutile dare tanto la colpa alla politica: sappiamo bene che i nostri rappresentanti sono perlopiù biechi e corrotti approfittatori delle situazioni confuse per scopi elettorali. Ma chi se non voi ha contribuito a creare questo clima di fobìa antinucleare (con articoli come questo, questo e questo)? Ora vi assicuro che é tardi per accorgersi che il sensazionalismo a ogni costo ha un prezzo.

mercoledì 25 maggio 2011

Ennesimo articolo di Repubblica su Fukushima. Ma il corrispondente soffre di sdoppiamento di personalità.

(C) film omonimo

Leggo con estremo disappunto l’articolo pubblicato lunedì su La Repubblica da Daniele Mastrogiacomo, corrispondente dal Giappone. Al solito, il quotidiano romano è campione italiano di disinformazione organizzata.
Strabiliante la completa inconsistenza dell’articolo scritto con il filmato allegato, che vede protagonista lo stesso Mastrogiacomo, tanto da far sospettare che: 
1)l’articolo non sia stato scritto dal corrispondente ma da qualcuno della redazione di Roma, che non si è manco preso la briga di informare Mastrogiacomo o verificare quello che scrive di persona; oppure 
2) Mastrogiacomo stesso soffra di sdoppiamento della personalità. 
Prendendo per buona la seconda (sia mai che accusiamo Repubblica di truffare i suoi lettori...), chiameremo allora Masterjackill la sua fantomatica seconda personalità.

L’ignoranza crassa di Masterjackill si palesa non appena parte con un minimo di tecnicismi: “Oggi si scopre ciò che era apparso chiaro due settimane dopo il terremoto e il disastro di Fukushima: le barre si sono fuse e il loro carico di schifezze ha bucato la base della piscina di raffreddamento. Gli isotopi radioattivi sono sprofondati nelle viscere della terra. Non si sa dove si irradierranno”.
Primo: la percentuale di fusione del nòcciolo non è chiara nemmeno ora e nemmeno alla NISA, figuriamoci a un giornalista di Repubblica.
 Secondo: la piscina di raffreddamento non c’entra un fico secco con il reattore.
Terzo: il materiale radioattivo del nòcciolo non è sprofondato proprio da nessuna parte, ma è rimasto dentro il contenitore in pressione o al massimo può essere colato in parte nel contenitore di sicurezza in cemento.
Quarto: il materiale del nòcciolo irradierà, cioè emanerà radiazioni, esattamente lì dove è finito, cioè nel contenitore d’acciaio in pressione oppure in minima parte nell’edificio di contenimento, schermato da metri di cemento e acciaio.

Tanto per non lasciare spazio a dubbi, il nostro eroe produce poi un po’ di sana fuffa mistica, nella frase: “ Oggi ci sono 0,04 millisievert. Due settimane fa erano 170.
Notevole la mancanza di qualunque indicazione di carattere spaziale e temporale, il che contribuisce a dare quell’alone di mistero che contraddistingue la vera fuffa d’autore dalle informazioni di una qualche utilità pratica. Ovvero: 0,04 e 170 millisievert cosa, all’ora? All’anno? E dove, alla centrale? Nella zona di esclusione? Nel paesino da cui Masterjackill (o Masterhide?) ci scrive?
Secondo la stessa filosofia, potrei sostenere che “oggi ci sono 240 gradi, due settimane fa erano 320”. Ma dove? Beh, i 320° probabilmente nel Sahara, i 240° in antartide dove è autunno inoltrato. Già, sono Kelvin, non Celsius.

Ora mi chiederete: perchè sono così duro con questi poveri imbrattatori di carta da giornale e siti internet?

1) Perchè scrivere un articolo strappalacrime sullo stato di depressione dei giapponesi del nord-est, lasciando deliberatamente intendere che la colpa è soprattutto della crisi nucleare e accusando apertamente di negligenza i lavoratori TEPCO (“I tecnici della Tepco hanno sbagliato. È prevalsa la logica del business, a scapito della salute dell'uomo.”) non è nemmeno un atteggiamento offensivo, ma semplicemente sciacallaggio a sfondo politico. E l’alterazione della realtà per spalmar fango sui temi politici ci ha davvero rotto.

