Qualche giorno
fa, tra una manifestazione e l’altra dei verdi contro il carbone ho scovato un
articolo dal titolo “Non dimentichiamo Fukushima!” sul sempreverde Fatto
Quotidiano.
Piccolo inciso
sui verdi e il carbone: apparentemente, dopo aver eliminato il nucleare
dall’Italia, i nostri prodi disinteressati difensori del verde pubblico si
occupano ora di diffamare un po’ il carbone, altra fonte di guadagno per gente
diversa da loro stessi. Interessante a tal proposito il commento che ho letto per caso su un blog: a forza di squalificare tutte le fonti energetiche convenienti, ció che non lo é [le fonti rinnovabili, secondo l'autore del commento] lo diventerá. Staremo a vedere come va a finire.
Tornando a
Fukushima, l’articolo é un fulgido esempio di esaltazione di idee
demagogiche, con scarso fondamento nei fatti. Riporto di seguito alcune citazioni
e il relativo commento:
“Per molti giapponesi la vita ha cambiato aspetto e significato dall’11 marzo 2011, ma non tanto e solo per i fenomeni sismici catastrofici e gli effetti inimmaginabili dello tsunami, quanto per i traumi assai più diffusi dovuti alla percezione del pericolo nucleare.”
Ah beh,
certamente. Cosa sono bazzeccole tipo 17000 morti e altrettanti feriti, intere
cittá spazzate via dalla furia delle acque o chilometri di costa trasformati in
un pantano di macerie? Un po’ di servizi dei media locali su potenziali ed
aleatori rischi connessi alle radiazioni emesse da Fukushima ed é tutto
dimenticato!
“Come nel caso dell’ormai antica tragedia di Hiroshima, l’incontrollabile estensione nello spazio e nel tempo delle radiazioni ha sovrastato l’immediata constatazione della distruzione di case, strutture, opere.”
Aspettavo da un
po’ il paragone tra un incidente industriale accaduto a causa di una calamitá
naturale e un bombardamento in tempo di guerra. Se Fukushima é simile a
Hiroshima, allora cos’é Bhopal? Il Vietnam?
“Nel post odierno voglio riportare la testimonianza originale inviata da Yukari Saito, una donna giapponese che da tempo cerca di far breccia nell’opinione pubblica mondiale, tenuta all’oscuro dalle autorità del suo paese.”
Eccola qui, la testimone di turno senza macchia e senza paura! Con una rapida
googlata, si scopre che Yukari Saito é nativa di Kyoto ed era lá al momento degli eventi, ben lontana dalla zona colpita dal terremoto e
tsunami del Marzo 2011. Naturalmente, oltre a essere una “prestigiosa giornalista e saggista giapponese” (secondo questa fonte) é anche una attivista dei diritti umani e
antinuclearista. Mi sfugge come una prestigiosa giornalista e saggista possa
essere “tenuta all’oscuro dalle autoritá
del suo paese” (talmente all’oscuro che é famosa persino a 10000 km di
distanza), ma non importa: la frase ha un tale sapore complottista che svolge
benissimo la sua funzione. Interessante
il fatto che, sempre secondo l’ultima fonte citata, attualmente Yukari vive in
Italia: probabilmente solo in questo curioso paese riesce a trovare pieno appoggio per le sue battaglie contro i mulini a vento. Sará, ma io resto freddo all’idea di fidarmi del parere di
una giornalista antinuclearista che vive in Italia e ha sentito dei fatti dalla
TV.
Ecco un chiaro
esempio del potere assurdo dei mezzi di comunicazione: in quel giorno
maledetto, decine di migliaia di persone sono morte. Altre migliaia hanno perso
la loro casa, i loro cari, i loro beni,
tutto ció che avevano. Decine di fabbriche, raffinerie, stazioni di servizio,
centri di stoccaggio e fabbriche di vernici, travolte dalla furia delle onde,
hanno riversato nell’aria, nell’acqua e sul suolo tonnellate di materiali
tossici, respirati, bevuti e mangiati da tutti subito e nei prossimi anni.
Nessuna traccia di ció nella copertura mediatica mondiale, solo migliaia di
scribacchini e imbrattacarte con gli occhi puntati su una sola fra le tante
fonti di inquinamento tossico: la centrale di Fukushima. E via a parlare per
anni di terrore nucleare, di incubo nucleare, di apocalisse.
Il risultato ha
dell’incredibile: come previsto, i milioni di individui in tutto il mondo che
hanno vissuto la catastrofe sui media ricordano oggi praticamente solo
l’incidente di Fukushima. Ma, peggio ancora, persino una parte consistente
della gente che ha subíto la tragedia, bombardata dai media, si trova oggi
sovrapreoccupata per le radiazioni di Fukushima. Non una parola sul resto.
Ed ecco, ancora una volta, le naturali
conseguenze di questa distorsione della realtá: la gente comune ritiene che
l’energia nucleare sia una delle cose piú pericolose che esistono, ne é
spaventata a morte, sempre piú a ogni incidente anche se nei fatti le sue
conseguenze sono limitatissime o nulle. Ed ecco che fioriscono comitati
antinucleari, reti per l’uscita dal nucleare, referendari, attivisti e via
dicendo, organizzazioni nelle quali i vari aizzapopolo trovano facile portare
avanti i loro interessi nel nome dell’ambiente o di chissá qule altro ideale di
comodo.
Un esempio é
direttamente nell’articolo del Fatto:
“La rete antinucleare europea, che si è costituita a Firenze il 9 novembre, ha inviato un messaggio alla piazza di Tokyo e ha deciso per il 9 marzo una manifestazione davanti al reattore francese di Fussenheim, alla quale parteciperà anche una delegazione giapponese.”
Credo si riferisca alla centrale nucleare di Fessenheim in Alsazia, vittima di un incendio recentemente e da
sempre nel mirino dei fanatici ambientalisti perché piuttosto vetusta. Tra la saggista giapponese e il giornalista
italiano, non so davvero chi é piú Fessenheim.