Si tratta di una situazione molto comune
nell’ambito nucleare, dove si arriva a definire
Apocalisse un evento che sparge del materiale radioattivo nell’ambiente,
“dimenticandosi” che esso é avvenuto a seguito di un disastro naturale epocale
da oltre 17000 morti. Non nego che quel materiale radioattivo abbia avuto
conseguenze gravi, quali l’evacuazione di una fetta consistente di popolazione
(con tutti i problemi che comporta lasciare la propria casa di corsa e per
molto tempo, specialmente a bambini e anziani), ma a mio avviso si sta
veramente perdendo il senso della misura e del contesto.
Un esempio di volo
pindarico notevole é rappresentato da questo
post sul Fatto Quotidiano, da parte dello stimato professor Zucchetti.
Provo a riassumere la
tesi dell’articolo con un paio di frasi: fermiamo
i treni di scorie radioattive che vanno dall’Italia alla Francia perché
1) le proteste della gente li bloccano per
strada e in tal caso i manifestanti
ricevono una dose di radiazioni piccola ma comunque ingiustificata.
2) si dovrebbe
trovare un sito adeguato per le nostre scorie invece di riprocessarle.
Notevole. É un po’ come dire:
abroghiamo una legge perché se no il politico di turno fa lo sciopero della
fame e sta male. E poco importa se la legge che abroghiamo non doveva essere
abrogata perché ci serviva. L’immagine é
tutto ció che conta.
Fuor di metafora, quei
treni ci permettono quantomeno di ridurre il volume delle scorie e rattoppare
la disastrosa situazione di stoccaggio dei rifiuti radioattivi italiani. La
soluzione al problema, cioé il sito definitivo, sarebbe anche stato
individuato, peccato che la gente, al solo nominarlo, ha urlato e protestato
fino a bloccare tutto (parlo di Scanzano Jonico). Magari non era il sito
ideale, possiamo discuterne, ma era un sito. Invocarlo con indignazione subito
dopo aver dato ragione incondizionata a chi blocca i treni per protesta suona quantomeno incoerente. Mi viene però il sospetto che sia piú comodo scrivere quello che la maggioranza della gente
vuole sentirsi dire piuttosto di affrontare la realtá, specialmente
sul “Fatto” che campa di abbonamenti e non di finanziamenti fissi.
Prendo atto. Nella
civiltá dell’immagine, se una persona che “appare” dice che il nucleare é
l’apocalisse o che dobbiamo fermare i treni di scorie radioattive, l’immagine
negativa che ne dá é tutto ció che conta, l’unica cosa che fa presa sulle
masse. Poco importa se l’immagine é distorta dagli interessi dei media o della
politica. Forse in fondo é sempre stato cosí; l’unico mio rammarico é che
quello che una
volta era “un’attivitá generalmente considerata come uno dei maggiori fattori del
progresso economico e tecnologico” oggi é l’apocalisse da cui bisogna
fuggire prima che sia troppo tardi.
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