2) Perchè sostenere che “Sopra le zolle divelte affiorano ortaggi deformi. Finocchi grossi come meloni, ciuffi di insalata alti mezzo metro” e che “Tacciono perfino gli animali già emigrati altrove”non è soltanto un’invenzione giornalistica per dare enfasi al racconto, ma una grave mistificazione della realtà: non è possibile che ci siano ortaggi mutati dalle radiazioni (d’altronde l’articolo non lo dice, lo lascia solo intendere) e basta dare un’occhiata al filmato dello stesso Mastrogiacomo per notare che gli animali non sono affatto “emigrati altrove” (al min 4:25, Mastrogiacomo, quello vero, parla di un veterinario che è appena stato nella zona di esclusione per verificare alcuni capi di bestiame...sic!).

3) Perchè sostenere per ben tre volte che “Siamo 20 chilometri a est di Fukushima Daiini, la centrale maledetta e sfortunata...”, “...la società che gestice Daiini e che da 72 giorni lotta disperatamente per domare un mostro indomabile...” e “Quattro dei sei reattori di Fukushima Daiini sono rimasti senza circuito di raffreddamento...” è più di un banale errore, è ignoranza e mancanza di impegno nel verificare pochi semplici fatti:
Primo: “Daiichi” è il cardinale di “ichi”(“uno”), cioè vuol dire “primo”. Daini è il cardinale di “ni” (“due”) cioè “secondo”. “Daiini” (con la doppia “i”) non significa un tubo di niente.
Secondo: ormai anche i muri sanno che la centrale che è andata in crisi è Fukushima Daiichi, non Daini. Posso sbagliarmi io, da più di 10000 km di distanza, non il corrispondente locale. Sempre a meno che la sua seconda personalità scriva dall’Italia e ignori completamente ciò che fa e dice la prima, filmato incluso.
Terzo: basta google maps per accorgersi che Tamura, il paesino indicato più volte nell’articolo, sta a 60 km da Daini (poco più da Daiichi), non a 20 km.

Ma il motivo vero percui questo articolo è un insulto al giornalismo è l’iniezione gratuita di sfiducia e complottismo insita dietro certe affermazioni, come “Non sappiamo se sia vero. Bugie e verità continuano a mischiarsi.
Curiosamente poi, nel filmato, Mastrogiacomo Daiichi (cioè Mastrogiacomo I, la sua personalità giapponese) sostiene una cosa completamente diversa (3:55 circa): “Sono diretti verso un incendio divampato in una montagna vicino, così ci dicono. Ma per il resto è solo silenzio.” Magari fosse così anche per Repubblica.

venerdì 20 maggio 2011

Saluggia e le mistificazioni planetarie di Legambiente

© FOX and its related entities

Il Fatto quotidiano pubblicava domenica 15/5 un articolo (dis)informativo sulla gestione delle scorie nucleari a Saluggia, in Piemonte. L’articolo, derivante da un filmato a regia di Stefano Cavallotto, è un ottimo esempio di mistificazione ambientalista. Vediamolo nel dettaglio.

A Saluggia l’impianto Eurex e il deposito Avogadro contengono l’85% delle scorie radioattive italiane. Sono principalmente in forma liquida e da 30 anni si trovano a due passi dalla Dora Baltea e a 1,5 km dal più grande acquedotto del Piemonte. Secondo molti esperti, i rischi di contaminazione sono enormi. Carlo Rubbia, dopo l’alluvione che nel 2000 sommerse parte dei depositi, affermò che si era sfiorata una “catastrofe planetaria”.

Ecco il primo esempio di mistificazione. Riscrivo lo stesso concetto senza mistificare: “A Saluggia, l’impianto Eurex e il deposito Avogadro contengono l’85% delle scorie radioattive italiane. Parte consistente di esse è in forma liquida, all’interno di contenitori appositi per rifiuti liquidi radioattivi. Per quanto riguarda la sicurezza, tuttavia, la vicinanza della Dora Baltea e del canale Farini portano gli esperti a ritenere che il materiale non sia custodito in condizioni di sufficiente sicurezza, nonostante da 30 anni non si siano verificati rilasci pericolosi di radioattività anche a seguito dell’alluvione del 2000

