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martedì 18 dicembre 2012

Fumus nuclearis


Il blog di Mario Agostinelli sul Fatto Quotidiano pubblicava il 10 dicembre scorso un simpatico articolo, fulgido esempio di fumus persecutionis a danno di Sogin. L’articolo é semplicemente inconsistente, una paginata di frasi campate per aria senza alcuna base che “parrebbero” suggerire chissá quale mistero diabolico dietro la gestione della Sogin, che peró non viene mai accusata direttamente di qualsivoglia violazione di legge o anche solo del buon senso. Un brano per tutti tanto per rendere l’idea:
 “Sono innumerevoli i reattori ormai al limite di longevità prevista, e di conseguenza, sono sempre maggiori le quantità di combustibile, scorie e infrastrutture da decontaminare e ritrattare in sede locale e nelle sedi convenzionate a livello internazionale. Si tratta di operazioni costosissime, che spesso non avvengono in trasparenza, che sono coperte da accordi internazionali semisegreti, da trasporti scortati dai militari, da creazione di depositi temporanei fuori norma ma comunque inaccessibili a controlli pubblici.
Accordi internazionali semisegreti? Ma sono segreti, cioé non comunicati ai non addetti ai lavori (e allora come fate voi a saperlo?) oppure sono pubblici, tanto da essere liberamente pubblicati sul Fatto Quotidiano?
Depositi temporanei inaccessibili a controlli pubblici? Ma se persino alcune trasmissioni TV li hanno visitati?
E le scorte militari? Quelle sono lí per legge, per la tutela contro eventuali assalti volti a rubare materiale fissile o scorie da parte di gente che ne vuole fare degli esplosivi.
Ah, l’inconfondibile odore della fuffa complottista!
Parliamo di un problema che riguarda l’intera filiera mondiale, ma che assume contorni di massimo allarme per il nucleare italiano. Qui riparto da un articolo apparso recentemente su questo giornale online per allargare possibilmente l’attenzione e il dibattito sul caso Sogin.
Ah, ecco allora andiamo a vedere che cosa dice l’articolo citato. E qui si ride.
La Sogin, la società di Stato incaricata di smantellare gli impianti nucleari dismessi, a 12 anni dalla sua costituzione ha realizzato circa il 12% del lavoro per il quale è stata istituita, peraltro pagato a caro prezzo dai contribuenti. Oltre alla gestione problematica a dir poco delle vecchie centrali nucleari, come gli impianti di Saluggia e Caorso, la società partecipata al 100 per cento dal ministero del Tesoro, in circa 10 anni avrebbe infatti speso la considerevole somma di quasi 1,7 miliardi di euro, a fronte di un avanzamento dei lavori di smantellamento dell’1% all’anno.
Storie di ordinaria inefficienza pubblica. Quali saranno le ragioni di questi ritardi: sará colpa della Sogin o di ritardi da parte delle istituzioni nell’autorizzare lo smantellamento, o cosa altro? Proviamo a leggere oltre.
Gran parte delle attività svolte hanno peraltro riguardato attività riconducibili alla realizzazione-ristrutturazione di alcuni depositi temporanei di rifiuti radioattivi e alla demolizione di vecchi fabbricati. L’individuazione di un’area e la successiva realizzazione del deposito nazionale definitivo dei rifiuti radioattivi sarebbero dovute avvenire qualche anno fa. “Secondo una legge del 2003 – spiega un tecnico nucleare che preferisce mantenere l’anonimato – Sogin avrebbe già dovuto completare tale deposito entro la fine del 2008 ma, ad oggi, dopo altri 4 anni, nonostante tale compito gli sia stato nuovamente assegnato, attraverso uno specifico decreto del 2010, non c’è ancora neanche una vaga idea di dove localizzarlo”.
Mi permetto di contraddirvi. Un’idea, tutt’altro che vaga (anzi, un vero e proprio progetto!) ce l’hanno dal Novembre 2003: si tratta della ridente frazione di Terzo Cavone, nel comune di Scanzano Jonico (qui il link wikipedia, scritto coi piedi ma pur sempre corretto nella data). Il problema é che la destinazione del sito é stata cancellata causa proteste enormi! E poi? Poi i vari governi non hanno piú portato avanti questo o altri siti. Allora, sará colpa della Sogin? 

Peraltro trovo divertente che gente che molto probabilmente faceva parte di chi protestava allora si diletti adesso ad accusare la Sogin di non aver trovato un sito. Evviva la coerenza.

Eviterei di proseguire con le altre accuse, fondate su vaghi proclami, lanciate sulla gestione dell’azienda. Non ci interessa, qui si affrontano le questioni tecniche.
Ed eccone una. Dopo aver parlato male della gestione del personale all’impianto di Casaccia, vicino a Roma, compare la seguente:
E pensare che a Casaccia gli incidenti nucleari non sono mancati: solo nel 2006 ne sono avvenuti ben quattro in 11 mesi, tutti, per fortuna, senza gravi conseguenze.”
Quattro incidenti in undici mesi senza gravi conseguenze non possono essere fortuna. Semmai, sono un grande successo delle misure di prevenzione e sicurezza dell’impianto, evidentemente ben progettato. Oppure, quei quattro “incidenti” erano soltanto problemi minori, tipo un tubo intasato o un filtro malmesso, eccetto naturalmente quello citato di seguito:
Il 30 settembre 2006, il più grave. “A causa del malfunzionamento dell’apparato antincendio – dichiara ancora il tecnico – una quarantina di bombole hanno scaricato anidride carbonica dentro l’impianto ‘Plutonio’ provocando un enorme aumento di pressione. Sono saltate un paio di porte metalliche di sicurezza, ma poteva andare molto peggio se uno delle decine di contenitori di materiali radioattivi avesse registrato una perdita. Si tratta di plutonio un’emissione all’esterno avrebbe fatto scattare l’emergenza anche per la popolazione circostante.
Ah certamente, ma non é successo. E pensare che se un meteorite enorme avesse colpito proprio in quel momento il centro e fosse stato composto da plutonio, poteva verificarsi un’esplosione nucleare. E se proprio in quell’istante il rettore di una scuola locale avesse deciso di portare tutte le sue classi a visitare l’impianto, tutti sarebbero stati contaminati gravemente dal plutonio! E se...

E se mia nonna avesse avuto le ruote, io sarei un autobus. Dietrologia, sport nazionale del popolo italiano.
 “Per evitare che un incidente simile si ripeta, l’impianto antincendio è stato modificato da Ansaldo Nucleare, poco dopo esclusa da tutti o quasi i lavori Sogin, sempre per motivi sconosciuti”.
“Motivi sconosciuti”? Poco prima si parla di una certa Monsud, azienda concorrente di Ansaldo ma priva di esperienza che  l’avrebbe soppiantata in molti appalti. Non sará che offriva gli stessi servizi ma, non avendo molta esperienza, a prezzi piú bassi? Il che é evidentemente indice di qualcosa di losco, secondo il Fatto, salvo poi alzare la voce e protestare perché in Italia non esiste reale concorrenza in molti settori. Che dire?

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