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mercoledì 25 maggio 2011

Ennesimo articolo di Repubblica su Fukushima. Ma il corrispondente soffre di sdoppiamento di personalità.

(C) film omonimo

Leggo con estremo disappunto l’articolo pubblicato lunedì su La Repubblica da Daniele Mastrogiacomo, corrispondente dal Giappone. Al solito, il quotidiano romano è campione italiano di disinformazione organizzata.
Strabiliante la completa inconsistenza dell’articolo scritto con il filmato allegato, che vede protagonista lo stesso Mastrogiacomo, tanto da far sospettare che: 
1)l’articolo non sia stato scritto dal corrispondente ma da qualcuno della redazione di Roma, che non si è manco preso la briga di informare Mastrogiacomo o verificare quello che scrive di persona; oppure 
2) Mastrogiacomo stesso soffra di sdoppiamento della personalità. 
Prendendo per buona la seconda (sia mai che accusiamo Repubblica di truffare i suoi lettori...), chiameremo allora Masterjackill la sua fantomatica seconda personalità.

L’ignoranza crassa di Masterjackill si palesa non appena parte con un minimo di tecnicismi: “Oggi si scopre ciò che era apparso chiaro due settimane dopo il terremoto e il disastro di Fukushima: le barre si sono fuse e il loro carico di schifezze ha bucato la base della piscina di raffreddamento. Gli isotopi radioattivi sono sprofondati nelle viscere della terra. Non si sa dove si irradierranno”.
Primo: la percentuale di fusione del nòcciolo non è chiara nemmeno ora e nemmeno alla NISA, figuriamoci a un giornalista di Repubblica.
 Secondo: la piscina di raffreddamento non c’entra un fico secco con il reattore.
Terzo: il materiale radioattivo del nòcciolo non è sprofondato proprio da nessuna parte, ma è rimasto dentro il contenitore in pressione o al massimo può essere colato in parte nel contenitore di sicurezza in cemento.
Quarto: il materiale del nòcciolo irradierà, cioè emanerà radiazioni, esattamente lì dove è finito, cioè nel contenitore d’acciaio in pressione oppure in minima parte nell’edificio di contenimento, schermato da metri di cemento e acciaio.

Tanto per non lasciare spazio a dubbi, il nostro eroe produce poi un po’ di sana fuffa mistica, nella frase: “ Oggi ci sono 0,04 millisievert. Due settimane fa erano 170.
Notevole la mancanza di qualunque indicazione di carattere spaziale e temporale, il che contribuisce a dare quell’alone di mistero che contraddistingue la vera fuffa d’autore dalle informazioni di una qualche utilità pratica. Ovvero: 0,04 e 170 millisievert cosa, all’ora? All’anno? E dove, alla centrale? Nella zona di esclusione? Nel paesino da cui Masterjackill (o Masterhide?) ci scrive?
Secondo la stessa filosofia, potrei sostenere che “oggi ci sono 240 gradi, due settimane fa erano 320”. Ma dove? Beh, i 320° probabilmente nel Sahara, i 240° in antartide dove è autunno inoltrato. Già, sono Kelvin, non Celsius.

Ora mi chiederete: perchè sono così duro con questi poveri imbrattatori di carta da giornale e siti internet?

1) Perchè scrivere un articolo strappalacrime sullo stato di depressione dei giapponesi del nord-est, lasciando deliberatamente intendere che la colpa è soprattutto della crisi nucleare e accusando apertamente di negligenza i lavoratori TEPCO (“I tecnici della Tepco hanno sbagliato. È prevalsa la logica del business, a scapito della salute dell'uomo.”) non è nemmeno un atteggiamento offensivo, ma semplicemente sciacallaggio a sfondo politico. E l’alterazione della realtà per spalmar fango sui temi politici ci ha davvero rotto.

2) Perchè sostenere che “Sopra le zolle divelte affiorano ortaggi deformi. Finocchi grossi come meloni, ciuffi di insalata alti mezzo metro” e che “Tacciono perfino gli animali già emigrati altrove”non è soltanto un’invenzione giornalistica per dare enfasi al racconto, ma una grave mistificazione della realtà: non è possibile che ci siano ortaggi mutati dalle radiazioni (d’altronde l’articolo non lo dice, lo lascia solo intendere) e basta dare un’occhiata al filmato dello stesso Mastrogiacomo per notare che gli animali non sono affatto “emigrati altrove” (al min 4:25, Mastrogiacomo, quello vero, parla di un veterinario che è appena stato nella zona di esclusione per verificare alcuni capi di bestiame...sic!).