Prima che qualcuno mi dica che “non è vero che non ci sono stati rilasci”, linko qui il rapporto dell’ARPA sui siti nucleari piemontesi, nel quale si dice che “I valori della contaminazione sono comunque molto bassi e la dose alla popolazione si è sempre mantenuta al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente”, e “benché cautelativamente la presenza di Cs-137 e di Sr-90 negli alimenti sia stata attribuita in toto agli impianti”  va detto che “i valori di concentrazione di Cs-137 nei suoli [...] sono inferiori al valore medio piemontese e non distinguibili dal contributo dell'incidente di Chernobyl”. Insomma, si tratta di tracce di materiali radioattivi artificiali cautelativamente attribuite in toto agli impianti, ma che sono in quantità inferiore a quella riscontrata in montagna, dove “guarda caso” il fallout di Chernobyl è stato maggiore. Intendiamoci, un minimo di contaminazione c’è stata, ma talmente scarsa da confondersi con ciò che resta dell’incidente di Chernobyl e degli esperimenti nucleari in atmosfera degli anni ’50 e ’60.

Tornando all’articolo, menzione speciale merita la sparata del celebre prof. Rubbia sulla “catastrofe planetaria”. Secondo lui, quindi, tra le catastrofi di probabile portata planetaria, accanto a un asteroide di dimensioni superiori ai 10 km che impatta contro la terra, un terremoto planetario di grado superiore al 9 della scala richter e una guerra mondiale, abbiamo l’allagamento di alcuni bidoni di scorie in un piccolo paesino del piemonte. Strabiliante.
Saluggia ospita anche 5 kg di plutonio: una quantità sufficiente a uccidere 50 milioni di persone.” Questa è la mia preferita! 50 milioni di persone è qualcosa come l’80% della popolazione italiana. Da dove arriva questo numero? Mica avranno usato ciò che dice l’ambientalista nel video (“è sufficiente un decimo di milligrammo di plutonio, se inalato, per uccidere una persona”) per poi dire: 0,1 milligrammi = 1 persona, 5 Kg = 50 milioni di persone! Chi gli spiega che il plutonio è un metallo e che farlo inalare a 50 milioni di persone è virtualmente impossibile, anche mettendosi d’impegno?

Spostandosi a Trino ci si imbatte nella ex centrale nucleare “Enrico Fermi”, ora in fase di smantellamento: un’eredità dell’atomo che pesa sulle bollette degli italiani 400 milioni di euro all’anno.” Certo, eredità che discende dalla brillante idea, da parte degli stessi ambientalisti, di disattivare le centrali che avevamo allora, costate fior di soldoni e non ancora del tutto ripagate. Ora sono inutili monumenti all’idiozia umana, macchine complicatissime e costosissime tenute spente. Congratulazioni.
È inattiva dal 1987, ma continua a rilasciare radioattività, sia in atmosfera che nelle acque del Po.”Altra perla della mistificazione: l’emissione durante l’esercizio è praticamente zero, quella durante il decommissioning “non comparabile” con la fase di esercizio, secondo il già menzionato rapporto dell’ARPA Piemonte. A chi interessasse, ho trovato il rapporto 2003 di ARPA Piemonte su questo tema. Suggerisco anche di dare un’occhiata alla risposta del prof Chiavassa su Scienza Attiva.

Tornando all’articolo:“Nonostante i rischi coi quali la popolazione convive, l’unico piano di emergenza disponibile è tenuto segreto. Ma la Legge Reg. n.5 del 18 febbraio 2010 impone che “la Regione ed i comuni interessati, senza che i cittadini ne debbano fare richiesta, assicurano preventivamente alla popolazione l’informazione sulle misure di protezione sanitaria” ed il comportamento da adottare in caso di emergenza. Un silenzio illegale, quello degli enti locali. Che, ora, ha portato le associazioni Legambiente e Pro Natura a diffidare la Regione Piemonte e i comuni di Trino e Saluggia

Ecco la solita vena complottista che emerge; attenzione però che anche questa non è una bufala, ma una mistificazione della verità. L’autogoal legislativo infatti c’è: in rete, si trova il decreto citato dall’articolo, che dice effettivamente quanto riportato.  Allora qual è l’inghippo?

Tutti gli impianti di stoccaggio e processamento di sostanze chimiche pericolose e tutti i trasporti, su gomma o ferrovia, di materiali tossici, infiammabili o esplosivi (benzina, gasolio, GPL e metano, tanto per citarne alcuni) sono da sempre tenuti a produrre un piano di emergenza.  Come dice il termine stesso, il piano di emergenza prevede una serie di misure da adottare in caso di incidente rilevante, per la gestione della situazione. Invito a verificare di persona, scrivendo semplicemente su google “piano emergenza trasporto metano” ad esempio: le attività a rischio rilevante sono letteralmente migliaia ogni giorno. Ebbene, qualcuno ha mai sentito vagamente parlare di questi piani? No, perchè non ce n’è bisogno! In caso (rarissimo) di incidente, il piano viene semplicemente attuato e la popolazione evacuata. Per chi fosse curioso, qui c’è una copia del piano di emergenza relativo al trasporto di materiale radioattivo in questione.

E allora come mai, quando c’è di mezzo la radioattività, anche pochissima, scatta subito la diffida di Legambiente e Pro Natura al trasporto del materiale? Va bene, allora lo lasciamo lì. Contenti?

venerdì 22 aprile 2011

La Stampa e TG Leonardo sono convinti che produrremo presto energia spaccando pezzi di granito.

Gira da qualche giorno un articolo di La Stampa a proposito di un curioso esperimento presentato al Politecnico di Torino. Il responsabile del gruppo di ricerca, prof. A. Carpinteri (docente storico di scienza delle costruzioni alla facoltà di ingegneria meccanica proprio al PoliTo), fa parte di un gruppo di ricerca più vasto sul tema dei cosiddetti fenomeni “piezonucleari”, insieme con F. Cardone del CNR di Roma. L’evento di presentazione è stato mostrato anche da TG Leonardo (particolarmente divertente: non ho mai sentito così tante idiozie in così pochi minuti di servizio).
L’idea alla base del piezonucleare è di indurre reazioni nucleari attraverso la compressione della materia, sia solida che liquida: in passato, il gruppo aveva tentato di dimostrare un’accelerazione del tempo di decadimento del Torio 228 se messo in soluzione acquosa sottoposta a cavitazione. Il condizionale è d’obbligo in quanto l’articolo conseguente a questo esperimento è stato oggetto di numerose critiche da parte della comunità scientifica internazionale.
Oggi, lo stesso team presenta al politecnico di Torino una nuova prova dell’esistenza di effetti piezonucleari sotto forma di emissione di neutroni all’atto del cedimento strutturale di un blocco di granito. Secondo l’interpretazione del gruppo, la tensione liberata dalla rottura del blocco indurrebbe la fissione nucleare di alcuni atomi di ferro contenuti nel campione, trasformandoli in alluminio e liberando neutroni.
A supporto di questa ipotesi, il gruppo presenta in un articolo su ArXiv.org alcuni esperimenti eseguiti con marmo di Carrara e pietre di Luserna (granito), dai quali si evincerebbe la presenza di tracce infinitesimali di alluminio, accompagnata dal rilevamento di un picco di radiazioni neutroniche oltre 10 volte il fondo naturale. Il fenomeno sarebbe rilevabile soltanto nel granito, il che è spiegato dal team di ricercatori come dovuto al fatto che la rottura del marmo non genera un’energia sufficiente a provocare la fissione del ferro.
Fin qui, la faccenda genera solo stupore e un po’ di sano scetticismo sui metodi e risultati dell’esperimento. Nel percorso della scienza, è proprio questo l’atteggiamento corretto: chi vuole mostrare un nuovo fenomeno fisico e proporre una spiegazione deve rispondere in modo ragionevole a tutte le controargomentazioni possibili e immaginabili, cosicchè si deduca che quanto sostiene è effettivamente oggettivo. Vedremo se il team di Carpinteri e Cardone, finora un po’ carente su questo aspetto, saprà dare dimostrazione adeguata dei fenomeni che presenta.
Ma il meglio arriva dai nostri soliti solerti giornalisti: La Stampa pubblica infatti un delirante articolo a firma Andrea Ciattaglia, dal quale si evince chiaramente che non ha capito assolutamente nulla della ricerca presentata ma preannuncia la soluzione dei problemi energetici (?) del pianeta.
Nell’articolo si parla di “Centrali a ferro, nichel, oppure a granito per produrre l’energia nucleare del futuro.” Ve lo immaginate? Una pressa enorme che schiaccia un blocco di granito fino a romperlo, usando mostruose quantità di energia per ricavarne qualche neutrone  (rilevabile a fatica).
Ma la fisica ci dice che la reazione di fissione produce energia se a rompersi sono atomi più grossi del ferro; se no la reazione è addirittura endoenergetica, cioè richiede energia! È la ragione per la quale le stelle con massa superiore a 8 volte quella del sole esplodono come supernovae. Proprio qui sta la novità ipotizzata da Cardone e Carpinteri: i neutroni rilevati sarebbero molto energetici, il processo ipotizzato sarebbe quindi esoenergetico e la fisica nucleare completamente da buttare. Niente male per aver spaccato due sassi. Ma pensare a ipotesi alternative?
Comunque, anche se fosse vero quanto sostengono Carpinteri e soci e riuscissimo a trasformare l’energia di quei quattro neutroni in energia elettrica, come mai faremmo a compensare tutta quella usata per la compressione del granito? In altre parole: dò 100 di energia schiacciando, 99 serve per rompere il granito e 2 (immaginando una fissione esoenergetica...mah)  finisce ai neutroni emessi. Dove sta il vantaggio, esattamente?
Ma non è finita: l’articolo di Ciattaglia prosegue con un bel “senza emissioni radioattive”. Certo perchè i neutroni emessi non sono radiazioni? “E con lo stesso procedimento si potranno trattare scorie nucleari riducendone la nocività diecimila volte più velocemente che in natura” bello dare per scontato un risultato sul quale gli stessi autori sono scettici (e comunque sarebbero 104 volte meno, non diecimila).
Elementi non radioattivi (ferro, nichel, calcio), sia disciolti nei liquidi sia in versione solida, che vengono sottoposti a onde di pressione, anche fino alla rottura, liberano flussi di neutroni.” Dire che ferro, nichel e calcio sono “elementi non radioattivi” è già una bella stupidaggine: esistono isotopi radioattivi di tutti e tre gli elementi (così come esistono isotopi non radioattivi del Cesio per esempio) e nulla esclude la possibilità che esistano già nel granito usato per l’esperimento o siano generati dalle ipotetiche fissioni piezonucleari.
Il flusso di neutroni sprigionato dal materiale “porta via” parte della sua eventuale radioattività”. Questa frase non vuol dire assolutamente nulla: la radioattività è una proprietà di un nucleo atomico e si può eliminare soltanto rimuovendo l’atomo radioattivo o lasciando che decada e diventi stabile. È come dire che accendendo una lampadina blu, il flusso di fotoni generato “porta via” il colore della lampadina.
Ma la cavolata maxima arriva nel gran finale: “gran parte dei fisici e altri scienziati non riconoscono i risultati di questi esperimenti, eseguiti quasi clandestinamente e senza finanziamenti - dice Carpinteri -. I test mettono in discussione la fisica di Einstein e Bohr, che molti studiosi non sono disposti a rivedere”.
Ah, l’inconfondibile profumo del complotto internazionale. Sarebbe a dire che gli scienziati cattivi e corrotti non vogliono rivedere l’A-B-C della fisica nucleare sulla base di un paio di esperimenti dai risultati incerti. Un ottimo escamotage per nascondere l’evidenza, cioè la mancanza di risposte convincenti alle domande (lecite) degli scienziati, nascondendosi dietro l’ignoranza del giornalista di turno. Congratulazioni.