3) Perchè sostenere per ben tre volte che “Siamo 20 chilometri a est di Fukushima Daiini, la centrale maledetta e sfortunata...”, “...la società che gestice Daiini e che da 72 giorni lotta disperatamente per domare un mostro indomabile...” e “Quattro dei sei reattori di Fukushima Daiini sono rimasti senza circuito di raffreddamento...” è più di un banale errore, è ignoranza e mancanza di impegno nel verificare pochi semplici fatti:
Primo: “Daiichi” è il cardinale di “ichi”(“uno”), cioè vuol dire “primo”. Daini è il cardinale di “ni” (“due”) cioè “secondo”. “Daiini” (con la doppia “i”) non significa un tubo di niente.
Secondo: ormai anche i muri sanno che la centrale che è andata in crisi è Fukushima Daiichi, non Daini. Posso sbagliarmi io, da più di 10000 km di distanza, non il corrispondente locale. Sempre a meno che la sua seconda personalità scriva dall’Italia e ignori completamente ciò che fa e dice la prima, filmato incluso.
Terzo: basta google maps per accorgersi che Tamura, il paesino indicato più volte nell’articolo, sta a 60 km da Daini (poco più da Daiichi), non a 20 km.

Ma il motivo vero percui questo articolo è un insulto al giornalismo è l’iniezione gratuita di sfiducia e complottismo insita dietro certe affermazioni, come “Non sappiamo se sia vero. Bugie e verità continuano a mischiarsi.
Curiosamente poi, nel filmato, Mastrogiacomo Daiichi (cioè Mastrogiacomo I, la sua personalità giapponese) sostiene una cosa completamente diversa (3:55 circa): “Sono diretti verso un incendio divampato in una montagna vicino, così ci dicono. Ma per il resto è solo silenzio.” Magari fosse così anche per Repubblica.

venerdì 20 maggio 2011

Saluggia e le mistificazioni planetarie di Legambiente

© FOX and its related entities

Il Fatto quotidiano pubblicava domenica 15/5 un articolo (dis)informativo sulla gestione delle scorie nucleari a Saluggia, in Piemonte. L’articolo, derivante da un filmato a regia di Stefano Cavallotto, è un ottimo esempio di mistificazione ambientalista. Vediamolo nel dettaglio.

A Saluggia l’impianto Eurex e il deposito Avogadro contengono l’85% delle scorie radioattive italiane. Sono principalmente in forma liquida e da 30 anni si trovano a due passi dalla Dora Baltea e a 1,5 km dal più grande acquedotto del Piemonte. Secondo molti esperti, i rischi di contaminazione sono enormi. Carlo Rubbia, dopo l’alluvione che nel 2000 sommerse parte dei depositi, affermò che si era sfiorata una “catastrofe planetaria”.

Ecco il primo esempio di mistificazione. Riscrivo lo stesso concetto senza mistificare: “A Saluggia, l’impianto Eurex e il deposito Avogadro contengono l’85% delle scorie radioattive italiane. Parte consistente di esse è in forma liquida, all’interno di contenitori appositi per rifiuti liquidi radioattivi. Per quanto riguarda la sicurezza, tuttavia, la vicinanza della Dora Baltea e del canale Farini portano gli esperti a ritenere che il materiale non sia custodito in condizioni di sufficiente sicurezza, nonostante da 30 anni non si siano verificati rilasci pericolosi di radioattività anche a seguito dell’alluvione del 2000

Prima che qualcuno mi dica che “non è vero che non ci sono stati rilasci”, linko qui il rapporto dell’ARPA sui siti nucleari piemontesi, nel quale si dice che “I valori della contaminazione sono comunque molto bassi e la dose alla popolazione si è sempre mantenuta al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente”, e “benché cautelativamente la presenza di Cs-137 e di Sr-90 negli alimenti sia stata attribuita in toto agli impianti”  va detto che “i valori di concentrazione di Cs-137 nei suoli [...] sono inferiori al valore medio piemontese e non distinguibili dal contributo dell'incidente di Chernobyl”. Insomma, si tratta di tracce di materiali radioattivi artificiali cautelativamente attribuite in toto agli impianti, ma che sono in quantità inferiore a quella riscontrata in montagna, dove “guarda caso” il fallout di Chernobyl è stato maggiore. Intendiamoci, un minimo di contaminazione c’è stata, ma talmente scarsa da confondersi con ciò che resta dell’incidente di Chernobyl e degli esperimenti nucleari in atmosfera degli anni ’50 e ’60.