giovedì 14 aprile 2011

L’incidente di Fukushima sale al livello 7. E i venditori di apocalissi spopolano.

La scala INES (fonte: IAEA)

Qualche giorno fa, il livello di gravità dell’incidente di Fukushima è stato innalzato a 7 sulla scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale). Subito, molti giornali e telegiornali già distratti da altre questioni hanno rinvigorito il tiro a segno sulla questione nucleare, tirando fuori dal cappello a cilindro certe perle degne di nota. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
L’assegnazione INES indica la gravità dell’impatto di un guasto o incidente nucleare (o di un evento radiologico non nucleare come quello di Goiania) nei confronti di 1) persone e ambiente, 2) Barriere radiologiche e controllo del reattore, e 3) difesa in profondità (così si chiama la strategia di protezione per passi successivi adottata negli impianti nucleari). Senza entrare troppo nel dettaglio, basta un’occhiata alla sempre ottima analisi di unico-lab per rendersi conto che questo valore non indica assolutamente un peggioramento delle condizioni della centrale di Fukushima Daiichi. Le condizioni restano gravi, al limite un po’ migliori di com’erano una settimana fa, ma la classificazione INES è da considerarsi come la scala Mercalli per i terremoti: una valutazione successiva della gravità di un evento, peraltro ancora provvisoria.
Se siete curiosi di capire come mai l’evento è stato riclassificato livello 7 basta guardare la slide 10 di questa interessante presentazione IAEA: tra i tanti parametri leggiamo una stima di rilascio di 1,3x1017 Bq di Iodio-131 e 6,1x1015 Bq di Cesio 137. Nella tabella comparativa Nisa ripubblicata da unico-lab troviamo un confronto coi rilasci di Chernobyl: siamo a circa un decimo del valore, sia come Iodio che come Cesio. 
Attenzione: se nei prossimi giorni dovessero malauguratamente esserci nuovi rilasci, si potrebbe raggiungere ed eventualmente anche superare la quantità di radioattività rilasciata durante l’infausto incidente ukraino. Dovrebbe però essere rilasciato dieci volte più materiale radioattivo; per giunta nel caso giapponese l’emergenza è stata gestita in maniera molto migliore rispetto a Chernobyl (v. pastiglie di iodio ed evacuazione immediata laddove serviva) e la situazione non è altrettanto grave (non c’è fusione completa del nocciolo con distruzione del contenimento e rilascio grave in alta atmosfera) anche se qui sono coinvolti più reattori.

Per capire meglio come l’hanno presa i “soliti” giornalisti italiani, vediamo ora a titolo di esempio l’astuto TG di La7, il cui servizio datato 12 aprile è riassunto per iscritto sul sito: “Pressati dagli esperti internazionali e dai paesi limitrofi, i giapponesi hanno dovuto ammettere che i danni causati dal terremoto dell'11 marzo alla centrale di Fukushima sono di gravità pari a quella di Chernobyl.”

No, semplicemente i giapponesi hanno seguito i protocolli internazionali e dato evidenza della situazione quando ne hanno avuto la certezza. Inoltre, come già detto, i danni non sono pari a quelli di Chernobyl ma molto meno (i noccioli sono ancora chiusi nei contenitori di sicurezza, pur danneggiati) e i rilasci sono dieci volte minori, pur rientrando comunque nel livello 7.

 “Una crisi di livello 7 ( e non più 5), il massimo della scala per un impianto nucleare, affermano ora i tecnici della Tepco. Eppure proprio oggi il premier nipponico Naoto Kan aveva affermato che la situazione si stava stabilizzando”

Infatti è così, sperando che non arrivino altre scosse devastanti o cedimenti strutturali.
“ respingendo le critiche sui ritardi del governo nella comprensione della gravità del disastro: "Abbiamo solo atteso il parere degli esperti che hanno fatto le loro valutazioni sulla base degli standard internazionali", ha osservato Kan.”

Appunto. Considerato che, secondo Greenpeace, persino il fondo naturale di radioattività è inaccettabile, i giapponesi hanno saggiamente atteso il parere delle loro agenzie nucleari NISA e JAIF e della IAEA prima di innalzare il livello INES ed espandere l’evacuazione.  
“A muovere pesanti rilievi all'operato del governo di Tokyo ci sono gli ambientalisti di Greenpeace che parlano di ritardo inaccettabile, visti i dati raccolti dalle squadre di radioprotezione inviate sul posto dall'organizzazione.

Mi fa sempre ridere pensare a un esperto di Greenpeace che comunica di essere stato in zone in cui il livello di radioattività è pericoloso. Ma se è pericoloso e lui/lei c’è andato/a, ora non dovrebbe star male o quantomeno essersi preso/a radiazioni in eccesso? Ed è disposto a rischiare così tanto (secondo lui/lei) pur di avvisarci? Non sarà che esagerano un po’?

"La storia dell'industria nucleare è macchiata di silenzi.”

Fantastica la vena complottista. Ha sempre un sapore particolare quando ci sono di mezzo tragedie umane.

Sia in Giappone che altrove, l'industria nucleare ha di nuovo cercato di minimizzare il rischio sulle popolazioni colpite da questa tragedia ", afferma Greenpeace che già tre settimane fa aveva chiesto di classificare quest'incidente con il livello 7

Talmente minimizzato che secondo BBC e giappoazzie (e anche secondo me) siamo al delirio della Cherenkofobia™ (cioè fobia delle radiazioni, l’espressione è copyright del buon Vanzo). È vero che già il 27 marzo Greenpeace invocava un allargamento della zona di evacuazione, sulla base di alcuni rilevamenti tra cui quelli effettuati a Iitate, 40 km a Nord-ovest di Fukushima Daiichi. E avevano ragione, tant’è che li hanno ascoltati nel giro di pochi giorni: le dosi denunciate dagli stessi ambientalisti arrivavano sino a 10 microSv/h (pericolose ma nei mesi, non in pochi giorni), quindi c’era tutto il tempo di verificare la situazione prima di fare passi falsi.