Tornando all’articolo, menzione speciale merita la sparata del celebre prof. Rubbia sulla “catastrofe planetaria”. Secondo lui, quindi, tra le catastrofi di probabile portata planetaria, accanto a un asteroide di dimensioni superiori ai 10 km che impatta contro la terra, un terremoto planetario di grado superiore al 9 della scala richter e una guerra mondiale, abbiamo l’allagamento di alcuni bidoni di scorie in un piccolo paesino del piemonte. Strabiliante.
Saluggia ospita anche 5 kg di plutonio: una quantità sufficiente a uccidere 50 milioni di persone.” Questa è la mia preferita! 50 milioni di persone è qualcosa come l’80% della popolazione italiana. Da dove arriva questo numero? Mica avranno usato ciò che dice l’ambientalista nel video (“è sufficiente un decimo di milligrammo di plutonio, se inalato, per uccidere una persona”) per poi dire: 0,1 milligrammi = 1 persona, 5 Kg = 50 milioni di persone! Chi gli spiega che il plutonio è un metallo e che farlo inalare a 50 milioni di persone è virtualmente impossibile, anche mettendosi d’impegno?

Spostandosi a Trino ci si imbatte nella ex centrale nucleare “Enrico Fermi”, ora in fase di smantellamento: un’eredità dell’atomo che pesa sulle bollette degli italiani 400 milioni di euro all’anno.” Certo, eredità che discende dalla brillante idea, da parte degli stessi ambientalisti, di disattivare le centrali che avevamo allora, costate fior di soldoni e non ancora del tutto ripagate. Ora sono inutili monumenti all’idiozia umana, macchine complicatissime e costosissime tenute spente. Congratulazioni.
È inattiva dal 1987, ma continua a rilasciare radioattività, sia in atmosfera che nelle acque del Po.”Altra perla della mistificazione: l’emissione durante l’esercizio è praticamente zero, quella durante il decommissioning “non comparabile” con la fase di esercizio, secondo il già menzionato rapporto dell’ARPA Piemonte. A chi interessasse, ho trovato il rapporto 2003 di ARPA Piemonte su questo tema. Suggerisco anche di dare un’occhiata alla risposta del prof Chiavassa su Scienza Attiva.

Tornando all’articolo:“Nonostante i rischi coi quali la popolazione convive, l’unico piano di emergenza disponibile è tenuto segreto. Ma la Legge Reg. n.5 del 18 febbraio 2010 impone che “la Regione ed i comuni interessati, senza che i cittadini ne debbano fare richiesta, assicurano preventivamente alla popolazione l’informazione sulle misure di protezione sanitaria” ed il comportamento da adottare in caso di emergenza. Un silenzio illegale, quello degli enti locali. Che, ora, ha portato le associazioni Legambiente e Pro Natura a diffidare la Regione Piemonte e i comuni di Trino e Saluggia

Ecco la solita vena complottista che emerge; attenzione però che anche questa non è una bufala, ma una mistificazione della verità. L’autogoal legislativo infatti c’è: in rete, si trova il decreto citato dall’articolo, che dice effettivamente quanto riportato.  Allora qual è l’inghippo?

Tutti gli impianti di stoccaggio e processamento di sostanze chimiche pericolose e tutti i trasporti, su gomma o ferrovia, di materiali tossici, infiammabili o esplosivi (benzina, gasolio, GPL e metano, tanto per citarne alcuni) sono da sempre tenuti a produrre un piano di emergenza.  Come dice il termine stesso, il piano di emergenza prevede una serie di misure da adottare in caso di incidente rilevante, per la gestione della situazione. Invito a verificare di persona, scrivendo semplicemente su google “piano emergenza trasporto metano” ad esempio: le attività a rischio rilevante sono letteralmente migliaia ogni giorno. Ebbene, qualcuno ha mai sentito vagamente parlare di questi piani? No, perchè non ce n’è bisogno! In caso (rarissimo) di incidente, il piano viene semplicemente attuato e la popolazione evacuata. Per chi fosse curioso, qui c’è una copia del piano di emergenza relativo al trasporto di materiale radioattivo in questione.

E allora come mai, quando c’è di mezzo la radioattività, anche pochissima, scatta subito la diffida di Legambiente e Pro Natura al trasporto del materiale? Va bene, allora lo lasciamo lì. Contenti?