Per curiosità, anche questo filmato concorda sostanzialmente con quelle dosi, ma posso assicurarvi che il giornalista è vivo e vegeto, sta benone e non ha innalzato in modo percettibile la sua probabilità di sviluppare un tumore o una leucemia a causa di questa breve incursione nelle vicinanze della centrale (vero ing. Ruffatti?).
 
Insomma la Nisa conosceva già bene la gravità della situazione e probabilmente intuiva da un po’ che potesse essere un livello 7, visti i rilasci significativi di materiale radioattivo. Perchè non ha agito prima? Semplicemente perchè per alzare il livello della crisi ed evacuare parecchie migliaia di persone in più bisogna essere ben sicuri che il problema sia aumentato talmente tanto da metterli veramente in pericolo. O vogliamo provocare un’evacuazione di massa (con tutti i problemi che questo comporta) senza avere numeri ma solo sulla base del parere di un’associazione indipendente di ambientalisti?

Segnalo che ho aggiunto una pagina al blog con alcune domande&risposte sulla radioattività. Spero possa interessarvi! I commenti sono, come al solito, benvenuti.

mercoledì 6 aprile 2011

Buone Nuove dal Giappone e altre bufale

Prima e dopo le riparazioni
alla perdita d'acqua.
Foto: (C) Kyodo News

Ci sono ottime novità: la falla che zampillava acqua radioattiva dai sotterranei del reattore 2 di Fukushima Daiichi è stata finalmente tappata (tutte le fonti, in particolare Kyodo News, BBC  World News, IAEA e l’ottimo blog unico-lab segnalato da Mario, che ringrazio caldamente). Speriamo ora che non ci siano altre perdite di rilievo.  Le ultime di Kyodo News dicono che TEPCO avvierà l’immissione di Azoto nei reattori per scongiurare il pericolo di ulteriori esplosioni d’idrogeno (l’operazione dovrebbe essere già iniziata mentre scrivo).

Nel frattempo, sul sito del MEXT ci sono le letture di radioattività di ieri, relative alle diverse prefetture Giapponesi. In particolare nella prefettura di Fukushima si rilevano valori di un certo rilievo: a circa 20 Km  a nord-ovest dell’impianto il ministero giapponese segnala ben 58,3 mSv/h (nella zona di evacuazione, che a questo punto non è più precauzionale direi) e alcuni valori tra 26 e 29 mSv/h in siti entro 30 Km dalla centrale (zona del tanto discusso Sheltering, cioè l’obbligo di stare in casa a porte e finestre chiuse per limitare il contatto con il materiale radioattivo).

dati di unico-lab, tratti dal Japan Atomic Industrial Forum (JAIF)  sono in sostanziale accordo con la NISA, ma la cosa non stupisce. I dati del team di Greenpeace che monitora la zona sono invece interessanti perchè minori dei 10 mSv/h che GP stessa dichiarava qualche giorno fa a 40 km dalla centrale, il che presumo significhi che c’è un miglioramento. Ora il punto massimo misura  4,52 mSv/h (segnalo solo il refuso “activity” nell’intestazione della colonna: è una dose, non una misura di attività).

Per quanto riguarda la contaminazione marina, IAEA sostiene che i suoi rilevamenti indicano fino a 41.000 Bq/l di Iodio-131 e 19.000 Bq/l di Cesio-137 (rilevati durante la mattinata del 4 aprile; il trend per entrambi gli isotopi era però purtroppo in aumento).


Schema dell'area della centrale di Fukushima Daiichi con le stazioni
di monitoraggio e i valori rilevati giorno dopo giorno
Schema: NISA
Si trovano anche le letture di radioattività della NISA alla centrale di Fukushima Daiichi aggiornate al 4 aprile: i livelli sono in generale piuttosto elevati, per esempio nella stazione di monitoraggio lato sud degli uffici si sono rilevati valori in lenta discesa da 808 a 750 mSv/h . Qui di fianco un’immagine che mostra i punti di rilevamento nelle vicinanze della centrale e i valori riscontrati in questi giorni.

Le letture indicate significano che una persona che fosse rimasta sottoposta a quella dose per un lungo periodo di tempo (per esempio un tecnico della centrale che rimanesse lì a lavorare per un turno di otto ore) riceverebbe una dose totale di circa 6.232 mSv, cioè 6,232 mSv. Non è una dose da effetti immediati, dunque sul momento non proverebbe alcun sintomo. Dando però credito alle stime conservative dell’autorevole ICRP (International Commission on Radiological Protection, che tra l’altro emana raccomandazioni specifiche per la crisi giapponese) sulla relazione dose-danno e sulla mancanza di soglia minima per gli effetti ritardati (questo articolo online dovrebbe chiarire un po’ le idee ai profani), il poveretto avrebbe un incremento dell’incidenza (probabilità) di tumore o leucemia di circa +0,006232% annuo per alcuni anni. Questo naturalmente a patto di non ricevere nessun’altra esposizione, cosa che definirei improbabile data la situazione...credo comunque che riporti efficacemente il problema alle sue dimensioni reali. La BBC ha addirittura prodotto una stima che vedrebbe i lavoratori della centrale avere un incremento dell’incidenza di tumori/leucemie dell’ordine del 2-4% complessivo in tutta la vita (a fronte di una probabilità complessiva di tumore in tutta la vita del 25%). La stima si basa su valori di dose equivalente di 400 mSv, che era quanto era stato dichiarato da TEPCO stessa nei momenti di massima esposizione alle radiazioni dei suoi tecnici; va naturalmente presa con le pinze finchè non sapremo veramente quali dosi sono state assunte complessivamente.

A livello di bufale nucleari segnalo la parziale smentita dell’Ing. Ruffatti, che su Giappopazzie tenta rocambolescamente di spiegare nel dettaglio alcune affermazioni per le quali ha ricevuto forti proteste (vedasi l’articolo sul Fatto quotidiano sbufalato nel post di ieri). Ruffatti, contattato di persona, si scusa perchè il giornalista del Fatto (ricordiamo nome e cognome: Marco Maroni) gli avrebbe messo in bocca “per fretta” alcune panzane. Egli dice inoltre “Infine le debbo dire che io non ho affatto guidato il programma atomico dell'Ansaldo: allora avevo 29 anni e molti capi sopra di me, io ero solamente il capo officina che ha costruito gli internals e 21 scambiatori di BP” [sic]. Leggo ora il commento di Alessandro sul post di ieri che annunciava già la cosa qualche ora fa.
Prima che qualcuno perda la pazienza, vorrei ricordare all’Ing. Ruffatti che l’aver fatto il capo-officina all’Ansaldo per un certo periodo di tempo NON lo rende un esperto nucleare “a tutto tondo”. È una competenza che non si raggiunge mai, ma si costruisce giorno per giorno mettendosi in discussione continuamente. E vedo che lui ne è ben lontano, vista la sua ignoranza totale sugli effetti delle radiazioni ionizzanti.

Altrimenti non mi spiegherei una frase come questa:  Sugli operai vorrei anche io che vivessero oltre 100 anni, ma lei saprà benissimo (legga Wikipedia) che se l’esposizione supera i 0.4 millisievert e vanno a 2-3 millisievert/giorno la leucemia non gliela leva se non il Padre Eterno.” (tratta dalla risposta personalmente inviata da Ruffatti all’owner del blog Giappopazzie).

Prima di tutto 0,4 milliSievert non sono una esposizione ma un’equivalente di dose al corpo intero (per gli amici dose anche se è improprio) e la differenza è tutt’altro che accademica visto che passare dall’una all’altra non è facile. Se l’Ing. Ruffatti capisse qualcosa di radioattività conoscerebbe allora la relazione dose-danno dell’ICRP (A-B-C della radioprotezione), che è qualcosa di estremamente (qualcuno direbbe esageratamente) cautelativo e che dà per una dose di 0,4 mSv un incremento annuo della probabilità di tumore o leucemia dello 0,0004% (ovvero +1% annuo per 1Sv). Questa è la scienza, che come ho già detto dopo 70 e più anni di studi conosce bene le conseguenze di questo tipo di problemi. Di conseguenza, sostenere, sulla base di qualche stupidaggine letta su Wikipedia, che gli operai della centrale di Fukushima sono tutti morti è più di una panzana: è una gravissima offesa a un gruppo di povera gente che si sta facendo il tombino per rimediare a un grave problema.